Creato da jo_march1979 il 28/01/2007

Signora mia

Mezze stagioni e altri teoremi

 

 

Di pruriti e pruderie

Post n°176 pubblicato il 05 Luglio 2010 da jo_march1979
 

Sempre saputo di essere una piccola donna, certe cose non fanno per me. Adoro Sex and the City ma non me la sentirei di sezionare la mia vita sessuale con le amiche nemmeno dopo un barile di Cosmopolitan. Uso un linguaggio come dire, poco forbito? irrituale?, nei momenti di rabbia e/o al volante, ma non faccio mai battute a sfondo sessuale o anatomico, lo trovo di cattivo gusto.

Per carità, non rimpiango i tempi della censura rai -, scusate, mi sono espressa male, scritta così uno poi capisce che oggi la rete pubblica non è più censurata-.
Dicevo, non rimpiango i tempi in cui in televisione non si poteva dire membro del parlamento o in seno alla commissione: piccola donna sì, bacchettona no.  Perchè sono una piccola donna emancipata eh, che non dice, come quella mia collega universitaria, che non posso andare al mare per via del marchese -e io lì per buoni dieci minuti a pensare "Ma sarà un parente ricco? ma le cariche nobiliari non erano state abolite nel 1948?".  Ho già
lungamente predicato sugli spot televisivi di assorbenti dove non si dice mai "mestruazioni" e mi fermo qui, giusto per ribadire che mi danno fastidio le volgarità e allo stesso modo mi dà fastidio la pruderie.

A proposito di pruderie, finora pensavo che fosse un'espressione metaforica. Finchè non ho visto una pubblicità in cui una ragazza trafelata arriva in ritardo a un appuntamento con un'amica e per giustificarsi le dice " Scusa sai, ma avevo un prurito intimo...".

Ora. Io sono nata fuorimoda e va bene. Sono pudica e va bene, problema mio.

Ma sono l'unica persona che avrebbe trovato più normale fare tardi per grattarsi furiosamente e dire all'amica "Scusa sai, ma c'era un traffico..."?

 
 
 

Niente candeline sulla torta grazie, sembrerebbe l'incendio di Atlanta.

Post n°175 pubblicato il 26 Giugno 2010 da jo_march1979

E oggi son trentuno. Potrei dire ventotto più tre, ma mi sento esattamente 31 fardelli sulle spalle quindi tanto vale chiamare le cose con il loro nome: trentunanni.
A trenta ero nubenda e soffocata da partecipazioni, veli e lunghe liste di ignoti parenti; un anno dopo mi chiamano signora e addirittura a volte con il cognome di mio marito. Non mi giro mai, ovviamente.
Intendiamoci, non che sia scontenta: la boa dei trenta ha portato cambiamenti desiderati, voluti. Ma come si dice, beware, your dreams could come true  e in effetti scopri che non è semplice gestire la vecchia te in una nuova vita. E la forza di gravità che tira la pelle verso il basso non aiuta. 
Meno male che ci sono i mariti, specie dilettevole ancorchè di gestione impegnativa. Il mio, per il mio primo compleanno da coniugata, in cui davvero sento il peso dell'età che avanza, ha pensato di farmi un regalo che mi ricordasse quanto sono gggiovane dentro.
E, in tutto l'universo mondo di regali possibili per una ragazza sposata, se ne è uscito con una t-shirt di Spongebob.
Giuro.

 

 
 
 

I'm so postmodern I don't even understand myself

Post n°174 pubblicato il 15 Marzo 2010 da jo_march1979
 

Passi gli ultimi quindici anni a imparare ad essere cool, trendy, sex-and-the-city e qualunque altro anglismo ti faccia sentire all’altezza della realtà che ti circonda, e poi ti ritrovi come referente lavorativo un coltissimo dinosauro fermo al 1491.
 Alla fine puoi mantenere  i tuoi progettini sulla letteratura del XXI secolo, basta togliere una X e la I. Cerchi di trovare un lato positivo: il bello del post-postmoderno in cui viviamo è che dentro c’è spazio per tutto, anche per l’anti post-postmoderno coltivato dal tuo superiore.
Ora che ci penso è anche il brutto.

 
 
 

Di mimose e di spine

E domani è di nuovo l'8 Marzo, la Festa della Donna. DonnA, mi raccomando, ché siamo un gruppo uniforme ed omogeneo, come il panda, il cane, il tiramisù.

