Da diversi mesi non sto più scrivendo. Avrei molte cose da dire ma resto muta di fronte ad un susseguirsi di eventi che mi lasciano senza parole mentre una marea di riflessioni si affastella nella mia mente.
Ma oggi non posso tacere perché la ribellione che è in me è diventata incontenibile … e il mio silenzio si è tramutato in urlo. Un urlo di rabbia, di dolore, di rivolta.
Oggi molti migranti di Rosarno sono stati messi su alcuni autobus e sono stati trasferiti altrove, molti altri se ne stanno andando via in fretta e furia per paura … una paura che si legge visibilmente nei loro occhi e nel tono delle loro parole … fuggono per non essere presi a fucilate o a sprangate da chi fino ad ieri li ha sfruttati riducendoli in uno stato di schiavitù e costringendoli ad una vita degradante e disumana. A Rosarno si è scatenata la caccia al negro … perché i negri non devono osare di chiedere diritti ma devono restare invisibili e sottomessi. A Rosarno si bruciano le case che ospitano extracomunitari in regola con i permessi di soggiorno … e al TG ho sentito addirittura affermare che non hanno diritto alle case “perché loro nelle case non ci sanno stare” …
Rosarno terra di Calabria, quella stessa Calabria che fino a non molti anni fa ha visto i propri figli emigrare in massa nel mondo intero in cerca di un lavoro che consentisse di sopravvivere. Rosarno sembra aver perso la memoria.
Ma io ricordo.
Io ricordo la miseria di questa mia amatissima terra. Allora ero bambina ma molte cose mi sono rimaste nella mente e nel cuore. Indelebili.
Io ricordo il dolore di chi era costretto ad emigrare ed il dolore di chi restava perchè non sapeva se avesse potuto mai riabbracciare chi andava via … e partire era un po’ come morire.
Io ricordo le valigie di cartone legate con lo spago e le lacrime dei contadini che venivano a “licenziarsi” (che da noi significa salutare prima di partire).
Io ricordo che si faceva di tutto per poter andare altrove a cercare lavoro perché qui, in Calabria, si faceva la fame.
Io ricordo che la miseria esistente era tale che le mamme più povere supplicavano il Patronato scolastico per ottenere l’accesso alla mensa per i propri figli in modo da poter assicurare loro almeno un pasto al giorno.
Io ricordo bambini e ragazzi cresciuti lontano dall’affetto dei loro genitori, partiti per poter dare un futuro migliore ai propri figli … ragazzine rimaste a fare da mamme ai fratelli minori … ragazzine private della loro infanzia.
Io ricordo innumerevoli matrimoni per procura fatti al solo scopo di poter andare in America.
Io ricordo che la stragrande maggioranza dei nostri emigrati, pur di poter mandare i soldi a chi era rimasto a “casa”, ha vissuto gli stessi disagi ed ha sofferto le stesse umiliazioni dei migranti che oggi si trovano a Rosarno.
Io ricordo tantissimi vecchi contadini che venivano da mio padre per farsi leggere (a quel tempo c’era ancora molto analfabetismo) le lettere scritte dai loro figli che erano andati negli Stati Uniti o in Canada, o in Australia, o in Germania … era sempre una gran festa quando arrivava la posta: i loro occhi brillavano ma sui loro volti c’era anche molta ansia per la paura di brutte notizie … e non mancava mai la commozione al pensiero che si poteva morire senza avere la possibilità di rivedere una persona cara.
Io ricordo la gratitudine fortemente sentita e dimostrata quando venivano a casa mia per farsi scrivere le lettere da mandare ai propri figli o mariti o fidanzati.
Io ricordo che perfino nella civilissima Torino erano esposti cartelli in cui era chiaramente scritto che non si affittava ai meridionali … e in molti locali della Svizzera o della Germania era vietato l’ingresso agli italiani …
Tutto questo è sofferenza ed io la ricordo.
Ed è per questo che mi è insopportabile vedere che questa mia terra che ha tanto sofferto, questa mia terra che conosce benissimo il terribile dramma dell’emigrazione, questa mia terra che ha versato tante lacrime e che è intrisa del sangue di suoi figli uccisi all’estero per xenofobia o morti per condizioni di lavoro disumane, sembra aver dimenticato che un giorno non molto lontano gli “africani” eravamo noi (come direbbe Gian Antonio Stella) … e riserva a chi è venuto qui per sopravvivere, la stessa violenza e lo stesso trattamento razzista che altri hanno usato contro i nostri emigrati.
Questa terra è la mia terra ma vorrei tanto che questa mia terra avesse maggiore memoria perché oggi sta tradendo se stessa e sta dando uno schiaffo alla sofferenza subita dalla sua stessa gente.
Avrei voluto vedere almeno una parte degli abitanti di Rosarno scendere in piazza accanto ai migranti perché questo significa non solo solidarietà ma anche lotta per i diritti umani, ribellione alle logiche mafiose che sfruttano e tengono in schiavitù gli “africani” e lotta per l’affermazione della dignità dell’uomo sempre ed ovunque.
