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San Remo 2011, indottrinamento mediatico sull'unità d'Italia e non solo
Questo festival di San Remo del 2011 è stato davvero nauseante, e non dico per le canzoni, alcune delle quali sono state persino interpretate da voci abbastanza valide e supportate dalla musica di un'orchestra di tutto rispetto (certo non era un concerto di musica classica, ma nessuno pretendeva questo). La cosa nauseante è stata vedere un indottrinamento a 360 gradi su questioni quali l'inquinamento, lo sfruttamento delle popolazioni africane (i comportamenti illegali e criminali delle multinazionali trasformati in comportamento rispettoso delle popolazioni locali), l'unità d'Italia (trasformata nelle parole di Benigni da annessione sabauda a gloriosa epopea di libertà), l'inno di Mameli (di cui Benigni avrebbe spiegato il vero significato, dice qualcuno, peccato che ha tralasciato le valenze massoniche del del testo di quell'inno). Ma andiamo con ordine ed iniziamo dalla sponsorizzazione del festival di San Remo da parte dell'Eni, che evidentemente ha pagato dei bei soldoni per far si che il festival fosse intramezzato da una lunga performance pubblicitaria del conduttore del Festival (Morandi). In questa lunga adulazione pubblicitaria si parla tanto bene di quello che fa l'Eni quando lavora nei paesi esteri, del rispetto per la gente locale ... insomma sembra proprio di ascoltare una bella favola, ma la realtà è molto diversa, ed è una realtà fatta di oleodotti che perdono continuamente petrolio e avvelenano l'ambiente, l'acqua, il cibo della popolazione indigena, fatta di gas flaring, ovvero della pratica (illegale) di bruciare alcuni gas che provengono dalle zone di estrazione del petrolio, una pratica di fumigazione e avvelenamento della povera gente che già beve acqua al petrolio e mangia pesce al petrolio (dato che non può permettersi altro), sviluppando di conseguenza tutta una serie di malattie che non si erano mai viste prima dell'inizio delle attività di estrazione del petrolio. A questo punto cosa possiamo aspettarci quando una serata del festival della canzone viene dedicata alla ricorrenza dell'unità d'Italia con la partecipazione di Benigni? Quattro risate, direte voi, e sicuramente lui è bravo nel suo settore, è un comico di talento, ma nello show business vai avanti non solo se hai talento, ma se obbedisci a delle regole, ovvero se nei tuoi spettacoli, nella tua musica, nei tuoi concerti (magari anche tramite messaggi subliminali) acconsenti a veicolare i messaggi che il potere vuole che vengano trasmessi. E se ti rifiuti e ti ribelli possono pure ucciderti. A questo punto se qualcuno non ha ancora letto come Saviano abbia reinventato la storia d'Italia in un programma prodotto da un'azienda di Silvio Berlusconi, credo sia meglio che si legga l'articolo appena citato, magari assieme a quello sulla cosiddetta unità d'Italia, che in realtà fu un'annessione, a volte sanguinosissima (vedi le stragi del primo conflitto mondiale) al regno sabaudo, annessione per altro condotto sotto l'egida della massoneria (Cavour, Mazzini, Garibaldi erano "casualmente" tutti massoni). Vedere quindi Benigni che sventola il tricolore e dice viva l'Italia, tra una battuta e l'altra sul "cavaliere Berlusconi" (battute finalizzate a concorrere ad un progetto dai sinistri risvolti, come descritto nel precedente articolo), che ricorda le grandezze del passato italiano, che canta l'inno massonico di Mameli, è poco più che un bis di quanto fatto da Saviano poco tempo prima (nel corso di una trasmissione che, guarda casa, ha visto anche Benigni come ospite). Certo, Benigni fa ridere, è un comico di talento, ma per chi è pienamente cosciente del vero significato di certe performance le risate sono amare. E quando lo sentiamo cantare (con)fratelli d'Italia ci viene anche un po' di disgusto. Gli inni nazionali sono nutrimento per il nazionalismo, ed il nazionalismo è lo strumento psicologico utilizzato da chi vuole fare propaganda alla guerra; quando lo stato si prepara a far la guerra si fa chiamare patria, diceva un famoso commediografo. L'inno "Fratelli d'Italia" o " INNO DI MAMELI" è diventato dopo il 1946 l' "inno nazionale", anche se nessuno (fino ad oggi) lo ha reso tale con un decreto. L'inno essendo "repubblicano" ("fratelli" è appunto in nome che si danno tra di loro i massoni), nell'intero periodo Sabaudo (compreso quello fascista) fu ovviamente mai eseguito. "Con la proclamazione della Repubblica nel 1946, il 12 ottobre dello stesso anno, in vista dell'imminente giuramento delle Nuove Forze Armate (in programma per il IV novembre) il Governo De Gasperi su proposta del Ministro della Guerra (!) il massone repubblicano Cipriano Facchinetti, propose di adottare come "inno militare" "Fratelli d'Italia".
tratto da:http://scienzamarcia.blogspot.com
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