Creato da vita.perez il 20/01/2008

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equilibrio precario...non spingete

 

Abbandoni...

Post n°1025 pubblicato il 29 Gennaio 2015 da vita.perez

Da grande voglio una gigante casa in campagna dove far crescere felici tutti i cani che trovo per strada…
Stamattina in auto piangevo come la stupida…
(sembrerà eccessivo, lo so…ma mi prende proprio un gigantesco vuoto dentro…che probabilmente è incomprensibile a chi non ha cuccioli in casa… )

Ero di corsa, avevo fatto già tardi…alle 9.00 dovevo essere in ufficio alle 9.30 una riunione col capo…
Guido veloce, ma ad una rotonda prima di immettermi sul raccordo autostradale, vedo un cucciolone identico al mio cane tanto da pensare assurdamente che fosse lui…
Freno, quasi mi inchiodo…le auto dietro suonano…io accosto.
Il cagnolone aveva un collare rosso ed era evidente che fosse smarrito, provo ad avvicinarmi, avevo in auto delle crocchette, gliele porgo: le divora!!!
Mentre sono lì, mi squilla il cell è il mio capo:
-stai arrivando? Volevo guardare con te le slides prima di iniziare….

-si…si…si…certo, sono nel traffico…sto arrivando… L

Avevo già gli occhi colmi di lacrime è un buco nello stomaco che ancora adesso, man mano che scrivo, sta diventando una voragine che mi risucchia…
Ho dovuto lasciarlo lì.
Ed ora mi sento un verme.

Come è possibile?

Come si fa?

Perché non posso prenderli tutti, salvarli, avere un posto in cui portarli, curarli…

 E soprattutto ma come caXXo si fa ad abbandonare un cucciolone di 30kg???

 

Ma dico quando lo avete preso pensavate che rimanesse un peluche di 4/5 kg???

Che lo avreste potuto mettere lì, in bella mostra nella camera dei bambini, fermo e immobile???

Siete delle merde, ecco cosa siete.
E se nessuno ve lo dice, ve lo dico io!

Siete della peggior specie!

Incapaci di amare questo siete!

È facile prendersi cura di chi sviluppa col tempo delle abilità che lo rendono autonomo e indipendente.

Un cane in città, purtroppo, ha necessità che gli porgiate del cibo, che gli riempiate la ciotola dell’acqua…
Ma cosa pensate quando li abbandonate che viviamo in un modo fatato e che sopravvivrà perché le cose accadono?!

Vorrei proprio che vi trovaste voi: senza più punti di riferimento, senza più nessuno che vi ama, vulnerabili, senza cibo e senza acqua, in un posto che non avete mai visto prima, dove tutto vi è ostile!!!

E’ così, e mille volte peggio che si sente un animale abbandonato…

Vi auguro di provarlo…anzi no, vi auguro di rinsavire…abbiamo bisogno di persone dal cuore nobile…
Se non amiamo i più deboli, gli indifesi, i meno autonomi…il nostro pianeta non avrà futuro…ecco tutto.

Quanta tristezza.

Infinita amarezza.

 

…e soprattutto quanta solitudine in quest’ambito.

 
 
 

L’insostenibile leggerezza dell’essere

Post n°1024 pubblicato il 29 Gennaio 2015 da vita.perez

"Nel cervello c'è una zona speciale che potremmo chiamare memoria poetica che registra tutto quello che ci affascina o ci commuove, cioè che rende bella la nostra vita."
Milan Kundera, L'insostenibile leggerezza dell'essere

 
 
 

"Per sentirsi veramente viva

Post n°1023 pubblicato il 29 Gennaio 2015 da vita.perez

"Per sentirsi veramente viva
aveva bisogno di qualcosa simile a una poesia.
Una poesia squisitamente erotica.
Un concetto il più vicino possibile a una sensazione carnale.
Non, come accade agli uomini,
un'idea che si trasforma in sensazione carnale,
bensì una sensazione carnale che si trasforma in idea,
che prende a rifulgere come un gioiello di carne..."

Yukio Mishima

 
 
 

...

