Creato da LSDtrip il 24/10/2012

Electro Music

Credo che la notte sia fatta per far l'amore con la propria donna, con i propri sogni, o con la musica!

 

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WRATHCHILD

Post n°79 pubblicato il 18 Aprile 2013 da SixPix
 

Eravamo a fine concerto, se così lo vogliamo chiamare.
Noi suoniamo dove riusciamo, quando possiamo e se abbiamo voglia.
Era da un po' di tempo che volevamo toglierci di torno pensieri del cazzo dalla testa, e non avevamo trovato nulla di meglio che suonare per non pensare alla merda in cui saremmo potuti affogare tutti quanti da un momento all'altro. Avevamo pestato duro per un'ora e mezza, e ci eravamo fermati un attimo per tirare il fiato e scegliere come chiudere l'esibizione. Il titolo è passato come un lampo negli occhi di noi tutti, senza che avessimo bisogno di dirci nulla.
Si tratta di un pezzo rabbioso, violento nel testo, che rende la disperazione del protagonista in poche e brevi battute. Era adatto al pubblico di disillusi che riempiva il locale, si adattava al loro modo di vita, al limite della criminalità e sul filo costante della disperazione, abbandonati dalla speranza e da qualsiasi aspettativa di una vita migliore. O forse si adattava ancor meglio a noi altri cinque stronzi che stavamo sul palco.
Il basso attacca un giro potente, lo porta avanti, accompagnato dalla sola batteria; sulla fine mi ci aggancio anch'io, plettro sulle corde stoppate, a ritmo, prima di lasciarle libere, in una glissata fino alla prima nota: il suono, carico e caldo per effetto del distorsore compresso e dell’effetto delay, pennella il breve solo iniziale. Adoro questo pezzo, adoro tessere e ricamare brevi fraseggi su una base ritmica potente e scorrevole come questa. Il palco è piccolo, il locale è pieno di gente e di calore umano, per così dire, e mi trovo spalla a spalla con il bassista nel momento in cui rientro nella linea di accompagnamento insieme all'altra chitarra.

I was born into a scene of angriness and greed, dominance and persecution. My mother was a queen, my dad I've never seen, I was never meant to be. And now I spend my time looking all around...

Sottolineo con un fraseggio breve ed incisivo il bridge, lasciando alla dissolvenza dell’eco il compito di colorare le note, lasciandole galleggiare sulla trama sonora del brano.

For a man that's nowhere to be found.


Ancora tre note, trattenute e sofferte, poi scivolo sul do, e poi sul re passando all’accompagnamento. La folla emette un boato: il suono dei quinti distorti delle chitarre, supportato dal basso, scandisce lo svolgersi della melodia della linea di voce, e catalizza istantaneamente l'energia nel sangue del pubblico, la gonfia in un’esplosione che si libera attraverso il canto corale.

Until I find him I'm never gonna stop searching, I'm gonna find my old man, gonna travel around.

Mi sgancio dai miei compagni e ritorno solista, trillando su una corda dal suono basso e grave, un breve silenzio e in un lampo sono al fondo del manico, esplodo un acuto e lo lego ad una terzina veloce, risalendo la scala pentatonica, le cui ultime note si fondono con il riff che precede il ritornello.

'Cause I'm a wrathchild, well I'm a wrathchild. Yeah I'm a wrathchild. I'm coming to get you, oooh yeah.


