GIORNI STRANI

Vita di comunità: mai come ora dobbiamo fare appello a ogni nostra singola cellula. E' giunto il momento di imprimere una violenta accelerazione all'intelligenza della nostra specie, come una frustata di tramontana: l'occhio non sarà occhio e la mano non sarà più mano, negli anni venturi.

Creato da sergioemmeuno il 22/04/2011
 

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Personaggi e fatti

Il nome e cognome dei personaggi appartenenti ai racconti e ai tag "frammenti di scrittori in erba" e "il mio romanzo", come pure i fatti narrati, sono frutto della mia fantasia.

 

Messaggi di Agosto 2012

Il primo sandalo intelligente (12).

Post n°698 pubblicato il 30 Agosto 2012 da sergioemmeuno
 

 

   Carla cerca di raccogliere il massimo dell’energia interiore: un respiro interminabile. Sa bene che adesso deve ben dosare ogni parola. Ogni parola sarà un prezioso anello di una catena più grande. La sua intenzione originaria era quella di perorare la causa dell’Avvocato De Giorgi, scoraggiando Manu nelle proprie intenzioni amorose verso Sabrina. Ma quanto più passa il tempo tanto più si autoconvince di sondare prima il terreno, e rimanere scaltramente neutra nello scontro fra l’”amore consolidato” e l’”amore emergente”. Tanto prima o poi qualcosa accadrà, mulina nella sua testa.

 

   <<Sai bene, insomma, quanto Sabri sia legata a Maurizio.>>

   Manu annuisce.

   <<Non sembra, ma lei, credimi, è sempre stata un’insicura cronica.>>

   <<Sono sincero: non ho mai avuto questa impressione. Avrà le insicurezze che hanno più o meno tutti.>>

   Un sorriso aperto della donna: qualche crespa galeotta compare sotto i suoi occhi scuri, conferendole, in quell’istante, un volto più addolcito, più tenero. Un volto che trasuda il corso degli anni. E così disteso è ancor più  interessante.

   <<Beh, se te lo dico io! Sai che ci conosciamo ai tempi dell’Università?>>

   <<Ossia?>>

   <<Da appena trent’anni…>>

   L'uomo rischia seriamente di strozzarsi con una nocciolina, al che la donna deflagra in una risata liberatoria, sicché i bottoncini dell’abito marrone in seta stropicciata si scuotono, irrequieti, al sussultare di quel seno generoso: segno di una femminilità non più acerba, ma ancora orgogliosamente consapevole.

  

   Una tregua. E uno sguardo di ambedue verso la piazza che va sempre più gremendosi di anime straniere, curiose.

   <<Non è stata solo una sbandata per me. Se ti dicessi che non ho mai vibrato così per una donna?>>

 

Se ti dicessi che non ho mai vibrato così per una donna?

 

   Lei non gli stacca più gli occhi da dosso: sembra inverosimilmente sincero.

   <<Addirittura? Ti offendi se ti dico che… faccio fatica a crederlo?>>

   <<Sai che c’è?>>

   <<Insomma, ma con chi credi di parlare, Emanuele?>> La donna inizia a dare i primi segnali di insofferenza. Non c’è neanche un filo d’aria, attorno a loro. La polo bianca di Manu, da cui qualche ciuffo nero si affaccia con civetteria, è un tutt’uno con la sua corazza. 

   <<Fermati un attimo. L’opinione corrente è che uno possa amare e provare certe cose solo da giovane. Non è così.>> Una pausa. <<Si danno per scontate certe cose.>>

   <<Senti, non metto in dubbio la tua buonafede. Ma innamorarsi è differente dall’amare>>, sentenzia Carla.

   <<Beh, non siamo più ragazzini.>>

   <<Appunto. Quindi, non voglio fare la moralista… la botta di passione c’è stata, ok, ed è stato tutto bello.>> Un sorso di limonata. <<Poi, bisogna sapersi prendere il peso delle responsabilità.>>

   <<Perdonami, “responsabilità” è una di quelle parole di cui si abusa. E molto. Dice tutto e non dice niente.>>

   <<Dice>>, lo interrompe energicamente, <<eccome se dice. Perché c’è una famiglia di mezzo, e se proprio decidi di partire, sappilo, non ti devi fermare dopo.>> Occhi dilatati per ricevere una replica.

