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L'amore ha il potere di fissare il passato in eterno presente.... Questa frase, annotata su un quaderno all'inizio del romanzo, è il tema conduttore della storia d'amore tra il giovane Kayfa e Miryam, donna matura e d'esperienza, che lo inizierà alle gioie e alle sofferenze dell'amore. Immersi in uno scenario da favola, facendosi scudo di una barriera di bugie e verità che metterà a rischio i loro affetti più cari, i protagonisti vivranno la loro passione senza freni con la complicità del mare e dell'intimità della casa di lei. Fondamentale la figura di Omar, pescatore egiziano con un intenso vissuto alle spalle, che attraverso la propria esperienza aiuterà Kayfa a districarsi nei meandri della mente e del cuore per avviarsi sul proprio cammino esistenziale.
Messaggi del 11/08/2016
Post n°1725 pubblicato il 11 Agosto 2016 da kayfakayfa
Se qualcuno nutrisse dubbi in merito alla natura democratica dell’attuale maggioranza di governo, grazie al riassetto – ma forse sarebbe meglio dire, al repulisti - attuato in Rai con le nomine dei nuovi direttori di rete e dei Tg, unitamente alle chiusurae di alcuni programmi di approfondimento giornalistico, VIRUS, o alla sostituzione dei loro conduttori, Giannini a BALLARò, perché non in sintonia con Renzi e il renzismo, tali dubbi si sono tramutati in amare certezze. Per carità, nulla di trascendentale. Qualunque governo ha sempre gestito a proprio vantaggio le nomine dei vertici di viale Mazzini per assicurarsi che i Tg e i talk show avessero un’impronta editoriale filogovernativa per accattivarsi attraverso il mezzo mediatico le simpatie elettorali dei cittadini; trasmettendo via etere dell’operato del governo un’immagine idilliaca, seppure in assoluta dissonanza con la realtà. Puntando sulla credenza popolare, tuttora in auge, secondo cui la televisione dice solo verità, figurasi quella di Stato! Stupisce che a compiere questo riassetto filogovernativo nella TV di Stato sia proprio un governo guidato da chi in passato auspicava i partiti fuori dalla RAI, e vedeva in internet una valida alternativa a quella vecchia e stantia della televisione per rivolgersi direttamente ai giovani che, a suo dire, sono il domani del paese. Purtroppo per costui e per i suoi sodali ciò sarebbe valso se nel Paese , in opposizione al centrosinistra, sarebbe esistito solo il centrodestra ormai orfano(?) di Berlusconi. Poiché in Italia nell’ultimo quinquennio si è affermato una terza realtà politica – mi riferisco al M5S - soprattutto grazie alla presuntuosa sottovalutazione della politica di vecchio stampo, la quale, invece di studiare attentamente il fenomeno e la sua crescita, solo perché il padre fondatore del movimento era un comico, Beppe Grillo, lo derideva con disprezzo, ipotizzando che si sarebbe presto sgonfiato essendo la politica una cosa seria, non un varietà. Quella stessa presunzione le si è ripercossa contro come uno tsunami: prima alle ultime politiche dove il M5S si affermò come primo partito di maggioranza relativa; quindi, dopo la debacle delle europee, dove, grazie alla magica trovata di Renzi, da poco nominato Premier, di far trovare in busta a milioni di italiani 80 euro, il Pd doppiò il M5S, le ultime amministrative hanno visto la vittoria di 19 ballottaggi su 20 del M5S che ha addirittura sconfitto i candidati del PD a Roma e, a sorpresa, a Torino, imponendosi come forza politica prossima a governare, legge elettorale permettendo. Tenuto conto che per la comunicazione il M5S non si avvale dell’ausilio politico di canali televisivi né di quotidiani – Il Fatto Quotidiano, da molti considerato schierato con il M5S, spesso lo critica o mette in evidenza aspetti che lo penalizzano come fu per le consulenza non dichiarate dell’allora candidata sindaco di Roma Virginia Raggi tanto da meritarsi gli elogi del PD e di tutti gli altri partiti avversi al M5S e allo stesso quotidiano diretto da Travaglio – ma solo del blog di Grillo, dei social network tipo facebook e twitter, del sostegno di alcuni intellettuali come Dario Fo che non si fanno scrupoli di divulgarne pubblicamente le idee e appoggiarne le politiche. E, soprattutto, del contatto diretto con la gente attraverso l’installazione nelle piazze di gazebo in cui è facile trovarvi illustri rappresentati del movimento nonché importanti cariche istituzionali lì presenti allo scopo di parlare direttamente alla gente per spiegarle le proprie politiche e cosa non va in quelle del governo. Se ora Renzi e i suoi, da sempre schierati per le innovazioni tecnologiche, in vista del referendum autunnale per confermare o meno per la riforma costituzionale varata dalla Boschi, sentono a loro volta il bisogno di lottizzare la RAI per garantirsi il sostegno del mezzo mediatico pubblico quando a settembre inizierà la campagna elettorale per il Sì appoggiato da Renzi, e per il No delle opposizioni, addirittura nominando direttore artistico di Radio