Il Pane per la vita

 

Il Pane per la vita

 

 

LITURGIA DELLA PAROLA   (clicca qui)

Prima lettura: At 8,26-40

Salmo: Sal 65 (66)

Vangelo: Gv 6,44-51

 

 

Gesù si presenta come il pane vivo, disceso dal cielo. È un dono che unisce cielo e terra, appartiene al cielo ma è un segno terreno, comprensibile: è pane!

Non è un pane finito che sfama una volta e basta, è un pane vivo, ovvero: capace di dare vita a chi lo assume.

Mangiare di questo pane non è solo cibarsi, ma è entrare all’interno del sacrificio di Cristo e farne parte. È essere testimoni e allo stesso tempo destinatari di un dono grande: la vita di Cristo, una vita in cui il Padre e il Figlio sono in comunione, al punto che conoscere Gesù è conoscere il Padre.

Il Signore diventa il pane per la vita a volte fragile, lontana, vuota, Egli non aspetta la nostra condizione perfetta, diventa quotidianità, affinché quella comunione tra Padre e Figlio riguardi anche noi.

Tutto il mondo può cibarsi di quel Pane che è Gesù, e cibandosi di esso, entrare a far parte della storia di Dio. Non siamo più distanti e anche se i nostri errori a volte ci precedono, quel Pane ci ha donato un posto, un luogo in cui poterci essere sempre: il cuore di Dio.

Quando riceviamo di quel Pane, rispondiamo: “Amen”. E in quell’Amen pensiamo: credo in quello che sto ricevendo, perché così è, e sempre sarà il pane della mia vita!

 

 

Via, Verità e Vita

 

Via, Verità e Vita

 

 

LITURGIA DELLA PAROLA   (clicca qui)

Prima lettura: 1 Cor 15,1-8a

Salmo: Sal 18 (19)

Vangelo: Gv 14,6-14

 

“Io sono la via la verità e la vita”. Non è certo la prima volta che sentiamo queste parole di Gesù, ma oggi meditando il Vangelo, si depositano nel cuore.

Gesù è la via per scoprire il volto del Padre. È la verità di una promessa d’amore fatta dal Padre nel Figlio Suo. È la vita perché la Sua storia si intreccia con la nostra e da lì scaturisce la vita per noi.

Tutto quello che cerchiamo e desideriamo ha il suo compimento in Gesù; siamo creati per partecipare alla via, verità e vita, perché come il Padre è legato al Figlio, noi lo siamo con Lui.

A Gesù non manca questa certezza, ed è proprio essa che lo sostiene anche nelle ore più buie, ed è la medesima certezza che desidera trasmettere affinché non ci sentiamo soli, per non abbatterci, per credere persino in quelle situazioni dov’è difficile alzare lo sguardo.

La richiesta “mostraci il Padre”, é comprensibile perché abbiamo bisogno di un Volto a cui affidarci, e Gesù risponde: “Se avete conosciuto me, conoscerete anche il Padre mio: fin da ora lo conoscete e lo avete veduto”. Dio manda Suo Figlio affinché fosse presenza concreta nella nostra vita, non poi in futuro, ma fin da ora, in tutto il nostro cercare, inciampare, ritentare, Dio è con noi e non ci abbandona mai.

Ogni giorno è un tempo buono, per comprendere la grandezza di Dio attraverso Gesù, via, verità e vita, così da renderci il Volto del Padre tanto familiare, da scoprirci parte di quest’unità. Noi siamo nell’abbraccio tra il Padre e il Figlio!

 

 

Bisognosi di risurrezione

 

Bisognosi di risurrezione

 

LITURGIA DELLA PAROLA   (clicca qui)

Prima lettura: At 10,34a.37-43

Salmo: Sal 117 (118)

Seconda lettura: Col 3,1-4 Oppure: 1Cor 5, 6-8

Vangelo: Gv 20,1-9

 

La Risurrezione di Gesù, diventa la chiave per vedere e comprendere la Scrittura. Tutto quello che sembrava incomprensibile, diventa chiaro, è come se si fosse accesa una luce nell’oscurità. Gesù è risorto, quella sofferenza, quel dolore, trovano in Lui una nuova via.

Tutti i personaggi di questo brano, hanno in comune un ritornare a sperare. Maria di Magdala non vuole arrendersi, sta in attesa di qualcosa e va al sepolcro, quando ancora era buio. Pietro e Giovanni corrono a cercare il Signore. E noi, come loro, abbiamo bisogno di sperare, desideriamo che il Signore risorga, per risorgere con Lui.

Ci siamo anche noi in questo brano di Vangelo, in quella scoperta, in quella corsa, nel ritornare a credere, tutti abbiamo bisogno di Risurrezione. Indipendentemente da ciò che facciamo, o a che punto siamo del cammino, oggi è Pasqua! Il sole è sorto!