E l’immagine degli extracomunitari costretti a fuggire per paura di essere aggrediti o uccisi è, per me, intollerabile. Come essere umano, ma soprattutto come figlia di una Calabria che porta ancora le ferite dell’emigrazione e che gronda del sangue delle vittime della ‘ndrangheta, la solitudine dei migranti è la mia solitudine, le loro lacrime sono le mie lacrime, la loro rabbia è la mia rabbia, il loro dolore è il mio dolore, la loro richiesta di giustizia è la mia richiesta di giustizia, la loro ribellione alla ‘ndrangheta è la mia ribellione alla ‘ndrangheta.
“Dovremmo reagire a ciò che è accaduto a Rosarno interrogandoci” ha scritto oggi Moni Ovadia. Concordo.
Io ricordo. Io mi ribello. Dobbiamo ricordare. Dobbiamo ribellarci. Tutti.
Sono appena tornata da una lunga permanenza nel Mali..
ho letto sui giornali e una grande nuvola nera mi è scesa sul cuore, ma sapevo che qui avrei trovato le parole giuste. Grazie!
A voler ricordare la situazione di Rosarno non è nuova: è da anni che Medici senza Frontiere la definiscono “emergenza umanitaria”.
Nel dicembre del 2009 sul loro sito scrivevano : “ sfruttamento sul lavoro, scarso accesso alla salute, alloggi totalmente inadeguati ed episodi di violenza costituiscono la realtà quotidiana degli stagionali in quest'area”..
Ma si è preferito non vedere per poter dire di non sapere… o peggio per poter ancora una volta annunciare giri di vite contro la clandestinità, perché nella concezione “solidale” di questa Italia sempre più strana, gli unici responsabili di ogni male sono loro i migranti sfruttati ogni giorno da un lavoro che comincia all alba sui campi e va avanti per tutto il giorno per un'intera giornata e per poco più di 20 euro.
Che pretendono in fondo… sono clandestini, non hanno il fatidico, burocratico pezzo di carta e allora possono anche permettersi di non pagarli…
Ma poi si accorgono che sono uomini che hanno il vizio di rendersi visibili, che hanno ancora il coraggio e la dignità per protestare… e allora i “bravi cittadini” si svegliano dal lungo sonno che gli ha impedito di vedere come vivevano questi nuovi schiavi e si indignano..
Verrebbe da pensare che saranno accanto ai migranti che si ribellano anche contro quella ndrangheta che la fa da padrona, ma no!!!
Nessun ascolto, nessuna comprensione, nessuna voglia di uscire dal gioco perverso e allora si sceglie la strada più facile e si riprende a dormire…
Le mie sono piccole parole a caldo, con la sofferenza di chi torna e ritrova ancora la stessa nube nera che ammanta questo splendido cielo...
Tuttavia, finchè leggerò le tue parole e quelle dei tanti che stanno mostrando anche il retro della medaglia, penserò che ancora si può fare e che è sempre importante esserci.
Notte buona e quieta, mia cara :*
Non dobbiamo, però, commettere l’errore di generalizzare. La mia rabbia oggi è tanta ma nello stesso tempo trovo che sia molto bello ed importante sapere che a pochi chilometri da Rosarno ci sono Riace, Badolato e Caulonia che rappresentano l’altro volto della Calabria in quanto portano avanti una importante azione di accoglienza ospitando moltissimi profughi.
In particolare il Sindaco di Riace (che ha subìto anche intimidazioni mafiose) ha affermato: « Ero arrabbiato, è la politica dei paesi ricchi che creano una situazione tanto difficile che spinge la gente a partire dal loro paese. Sono vittime. Non ero ancora sindaco ma con il mio migliore amico, adesso morto, abbiamo voluto impiegarci per aiutare questi sfortunati. Non assisterli ma trovargli lavoro, case, condizioni di vita decenti e ci siamo messi a sognare. Mentre Riace Marina è affolata durante la stagione, Riace Superiore la parte antica del comune si é addormentata, vuotata dei suoi abitanti partiti a lavorare al Nord o sistemati sul lungomare. E se questi profughi ci aiutassero a svegliarla? Che le vie si animassero, che le imposte si aprissero di nuovo, che si sentisse gente parlare e ragazzi ridere…… . »
A Riace ci sono curdi, serbi, eritrei, iracheni ed i loro bambini parlano anche il calabrese.
diceva un tale: "addà passà a nuttata"...
diciamo noi: - vabbè... purchè non sia troppo lunga... -
mia cara, so che il tuo cuore non si spaura e mantiene inalterati la sua forza e la sua capacità di indignazione e di denuncia, mescolati con il grande amore per questa umanità dolente che ci circonda...
Grazie a a risentirci presto :))