Post n°1022 pubblicato il 29 Gennaio 2015 da vita.perez

"Le cadeva addosso una malinconia dolce come una carezza lieve, che le stringeva il cuore a volte, un desiderio vago di cose ignote."
[Giovanni Verga. Mastro Don Gesualdo]

 
 
 

Daria Bignardi

Post n°1021 pubblicato il 28 Gennaio 2015 da vita.perez

...le corse per arrivare a casa e...vedere le Invasioni Barbariche!
 

 
 
 

Sono fatta così.

Post n°1020 pubblicato il 19 Gennaio 2015 da vita.perez

"Cosa credi? Che voglia stare sola? Ma sono fatta così, non riesco ad avvicinarmi veramente a nessuno. È un dato di fatto. È come se mi mancasse quella parte dell’anima che si incastra negli altri, come nel Lego. Che si unisce veramente a qualcun altro. Alla fine tutto cade a pezzi. Famiglia, amici. Non resta più niente."
David Grossman  

 
 
 

Cambio pelle..

Post n°1019 pubblicato il 15 Gennaio 2015 da vita.perez

L’epidermide dei serpenti non è elastica e non si rigenera;
quando i serpenti crescono diventa come un vestito stretto.

Qualche giorno prima del cambiamento, questi animali perdono l'appetito, diventano irascibili e cercano di fare scorta d'acqua perché, cambiando pelle, subiranno una notevole disidratazione. Sotto la pelle vecchia si forma uno strato di pelle nuova e, al momento giusto, i serpenti rompono il loro rivestimento esterno a livello della testa e cominciano a spingerlo indietro, sfregando contro il terreno. L'involucro sottile si rovescia e, non trovando l'ostacolo delle zampe, viene rigettato praticamente intero, come un guanto che riproduce, squama per squama, il corpo dell'animale.
[focus] 

 

_E'andataCosìancheAme_

Cambiopelle
Cambiopelle
Cambiopelle 

 
 
 

Non siete Charlie, e neppure io.

Post n°1018 pubblicato il 11 Gennaio 2015 da vita.perez

Non siete Charlie. E neanche io. Charlie ha espresso idee profondamente libere, e offensive per altre religioni. Io no. Voi no. Voi siete quelli che si dichiarano laici e poi vanno a sposarsi in chiesa, perché mamma ci tiene. Voi siete quelli che non vanno a messa ma il figlio lo fanno battezzare, perché si fa così. E poi lo mandate a catechismo. O peggio, a messa ci andate. Non siete Charlie.  Né io né voi abbiamo la libertà di Charlie, o il suo coraggio. Noi viviamo in un paese in cui la libertà di espressione di Charlie non esiste. E se la pensate diversamente, se credete che in Italia esista la libertà di espressione, andate a vedervi le classifiche sulla libertà di stampa. Quello di Charlie, per cominciare, è un dramma che ha luogo in un paese laico. Il vostro paese non lo è. Se foste Charlie, avreste fatto qualcosa in questa direzione.

Io non sono Charlie. Perché il mio diritto di satira non l’ho mai esercitato in faccia a pericolosi integralisti. E come me, nessuno dei miei colleghi. Perché se fai la battuta sbagliata ci puoi anche lasciare la pelle. E noi alla pelle ci teniamo. Abbiamo il mutuo. Non dite che siete Charlie, colleghi. Che da noi ci sono i dieci comandamenti di Benigni. Non i dieci comandamenti di George Carlin. Non dite che siete Charlie, gentile pubblico, che poi mi arrivano minacce di morte se dico in televisione che uno con il camper sta nei coglioni. Da queste parti, uno come Charlie ce lo sogniamo. Anche per questo siamo pronti a indossare il dolore altrui, sentirci paladini di una libertà che non abbiamo perché  semplicemente non ce la siamo guadagnata. A noi è sempre andata bene così, siamo gente che prende volentieri le scorciatoie. Odiamo facile, sbandieriamo facile. Poi manifestiamo, cambiando foto del profilo.