   <<Dunque, sono pronto a lasciare Milano, per trasferirmi a Roma. Per sempre.>>

   <<Ah… questo Sabri non me l’aveva detto.>>

   <<Bene, ora lo sai.>> Lo sguardo di Manu si perde fra le stampe a ramage del vestito della donna, quasi a voler cercare una via d’uscita.

   <<Mi ha accennato che le hai dato tempo per riflettere…>>

   <<Sì, tutto il tempo che vuole.>>

   <<Soluzione bizzarra ma nobile. Te ne do atto.>>

   <<Non c’era altra possibilità>>, mormora il riccioluto col busto piegato avanti. Mai come ora così umile, così consapevole di essere umano.

 

Il pensiero di lei prosegue il pensiero dell’uomo: Non c’è altra possibilità per un Uomo che meriti di essere considerato tale.

 

   E’ sorpresa e manco poco, Carla Bragioni. Si aspettava un seduttore creato in laboratorio, un uomo saccente, sicuro di sé, sull’orlo della protervia. E in questi casi, in genere, le possibilità sono due: o becchi un cavaliere bianco, tutto sorrisi smaglianti e leziosità a profusione; oppure una sorta di cavaliere oscuro e tenebroso, tormentato, inquieto, che presumibilmente si sia calato nella parte dell’impenetrabile. In ambedue i casi, un uomo affascinante ma stereotipato, sin troppo scenografico. Vero solo per i romanzi e per i film; mentre la realtà è altra cosa – pensa lei –, perché la realtà ti pone sul cammino ostacoli e muri che devi superare. Senza “se” e senza “ma”.

   Invece si ritrova dirimpetto un uomo gradevole e spontaneo, che non ha timore di mostrare le proprie fragilità. Un uomo che sa accelerare, quando lo vuole; ma è capace anche di spingere sul freno. Un uomo col proprio gravoso fardello sulla schiena.

 

   Ci sono attimi che scattano, e questo una donna consapevole lo sa. Scattano perché l’interruttore del pensiero era già in modalità on. Scusandosi con l’uomo, scorre rapidamente l’indice sullo smartphone, Carla. Emanuele Brandi si accende una Kim. Svagato. A sorvolare la piazza.

   I respiri sono a corto di fiato.

   Il bar Gozzi inizia a svuotarsi. 

  

   Poi il sandalo della donna sbatte sulla caviglia di Manu. Potrebbe ritrarsi, per pudore o per rispetto verso l’amicizia con Sabri. Potrebbe, ma non lo fa, e rimane saldato a quella caviglia.

   Non c’è alcun dubbio: è il primo sandalo della storia dotato di microchip intelligente.

 

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>>>>> CONTINUA

 
 
 

La disperata e insinuante missione di Carla verso Emanuele (11).

Post n°695 pubblicato il 29 Agosto 2012 da sergioemmeuno
 

 

   Una ritoccata rapida quanto esperta con l’eye-liner curando la codina all’insù, una tamponatura con il fard sulle gote e di terra luminosa sotto gli zigomi, a voler dare più energia a quel volto chiaro, e Carla vola via, saltellando come un’ossessa per le scale, verso il luogo dell’incontro con Emanuele. A differenza di Sabri, lei è nata ed è sempre vissuta qui: la romanità ce l’ha nel sangue; e i suoi capelli mossi, quasi neri, stridono con la carnagione lattiginosa.

   Anche se è in una stramba veste di ambasciatrice, ci tiene a non sfigurare al cospetto di quell’uomo che aveva fatto breccia nel cuore dell'amica. E una silenziosa e vaga curiosità si era fatta una propria strada. Al telefono, Emanuele si era mostrato disinteressato nel conoscerla; poi il mestiere dei cinquantatre anni della donna aveva avuto un guizzo, anzi, aveva scovato un pertugio: due frasi che avevano colpito nel segno.