Rai Carlo Conti il quale non avrebbe perso tempo a far cadere su Radio 2, l’emittente satirica per eccellenza della RAI, la mannaia delle censura proponendo la chiusura di alcuni programmi, lo spostamento di altri su Radio Uno; costringendo alcuni protagonisti a uscire di scena perché contrari ai suoi diktat prorenziani, significa che il Premier, preso atto della scoppola elettorale delle ultime amministrative e che, contrariamente agli appelli suoi e di Napolitano – gesto anticostituzionale - affinché gli italiani disertassero il referendum sulle trivellazioni, circa 15 milioni andarono ai seggi e 13 milioni votarono No, è ovvio che avendo Renzi personalizzato il referendum costituzionale come un voto pro o contrario al suo governo, dichiarando che se avessero vinto i No si sarebbe dimesso – capito l’errore, ha poi fatto retromarcia – non stupisce che abbia anteposto il vecchio modo di fare politica a quello che auspicava quando non era ancora né leader del Pd né Presidente del Consiglio; rispolverando la lottizzazione della Rai per assicurarsi che in futuro dai media pubblici si diffondano solo voci inneggianti alla propria grandezza e a quella del governo in modo da convincere gli italiani a votare Sì alla riforma costituzionale fortemente voluta da Giorgio Napolitano, come Renzi stesso ha affermato alcuni giorni fa dal palco della Festa dell’Unità di Bosco Albergati in provincia di a Modena. Tenuto conto che i programmi Rai, in particolare i TG, sono seguiti da persone anziane, mentre i giovani tendono sempre più a seguire le reti private e a informarsi sui social e su internet, viene spontaneo chiedersi se, come in tanti ipotizzano, la figura del rottamatore che contraddistinse in passato Renzi al punto che in molti vi riconobbero il modello ideale per il nuovo leader del centrosinistra italiano al punto da sceglierlo come Segretario del Pd, non era solo una maschera indossata dall’ex sindaco di Firenze per far presa sull’elettorato, per poi “tradirlo”, una volta eletto leader del Pd, e assurgere a Palazzo Chigi in maniera molto discutibile. Indimenticabile il suo astag su twitter ENRICO STAI SERENO diretto al Presidente del Consiglio Enrico Letta per tranquillizzarlo dalle insistenti voci secondi cui Renzi stava meditando di farne cadere il governo per prenderne il posto. Poche ore dopo quel twitt il governo Letta cadde perché il Pd di cui Renzi era, ed è tuttora, il Segretario gli tolse la fiducia. Renzi fu nominato Premier! Riposto nel dimenticatoio l’impegno di tenere i partiti fuori dalla Rai per assicurarsi un'emittente pubblica sottomessa al proprio volere pur di raggiungere l’obiettivo iniziale, l’approvazione della riforma costituzionale; l’obiettivo ulteriore prevede l’accentramento nelle proprie mani e in quelle di quanti gli succederanno alla guida del governo del potere assoluto, svuotando di senso la funzione del Parlamento; rendendo di fatto l’Italia una Repubblica Presidenziale. Ovviamente in tutto ciò non ci sarebbe nulla di male se Renzi e i suoi, in particolare il Ministro Boschi, pur di convincere gli italiani a votare Sì alla riforma costituzionale, non si farebbero scrupoli di attribuirle proprietà terapeutiche quali sconfiggere il terrorismo o far risparmiare 500 milioni all’anno da investire nel fondo povertà. Peccato che i conti della Ragioneria di Stato, dunque dello stesso governo, smentiscano Renzi e il suo Ministro. C’è da presumere che, dopo aver visto l’esito del referendum tenutosi a fine maggio in Gran Bretagna che ha sancito l’uscita del Regno Unito dall’Europa, con conseguenti dimissioni del Premier Cameron che lo aveva premesso in campagna elettorale e successivamente promosso, creando non pochi problemi all’UE, ripensando all’affermazione del grande intellettuale, Renzi non abbia deciso di rivolgersi a chi guarda la televisione, considerandolo capace di intendere e di volere rispetto a chi si nutre di internet. Dimostrando in questo modo di pensarla come coloro, tra cui Napolitano, che, a seguito del voto britannico, condannarono la decisione di Cameron di delegare ai cittadini la facoltà di scelte così importanti come quella della brexit che, secondo loro, dovrebbero essere esclusivo appannaggio di chi ha le competenze per compiere decisioni simili, la politica. Piaccia o no, in democrazia si dà voce a tutti, anche agli imbecilli, con buona pace di Eco. Se davvero fosse che la mamma dei cretini è sempre incinta e questi intasano internet, se Renzi spera che, lottizzando la Rai, al referendum vinceranno i Sì, si sbaglia di grosso. Su internet, e non solo su internet, il popolo del No è in continua ascesa, cretino più cretino meno. Sarebbe meglio se in prossimità del referendum Renzi si inventasse un’altra magia come quella degli 80 euro a ridosso delle elezioni europee. Contrariamente a un vecchio spot pubblicitario, non è detto che Rai voglia dire davvero DI TUTTO, DI PIU’.
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