Messaggi di Dicembre 2014
33. E tu, polacco, come lui facondo, di lui prendesti un po' del tuo papesco nome e il protagonismo vagabondo; ma per quante finanze prosciugasti, per quanti negri infami nei pestaggi immolarono i tuoi fasti e per quanto il tuo killer pittoresco empi complotti sul tuo capo trami, rinuncia ad eguagliare il gran provocatore che in pace mai lasciò città o contea, passando da un bargello ad un tumulto. E così in Tessalonica e Berea, come in ogni altra santa fondazione, i perfidi Giudei, che colgono dapprima l’occasione d’ospitarlo per lustro al proprio culto, gli aizzano cagnare di plebei appena un ecclesiaste distoglie e attira a sé Poco la Peste. Vanno invero i vari ostaggi da un gesù ad un altro in fretta, adescati da miraggi somiglianti d’ogni setta; van così là dove immondi cannaioli Mitra ammucchia, come ai seni da cui succhia paracleti e genepì il cristiano; o vagabondi tra più oracoli altresì. E il mistagogo è vicedio, più che guida e prete e mago. Così il Ladrone va edificando gobbo gobbo le sue tane. Fino all’alma Atene il Santo Spirito e la bile dei truci ebrei fugano il Guru del Canile. Aulico il discorso ai sapientoni del pianeta: “Un’ara che completa l’affollato Olimpo ho visto eretta al Nume Ignoto. E’ il mio. L’annuncio: è il Creatore, che nel vuoto l’etere risucchia e dà salvezza…” “Ancora un’altra?” Mentre s’inoltra Poco nella predica allo scettico uditorio, ne tace il pistolario; ché man a mano s’è squagliata la raccolta: “Sì, bravo, bravo! Ti sentiamo un’altra volta”. “Oh, né shock né meraviglia, nel sapiente, che sghignazza su di te, se non sbadiglia. Come smuovere una piazza donde martire non scappi o da apostolo o da mago, ma che lascia prima spago a ogni scemo e poi fa sciò? …No, no! Meglio che lo strappi, questo foglio. Brutto, ohibò!”
… A Tessalonica c’era una sinagoga dei Giudei. Come al solito, Paolo vi andò… Alcuni furono convinti e aderirono… I Giudei, ingelositi… misero in subbuglio la città… Sicché i fratelli li fecero partire nottetempo per Berea. Anche là entrarono nella sinagoga… e molti credettero… Ma i giudei di Tessalonica vi andarono a sobillare il popolo…Allora i fratelli scortarono Paolo fino ad Atene… Fremente nel vedere la città piena di idoli, discuteva nella sinagoga con giudei e proseliti pagani; ed anche in piazza… fino ad alzarsi in mezzo all’areopago (!) … “Ho trovato un’ara al dio ignoto… Ve lo annuncio: il dio che ha fatto il mondo… e che ora ordina a tutti di ravvedersi, perché ha fissato il giorno nel quale verrà a giudicare la terra…” Alcuni sghignazzavano. Altri: “Ti sentiremo un’altra volta” (Atti 17). |
Post n°1800 pubblicato il 30 Dicembre 2014 da anonimo.sabino
32. “Onore e grazia a voi, ben detti santi, e a vescovi, presbiteri e sagristi, adesso che a Filippi siete in tanti; e come i padri generosi vide il santo fondatore, vi vedrà ancora Propaganda Fide. Chi vi donava l’unico fra i cristie del suo giorno vi annunciò l’albore si sa che (disappunto per gli empi, per noi vanto) anche costì conobbe la galera. Cosa importa il motivo? Importa come reclamizzò il Vangelo in tal maniera. E voi, che custodite i suoi cimeli, voltate il culo in faccia a chi opponga, invidioso, altri vangeli! Portate in umiltà le vostre some e ognuno di servire si compiaccia, come si fece un cencio Dio per tornare ai cieli suoi di slancio. Hai bisogno d’un pastrano? Via! Se in cerca d’un becchino solo va il consorzio umano, tu con noi sei cittadino della pia città celeste che dal mucchio ti separa, che depone nella bara il terragno fricandò ed a lutto i pochi veste che la Grazia coronò. Prossimo il botto, poco da attendere è rimasto al derelitto. Non niente, è tutto l’attesa, è vita, per chi attese non ha in petto. Sempre invero fu l’umano vivere un’attesa; ma di che cosa nessun saggio, ahilui, palesa. Cosa noi s’aspetti lo si sa e ci fa giocondi: finire in altri mondi, dove a un’altra patria Gesucristo i santi chiama, zavorra esclusa, e lui signore si proclama. Dici ch’è da tanto che s’aspetta? E’ la riprova che il giorno arriva; giorno del Giudizio, che una patria ed un domani in cielo ci ridoni. Perché s’è adesso e proprio qui Gesù ridotto, se non perché siamo vicini al grande botto? Quanti apostoli balordi, cani in rissa attorno a un osso, per spennarvi come tordi piscian verbi a più non posso! Chi la fede in te conforta è il pentito; ed io lo fui, come fu e vantò colui la cui firma appongo a pie’. Firma falsa? Cosa importa, se più il vero a voi splendé?”
