Creato da angeligian il 13/09/2007

UNA DONNA PERDUTA

chissà dove l'avro' messa.....

Messaggi di Marzo 2012

Paolina Bonaparte

Post n°438 pubblicato il 31 Marzo 2012 da angeligian
Foto di angeligian

Paolina era bella, decisa e ardita, un mix che spalanca le porte del mondo. I tempi erano duri, l’inetto re Luigi XVI aveva perso la corona con tutta la testa e al suo posto regnava una gran confusione. Non è certo se Paolina e sua sorella Elisa si dessero per fame al meretricio che ancorché illegittimo poteva, data la situazione,  essere comprensibile. E’ certo che per un po’  fece la cameriera e la sartina. A 15 anni si innamorò follemente di un uomo brutto che metà bastava, più vecchio di lei di 25 anni, con amante e figli al seguito. Quando Napoleone lo seppe andò su tutte le furie e le impose di sposare un certo Leclerc, giovane ma altrettanto brutto ufficiale, di bassa statura come il suo  futuro imperatore e come tanti altri personaggi che hanno fatto la storia, da Giulio Cesare a Cavour, da Mussolini a Berlusconi, da Stalin a Tito, a riprova della giustezza di certi detti popolari. Paolina obbedì, ma non si fece mancare niente. Le sue “distrazioni” erano infinite. Aveva stuoli di ammiratori che usava e gettava senza rimpianti né rimorsi finché suo fratello non la spedì, al seguito del marito, nelle Antille che nel frattempo si erano ribellate al dominio francese. La traversata fu lunga e noiosa e Paolina ammazzò il tempo sbatacchiandosi a turno (ma anche tutti insieme) i più giovani e aitanti ufficiali e prendendo il sole nuda sul ponte della nave. Non fu facile dominare la rivolta a Santo Domingo, capitanata dall’indigeno Toussaint-Louverture, ma alla fine Leclerc ci riuscì. Quella che invece non riuscì a debellare fu la febbre gialla che se lo portò via mentre malediceva Napoleone (“Ha voluto uccidermi. Ha voluto uccidermi”) e benediceva la moglie e la Francia. C’è da dire che un’epidemia come quella non si era mai verificata in nessun altro luogo, ma neanche questo o forse proprio per godere al massimo della vita in un momento di morte, Paolina si dette alla pazza gioia in un fandango di balli, banchetti e balletti verdi. Non si negò neanche agli indigeni. Subito dopo la morte del marito decise di tornare in Francia con la salma e in mezzo al mare annegò il suo dolore tra le braccia del contrammiraglio Huber. E non solo. Si vestì a lutto pur continuando a spogliarsi, fino a che Napoleone, infastidito, non trovò altro rimedio che darle un nuovo marito e la scelta cadde su Camillo Borghese un nobile romano, brutto, ignorante, volgare ma ricco sfondato. Paolina accettò, insistendo comunque con la sua vita libertina e indipendente. Ma a Roma si annoiava nonostante i tanti amori e il matrimonio con Camillo, che lei chiamava “l’eunuco”, si stava irrimediabilmente sfaldando sotto i colpi degli illimitati tradimenti. Tornò a Parigi dove riprese la vita di sempre tra amori di una notte, una settimana, un mese e poi via tra soggiorni termali di cui era maniaca e danze e ricevimenti sfarzosi. La fine arrivò con la morte di Napoleone a cui era legatissima, con i tradimenti che subì dai suoi ultimi amanti e anche da suo marito che nel frattempo si era innamorato di Margherita Lante della Rovere, ma soprattutto con i suoi furori uterini. Il famoso ginecologo che la visitò le diagnosticò “una grave forma d’isteria sessuale, di eccitazione nervosa sconfinante con la ninfomania”, verdetto confermato anche da altri specialisti che aggiunsero il sospetto che Paolina si abbandonasse al piacere solitario “usando pretestuosamente cannule e tubi”. Fatto sta che a soli 45 anni Paola Bonaparte, ormai ridotta a una figura scheletrica, pallida e sfinita abbandonò la vita che aveva tanto amato. Di lei ci resta la meravigliosa scultura di Antonio Canova conservata nella Galleria Borghese a Roma.