   Del resto, ne aveva viste in tanti anni: anime che si separavano logorate dal tarlo del tempo; anime che si lasciavano, e poi si ricongiungevano – quale fortuita meraviglia – più appassionate di prima; anime che se le davano di santa ragione per poi riconciliarsi, a scadenze fisse, nel nome di quel tanto sbandierato “buon senso”… che altro non è che un eufemismo dell’incapacità di guardare in faccia la realtà: la coerenza di saper intraprendere un’altra strada per conto proprio. 

 

   Pensi che ti ho chiamato perché non ho nulla di meglio da fare, nella vita? Emanuele, sono la sua migliore amica.

 

   E quindi? – La sua gelida replica.

 

   Quindi soffro anch’io… a vederla così. Allo sbando. Tu sei solo, lei no.

 

   Il bar a Campo de’ Fiori è affollato come al solito: il mese di agosto si sta esaurendo, ma alle orde dei turisti non importa granché; e perseverano a rifugiarsi nei locali, a passeggiare svogliatamente per la piazza, a bivaccare sulla fontana. A causa del calore, la statua di Giordano Bruno sembra muoversi al rallenty.

 

   <<Forse un caffè, Carla?>>

   <<Una limonata. Grazie.>>

   <<Che gusto particolare… è da molto che non vedo qualcuno ordinare una limonata>>, esordisce il biologo, forse per metterla a suo agio.

   <<In effetti, è strano davvero... Immaginando tutta la gente che conosci…>>

  

   Il “cavaliere impalpabile” non perde il controllo. Chiunque si sarebbe risentito di quella frase maliziosa: lui no. Lui che non smarrisce mai il sorriso, quando è in compagnia di una donna; possa anche essere una megera o una schizzata con patentino.

 

   <<Cosa desideri dirmi. "Amica" di Sabri.>> Una dolce inclinazione del volto e il palmo di quella mano sul mento. Una lunga mano.

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>>>>> CONTINUA

Link parte (10): http://blog.libero.it/GIORNISTRANI/11526196.html

 
 
 

Libertà.

Post n°694 pubblicato il 25 Agosto 2012 da sergioemmeuno
 

 

Q U A N T O

C O S T A

L A   L I B E R T A'

 

 

 

 
 
 

Un pensiero di simpatia a quel nostro cugino che conosceva solo la "o" e la "e"...

Post n°693 pubblicato il 22 Agosto 2012 da sergioemmeuno
 

 

                   

 

   L'Homo Neanderthalensis (sulla foto sinistra) comparse in Europa circa 250.000 anni fa. Aveva la capacità cranica un po' più grande della nostra; mascella e muscolatura possenti.

   Furono i primi ominidi a seppellire i defunti: segnale di una percezione della coscienza già presente.

   Circa 50.000 anni fa l'Homo Sapiens, il più coatto fra gli ominidi, già col vizietto della prepotenza e dell'espansione (siamo ancora così?), raggiunse l'Europa. Dopo 20.000 anni di condivisione dello stesso habitat - anche se non sono ben chiari  le relazioni fra le due specie -, il Neanderthal si estinse. Competizione alimentare? Forse, ma non solo.

   Secondo le conoscenze attuali, noi facemmo la comparsa 200.000 anni fa in Africa. Probabilmente siamo cugini al Neanderthal, giacché da studi genetici evoluti, risulta che gli antenati dei due "cespugli" si siano separati 500.000 anni fa.

   Per quel che riguarda la nostra evoluzione, la cosa che mi ha sempre affascinato oltremodo è stata questa sorta di "decollo dell'intelligenza" del Sapiens, avvenuto dai 45.000 ai 34.000 anni fa. Come ci spiega Telmo Pievani, a un certo punto la civiltà ebbe un cambio di passo impressionante: differenziazione dell'arte e della religiosità, curiosità di comprendere i fenomeni della natura, evoluzione delle società di caccia e raccolta del cibo. In soldoni, le comunità organizzate si diffusero a macchia d'olio, ognuna con la propria identità simbolica e linguistica. Insomma, cosa c'è dietro?