Paolo e Timoteo… a tutti i santi che stanno a Filippi con vescovi e diaconi (!)… Ringrazio il mio Dio ogni volta che ripenso a voi… per la vostra cooperazione alla diffusione del vangelo… e prego che la vostra carità aumenti sempre più… Le mie vicende si sono volte a vantaggio del vangelo, sapendosi ovunque che sto in catene per Cristo… mentre altri lo predicano per competere… Non lasciatevi intimorire… pur attribuendo sempre agli altri la superiorità… Così Cristo… si fece obbediente fino alla morte… in mezzo ad una generazione perversa e degenere… Guardatevi dai cani,dagli operatori iniqui, da quelli della circoncisione… Fatevi miei imitatori…La nostra patria è nei cieli e di là aspettiamo la salvezza… Egli è vicino: non preoccupatevi di nulla e, al bisogno, rivolgetevi a Dio… (Epistola ai Filippesi, tardo apocrifo paolino) |
Post n°1799 pubblicato il 29 Dicembre 2014 da anonimo.sabino
POCO LA PESTE 31. “Tu fa’ che passi presto quest’autunno, Spirito Santo”, prega adesso il Poco: “E perdona se questo nostro alunno Timoteo dapprima circoncido, per battezzarlo poi. No, Divino, non io così decido, ma quei Santoni e il loro papa roco; che di tacere tra gli Ebrei a noi ha ingiunto e attuare altrove la bolla del Conclave. Ed io subisco, io che del vigliacco davo al Cefa, sto canone che al vasto popolo incirconciso quel bivacco di giudei decretò; io,che furente fui con il compromesso che comportava per la greca gente tre soli veti: il fritto come pasto, la carne offerta agl’idoli ed il sesso; sì, io che i Galilei ho calato dal soglio ai mesti addii”. Di sottrarre il Ladro tenta (ed in Asia quindi fruga) qualche cellula redenta giudaita. Ma lo sfuga la Galazia. L’attraversa l’interdetto e… Ciao, Filippi: ha latini i pochi cippi e macedone il ragù; dei Giudei la chiesa avversa qui non c’è, viva Gesù! Là il santo abborda l’ebrea in prece fuori porta con la curda. E è là che vede Paulo spianate ad occidente le sue strade. Mentre è ancora in mare, un pio macedone nel sogno supplica il Poco: “Vieni a noi, che abbiam bisogno della tua salvezza!”Appena giunto, fanno a gara la guardia e la pannara (altro non aspettano che un Verbo da contrarre) ad ospitarlo tra le canape o le sbarre; e li segue in strada e reclamizza una verace divinatrice, annunciando: “Apostoli son qua del Dio Supremo; per dar salvezza all’uomo”. Come andò in carcere anche lì, per colpe altrui, non lo sa Dio. Ma un terremoto entrò con lui. “Grecia, Illiria e Macedonia mie diocesi saranno”. Nell’italica colonia con gli ebrei, che qui non hanno una loro sinagoga, la pannara che l’alberga, la sibilla che alle terga da megafono gli fa e lo sbirro a Cristo aggioga: una chiesa sua, ohilà!