 
 
 

In vacanza con il metro

Post n°437 pubblicato il 26 Marzo 2012 da angeligian
Foto di angeligian

Ragazze mie, per le prossime vacanze Selvaggia Lucarelli ci consiglia caldamente l’Africa. Da studi e misurazioni effettuate sembra che il batacchio più lungo si dipani in Congo. Ben 17,93 cm di media. A riposo. Il che significa che un congolese può essere utile anche mentre dorme, per esempio nella pesca d’alto mare. Subito dopo si piazzano gli ecuadoregni con 17,59 cm, che spiega perché le isole Galapagos - che appartengono all’Ecuador - siano state dichiarate dall’Unesco patrimonio dell’umanità. Con 17,12 cm di media si posiziona il Ghana il cui massimo esponente, Kofi Annan, non poteva che essere il capo degli Stati MEMBRI dell’Onu. E anche ghanese è il calciatore Boateng che la Satta se lo pappa – per sua stessa ammissione – una decina di volte a settimana. Come darle torto? Gli italiani, con 15,74 cm di tutto rispetto, si piazzano al quinto posto e ciò ci riempie di patriottico orgoglio … e ci fa tanto piacere, diciamoci la verità. La Merkel se la può prendere in der gegen con un punto e mezzo meno di noi. Se riconsolasse con lo spread! Stupisce non poco il primo posto in Europa conquistato dagli ungheresi. Gli ungheresi? Ma guarda tu la jella che quando sono andata in Ungheria questa classifica non era ancora stata compilata! Sarà forse per tutta la paprika che mettono nel gulasch, certo è che varrebbe il pene fare un giretto esplorativo da quelle parti. Agli ultimi posti troviamo gli spagnoli. Notizia che mi riempie di gioia perché, nonostante tutto il loro orgoglio e presunzione, a questi assassini di tori di caliente non restano che la corrida e los cojones de toro. Olé! All’ultimo posto troviamo i romeni e anche questo mi fa piacere perché conferma, salvo poche eccezioni,  la mia idea assolutamente razzista di razza sottosviluppata. Come da piccola mi insegnavano che “sotto la neve … pane” così da grande pensavo che “sotto il mantello di Dracula … pene” e invece no, altra illusione persa. Vi sconsiglio l’Oriente. Assolutamente. Come diceva una mia amica che girava il mondo allo stesso “scopo” degli studiosi che hanno compilato questa classifica, il meglio che puoi trovare da quelle parti è “un’olivella” che francamente mette un po’ in depressione, specialmente poi se ti capita quella  denocciolata. Insomma, ragazze mie, volate felici verso l’Africa alla ricerca del mamba nero, ma se proprio vi risultasse troppo lontana, vi consiglio di andarvene in vacanza al Lido di Ostia o al Lungomare di Riccione. Manteniamo alte le aste della gloriosa bandiera bianca rossa e verde!

 
 
 

Dice il saggio

Post n°436 pubblicato il 23 Marzo 2012 da angeligian

Ancora una volta viene alimentata la paura di una crisi di enormi dimensioni per evitare che il sistema finanziario e i super ricchi debbano dare qualcosa in più di un contributo simbolico per evitare il disastro da loro stessi innescato. Questa presunta "grande crisi" non è altro che una fiaba. Sicuramente alcune banche si troveranno in difficoltà se Grecia, Irlanda, Portogallo o Spagna non restituiranno una parte dei loro debiti o se li salderanno in ritardo. Tutto ciò non sarebbe però la fine del mondo.
Fortunatamente molti piccoli imprenditori che, diversamente dai dirigenti delle multinazionali, fanno fronte in prima persona alla situazione, hanno spiegato che la strada su cui ci siamo avviati conduce alla rovina e che deve essere presa in considerazione la possibilità di uscire dall'euro.
Invece di alimentare la paura del crollo dell'euro,le nostre banche dovrebbero innanzitutto assumersi la responsabilità dei propri errori, ammettendo l'eventualità di una bancarotta pilotata degli Stati più indebitati.
Un sistema in cui denaro e credito vengono creati dal nulla,in una struttura piramidale di obbligazioni a scadenza futura ma non coperte. Tutto questo, come sempre succede in casi simili, è destinato prima o poi a crollare.