   Molti studiosi sono dell'idea che, dietro questo balzo repentino, ci sia stato il simultaneo lavoro dell'elemento di continuità e della discontinuità con la Natura; perché, se da un lato siamo legati biologicamente ad essa, dall'altro "divergiamo" in quanto specie che non ha eguali nel regno vivente.

   Ed ecco quindi che, in noi, la Natura e la stessa Cultura danzano intimamente l'una affianco all'altra: non si può comprendere il cammino umano escludendo una delle due. Del resto, se è vero che il balzo umano è andato a braccetto con l'evoluzione del linguaggio, è anche accertato che ci sono state modifiche anatomiche fondamentali che ci hanno permesso di poter emettere numerosi suoni: modifica e riorganizzazione del cervello, la discesa della laringe e dell'osso ioide (esponendoci tra l'altro al rischio di soffocamento), la riduzione dei denti canini (impiego di carne cotta?) e lo sviluppo della locomozione bipede.

   Riguardo il linguaggio, molti concordono sul fatto di non considerarlo come uno strumento al servizio della nostra specie: sarebbe altamente riduttivo. Semmai, la sua presenza è alla base del nostro "essere umani". In tal senso, se non avessimo un linguaggio complesso, come faremmo a dar "corpo" a certi concetti metafisici (morte, anima, pensiero)?

   Sempre in merito al decollo linguistico, al termine "exattamento" degli studiosi (cioè una struttura che acquista una nuova funzione nel tempo), mi piace più parlare di "botta di culo"... perché così è avvenuto: svariate condizioni favorevoli allo stesso attore protagonista: il Sapiens. Speriamo che, nei decenni a venire, non si finisca di sputare in faccia a tale fortuna...

   Insomma, mi sono sempre stati simpatici i "perdenti", e quindi vorrei concludere con un pensiero di simpatia all'Homo Neanderthalensis, che, non ce lo dimentichiamo, non era in grado di emettere le vocali "a", "i" e "u" (esperimento di Lieberman nel 1971), cioè quelle vocali che sono le più facilmente percepibili dall'udito. Ergo, doveva farsi un mazzo tanto per comunicare con i gesti e con i segnali di fumo... poverino!

Sapiens, buenas tardes a todos!

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Link della recensione del saggio di Telmo Pievani, La vita inaspettata (ve lo suggerisco!)

http://www.pikaia.eu/EasyNe2/Notizie/Recensione_de_La_vita_inaspettata.aspx

 

 
 
 

La disperata e insinuante missione di Carla verso Emanuele (10).

Post n°692 pubblicato il 21 Agosto 2012 da sergioemmeuno
 

 

 

   Sapeva tutto, Carla. Era stata contattata furtivamente dal marito di Sabrina, che le aveva raccontato, scena dopo scena, ciò che era successo nel proprio studio in quel pomeriggio di fine luglio;  quell’imbarazzo e poi la decisione bislacca quanto scellerata di porgere quell’assegno ad Emanuele Brandi, l’”uomo sceso da chissà quale mondo”. Fior di soldoni in cambio dell’amore devastante per Sabrina.

 

   E in quel gesto c’era l’immensa disperazione di un uomo – l’avvocato De Giorgi – che non si era fatto mancare mai nulla dalla vita; e adesso, all’improvviso, rischiava di vedersi nebulizzare la propria donna: mai come ora così preziosa, così intelligente, così distante dall’altra faccia rosa della terra… e tutto per colpa di un uomo tremendamente affascinante, ma solo nell’apparenza: a suo dire, un biologo incompiuto, senza uno straccio di famiglia, a sfogare le proprie frustrazioni minando le certezze e i sentimenti di “vite ben riuscite e fortunate”. Solidi edifici costruiti in un quarto di secolo.