Perché dico queste cose impopolari? Che non mi porteranno alcun giovamento? Perché in mezzo a tutto questo coro di sdegno, e improvviso falso coraggio, credo sia doveroso per rispetto verso Charlie, che qualcuno vi dica chiaramente: col cazzo che voi siete Charlie.

Fabrizio Casalino

 

 
 
 

Perchè il tempo passa troppo in fretta per dimenticarsene.

Post n°1017 pubblicato il 09 Gennaio 2015 da vita.perez

Vabbè senza fingere che vada tutto bene anche oggi, scrivo di ciò che mi tormenta: vorrei raccontare alla mia famiglia di me. Della mia identità.

Solo a loro …poi del resto del mondo non me ne frega veramente un caXXo.

Sento questa necessità.

Sono stanca di isolarli dalla mia vita o di vivere pezzi si e pezzi no…

Persone si e persone no…

Non riesco quasi più a starci insieme fingendo quello che non sono.

Ho 40 anni. E la Vita che faccio e le persone che frequento (quelle intime e quotidiane) fanno parte di un mondo che ormai ho capito di volere realmente.

Ne fanno parte con naturalezza e vivono le loro vite allo scoperto e questa frequentazione quotidiana bella e sana, ogni giorno porta anche me ad aver voglia di semplicità e di scelte consapevoli.

La storia dei miei due più cari 'nuovi' amici che stanno per avere un bambino è un fulmine che casca ogni giorno nella mia Vita.

Questa storia mi ha colpita sin dall’inizio…da quando F. me ne parlò …che era solo un pensiero non ancora radicato…
Da quando, guardandomi negli occhi, mi disse serio: _voglio un figlio. Lo adotterò credo. E se non me lo consentono, andrò negli States e avrò un figlio mio.

Oggi quel figlio è un feto. E "noi" siamo in attesa.

Ma da quel giorno qualcosa è cambiato nella mia vita.
Da quel giorno, ogni giorno sento la mia Vita pretendere.

Fatico a frenare, a tenere sotto la superficie chi veramente sono.

Questa storia è come se fosse un fascio di luce che mi illumina, che vuole farmi uscire dall’ombra.

Questa storia reclama da me del coraggio.

 

Il coraggio delle scelte. Il coraggio di essere chi sono. Il coraggio di volere e pretendere da sé delle cose.
Il coraggio di essere veramente presente a se stesso.

Il coraggio che ci vuole ogni giorno per provare ad essere felice.
Perchè il tempo passa troppo in fretta per dimenticarsene. 

 
 
 

Cuore_iceberg

Post n°1016 pubblicato il 08 Gennaio 2015 da vita.perez

Stamattina mi ha svegliata un raggio di sole…

Trapelava dalle imposte chiuse male.

 

Il mio cucciolo trotterellava già per casa e,
quando ho messo i piedi giù dal letto,
è corso felice a farmi le feste come se non mi vedesse da vent’anni :) 

[ci avevano diviso solo 8 ore di sonno e pochi metri: lo adoro per quanto mi ama!]

Per quanto lo amo io. 
Per quanto amore è riuscito a tirar fuori dal mio cuore_iceberg. 

 
 
 

Una mail...

Post n°1015 pubblicato il 08 Gennaio 2015 da vita.perez

Bhè si, in effetti forse potrebbe essere come dici tu.

 

Almeno quello che ho provato io. L’amore di cui parliamo adesso, non è certo, quello di allora.

 

Però era intenso, un sentimento molto bello e pulito soprattutto.

Los era forse solo la mia migliore amica, quella di cui t’innamori a sedici anni, perché a sedici anni credi di poter amare una tua amica più della tua vita stessa.

Era "quell’amore" che ti sembra il più bello del mondo perché continua, ti tiene e  non ti molla fino a venti e poi a trenta… quell'amore giovane che ti fa battere il cuore ad ogni sguardo...e poi mettici la storia lesbo, e mettici che lei era sposata …c’erano praticamente trasgressione e impedimento: il miglior mix ;) più tanto sentimento ovviamente, perché a volercene di bene, ce ne siam volute veramente tanto.