 ABBANDONARE L'EURO:L'UNICA VIA D'USCITA

Il ritorno di alcuni paesi dell'Unione europea alla propria moneta non porterebbe in nessun modo allo scioglimento dell'Unione,ma,al contrario,favorirebbe la loro ripresa. Gli Stati in crisi continuerebbero a far parte della UE e godrebbero di tutti i vantaggi del caso,così come è successo per i dieci paesi dell'Unione che fin da principio si sono pronunciati contro l'euro e hanno mantenuto le loro valute nazionali.
Allo stesso tempo questi Stati potrebbero tornare a decidere in autonomia la loro politica economica;potrebbero tornare competitivi attraverso la svalutazione della loro moneta e i governi eletti democraticamente non verrebbero più ricattati dall'oligarchia finanziaria.
Finora, infatti, la valuta unica non è riuscita a rendere più coesa l'Europa proprio a causa della molteplicità delle condizioni economiche dei singoli Stati. Al contrario, secondo Hans-Olaf Henkel, l'euro "ha fatto in modo che i singoli partecipanti non si assumessero le proprie responsabilità" e ha messo i paesi europei l'uno contro l'altro. (dal blog di Anglotedesco)

 
 
 

La sovranitą appartiene al popolo che la esercita eccecceccecce

Post n°435 pubblicato il 17 Marzo 2012 da angeligian

 

 

 
 
 

Sono loro i bastardi!

Post n°434 pubblicato il 14 Marzo 2012 da angeligian

Tempo fa il quotidiano « Le monde » accusava la Goldman Sachs di voler generare e poi governare la crisi dell’euro attraverso i suoi uomini. E partiva proprio da Mario Monti e da Mario Draghi a cui vanno aggiunti Romano Prodi e Massimo Tononi, per l’Italia, Peter Sutherland per l’Irlanda, Lucas Papademos e Petros Christodoulos per la Grecia. Questi personaggi ricoprono incarichi di tutto rispetto all’interno dei cosiddetti poteri forti come Goldman Sachs, Moody’s, Bilderberg, Trilateral. Peter Sutherland, presidente non esecutivo della Goldman Sachs, membro del Bilderberg Group, presidente onorario della Trilateral è stato chiamato a risolvere la crisi irlandese. Lucas Papadémos, membro della Goldman Sachs e della Commissione Trilaterale, è stato chiamato a salvare la Grecia dopo che gli ex presidenti Semitis, Karamanlis e Papandreu avevano truccato i conti greci su istigazione della stessa Goldman Sachs e ha poi affidato a Petros Christodoulos, anch’egli sul libro paga della Goldman, la salvezza di quel paese. Christodoulos ci è riuscito tanto bene che il debito greco è passato dai 110 miliardi di ieri ai 340 miliardi di oggi. Massimo Tononi, manager bocconiano, sottosegretario all’economia durante il governo Prodi, è in carica alla Goldman Sachs e presidente di Borsa Italiana di proprietà della London Stock Exchange che controlla Piazza Affari, carica che ha assunto nel giugno dello scorso anno pochi giorni prima che lo spread volasse alto … ma guarda un po’. Romano Prodi, tra un incarico pubblico e l’altro, è stato varie volte alle dipendenze della Goldman – ingorda di beni italiani – e ha dato l’avvio alle privatizzazioni: gioielli industriali dell’IRI, pagati mille volte dai contribuenti e svenduti per pochi soldi. E le banche di affari americani tra cui la solita Goldman intascarono 3.000 miliardi di commissioni all’epoca, quando cioè Mani Pulite rese impossibile la difesa di quei gioielli e si rese necessario accoppare Craxi. Sorvolo sugli altri soggetti (tanti!) tutti burattini nelle mani di quei centri di potere che stanno distruggendo l’Europa e i cittadini europei. Pensiamo all’incontro di banchieri a bordo del “Britannia” tra i quali Draghi e Beniamino Andreatta che poco dopo divenne ministro del bilancio nel governo Amato, degli esteri nel governo Ciampi e della difesa nel governo Prodi. Lo stesso Andreatta (possa bruciare all’inferno) che nel 1981 decretò il divorzio tra il Ministero del Tesoro e Bankitalia consegnando in tal modo la nostra sovranità monetaria ai privati. Pensiamo ai regali di Prodi. Pensiamo a quando regalò la Cirio-Bertolli-De Rica per 300 miliardi (ne valeva 1.350!!!) a tal Lamiranda, un comunista povero in canna che, non avendo il becco di un quattrino, si proponeva comunque di pagare l’acquisto dell’azienda con i proventi ottenuti dalla vendita dell’azienda che non poteva comprare – pensa te che cosa si sono inventati - salvo scoprire che dietro c’era la Unilever di cui Prodi era stato consulente per tre anni … ma guarda un po’. Forse sono andata fuori tema. Io volevo parlare dei globocrati, ovvero di quei centri di potere finanziario che stanno dominando il globo e che per le loro mire speculative ci stanno divorando la vita. Sono loro i responsabili dei 50 e più imprenditori morti suicidi negli ultimi tre anni, sono loro che ci sottraggono la giustizia sociale e i servizi essenziali. Sono questi bastardi che hanno decretato la fine della democrazia e l’annientamento della sovranità popolare. Questi bastardi nutrono e coccolano i successori nei loro nidi-vivai (Bocconi, The London School of Economics, Harvard) affinché niente della loro voracità vada perduta. Non facciamoci rubare la vita, fratelli! A proposito di fratelli, chissà se il patriottico rudere cantava l’inno italiano (massone) quando il 25 aprile 1993 in Grecia partecipò alla riunione segreta del Bilderberg per discutere dell’Italia e di come distruggerla … oops, pardon … di come salvarla insieme con Monti, Padoa Schioppa, Agnelli, Meccanico, Bonino, ecc.? Presto ricominceranno le privatizzazioni …