 

E’ un folle sognatore senza capo né coda, la cui unica regola è vivere senza regole. Un uomo senza ombra, rimasto a metà fra la Scienza e l’Arte.

La sua missione: distruggere le vite felici.

 

   Frasi che risuonarono come una sentenza.

   <<Carla… ti scongiuro… ci vai tu a parlare con quello squilibrato? Alla fine mi ha messo pure le mani al collo… Ma ti rendi conto?>>

 

Un rauco respiro dall’altra parte della cornetta.

 

   <<Carla ci sei? Vuoi il suo numero?  Dai un segno di vita!>>

   <<No, il numero me lo diede tempo fa Sabri… desiderava che ci parlassi, ma poi cambiò idea…>>

   <<Allora, ci posso contare.>>

   <<Lascia a me. Cercherò di scoraggiarlo in ogni maniera…>>

 

   La missione di Carla era titanica. Rischiava di rimanere stritolata fra due amori agli antipodi: uno consolidato e uno emergente.

   Sapeva che si sarebbe avventurata in solitaria nell’oceano aperto. E oltre quelle parole verso Emanuele, da impiegare col bilancino del farmacista, chissà… forse c’era pure un’altra sostanza: quell’essenza nota come curiosità.

 

Un sorriso asimmetrico sul volto della migliore amica di Sabrina. Lontana dal mondo, adesso. Oceano aperto. E quell’insinuante curiosità che si faceva strada.

 

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Link precedente (9): http://blog.libero.it/GIORNISTRANI/11404138.html

>>> TO BE CONTINUED

 

 

 
 
 

Giochi di fine Agosto: chi è questa coppia vip anni '60?

Post n°691 pubblicato il 20 Agosto 2012 da sergioemmeuno
 

Osservate bene questa coppia vip... sapete riconoscerla?

 

 

 

... E non mi accusate di aver virato sul gossip, perché qui siamo molti decenni fa! all'epoca di Paul Anka e dei Beatles, dei film di Dean Martin e Tony Curtis.

    Quando i stipendi medi erano di circa 60.000 lire e un caffé veniva 60 lire; la benzina 120 lire al litro, la carne rossa 1.900 lire al chilo.

   E diverse famiglie, nelle grandi occasioni, si radunavano a casa del fortunato che possedeva un televisore (il DVD era ancora più raro). 

   L'epoca dei figli dei fiori, dei pulmini Van della Volkswagen e delle scampagnate sui plaid a quadri, dei lentoni pomeridiani e dei primi elettrodomestici.

    Tempi in cui, per uscire con una ragazza, bisognava chiedere il permesso al papà, di giorno s'intende; oppure un uomo di venticinque anni poteva prendere una sonora sberla dal padre, davanti ad altre persone; quando un maschio in divisa di sottufficiale era pedinato da occhi civettuoli appostati come rapaci sui balconi (nutrite testimonianze).

   Have a good night!

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p.s. A tema, il brano di sottofondo è Put Your Head On My Shoulder (1963) di Paul Anka. Per chi ama la musica, un pezzo a dir poco strepitoso ancor oggi.

 
 
 

Quell'impulso smanioso di continuare il pensiero di un profilo di Community...

Post n°690 pubblicato il 19 Agosto 2012 da sergioemmeuno
 

  

  

   La femminilità è un'indefinibile aura che circonda una donna, il riflesso di ciò che custodisce dentro di sé...

 

   ... fra le cui pagine di etere mai sfogliate, talvolta, un uomo ha la fortuna di lasciare traccia col proprio rude calamaio: solchi d'inchiostro indelebile che diverranno Arte e contro Arte, devozione blu e devozione rossa, pensiero puro e pensiero impudico...

                                         

Buona domenica a tutti!

                                       by soffio.di.mistero (1) e sgm1 (2)

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p.s. Il pensiero è riferito a tutte le donne del mondo, dagli Appennini alle Ande, dal Manzanarre al Reno...

