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"La casa dalle finestre che ridono" di Pupi Avati

Post n°9 pubblicato il 07 Marzo 2007 da PierGiorgio18091969
 

immagine

Cast: Lino Capolicchio, Francesca Marciano, Gianni Cavina, Giulio Pizzirani; Bob Tonelli, Eugene Walter, Andrea Matteuzzi, Pietro Brambilla.
Sceneggiatura di Antonio Avati, Pupi Avati, Gianni Cavina, Maurizio Costanzo.
Regia di : Pupi Avati 1976
Ieri sera ho accompagnato mia sorella al cineforum. Siamo andati a vedere il primo di cinque film facenti parte di una rassegna monografica dedicata al regista italiano Pupi Avati. Devo confessare pubblicamente il mio sadismo perchè pur conoscendo alla perfezione l'opera in programmazione tanto da citarne alcune scene a memoria, ho accettato di buon grado di accompagnare Roberta con la promessa di rivelarle la trama fotogramma dopo fotogramma.  Il piacere risulta essere maggiore poi se la pellicola è per così dire di quelle che non ti aspetti da Pupi Avati. Infatti la maggior parte degli spettatori conosce il regista bolognese per opere come "Regalo di Natale", "Il cuore altrove", "La seconda notte di nozze","Festa di laurea", "Una gita scolastica" e via discorrendo. Molti avranno visto "I cavalieri che fecero l'impresa", bellissima pellicola che ha riscosso un discreto successo, ma i più ignorano che Pupi Avati è un grande cultore del genere "Horror". E' proprio grazie a questa passione che alla fine degli anni sessanta lasciò la musica, suonava infatti con Lucio Dalla, per intraprendere la carriera di cineasta. E fu proprio una pellicola tra il gotico e il grottesco, "Balsamus, l'uomo di Satana", l'opera prima del regista bolognese.
Quindi con "La casa dalle finestre che ridono" del 1976 ci troviamo di fronte ad un noir che, pur presentando alcune lacune e incongruenze narrative dovute al fatto che si tratta pur sempre di una pellicola giovanile, può essere considerato un piccolo capolavoro. Scritto con il contributo del fratello Antonio, del fido Gianni Gavina e di Maurizio Costanzo, il film valse a Pupi Avati il premio della critica al Festival du Film Fantastique di Parigi nel 1979.
 immagineCiò che rende particolare "La casa dalle finestre che ridono" rispetto alle classiche pellicole del genere "horror" è la quasi totale assenza di effettacci splatter. Come nel celeberrimo "Rosemary's baby" di Roman Polansky  del 1968 la  presenza "del male", del pericolo è latente, ma non si manifesta se non verso la fine. Accompagna lo spettatore fin quasi dalle prime battute in un crescendo rossiniano creando stati di angoscia, di minaccia, di pericolo, di mistero che si contrappongono alla solarità paciosa del paesaggio tipico della bassa padana in cui si svolgono le vicende.
Un'ambientazione atipica se vogliamo, per un film noir, ma che ricorda tanto quei racconti popolari di fantasmi e di streghe che spesso venivano narrati dalle nonne ai bambini allo scopo di farli impaurire.
In due parole la trama del film. Stefano (Lino Capolicchio) giovane restauratore viene chiamato su raccomandazione di un amico a riportare alla luce un affresco raffigurante il martirio di San Sebastiano presente in una chiesetta di un paesino situato in provincia di Ferrara. Opera ultima di un pittore locale, tale Buono Legnani, morto suicida diversi anni prima, l'affresco nasconde in realtà un terribile segreto. immagineAppena giunto al paese Stefano riceve delle strane telefonate piuttosto inquietanti in cui una voce lo invita a lasciar stare il restauro "perchè lui non vuole" e a far le valigie. Dall'amico, che successivamente morirà, Stefano apprende che Buono Legnani era noto come il "pittore delle agonie" per la sua abitudine di ritrarre i morenti.
Qui il mistero si infittisce. Il presunto suicidio dell'amico spinge Stefano ad indagare alla ricerca della verità. In suo aiuto accorre l'autista ubriacone Coppola (Gianni Cavina) che asserisce di conoscere il terribile segreto che avvolge la figura del Legnani e delle sue sorelle e la scia di sangue che si sono lasciate alle spalle le due donne, mentre troverà nei carabinieri e soprattutto negli abitanti del paese un insormontabile muro di omertà. 
 immagineIl finale aperto lascia allo spettatore la scelta tra una soluzione positiva  o negativa del mistero.
Concludendo, "La casa dalle finestre che ridono" è un film che si fa apprezzare anche dai non appassionati del genere noir. E' un thriller che terrà lo spettatore con il fiato sospeso fino all'ultimissimo fotogramma in cui la paura e l'angoscia vengono suscitate senza che accada quasi nulla di veramente terribile sino alla fine del film.
Per questi motivi è diventato un vero e proprio cult che è stato recentemente riscoperto e che può essere considerato un piccolo capolavoro di cui consiglio a tutti la visione. Per la cronaca il film è vietato ai minori di 14 anni.

 
 
 
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