 
 
 

Sequenza logica

Post n°432 pubblicato il 09 Marzo 2012 da angeligian

Dunque:  aumentano i prezzi = diminuisce il potere di acquisto = rallentano le vendite = si ferma la produzione = falliscono le imprese = aumenta la disoccupazione = aumenta la fame = forconi.  Mi sembra una sequenza logica. Il che mi fa credere che Monti, Fornero, Passera ecc abbiano saltato le lezioni di economia politica, come facevo io ai miei tempi. Oppure … Oppure questa gente persegue scopi diversi dal benessere del popolo e la sua salvezza. In verità qualcosa dei loro scopi veri è trapelata qua e là. Nella riunione segreta a Ca’ de Sass e durante la commemorazione di Padoa Schioppa alle quali parteciparono tra gli altri Prodi, De Benedetti, D’Alema (ve la ricordate “la spallata”?), Napolitano, Passera ecc. è emersa la volontà di far fuori di prepotenza il governo legittimamente eletto, una volta constatata l’impossibilità di eliminarlo con i mezzi indebiti usati per anni da magistratura, mass media e opposizione politica. In quell’occasione il buon Prodi disse a Monti “Berlusconi non se ne va neanche se lo spingi” e fu così che decisero di dargli loro stessi una poderosa “spallata” e buttarlo fuori e chi se ne frega di quello che vogliono gli italiani, tanto se hanno votato Berlusconi significa che sono cretini, come ebbe a dire pubblicamente  Gino Paoli. Dunque, l’intento della sinistra di prendere il potere è ben riuscito. L’altro intento era – come in una dittatura che si rispetti – di far credere al popolo asservito che ogni atto e decisione assunti nell’ambito del suo potere fosse presa nell’interesse precipuo ed esclusivo del popolo stesso. E questo è riuscito meno bene, perché alcuni italiani si sono resi conto che nonostante la nostra economia non fosse peggiore di quella di altri paesi ci è stato chiesto di risanare la catastrofe attraverso incentivi alle banche e mediante l’aumento di tasse e balzelli alla popolazione incolpevole e inerme. Come in una pagina orwelliana ci hanno fatto credere a una guerra che non esiste se non nella mente di poteri economici e finanziari forti che tramano per il consolidamento del loro dominio a danno del popolo. Il guasto insanabile è stato quello di accettare che gente legata a detti poteri economici e finanziari (Goldman Sachs, Trilateral, Bilderberg, WTO) aiutati dalla sinistra italiana (Prodi, Napolitano, D’Alema), si appropriasse del nostro paese, proseguendo lungo la linea tracciata già con l’accettazione nel 1999 della moneta unica e proseguita con il Trattato di Lisbona che ha tolto agli europei ogni sovranità. Ormai è fatta. E servirà a ben poco lo sbocco di sangue che ci stanno chiedendo. Joseph Stiglitz, premio Nobel per l’economia, ha paragonato le misure di austerità adottate ai “salassi della medicina medievale” e ritiene che i primi paesi che usciranno dall’euro saranno quelli che se la passeranno meglio. E pure io (che di economia non capisco un tubo) la penso così.