 

 
 
 

Provare a entrare nella testa dei nuovi semidei dell'era moderna...

Post n°689 pubblicato il 18 Agosto 2012 da sergioemmeuno
 

  

   "Beh se ha problemi lui che è giovane, miliardario e gioca a tennis per professione, figuriamoci chi x guadagnare come lui in una settimana deve lavorare x anni in fabbrica, a turni, col mutuo e la famiglia da mantenere come è messo!"

   Questo è il commento a un articolo che ho letto stamane sul forum Ubitennis, riferito a voci di corridoio su presumibili problemi personali di un campione attuale, ossia il tennista serbo Novak Djokovic. E' impressionante la schiera di appassionati che commentano su questo sito, fan di opposte fazioni che, quotidianamente, se le danno anche di santa ragione. Ovviamente, nell'arte della retorica e del verbo.

   Ora, mi sembra lampante che certe persone devono considerarsi privilegiate rispetto alla massa, potendo permettersi ogni minimo capriccio... ma è anche vero che, a quei livelli, la vita è davvero logorante, fra duri allenamenti, e continui tornei e sballottamenti in giro per il mondo. E va considerato pure lo stress, per chi è un top3 o un top10, di mantenersi sempre su quei standard, per non deludere la folta schiera di tifosi assatanati e per non cedere di schianto nelle motivazioni, dato che basta poco per ritrovarsi fuori dal giro che conta. In primis nel mondo del tennis, sport sofisticato e raro esempio di connubio fra aspetto atletico, tecnica, tattica e lucidità mentale legata a quell'istante di gioco". Uno sport dove, nel "giorno sbagliato", il primo può fare una figura barbina col centesimo in classifica.

   "Commento inutile. Ogni persona ha i problemi più grandi del mondo, del SUO mondo."

   Ecco, questa è la replica successiva di un altro lettore. Commento che, anche se perentorio, mi trova perfettamente d'accordo: ognuno di noi, per quanto possa essere un'anima aperta e bendisposta verso l'esterno, deve comunque fare i conti con le gioie, i dolori e i problemi relativi al proprio mondo. Ogni situazione difficile è relativa a chi la vive. E anche per il "fortunato" di turno - pure qua bisognerebbe mettersi d'accordo su cosa significa -, sempre una situazione difficile è...

   La società odierna ha adottato certi campioni dello sport (non tutti) come i nuovi semidei; sicché troppo spesso ci dimentichiamo che costoro sono umani come noi: anzi, a volte paradossalmente, molto più fragili di noi. Perché sulle spalle portano il peso delle aspettative della gente. Si pensi a due icone come Roger Federer e Rafa Nadal, che hanno avvicinato milioni di ragazzini di tutto il mondo al loro sport; e questi ultimi sono arrivati al punto di imitarli nei gesti, nello stile di gioco, nell'immagine e nell'abbigliamento. In quei "Vamos" di Rafa o in quell'impassibilità di Roger.

   Addirittura qualche uomo si è lasciato scappare che, pur non essendo omosex, non saprebbe dire no a un ipotetico tete à tete con Roger... contento lui!

E voi che dite? Buon sabato a tutta la comunità!

 
 
 

In libertà... Amori non corrisposti e "Amori asimmetrici"...

Post n°688 pubblicato il 16 Agosto 2012 da sergioemmeuno
 

 

 

   Giorno a tutti. Fa effetto leggere cose che si sono scritte qualche anno addietro, dato che  puoi cambiare  punto di osservazione, e infilarti in altri corridoi che ti conducono in zone diverse della stessa città. In questo caso, la meravigliosa e ridente Cittadella dell'Amore e dei sentimenti che vi orbitano attorno. E sì, perché la fauna esistente è assai variegata e cangiante...