Poi dopo: stop.

Non mi sono mai più innamorata.

Ricordo che una notte che soffrivo come un cane per quel “non amore?” mi dissi _ok ora basta: non darò mai più a nessuno, nemmeno il mio più piccolo pezzo di cuore.

E così è stato.

Questa è la storia in sintesi.

Te la giro in mail…tu qui non hai accesso.

La mia vecchia Vita cozza con il nuovo.

Qui ci entro solo io…

 

Qui ogni tanto ritorno…è l’unico posto dove riesco ad entrare nella mia vecchia pelle senza sentirmi male.

 

 
 
 

2014

Post n°1014 pubblicato il 07 Gennaio 2015 da vita.perez

Ok.
2014: casa.
Finalmente un luogo.
Cuore.
Incontro.
Tempo.
Intimità.
Restart.
Nuovo.
Identità.
Sicurezza.

Sì il 2014 è stato un buon anno.
Intenso. Pieno di conferme e decisioni. Di recuperi ed emozioni.
Un anno determinato.
Un anno di rimonta.
Un anno di svolte interiori. Di prese di coscienza. Di Consapevolezze. Di incontri veri.

Un anno dedicato a me.

 
 
 

2015

Post n°1013 pubblicato il 07 Gennaio 2015 da vita.perez

Stamattina dietro gli occhiali da sole nascondevo il malumore di una notte in bianco.

La voglia di mandare tutti a fanculo. La necessità di restare in assoluto silenzio. L’incapacità totale di mediare nelle relazioni. L’aspirazione di restarmene a casa.

Stamattina però, il 2015 imponeva forte, una fetta di rigore. Mi chiedeva di abbandonare l’atteggiamento festaiolo e rilassato che aveva contraddistinto i primi 6 gg dal suo avvento.
Mi imponeva l’azione. Quella precisa e netta. Quella scandita dai ticchettii dell’orologio.
Sveglia-rapidecoccolecane-docciaveloce-colazionelampo-sguardoallamail-sceltavestiti-corsainauto-parcheggioazienda-quasituttoinorario.
Vaffanculo.

Tragedia. Tragedia. Tragedia.

Propositi per il nuovo anno: non voglio mai più lavorare ;)

 
 
 

...a volte un poeta, in una mattina di dicembre...

Post n°1012 pubblicato il 19 Dicembre 2014 da vita.perez

E stamattina mi son trovato lì a pensarti

che non succedeva da un sacco

e intanto che guardavo il bollitore

nella speranza che la mia attenzione

velocizzasse il processo fisico

che porta l’acqua dallo stato cheto

a far glù glù,

mi sono ritrovato lì a pensarti

che non so se te l’ho detto

era un sacco

che non mi succedeva.

 

E mentre l’acqua non bolliva

mi domandavo, chissà lei che cosa fa?

chissà che dice?

e a chi?

si bacia con qualcuno?

ci fa all’amore?

che cosa legge?

c’è una persona a cui lei vuole bene più di tutte?

ha un gatto?

mi pensa mai mentre prepara il tè?

come li porterà i capelli?

saranno corti come li ricordo io?

in questi giorni freddi c’è qualcuno che la scalda?

 

E l’acqua continuava a non bollire

e io avevo in bocca un gusto

come di topo morto

che un topo io, mica l’ho mai assaggiato

si fa per dire

dovuto, il gusto, all’importante quantità

di vodka e salatini assunti ieri notte

per sopravvivere ai pericoli

dei quali continuo a contornarmi

sprezzante ed incosciente.

Sì, bevo ancora molto

non fumo più

friggo con moderazione

assumo peso

scrivo parecchio

ed ogni tanto mi esce

qualcosa di piuttosto ganzo

anche se mica tutti si trovano d’accordo

e poi

alle volte

ti penso

ancora

mentre che mi preparo un tè.

 

Ed è una vita strana questa

ne converrai con me

incontrarsi

fare all’amore assieme

stare un gran bene

e poi come d’incanto

diventa tutto un vaffanculo.