Il Signore è venuto a dare alle nostre vite, la luce che mancava, a risollevare gli animi stanchi e consolare gli afflitti. Ci troviamo a festeggiare la Pasqua, e può darsi che alcuni stiano ancora vivendo il venerdì Santo; coraggio il Signore è con noi e la Sua Risurrezione ne è il segno: quel buio finirà, tornerà la luce e risorgeremo.

Le nostre notti sono abitate da Colui che dal sepolcro risorgerà, ed è proprio da lì che ricomincerà la vita. Non siamo soli, Gesù ha spostato quell’enorme pietra, affinché possiamo aver la forza di vivere. Guardiamo la nostra esistenza alla luce della Sua presenza, così che tutta la sofferenza, la fatica, la fragilità, può anche non essere annullata, ma viene rialzata, recuperata, perché risorta con Cristo.

Alleluia! Oggi la vita ha trionfato sulla morte, e possiamo correre per le strade del mondo ad annunciare a tutti di aver coraggio, perché il Signore è risorto per noi, per tutti.

 

 

Il Tuo sguardo sulla Croce

 

Il tuo sguardo sulla croce

 

Carissimi, continua il nostro cammino verso la Pasqua. Oggi vi proponiamo una preghiera da meditare in questa quinta settimana di Quaresima.

 

“Signore, il Tuo sguardo,

arriva profondamente nel mio cuore.

Tu sai quanta sofferenza e dolore vi abita,

a volte sembra non ci sia spazio per nulla,

ma il Tuo amore si fa spazio.

Signore, quante cose questo cuore ha sofferto!

Il mio è un grido di aiuto,

è un desiderio di pace.

Signore, aiutami!

Sono qui davanti a te, perché non ce la faccio più.

Tu sai di me ed io di Te.

Siamo due crocifissi che si guardano,

vedi dove mi ha portato la vita?

Il tuo sguardo sulla croce, è diverso dal mio,

soffri, ma non hai perso la tenerezza dell’amore,

quel dolore non ti ha cambiato, anzi,

vedendoti, sta rendendo migliore anche me.

Sto un po’ qui con Te, Signore, in silenzio,

guardandoti, nel mio cuore,

si sta accendendo la Speranza”.

(Shekinaheart Eremo del Cuore)

 

Ogni storia è un segno

 

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LITURGIA DELLA PAROLA   (clicca qui)

Prima lettura: Is 65,17-21

Salmo: Sal 29 (30)

Vangelo: Gv 4,43-54

 

Il Vangelo di Giovanni non ci parla di miracoli, ma di segni che il Signore lascia lungo il cammino. Oggi è proposto il secondo segno compiuto da Gesù in Galilea, sottolineato per ben due volte, come a collegarlo con il precedente. Nel primo, alle nozze di Cana, Gesù aveva tramutato l’acqua in vino. Nel secondo, la guarigione del figlio del funzionario del re. È Lui stesso che li accomuna.

Dal primo al secondo segno, c’è stato un passaggio per il quale coloro che ascoltano e vedono Gesù, non sono più come all’inizio del percorso. L’invito è proprio questo: fare un cammino in profondità. I Galilei che accolgono Gesù, erano testimoni di tutto quello che aveva fatto durante la festa. La fiducia nel Signore, non è più quella degli inizi. Come loro, così anche noi, se prima il credere era per sentito dire, ora è perché Lui ci ha lasciato un segno.

Nel testo troviamo che: “Quell’uomo credette alla parola che Gesù gli aveva detto e si mise in cammino.” Poi al termine del brano: “credette lui con tutta la sua famiglia”. Per quel funzionario e per noi, il suggerimento è di fare un passaggio: dalla logica del segno fine a se stesso, al diventare significativo nella nostra vita.

Dio può anche entrare nel nostro vissuto non con eventi eclatanti, ma la Sua promessa è che Lui ci sarà sempre. Il primo segno, è Egli stesso: si tratta di riconoscerlo nella nostra quotidianità, come quel segno che dà senso alla vita, il pane sarà sempre pane, ma se celebrato, benedetto e ringraziato, è capace di nutrire una fame più profonda.

Lasciamo entrare Gesù nel quotidiano, celebriamolo nei nostri giorni, così da fare della vita un segno ripetuto della Sua presenza, tanto da dare forza a noi e a chi ci sta accanto. Ogni storia è un segno perché amata, voluta, toccata da Dio, siamo luogo dove Lui non passa, ma resta e dà vita a tutte quelle parti di noi che ancora attendono un segno.