Paolo si recò a Derbe e a Listra. C’era un discepolo chiamato Timoteo… che Paolo prese con sé e lo fece circoncidere per riguardo ai Giudei (!)… Quindi, attraversate Frigia e Galazia, avendogli lo Spirito Santo vietato di predicare nella provincia d’Asia (!)… scesero a Troade. Nella notte, in visione, un macedone lo supplicava… Ma a Filippi, colonia romana di Macedonia… lungofiume fuori porta, dove facevano la preghiera, parlammo alle donne… Una commerciante di porpora credente in Dio… accettò di ospitarci… Una schiava che aveva lo spirito di divinazione… ci seguiva gridando: “…Sono servi del Dio Supremo e annunciano la salvezza” … Ma istigata dai suoi padroni… la folla insorse… li fecero fustigare e gettare in prigione… Ma un terremoto la scosse…e il carceriere si fece battezzare con tutti i suoi… (Atti 16) |
D.C. Il Natale è passato ed è così iniziata L’Era Volgare. Tanto volgare che più volgare non si può. Lo dicono, se ce ne fosse bisogno, le festività che la Chiesa Cattolica ha ritenuto di dover aggregare a quella natalizia, dopo averla rubata a quella pagana coincidente,il 25 dicembre, con l’inizio del nuovo anno e con la nascita o la resurrezione di varie salvifiche divinità pagane. 26 dicembre: santo Stefano, primo martire, lapidato dai cristiani giudei, compreso san Paolo, perché rivendicava la parità ai cristiani provenienti come lui dal paganesimo. 27 dicembre: san Giovanni Evangelista,l’ambigua figura del “discepolo che Gesù amava”… purché non amasse laMaddalena. 28 dicembre: i santi Innocenti di cui fece strage non certo Erode, che la storia vera ricorda in ben altro modo, definendolo Il Grande, ma la fantasia malata di un truculento fanatismo religioso, foriero di ben altre stragi reali e della distruzione completa della civiltà pagana. Ma forse è meglio che ci fermiamo qui.Tanto, il cenone di Natale è bell’e andato di traverso… |
Post n°1797 pubblicato il 26 Dicembre 2014 da anonimo.sabino
30. “Forse io so dov’è sta Maddalena”. Raggiunto il Cristo evaso dalla destra del Padre camminando di gran lena, a lui s’accompagnava per la strada altro punk, raso il crine, alto, le orecchie in su, gli occhi di giada. “Vieni e ti mostrerò quella maestra del mio culto che viene dalle brine di Magdala, Maria”. “Hai una chiesa tua? Ma chi sei tu?” gli chiese incuriosito. Rispose: “Anch’io son come te disceso da una croce…” “Serapide, ho capito”. “Sì, son colui che prima di te vissi le pene e gl’ideali dei figli dalla Gloria crocifissi”. Ed ecco un fano con un lume acceso. Davanti a un crocifisso con le ali e la testa di ciuco, a fianco una donnina ed un eunuco, prega e prega un mesto crocchio di fedeli che dinanzi al suo Cristo sta in ginocchio, vi consuma magri pranzi benedetti, vi battezza nuovi adepti e vi discute come e quando la salute Gesucristo porterà agli eletti e la certezza della vita che verrà. Ove si tinga di fregatura quell’attesa troppo lunga, dolce e sicura, ad incuorare è sempre lei, l’anziana suora: “Tanti,troppi numi di salvezza il dubbio danno che sia qualunque salvatore un nuovo inganno. Questo non è un mito, o miei fratelli: ve lo giura colei che rese pura lui, con le sue mani e le sue labbra e il suo respiro; il Gesucristo che vivente ancora miro e che vivo al boia consegnò un governatore, per registrare come un gesù storico, non figlio d’una fiaba, calcò la nostra gleba, dettò il vangelo e sulla croce fu immolato quando i Giudei li governò Ponzio Pilato”. Maddalena, che la morte quasi avvolge nelle spire; ed al sogno ch’ebbe in sorte impedisce di morire… Piange il Punk di gioia accanto alla vera e giusta fede di colei che manco vede, annebbiata, il suo gesù. Mentre mesto leva un canto di speranza il suo gurù.
Gli adoratori di Serapide sono cristiani e quelli che sono devoti al dio Serapide chiamano se stessi Vicari di Cristo (Storia Augusta, vita di Saturnino, 8, 2 Adriano). Tra le sue pratiche è documentata fino al II sec d.c. la katoché (la clausura), mentre risultano distrutte sistematicamente tutte le memorie storiche di quello che fu il dio che più di ogni altro venerano i credenti (Tacito), con vari templi anche a Roma (serapei) e con dottrina e culti presi in due secoli dagli altri misteri più antichi, ma anche con la sostituzione graduale della sua effige tradizionale con quella del crocifisso di Pilato. E’ una mia ipotesi; ma che, oltre ad essere suffragata da vari riferimenti storici, risponde a domande altrimenti prive di una risposta accettabile, sulla sua repentina scomparsa , sulla parallela avanzata del nuovo cristianesimo e sulla sua rapida assimilazione di riti, dottrine e sacramenti misterici. |
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