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17 MARZO 2015, IL SUD È OCCUPATO DA 154 ANNI

Post n°1597 pubblicato il 17 Marzo 2015 da kayfakayfa

Oggi 17 marzo 2015 si festeggiano i 154 anni dell'unità d'Italia. Oppure l'avvenuta occupazione del Regno delle Due Sicilie da Parte dei Savoia, fate voi.

Personalmente non ho nulla da festeggiare. Sono orgoglioso di essere un uomo del sud Italia, quel sud Italia tanto inviso e vituperato da milioni di italiani rappresentati in parlamento da un partito razzista e secessionista qual è la Lega Nord che oggi si scopre improvvisamente nazionalista tanto che il suo segretario Matteo Salvini, lo stesso che alcuni anni fa fu sorpreso a cantare in maniera irridente contro i napoletani puzzolenti, che voleva istituire nel capoluogo meneghino mezzi pubblici con carrozze solo per gli immigrati, oggi sta facendo propaganda politica al sud per accaparrarsi i voti dei meridionali che fino a ieri offendeva sfacciatamente, reiterando quanto fecero i “piemontesi” all'epoca dei Borbone per accattivarsi le simpatie di quelle stesse genti che avrebbero poi sterminato e affamato senza scrupoli una volta ricevuto il loro appoggio per portare a termine l'occupazione del regno di Napoli.

Tutto ciò sembrerebbe paradossale eppure l'azione politica di Salvini, malgrado sia contrastata in loco dall'ostruzionismo dei movimenti filo-borbonici e meridionalisti, è giustificata da quella decina di migliaia di voti che la Lega Nord raccolse al sud nelle passate elezioni politiche. Un risultato elettorale quanto mai inatteso, ma che ripropone in chiave moderna la causa che generò la fine del Regno delle Due Sicilie, ossia l'ingenuità (?) di tanti cittadini del sud che all'epoca dei Borbone dettero credito alle promesse dei piemontesi i quali, in cambio dell'appoggio delle popolazioni locali alla loro causa, promisero ai villani e ai galantuomini Terra e Libertà. Disattendendo alle proprie promesse una volta che i Borbone furono cacciati da Gaeta, imponendo un rigido regime fiscale che immiserì le terre del sud e quegli illusi che avevano dato credito alla loro parola, tartassandoli più di quanto non avvenisse sotto i Borbone; dando origine al brigantaggio che fu una vera e propria resistenza contro l'invasore piemontese anziché un movimento criminale come da sempre la storia ufficiale tende a presentarlo.

In virtù di quanto sopraddetto i vari “eroi” risorgimentali - Garibaldi, Cavour, Mazzini per citare i più famosi - assumono le mediocri fattezze di criminali e traditori al soldo dell'Inghilterra interessata a mettere fuorigioco i Borbone per imporre il proprio dominio navale nel mediterraneo al fine di estendere le proprie brame colonialiste, e intenzionati a espropriare le casse del Regno delle Due Sicilie, all'epoca terza potenza economica europea, per rimpinguare quelle povere del Piemonte.

A riguardo, soprattutto nel corso degli ultimi quarant'anni, s'è sviluppata una letteratura revisionista sempre più documentata finalizzata a fare luce e ridare dignità ai popoli del sud saccheggiati e trucidati dai piemontesi in contrapposizione alla storia ufficiale che continua a osannare Garibaldi i suoi mille e i Savoia come liberatori del sud Italia dal giogo borbonico.

Basterebbe citare un titolo per tutti, Terroni di Pino Aprile edito da Piemme, o le pubblicazioni delle edizioni controccorrente per renderci conto di come e quanto sia sviluppato l'argomento questione meridionale visto dalla parte degli “sconfitti”.

Essendo la storia, quella ufficiale che leggiamo sui libri di scuola, scritta dai vincitori, è ovvio che l'occupazione del sud Italia da parte dei Savoia fosse illustrata come una pagina eroica indicata con il termine epico di risorgimento.

In realtà essa fu una vera e propria invasione di uno stato nei confronti di un altro stato sovrano con il vigliacco appoggio di ministri e generali borbonici che si vendettero al nemico per poi riceverne riconoscenza, come fu il caso del Ministro degli Interni borbonico Liborio Romano, successivamente eletto Ministro degli Interni del primo governo italiano, il quale non si fece scrupoli di scendere a patti con la camorra affinché appoggiasse le truppe garibaldine, nominando successivamente camorristi in ruoli chiave della politica meridionale nazionale per ripagarli dell'aiuto che avevano dato nel facilitare l'occupazione piemontese nel regno di Napoli.

Ancora oggi sono vivi nella memoria locale gli eccidi perpetrati dalle truppe piemontesi nei confronti delle popolazioni meridionali. Tra i più tristemente famosi quelli di Casalduni e Pontelandolfo.

A 154 anni dalla dichiarazione dell'Unità di Italia, il mezzogiorno d'Italia è tutt'ora in arretratezza rispetto al resto del paese. E non certo per ignavia dei suoi abitanti. Seppure sono trascorsi un secolo e mezzo da quei tragici eventi, la questione meridionale è quanto mai viva. Lo testimoniano l'eterna incompiutezza della Salerno-Reggio Calabria, la molte tratte ferroviarie del sud non ancora elettrificate, l'alto tasso di analfabetismo e, soprattutto, la dilagante disoccupazione giovanile in queste zone, gli indiscriminati abusi edilizi con il tacito assenso delle autorità locali in luoghi naturali di una tale bellezza invidiatici da tutto il mondo, l'incondizionato potere della criminalità organizzata che in queste zone del paese può definirsi un governo ombra all'opera dietro le quinte delle istituzioni ufficiali, in grado di condizionare la politica sia a livello locale che nazionale al pari di un “puparo” che muove i pupi.

Sono trascorsi 154 anni dalla dichiarazione dell'Unità di Italia eppure sono tante le discrepanze che tuttora separano il Nord dal Sud senza che la politica faccia realmente qualcosa per sanarle. Tanti sono gli impegni verbali che in quasi due secoli il governo centrale si è assunto nei confronti del sud perché fosse al passo con i tempi con il resto del paese. Ma poi, quando è il momento di passare dalle parole ai fatti, si scopre che le parole sono il pretesto per mettere in atto sulla carta piani avveniristici per veicolare al sud una quantità immensa di denaro pubblico che scompare senza lasciare alcuna traccia, lasciando incompiute opere la cui utilità già era discutibile al momento della progettazione.

Se proprio vogliamo festeggiare, commemoriamo quegli uomini e quelle donne che patirono soprusi, umiliazioni, che morirono per difendere le loro terre da un invasore che la storia ufficiale si ostina a presentare come eroici liberatori ai quali sono state dedicate piazze e monumenti ma che in realtà erano raffinati strateghi e criminali di guerra!

 

 
 
 

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