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   Più volte, io, Tommy e Pat – il secondo “club delle suocere” dopo il binomio storico delle Comari –, giorno dopo giorno, avevamo provato a realizzare uno schema degli amori di quella gabbia elettrostatica. Non era stata impresa facile, le giornate erano mutevoli, le nature erano fluttuanti, e non poche volte le nostre opinioni erano discordanti. In particolare, i miei due compari non si trovavano per niente d’accordo sui sentimenti di Laura. Tommy era convinto che vibrasse per Vladimiro, mentre Pat insisteva che era cotta di Alessio. D’altronde, non aveva mai fatto filtrare verso l’esterno espliciti segnali di profondo rapimento sentimentale, e ciò la rendeva ancor più intrigante.

E Roland? Da un bel pezzo ne era uscito da quella catena di sfigati. Poteva darsi che, in fondo in fondo, era l’unico che non avesse bisogno di nessuno, anche se comunque il disinvolto e libero legame con Daniela procedeva a gonfie vele; segno che anche alla rossa, un amore privo di catene, un cercarsi disperatamente dopo una tregua di svariati giorni, era la soluzione più congeniale.

   Dopo tanto mescolare e rimpastare, la nostra arzigogolata conclusione concordata fu la seguente:

 

Laura amava Alessio, poiché era affamata della sua natura dilaniata, della  fragilità di quest’anima avvezza a pescare nel torbido. Per lei era un fratello spirituale da accudire.

Ma il riccioluto era innamorato perso di Monica, bella e slanciata, vitale e al contempo proiettata nel futuro. Tra l’altro, non di rado, la biondina faceva capatine nel “club virtuale degl’Inquieti”; per lui, era a tutti gli effetti una sorta di supercocktail energetico e vitaminico.

E quest’ultima? Che Dio benedica questo giro di anime devote e destinate a non essere corrisposte dall’altra metà! Monica stravedeva per quel pennellone di Vladimiro, uno spirito alla Peter Pan. Era attratta dalla volubilità e dalla sua leggerezza, parenti prossimi di una testa superficiale e immatura; aveva necessità di sentirsi ragazzina, e con il fidanzatino, dall’alba al tramonto, si sentiva sempre così.

Conclusione del cerchio vizioso: Vladimiro ardeva per Laura, era il suo completamento perfetto. Aveva bisogno di ordine, di rigore, del suo calore, tutti ingredienti che, evidentemente, non gli erano stati trasmessi dalla figura materna.

 

Insomma, quel giro di amori era un circolo che faceva venire il mal di testa solo a leggerlo. Il guaio era che girava solo in un senso, sicché, in quella sorta di gabbia elettrostatica, nessuno pareva essere corrisposto dal proprio amore…

 

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Ora, in questo scorcio  provai a immaginare la pena di chi non è contraccambiato... Ma addentrandomi per altri corridoi della Città sopraccitata, mi è venuto in mente che ci sono situazioni più sfumate e non certo facili: ossia quando una persona  prova vero Amore, ma la  controparte   avverte quel nobilissimo sentimento  a tutti noto come "amicizia", magari all'ennesima potenza. Oppure potrebbe anche succedere che ci sia Amore da ambo le parti, ma uno dei due lo sente in modo eccessivamente protettivo, perché l'altro è in una chiara posizione di fragilità e/o debolezza oppure per una propria inclinazione a rivestire il ruolo di crocerossina/o (mi sovviene il mio papi). 

 

E voi, avete qualche esempio concreto da raccontare (personale o meno) di una forma di "amore asimmetrico"? in cui ci si ama o ci si è amato in maniera assai differente l'uno con l'altro?

 

Buenas noches!

 

 
 
 

La miopia dell'Europa (dis) Unita e lo strapotere dell'Asia (2).

Post n°687 pubblicato il 14 Agosto 2012 da sergioemmeuno
 

  

 

 

  

  

   Qualcuno di voi ha mai fatto caso alle conseguenze secondarie del terrificante tsunami in Giappone del 2011 oppure dei frequenti alluvioni in Thailandia?

   Ebbene, a causa del guasto della centrale di Fukushima, migliaia di fabbriche cinesi sono state costrette a sospendere momentaneamente la produzione. Idem per la penisola indocinese.