 
 
 

Darwin non aveva capito niente

Post n°431 pubblicato il 06 Marzo 2012 da angeligian

La solita rapina in un villino. Le solite violenze. Le solite crudeltà. Ma in questa circostanza c’è stata una appendice tragica. Il figlio dei padroni di casa, Luca Rosi, 38 anni, si libera dei legacci con i quali era stato immobilizzato e cerca di impedire che i banditi si portino via la sua fidanzata e loro (accento straniero, forse slavi, non si sa) gli sparano alla coscia, poi lo freddano con un colpo al cuore. Episodi di questo genere siamo stanchi di leggerli, di scriverli e di commentarli. Stanchi che succedano, per l’esattezza. Ci rendiamo conto: non è facile prevenirli. I criminali sono sempre esistiti e sempre esisteranno. Eliminarli? Progetto troppo ambizioso.

Il problema che vorremmo sollevare è un altro. Ipotizziamo che Luca Rosi fosse stato armato e avesse premuto il grilletto, prima di essere steso, e avesse ammazzato i delinquenti. Oggi i mezzi di comunicazione non sarebbero qui a celebrare un eroe morto per amore della ragazza in pericolo, ma ci racconterebbero che egli è finito sotto inchiesta, rischia l’arresto e una pesante condanna, perché nel nostro Paese solo eccezionalmente (cioè mai) viene ammessa dalla legge, e dai giudici, la legittima difesa.

Un poveraccio vittima di un sopruso - rapina, furto, aggressione eccetera- non ha facoltà di reagire d’impeto,senza sottilizzare se davanti a sé vi sono uomini con la pistola, il coltello o altro. Nossignori. Se desidera stenderli è obbligato ad accertarsi che abbiano in pugno un’arma di pari potenzialità della sua. In caso contrario, è pregato di tenere le mani a posto. Al massimo, qualora venga preso a cazzotti, gli è consentito dare il via a un match di pugilato. Due contro uno? Questo è ininfluente. Nella sfortunata eventualità che il grassatore non dimostri la maggiore età, all’aggredito conviene fare un’altra verifica: scusi caro criminale, le dispiace mostrarmi un documento di identità? Chi stecchisse un minorenne, sarebbe rovinato. La situazione è questa, al di là dei paradossi. Sono note le disavventure di gioiellieri e tabaccai cui è capitato, nella concitazione di una rapina, di mandare al cimitero un delinquente: processi, avvocati, interrogatori, arresti domiciliari, galera. A discrezione dei giudici.

Per non avere grane c’è un solo modo: farsi uccidere e così sia. Ladri e farabutti vari, in Italia godono di un trattamento giudiziario di maggiore riguardo rispetto alle loro vittime. Il motivo è ideologico. È passata da molti anni l’idea (classista) che essi siano diventati malavitosi perché poveri, ovvero spinti a delinquere dalla necessità. Hanno avuto un’infanzia tribolata, infelice, quindi sono meritevoli di compassione. Mentre chi si ribella al carnefice per salvaguardare la propria incolumità o, peggio, il patrimonio, è un essere spregevole privo di valori, dato che la proprietà privata è una schifezza da abolire. (V. Feltri)

 
 
 

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