 

 

Sorge la vita

 

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Prima lettura: Os 6,1-6

Salmo: Sal 50 (51)

Vangelo: Lc 18,9-14

 

Una preghiera quella del pubblicano, che non parte da una richiesta o un ringraziamento, ma comincia chiedendo perdono. Si inizia da una relazione che riguarda entrambi: Dio e l’uomo. Essi comunicano, l’uno il proprio amore che supera l’errore e l’altro le proprie mancanze con un’attesa di speranza. La preghiera li unisce.

L’invito che il Signore ci fa oggi, è di vivere la preghiera proprio come un ritrovarsi con Lui, e per ritrovarsi, a volte bisogna battersi il petto e riconoscere i propri errori, così da scoprire una relazione stabile nel tempo, che supera le distanze e le distrazioni consequenziali al peccato.

Al Signore sta a cuore farci fare esperienza del Suo amore, che supera la nostra fragilità e considerarci una casa stabile, non per noi stessi, ma per volere di Colui che ci ha creato. Quell’uomo non dice molte parole, semplicemente: “O Dio, abbi pietà di me peccatore”. Riconosce a Dio quella pietà che non è pena, ma Amore e Misericordia scaturiti nonostante il peccato, l’errore, o l’offesa, che solo Dio in quanto Dio, può dare; e noi attraverso la preghiera possiamo riconoscere e rafforzarci in essa.

Il pubblicano fa di quel “pietà di me” il tutto della sua vita, perché è da quel tutto di Dio, che sorge la vita.

 

Germoglio di vita

 

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Prima lettura: Gen 37, 3-4.12-13a.17b-28

Salmo: Sal 104 (105)

Vangelo: Mt 21, 33-43.45-46

 

Il Vangelo di oggi è un testo alquanto cruento, si parla di uccisioni, lapidazioni, per il possesso di una vigna. Gesù racconta questa parabola allo scopo di spiegare che il Regno di Dio, sarà dato a un popolo che ne produca i frutti.

Il Signore ci invita a divenire il popolo capace di dare frutti buoni. Egli desidera essere nelle nostre lotte e fatiche, quella pietra angolare che sostiene tutto l’edificio. La vera meraviglia, è questa: riconoscerci il popolo di cui Dio ha fiducia, perché possiede in sé quel fondamento capace di dare frutti per un Regno, le cui radici sono profonde e impossibili da sdradicare.

Dio manda suo Figlio e la risposta sarà la Risurrezione, non la morte, ma la vita. Dinanzi a tanta crudeltà, la risposta sarà il risorgere da quella situazione di morte, dove non c’era più speranza, così ora tutto ciò che pare finito, spacciato, morto, grazie a Lui diventa un germoglio.

Dalla Vita rinasce la vita, d’ora in poi la disperazione cede il posto alla speranza. Siamo il Suo popolo, che ha questa grande eredità, una promessa di vita capace di dare frutto, a noi e a chi verrà dopo di noi. Quello che dobbiamo fare, è vivere di questa promessa già da oggi, per portare avanti nel nostro quotidiano, a volte difficile, semi di Risurrezione, semi di vita.

 

 

Nella nostra terra un pezzo di cielo

 

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Prima lettura: Ger 17,5-10

Salmo: Sal 1

Vangelo: Lc 16,19-31

 

Il Vangelo della liturgia del giorno, comincia con delle dualità: ricco e povero, beni e mali, consolazione e tormenti, per terminare con un’univocità capace di unire tutto questo: la legge e i profeti.

Sono la legge dell’amore e la Parola, capaci di unire queste disparità e rendere tutti consapevoli di ciò che realmente siamo: il popolo di Dio.

Abramo risponde al ricco che: “se non ascoltano Mosè e i Profeti, non saranno persuasi neanche se uno risorgesse dai morti”. Come mai questa risposta? Essa è un po’ la chiave di lettura di questo brano, ovvero: se non si fa un cammino di consapevolezza, dove la legge dell’amore e la Parola sono i mezzi che ci permettono di unirci a Dio e tra di noi, sarà difficile comprendere che la Risurrezione, passata attraverso il dolore della croce, il rifiuto di molti e le sofferenze, è capace di unire terra e cielo.

Tutto ciò che viviamo letto alla luce della legge dell’amore e della Parola, ha in sé forza e speranza nella Risurrezione, tale da donarci coraggio nelle nostre quotidiane fatiche in vista di questa promessa: risorgere!

Il Signore ci dona gli effetti della Sua Risurrezione, possiamo rivivere, sentirci uniti a Lui e ricominciare non più dal peccato, ma dalla grazia del Suo perdono, che passa dalla croce e non si ferma lì, entra in noi.