   Paradossalmente la situazione del continente asiatico è opposta a quella europea. Mentre i rispettivi governi mostrano antichi rancori – si pensi alla Cina, Giappone, India e Corea del Sud –,  e si rafforzano dal punto di vista militare, la loro cooperazione economica e commerciale si rafforza sempre più, sicché un’eventuale crisi di un paese avrebbe pesanti ripercussioni sul partner. In particolare, sia la Corea del Sud che il Giappone  vedono la Cina come il principale destinatario dei propri investimenti.

 

   Quando lo scorso febbraio, il presidente Obama ha chiesto ai dirigenti Apple perché l’intero processo di assemblaggio dell’I-Pad e dell’I-Phone non fosse trasferito dalla Cina alla California, tutti si sarebbero aspettati la più scontata delle risposte: la produzione nell’Estremo Oriente ha minori costi. In realtà, questa spiegazione  trita e ritrita può essere valida nei manufatti di basso profilo.

   Nei prodotti ad alto contenuto tecnologico, in certi paesi asiatici si è raggiunta una capillare ed efficientissima interconnessione di filiere, improbabile dall’essere eguagliata. Perlomeno nel breve periodo.

   Il  sofisticato sistema delle forniture chiamato Supply chain (aldilà di tutti i processi e le tecnologie, non è nient’altro che il coordinamento redditizio dell’offerta con la domanda), l’integrazione fra le snelle imprese dei paesi sopracitati, la flessibilità (e gli orari disumani, aggiungo) del mondo del lavoro, e, non per ultimo, la specializzazione dei cosiddetti tecnici intermedi: tutto ciò è stato creato altrove, mentre noi del Vecchio Continente ci specchiavamo come narcisi nel nostro “laghetto del benessere”, infischiandocene del futuro. E qui mi viene da pensare a quella spocchiosa e indolente Terza generazione dei Buddenbrook di Thomas Mann, ovverosi i mercanti con la pancia piena, dediti ormai al tempo libero e alla musica.

   Se noi europei non supereremo gli egoismi nazionali (vedasi Germania e l’ottusa Merkel) e non saremo in grado di creare un’efficiente cooperazione economica, sarà inutile ogni discorso sul lavoro, sul welfare e le tasse, sul debito nazionale e la sudditanza dai mercati e tanto altro ancora. Non ci vuole un economista per capire che la differenza di velocità (sintetizzato nel famigerato “spread”) fra la Germania/Europa A e l’Italia, la Spagna e le altre, ci spinge verso gli abissi, a cui, peraltro, non siamo più abituati.

   Tra l’altro, il notevole rallentamento della crescita demografica in Europa – figlia di questa concezione del sesso ridotta al puro disimpegno, icona del benessere pret a porter, farà sì che nel 2040 saremo in maggioranza ultrasessantenni (circa il 33%), a fronte del misero 15 % dei ragazzi sotto i 15 anni. In tal senso, l'incrocio delle due curve di crescita era già avvenuto nel 1993 (al 18%).  Sembra lampante che, con queste premesse, le aziende saranno prive di idee nuove e i conti degli Stati gravati vieppiù dalle pensioni.

 

    Le stime di crescita del 2040 vedono la Cina con un PIL al 40% del totale, gli Usa (sorpassato dall’India) a un 15% e l’Europa Unita a un misero 5 %. Una buona fetta di merito va al presidente cinese Jian Zemin, che nel 1998 esortò in modo massiccio la frequentazione delle scuole superiori. Si ipotizza addirittura che, nella prossima generazione, la metà dei giovani cinesi sarà iscritta all’Università.

   In uno studio di Edwin Mansfield del 1971, emerse che i presidenti delle aziende che avevano adottato le nuove tecnologie più complesse erano più giovani e meglio istruiti dei capi delle aziende meno dinamiche.

   Insomma, uno Stato dignitoso che guarda al futuro dovrebbe mettere sempre Scuola e Ricerca al primo posto! E pure questo non è difficile da capire...

 

Buon ferragosto a tutti!

 
 
 
 
 

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