 

Di tutto quest’amore

di tutti questi occhi dentro gl’occhi

e dei sospiri, dei sussurri e baci

che ci rimane?

un quasi niente

un mazzo di poesie

un bollitore arrugginito

una mattina di dicembre

ed una tazza di malinconia bollente.

 
 
 

Il coraggio di essere sè.

Post n°1011 pubblicato il 14 Dicembre 2014 da vita.perez

“Quando ho ricevuto questo invito a parlare del coraggio di essere me, all’inizio il mio ego ha fatto le fusa. Come se gli avessero offerto una pagina pubblicitaria di cui sarebbe stato l’oggetto e al tempo stesso il fruitore. Mi vedevo già una medaglia al petto, eroica. Poi il ricordo degli oppressi mi ha assalito e ha cancellato ogni compiacimento.
Oggi mi concedete il privilegio di evocare il “mio” coraggio di essere me, dopo avermi fatto portare il fardello dell’esclusione e della vergogna per tutta la mia infanzia. Mi offrite questo privilegio come regalereste un bicchierino a un malato di cirrosi, negando al tempo stesso i miei diritti fondamentali in nome della nazione, confiscando le mie cellule e i miei organi per la vostra delirante politica. Mi accordate questo coraggio come se regalaste qualche gettone a un malato di gioco d’azzardo, continuando a rifiutare di chiamarmi con un nome maschile o di accordare il mio nome con aggettivi maschili, solo perché non ho i documenti ufficiali necessari né la barba.
Ci riunite qui come un gruppo di schiavi che hanno saputo allungare le loro catene ma che rimangono sempre più o meno disponibili, hanno ottenuto i loro diplomi e accettano di parlare la lingua dei maestri. Siamo qui, davanti a voi, tutti nati in corpi femminili, Catherine Millet, Cécile Guibert, Hélène Cixous, sporcaccione, bisessuali, donne dalla voce roca, algerine, ebree, virago, spagnole. Ma quando vi stuferete di assistere al nostro “coraggio” come se fosse un divertimento? Quando vi stuferete di differenziarci per identificare voi stessi?
Mi attribuite del coraggio, immagino, perché mi sono battuta a fianco delle puttane, dei malati di aids e degli invalidi. Nei miei libri ho parlato delle mie pratiche sessuali con vibratori e protesi. Ho raccontato la mia relazione con il testosterone. Questo è il mio mondo, è la mia vita e l’ho vissuta non con coraggio, ma con entusiasmo e gioia. Ma voi non sapete nulla della mia gioia. Preferite compatirmi e mi attribuite del coraggio perché nel nostro regime politico-sessuale, nell’imperante capitalismo farmacopornografico, negare la differenza del sesso è come negare l’incarnazione di Cristo nel medioevo. Mi attribuite un grande coraggio perché oggi, di fronte ai teoremi genetici e ai documenti amministrativi, negare la differenza sessuale è come sputare in faccia a un re nel quindicesimo secolo.
E mi dite: “Parlaci del coraggio di essere te”, come i giudici del tribunale dell’inquisizione hanno detto a Giordano Bruno per otto anni: “Parlaci dell’eliocentrismo, dell’impossibilità della Santa Trinità”, mentre raccoglievano la legna per il rogo. Ma anche se vedo già le fiamme, penso come Giordano Bruno che non sarà sufficiente un piccolo cambiamento di rotta, che si dovrà cambiare tutto, far esplodere il campo semantico e il dominio pragmatico. Uscire dal sogno collettivo della verità del sesso, così come si è usciti dall’idea che il Sole giri intorno alla Terra.
Per parlare del sesso, del genere e della sessualità bisogna cominciare con un atto di rottura epistemologica, una sconfessione categorica, una spaccatura della colonna concettuale che faccia sbocciare un’emancipazione cognitiva. Bisogna abbandonare completamente il linguaggio della differenza e dell’identità sessuale (anche il linguaggio dell’identità strategica di Spivak, o dell’identità nomade di Rosi Braidotti). Il sesso e la sessualità non sono una proprietà essenziale del soggetto, ma il prodotto di diverse tecnologie sociali e discorsive, di pratiche politiche di gestione della verità e della vita. Il prodotto del vostro coraggio.
Non esistono i sessi e le sessualità, ma gli usi del corpo riconosciuti come naturali o puniti in quanto devianti. E non serve giocare la vostra ultima carta trascendentale, la maternità come differenza fondamentale. La maternità è solo uno tra i diversi usi possibili del corpo, non è la garanzia della differenza sessuale né della femminilità.
Tenetevi quindi il vostro coraggio. Tenetelo per i vostri matrimoni e divorzi, per i vostri inganni e le vostre bugie, per le vostre famiglie, per la vostra maternità, per i vostri figli e nipoti. Tenetevi il coraggio di cui avete bisogno per seguire la norma. Il sangue freddo di prestare il vostro corpo all’incessante processo di ripetizione regolata. Il coraggio, come la violenza e il silenzio, come la forza e l’ordine, sono dalla vostra parte. Al contrario, io rivendico oggi la leggendaria mancanza di coraggio di Virginia Woolf e di Klaus Mann, di Audre Lorde e di Adrienne Rich, di Angela Davis e di Fred Moten, di Kathy Acker e di Annie Sprinkle, di June Jordan e di Pedro Lemebel, di Eve K. Sedgwick e di Gregg Bordowitz, di Guillaume Dustan e di Amelia Baggs, di Judith Butler e di Dean Spade.
Ma visto che vi amo, miei coraggiosi simili, vi auguro di perdere anche voi il coraggio. Vi auguro di non avere più la forza di ripetere la norma e di fabbricare l’identità, di perdere la fede in quello che dicono i vostri documenti su di voi. E una volta che avrete perso il vostro coraggio, stanchi di gioia, vi auguro di inventare un modo per l’uso del vostro corpo. Proprio perché vi amo, voglio che siate deboli e disprezzabili. Perché è attraverso la fragilità che opera la rivoluzione.”