La donna in questi giorni ha l'ingresso gratuito ai musei - questo significa avere Sandro Bondi come ministro dei Beni Culturali, signora mia-. Le donne con la e invece hanno reazioni diverse all'8 marzo e all'invasione di mimose.
 Fino ai 13, massimo 15 anni, pretendono un mazzetto secchigno di fiori gialli e sporchevoli come riconoscimento alla loro nascente femminilità. Dai 16 aLa nostra ministra delle Pari Opportunitài 18 anni vanno per locali con le amiche, poi con la maggiore età prendono due vie, quella degli spogliarelli maschili o quella del supremo snobbamento della FdD.
Direi che l'ultimo gruppo è il più consistente, almeno dalle nostre parti. In un' Italia all'insegna del velinismo spinto le donne normali - quelle con gonne più lunghe di 10 cm, con le rughe e i segni d'espressione, quelle che per avere un lavoro fanno un colloquio fuori dal letto del potente di turno, che se vogliono fare politica studiano legge e non le immortali coreografie di Piazza grande -, si sentono ben prese per i fondelli quando il capo maschilista o il collega dalla battuta greve depositano un rametto di mimosa sulla scrivania e si sentono in pari con il politically correct fino all'anno successivo.
Già da alcuni anni la tendenza delle donne un minimo consapevoli di sé e della regressione in cui vivono è Mimose-no-grazie-piuttosto-lava-i-piatti.
In generale, si sente in giro voglia di minore superficialità, di meno attenzione ossessiva degli uomini verso un corpo femminile senza età e senza difetto. Roba che ti viene voglia di smettere di tingerti i capelli e di lasciare al negozio quel paio di stivali con tacco a stiletto-nel senso che ogni passo è una stilettata ai piedi.
Poi, giusto qualche giorno prima dell'8 Marzo, comincia a girare in Rete una foto celebrata come inno alla libertà, di un'attrice americana tanto impegnata per i diritti delle donne e per la consapevolezza di genere.

Guardi la foto, la zoomata sulle gambe e cerchi una spiegazione convincente al coltivarsi i peli come affermazione della propria identità. Da un lato ti viene voglia di darle quasi ragione, ma è un lato di pochi centimetri: il restante perimetro della tua ragione ti dice "Ma non si può combattere per i diritti delle donne in un modo che non faccia orrore a se stesse prima che agli altri?".
Ti chiedi se nella regressione generale si sia tornate agli anni '70 quando le gambe irsute e i reggiseni in piazza erano il modo più eclatante di protestare. Ti dispiace soprattutto per i reggiseni, con quello che costano e soprattutto perchè a qualcosa servono. I peli in effetti non servono: è per quello che li chiamiamo superflui e li togliamo, no?
Guardi ancora la foto e capisci finalmente cosa proprio non ti quadra: cara Mo'nique, se decidi di pettinarti le gambe ogni mattina come segno di protesta contro lo sfruttamento del corpo femminile, perchè hai sandali superchic e una perfetta pedicure? E se peccassi di superficialità anche tu, attrice/artista alternativa, fermandoti solo a una parte di ciò che appare -in questo caso una pelliccia per polpacci?

Spegni il computer, controlli furtivamente la ricrescita e ti alzi pronta a ribattere al capo misogino e a zittire il collega dalla battuta greve. Anche se è l'8 Marzo, anche se hai la scrivania piena di mimose.Perchè così si fa.

 

 
 
 

Dove non arriva l'immaginazione

Post n°172 pubblicato il 08 Febbraio 2010 da jo_march1979
 

Un miliardario vede minacciato il suo patrimonio a causa di quelle due-trecento piccole irregolarità e per tutelarsi decide di buttarsi in politica.
Si candida nello scetticismo generale e con un avversario imbattibile. 
Quest'ultimo parla di welfare, di sacrifici per il benessere dello stato; lui inaugura centri commerciali e bacia bambini. Consulta ogni quattro minuti i sondaggi, che lo danno in costante ascesa, finchè addirittura supera l'avversario.

Di chi sto parlando?

Ma di Mr. Burns, evidentemente: puntata dei Simpson andata in onda su Italia 1 venerdì scorso. Non mi dite che avevate pensato a qualcun  altro.

 
 
 

Delle epifanie mattutine

Post n°171 pubblicato il 28 Gennaio 2010 da jo_march1979
 

La sottile linea d'ombra che separa la giovinezza dalla maturità si staglia su di te la prima volta che ti danno fastidio le briciole sul tavolo.
Quale sarà il prossimo passo, scambiarsi ricette sull'autobus con sconosciute?
Per sicurezza d'ora in poi vado a piedi.

 
 
 

Back home

Post n°170 pubblicato il 26 Gennaio 2010 da jo_march1979

Quando hai abitato al quartiere sanità per anni e ti trasferisci a Posillipo all'inizio ti sembra tutto stupendo. Poi cominciano a mancarti i motorini che sfrecciano a tutte le ore, i vicini che mangiano sul pianerottolo, l'odore di peperoni fritti alle 8 del mattino. E ti dici, meno male che ho conservato le chiavi del vecchio appartamento, adesso ritrasloco.
E quindi, dopo una capatina su blogspot (molto carino, ben funzionante, design minimal chic), rieccomi su libero. sento già odore di soffritto, sono a casa.