I movimenti delle nostre mani, di chitarre e basso, sono una danza in sincrono: sul finire del primo ritornello ci sporgiamo dal palco, tutti e tre in fila, marcando all’unisono e con esagerata gestualità le plettrate sulle corde, quasi a voler trasmettere la nostra energia alla gente, che già si agita convulsamente e canta e sbraita come se quel testo fosse una benedizione, un testamento, un qualcosa di fottutamente importante.
Torno verso la pedaliera degli effetti mentre il riff che chiude il ritornello termina, sposto il selettore della chitarra e pesto sul pedale del delay, disattivandolo; i pick up al ponte, senza il filtro degli effetti, diffondono un suono metallico, duro, grezzo: parto con una nota in bending, mi appoggio alla leva del distorsore per gonfiare il suono: mi viene in mente un muro che si flette, come una parete che da dritta diventi convessa. La controllo, la domino e passo ad un furioso taping a salire di tono, mi sciolgo in pezzi di scale e mi blocco ancora su un bending: le mie dita tendono verso l'alto il mi cantino, mentre, intorno a me, tutto sembra svanire, dissolversi. Le mie dita danzano, sfiorano, accarezzano le corde, veloci, ipnotiche... Non sono io, non sono le mie mani, le mie dita: sono posseduto da un cazzuto dio metallaro, mentre lego terzine sugli ultimi tasti del manico.
Ti prego, fammi morire suonando, fammi scoppiare cuore e cervello mentre sono attacco ad una chitarra, fai che il mio ultimo rantolo sia coperto dal ruggito distorto di chitarre heavy metal!
Inanello note tirate in bending, una dietro l'altra, che fanno guaire il mio strumento come fosse uno spirito tormentato, e mi lancio veloce verso la fine dell’assolo, marcando l'ultima nota, tirata su una corda tesa verso i miei occhi ormai liquidi, inarcata in un tono e più, sopra la sua naturale vibrazione, per farla poi scendere dolcemente in chiusura di assolo.
Arriva lo stacco, mi riaccodo al basso e alla chitarra ritmica, e ricomincio a percepire quello che mi circonda: la gente si spinge, poga furiosamente, confusa in una massa, in un’onda senza inizio e fine, deformata dalle luci rosse, blu, gialle del vecchio impianto di illuminazione del locale. Passa un breve silenzio per gli strumenti a corda sulla rullata di batteria, poi ci buttiamo tutti e tre sul riff che fa rimbalzare e danzare le dita su un ritmo sincopato. Il pezzo incalza, spinge, morde, e Grezzo, il cantante, pesca la nota più bassa che riesce, la plasma in un verso che cresce, che sale in un urlo... Non ce la fa quasi più a far di questi virtuosismi, il vecchio bastardo, ma se la voce gli si sta rovinando per le troppe sigarette e whisky, lui ci mette tutto il mestiere che sa, centra la posizione corretta di testa e microfono, stringe i coglioni e vocalizza come un vero professionista!
Si volta verso di noi, e ci spara una faccia carica e aggressiva, tanto per farci capire che chi tiene il palco è ancora lui.
Era da un po’ di tempo in effetti che non suonavamo insieme, e stavamo andando alla grande.
Ancora un riff, poi ripasso sul delay, e mi impegno in un passaggio leggero che porta alla seconda strofa.
 
Say it doesn't matter ain't nothin' gonna alter the course of my destination. I know I've got to find some serious piece of mind, or I know I'll just go crazy. But now I spend my time looking all around, for a man that’s nowhere to be found.

Il tempo di ritardo creato dall'effetto delay sembra far dilatare le note nell'aria, farle gonfiare, fiorire e scoppiare come bolle di suono...

Until I find him I'm never gonna stop searching, I'm gonna find my old man, gonna travel around.

Il trillo che eseguo è di nuovo basso, si lega a terzine ripetute più alte di tono, e si chiude con una nota che tengo in vibrato finché posso, fino all'ultimo istante, con le dita che dondolano veloci, avanti indietro, il metallo sottile della corda, attraverso la quale scorre energia, magia, la mia stessa anima. Mi ritrovo a pestare furiosamente sul riff che sta sotto al ritornello, cerco con gli occhi la mia chitarra gemella, e il suo sguardo mi riflette tutta l'esaltazione che mi ha aggiunto icore lisergico nel sangue.

'Cause I'm a wrathchild, well I'm a wrathchild. Yeah I 'm a wrathchild. I'm coming to get you, oooh yeah.


Manca solo più l'ultimo riff per potercene andare a fare in culo da qualche altra parte, stanchi e soddisfatti: lo ripetiamo due volte, e sul terzo giro io mi sposto su un'ottava più alta rispetto all'altra chitarra.
 
Yeah!

Chiudiamo precisi e a tempo sull’urlo di Grezzo.
Cazzo, che pezzo!

Nell'aria aleggia ancora l’eco metallica dell'ultimo piatto suonato che una pinta di birra atterra sul palco. Non sarebbe un problema, non fosse che è piena e colpisce la pedaliera di Mike. Potrebbero essere guai: Mike non è per nulla un tipo tranquillo e non si sa mai che gli venga in testa l’idea di lanciarsi sul pubblico dal palco per pestare il colpevole del gesto. Tra il vociare generale e le urla esplodono tre boati, tre colpi di pistola: Signore iddio, fammi morire suonando, sì… Ma tra venti o trent'anni, non adesso, cazzo!
La gente vocia, strilla... Mike impreca, impugnado la chitarra come se volesse abbatterla sulla prima fila del pubblico. Non si capisce più nulla, se non che la gente vuole ancora musica, e birra. E sballo. Ci va solo bene che anche Mike ha ancora voglia di suonare: si rinfila la chitarra in spalla, mentre il batterista batte i quarti sul piatto: la gente conta il tempo insieme a noi e il primo accordo viene letteralmente inghiottito dal boato che scuote le pareti del locale…

 
 
 
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