 

Il coraggio di essere sé, Beatriz Preciado

 
 
 

Quella notte.

Post n°1010 pubblicato il 28 Novembre 2014 da vita.perez

Il cielo era trapunto di stelle.

Intorno pochissime luci.
Notte fonda e fredda.

Io indossavo come al solito, un giubbino troppo leggero. Non sono mai preparata ai cambi di stagione.

Il fumo della sigaretta si dissolveva lento nell’aria tersa di questo autunno quasi inverno.

Il balcone da cui mi sporgevo dava sulla città. Ma non si vedeva il mare.

Ed io avevo una gran voglia di mare, ma quella notte no, non potevo mettermi in auto e fare un giro lungo la spiaggia.

Quella notte ero di nuovo lì. Dove non avrei voluto.

L’ospedale nelle ore notturne era deserto. Come spento e disabitato.
La corsia silenziosa.

Sembrava abbandonata.

Tutti spariti,  o tutti morti?

Semplicemente tutti vivi e silenziosi e dignitosi nel dolore, nelle sofferenze.

Immagini che la gente che sta male si lamenti, soprattutto di notte.

E invece no.

La sofferenza se ne stava lì zitta e coraggiosa. A fare i conti con il buio. A scontare le ore alle luci dell’alba.

Mia madre non dormiva, ma anch’ella se ne stava lì in silenzio a respirare.

 

Un respiro troppo faticoso, che mi faceva perdere il ritmo del mio.

 
 
 

la sera del 15 novembre...

Post n°1009 pubblicato il 17 Novembre 2014 da vita.perez

Non piangevo da anni credo.

La sera del 15 novembre 2014 ho pianto.

Ho pianto le lacrime dei diversi.

Ho pianto la pena di chi non ce la fa più a mostrarsi per quello che non è.

Ho pianto la forza che non ho.

Ho pianto il coraggio che mi manca.

Ho pianto la mia pochezza.

Ho pianto la mia incapacità.

Ho pianto il dolore della sopportazione.


Ho pianto la maschera che è diventata viso.