 
 
 

Di quanto sia inutile contrastare il Fato,soprattutto se in forma di bouquet da sposa

Charlotte: So are we going to stick around and catch the bouquet?
Miranda: That is
so not going to happen.

Le nostre nonne sostenevano che a un matrimonio la fanciulla che prende il bouquet lanciato dalla sposa sarà la prossima a sposarsi. 
Sex and the City insegna che le ragazze cool invitate a un matrimonio devono - oltre che indossare scarpe più care del vestito della sposa -, schifare sommamente il lancio del bouquet. Se proprio costrette, devono evitarlo, scansandosi come se, invece di rose confezionate in modo inspiegabilmente costoso, gli stesse piovendo addosso un bouquet di topi morti. Se nonostante tutti gli sforzi finiscono sulla traettoria del mazzo di fiori devono dolersene a gran voce promettendo di non sposarsi mai.

Sarà. Al mio matrimonio, ricco di affascinanti trentenni fashion tra cui la nostra Fayaway, le cose sono andate in modo leggermente diverso.
Al momento del lancio del bouquet - per cui nei giorni precedenti ero stata già contattata da almeno due carezzevoli fanciulle, ma ero troppo stanca per essere corruttibile - le mie invitate trentenni fashion si sono trasformate in una schiera di guerrieri hurukhai vestiti a festa.

Mentre una virago si toglie la giacca "così mi posso muovere meglio", quelle più basse sgusciano davanti al gruppo per essere in pole position. Le strateghe si posizionano dietro, calcolando le traiettorie del bouquet. Ed è solo l'inizio. Una volta scagliato il proiettile inizia la guerra.

Il bouquet sembra dirigersi in direzione di Fayaway
che si trova però la strada sbarrata dalla mia testimone - la più agguerrita di tutte -  (qui il suo punto di vista sulla giornata e sul fattaccio-bouquet).
Intanto il mazzo di fiori sfiora le mani di una mia cugina di secondo grado. Faccio appena in tempo a registrare l'immagine nella mente, perchè la testimone le salta addosso - l'avevo detto che era agguerrita - e dopo una breve ma intensa colluttazione emerge vincitrice con il bouquet in mano. La cugina di secondo grado è basita, io pure. La testimone in seguito sosterrà di aver preso per prima il bouquet e di averlo solo difeso dalla cugina II.

Il tempo ha dimostrato chi fosse la legittima destinataria del bouquet. La testimone continua il suo fidanzamento, tranquillizzata dal fatto che se ha piegato il destino fino a farsi cadere il bouquet in mano, prima o poi piegherà anche il suo ragazzo.
Cugina II - le cui mani, ricordiamolo, hanno sfiorato per prime i fiori- ha annunciato il suo
imminente matrimonio.
Si sposa perchè è incinta.
E' incinta di tre mesi
quindi un mese dopo il mio matrimonio, quindi il bouquet era proprio per lei.
Insomma, il destino è destino, signora mia.


Oh, dimenticavo: Cugina II si sposa perchè è incinta di tre mesi.
Ma non si sposa con il suo fidanzato degli ultimi anni.
Si sposa con il suo nuovo fidanzato. Lui ha 23 anni, lei 34.
Stanno insieme da tre mesi.
Signora mia
.

 
 
 

signora a chi?

Post n°168 pubblicato il 26 Gennaio 2010 da jo_march1979
 

Da quando mi sono sposata - o meglio, da quando sono sopravvissuta al giorno più felice della mia vita -, amici, parenti e vaghe conoscenze chiedono a intervalli brevi e regolari: "Allora, com'è essere sposata?".
La domanda mi spiazza sempre un po'.
E' vero, sono passati solo quattro mesi e il matrimonio è uno dei pochi eventi che davvero ti cambiano la vita.
In realtà però io mi sento perfettamente uguale a 'prima'. Giusto un po' più tranquilla, visto che non devo più pensare a invitati-bomboniere-pubblicazioni-confetti-antipasti-velo. Sì, ho cambiato casa e vivo con un uomo: ma fu più scioccante andare a vivere da studentessa fuorisede a Napoli con una pugliese.
Piuttosto, mi sembra che sia cambiata la percezione che gli altri hanno di me, come se il cambio di stato civile mi avesse creato intorno un leggero alone di matronale rispettabilità.

Tipo: i regali.
A Natale che cosa regali a una ragazza devota alla Feltrinelli e a Christian Dior? una crema viso miracolosa o l'ultimo Isabelle Allende, facile. Fino all'anno scorso.
Quest'anno, alla medesima credente di Estee Lauder si regalano tovaglie da tavola. Con strofinacci in tinta, ovviamente. Ché dai dettagli si vede la vera padrona di casa, signora mia.

 
 
 

Trasloco

Post n°167 pubblicato il 27 Dicembre 2009 da jo_march1979

Casa nuova, nome nuovo: qui su blogspot. Stessa me, comunque. Se vorrete, vi aspetto sul nuovo blog.

 
 
 

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