L’invito è quello di far entrare nella nostra vita, nelle nostre contraddittorietà, nella nostra terra, un pezzo di cielo. Siamo fatti di terra, la nostra umanità nella Risurrezione trova il suo spazio, il suo riscatto, così da poter riflettere un pezzo di cielo, divenire cielo e ridonarlo agli altri.

 

 

Connessi alla speranza

 

connessi alla speranza

 

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Prima lettura: Ger 18,18-20

Salmo: Sal 30 (31)

Vangelo: Mt 20,17-28

 

Nel Vangelo di oggi, Gesù narra ai suoi discepoli ciò che dovrà accadergli non nascondendo nulla, né il dolore che dovrà subire e nemmeno che alla fine, dopo tutto risorgerà. Siamo di fronte all’annuncio della Passione e Risurrezione.

Proseguendo nel testo, troviamo una richiesta da parte della madre dei figli di Zebedeo, di far sedere i suoi figli accanto a Lui nel Suo regno. Sembra che il discorso di Gesù non sia stato capito e diventi una “lotta per i primi posti”, siamo usciti fuori tema.

Gesù sta raccontando cosa dovrà soffrire, quanto è grande la Sua offerta e la risposta è un’altra. Questo brano è significativo anche per noi, perché può capitare di leggere la realtà o la Sua Parola, solo sotto i nostri punti di vista. L’invito di Gesù è di leggere ciò che viviamo alla luce della Sua Pasqua. Egli desidera che la Sua vita non sia slegata dalla nostra, ma che la Sua Parola entri nel quotidiano, tanto da farne parte per comprendere a quale speranza siamo connessi. Come la vita di Gesù è possibile comprenderla alla luce della Pasqua, così la nostra vita, acquista un senso nuovo alla luce di Cristo. E come Lui ha dovuto affrontare quelle sofferenze fidandosi della promessa del Padre, ma consapevole della Risurrezione, così noi siamo chiamati ad andare incontro a cio che ci accade, con la fiducia di Cristo che ha dato la vita per noi.

Così termina il Vangelo di oggi: “Il Figlio dell’uomo, non è venuto per farsi servire, ma per servire e dare la propria vita in riscatto per molti”. Dopo la parte centrale legata al tema dei primi posti, riprende da com’è iniziato. Si ricomincia, affinché noi possiamo riiniziare da quell’offerta che si fa annuncio, promessa, ora più consapevole, diventata un senso nuovo alla vita.

 

 

Luce, Parola e vita

 

Luce,Parola e vita

 

 

LITURGIA DELLA PAROLA   (clicca qui)

Prima lettura: Gc 3,1-10

Salmo: Sal 11 (12)

Vangelo: Mc 9,2-13

 

Nel brano del Vangelo di oggi, possiamo scorgere l’invito del Signore a riconoscere una via illuminata per ciascuno di noi. La trasfigurazione è un evento di Luce, è il momento dove Gesù si manifesta in un modo nuovo dinanzi ai suoi discepoli. Accade qualcosa di grande, che persino i suoi non capiscono cosa sta avvenendo, vedono Gesù in un altra forma, da tempo sono insieme, eppure c’è un momento in cui Egli si manifesta più in profondità.

Chi è che da così luce e trasfigura tutto? Il Padre, che “presenta” Suo Figlio a loro e a tutta l’umanità dicendo: “Questi è il Figlio mio, l’amato: ascoltatelo!” Tutto ciò è anche per noi, che pur non avendo visto Gesù, ma sappiamo di Lui, arriva un momento in cui Egli trasfigura le nostre vite ovvero ripete a noi le parole del Padre dicendoci: “tu sei il mio figlio l’amato”. E per quanto a volte sembra difficile crederlo, è così.

Noi nella normalità della vita, come i discepoli, abbiamo bisogno di sentire quella Parola che ci conferma l’essere amati e ci traduce la trasfigurazione. Partiamo proprio da Elia e Mosè, dalla legge e dai profeti, cominciamo a dialogare con la legge dell’amore e con la Sua Parola, per ritrovare all’interno quelle parole in cui c’è tutto l’amore capace di illuminare una vita intera.

 

“Signore, dopo tanto buio, 

fa che diventi per noi un tempo di Luce.

A volte siamo così stanchi che,

non capiamo dove Sei e le fatica oscura il cuore,

ma oggi la Tua Parola si fa consolazione.

Aiutaci a sentire e riconoscere nella nostra vita le tue Parole:

“Tu sei mio Figlio, l’amato”

Fa che ciascuno di noi possa sentirle per sé

come una spinta per continuare a camminare

e sapere che non siamo soli.

Tu ci ami e vuoi dircelo, ti stiamo a cuore!

Donaci di vedere ogni nostro passo, anche il più buio, 

illuminato dalla luce del tuo Amore

che non finirà mai. Così sia”.

(Shekinaheart Eremo del Cuore)