Ho pianto una vita che mi stringe intorno.
Ho pianto gli occhi falsi con mia sorella.

Ho pianto gli occhi falsi con la mia famiglia.
Ho pianto gli occhi falsi con mia nipote.

 

Ho pianto.

Poche lacrime, ma le più amare di sempre.

 

Lacrime adulte che non hanno più voglia di giocare alla doppia vita.

 
 
 

Tutto sapeva di autentico...

Post n°1008 pubblicato il 20 Ottobre 2014 da vita.perez

Sono partita venerdì più o meno ad ora di pranzo.
Io, il mio cane e la mia amica A.
La direzione era chiara: Toscana, Val del Chianti.
Avevamo in programma questi giorni fuori da un  po’.
C. li aveva organizzati nei minimi particolari.

Questo mi rassicurava molto.
Era un week end abbastanza svogliato e preferivo abbandonarmi alle cure di qualcun altro.

Ho imparato a non controllare sempre tutto
e a lasciare agli altri lo spazio per avere cura di me.

Ho addirittura guidato pochissimo,
alla prima sosta ho ceduto il volante della mia auto.
Ero stanchissima, avevo avuto una settimana pesante e la notte precedente avevo dormito poco.
In auto ho sonnecchiato un pò.
Alla seconda sosta un caffè mi ha rimessa al mondo,
e il viaggio è scivolato via fra chiacchiere liquide e risate.

L’accoglienza di C. è stata gioiosa e vitale.
Un abbraccio per noi due, e una strapazzata di coccole al mio cucciolo.
Era davvero felice di vederci e lo ero anch’io.

C. abita in un casale in campagna con vista su vigne e colline …
il cielo al nostro arrivo era prossimo al tramonto,
ce lo siamo godute davanti ad un bicchiere di bianco e ascoltando del buon jazz.

Il panorama era meraviglioso e calmo.
Una pace da restarci tutta la vita.

Sono andati avanti così anche il sabato e la domenica…
chiacchiere, risate, musica, passeggiate tra le vigne,
tramonti, vino, piccoli borghi, colline e cenette a lume di candela…

Tutto sapeva di autentico e il profumo del mosto, dappertutto,
era inebriante.
Ubriacava anche le emozioni,
ed era facile scendere in profondità nelle conversazioni pur mantenendo un profilo leggero…
Insomma un bel week end.

Parlare d’amore mi ha fatto bene.

C. era molto curiosa della mie storie,
mi ha chiesto di raccontargliele a lungo,
quasi sotto interrogatorio, ma a me non è dispiaciuto.
Nonostante ultimamente io non ami parlare.

Il passato è un capitolo chiuso, per me.  
Ed alcuni pezzi della mia Vita,
oggi non li amo granché, per un sacco di motivi e,
dunque, non mi piace farli risalire in superficie.

Lei è in crisi con la sua donna.
Crede di aver smesso di amarla, ma non riesce a realizzarlo con praticità.

Stanno insieme da 12 anni.

 

La mia solitudine la incuriosiva.
Era attratta come una calamita dalla mia autonomia.

Dal mio disinteresse totale per le relazioni fatue.

Era sull’orlo del distacco e cercava in me, nelle ragioni della  mia indipendenza,
la risposta e la spinta per il salto.

 

 
 
 

Completa chi sono.

Post n°1007 pubblicato il 11 Settembre 2014 da vita.perez

Pian piano riprendo a scrivere.
Esercizio.
Ci vuole esercizio.
Esercizio al pensiero.
Non posso esimermi.
Devo ritrovarmi, incontrarmi, riavermi.
Una riga ogni giorno.
Non posso ritrarmi.
So farlo, voglio farlo.
E' un bisogno, completa chi sono.

 
 
 

I tatuaggi e la pelle.

Post n°1006 pubblicato il 11 Settembre 2014 da vita.perez

I tatuaggi e la pelle.

Il delirio e il tormento.
L'incisione e il disegno.
Graffio e ferita, taglio e solco.
Dolore e bellezza.

[TU]Resta per sempre.

 
 
 

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