Creato da bal_zac il 21/10/2011

FUORI SERIE

Pensieri non convenzionali, forse

 

 

Vox populi

Post n°41 pubblicato il 08 Novembre 2012 da bal_zac
 

Magia delle parole... Meraviglia dei colori... Ora capisco perché gli addetti al marketing sono chiamati creativi. Sono davvero dei piccoli maghi. Altro che Harry Potter & Co. Riescono a trasformare la realtà più semplice in un mondo fantastico. Sfogliando un qualsiasi dépliant di auto, alla pagina dei colori, si ha l'impressione di varcare la soglia di un tempio: bianco banchisa, blu tempesta, rosso Babilonia, vapor greygrigio hurricane... Wow, che poesia! L'altro giorno sono andato a ritirare lo scooter che mi aveva piantato in asso (batteria ormai out). Al momento di saldare il conto ho sentito un cliente commentare il colore di una moto nuova, appena targata, pronta per essere consegnata: "Niente male quel colore castoro bagnato". Di sicuro non lavorava nel marketing.

 
 
 

Naftalina blues

Post n°40 pubblicato il 01 Novembre 2012 da bal_zac
 

Io e una tarma abbiamo amato lo stesso maglione. E' stato un amore impossibile.

 
 
 

Kitsch d'autore: la genesi

Post n°39 pubblicato il 28 Ottobre 2012 da bal_zac

Erano giorni che mia figlia mi tormentava: "Papà, voglio una sveglia!" Beh, sorvoliamo sull'indicativo presente, nonostante tutto era ed è rimasta una personcina molto educata. Tutte le sveglie viste fino a quel momento (molte, troppe) erano orride, più cariche di un altare rococò e decisamente troppo seriose. Avevano inoltre un altro grosso difetto: non piacevano a mia figlia. Così il tormentone si è trasformato in supplizio: "Papà, voglio una sveglia!"
Un bel giorno, in un  centro commerciale, dopo l'ennesima richiesta delusa, la commessa arrivò con uno strano oggetto in mano e un'indecifrabile espressione sul viso. Per mia figlia è stata come la folgorazione di San Paolo sulla via di Damasco, in altre parole: amore a prima vista! A niente sono valsi il mio scetticismo di fronte a tanto orrore, la mia allergia al kitsch (ero vicino allo shock anafilattico), i miei infiniti tentativi di dirottare l'acquisto verso altre sveglie tutte bruttissime, ma decisamente più accettabili. 
Niente da fare, la mia rampolla è rimasta inflessibile. Al mio sguardo implorante e imbarazzato, a quello della commessa che si vergognava quanto me, lei opponeva solo felicità assoluta. La nuova sveglia era sua! 

 
 
 

Kitsch d'autore

Post n°38 pubblicato il 24 Ottobre 2012 da bal_zac
 

sveglia

Proust mordeva le sue madeleines e faceva un tuffo nel passato. A me basta una mail. L'altro ieri mia figlia mi ha scritto. In realtà la sua missiva assomigliava piuttosto a un sms inviato per sbaglio via posta elettronica. Cinque parole in tutto:"Guarda cosa sto per buttare", con tanto di foto allegata. Non ci potevo credere! Stava per eliminare un pezzo di modernariato pop oltre che di storia famigliare. Colorata, sgargiante e rigorosamente di plastica, quella sveglia avrebbe fatto la delizia di Andy Warhol. Roba tosta quell'arnese! Nemmeno la fantasia più perversa dell'artigianato low cost cinese riuscirebbe a concepire un oggetto simile. Ma cos'ha di così temibile una semplice sveglia per bambini? Beh, messa così niente. In realtà quel piccolo divanetto rosso su cui giace un gatto, vicino a un gomitolo di lana, suscita al massimo scene di tenerezza patinata da "Mulino Bianco". Ma provate a farlo suonare. Vi verranno in mente le scene più spaventose di "Full Metal Jacket".

 
 
 

Scandali fa rima con sandali

Post n°37 pubblicato il 27 Settembre 2012 da bal_zac
 

Chissà perché, a pensare allo scandalo della Regione Lazio (ma vale anche per i rimborsi elettorali del tesoriere leghista) mi vengono in mente solo mare, barriere coralline e coloratissimi pesci tropicali. Sarà probabilmente per i nomi dei protagonisti: Fiorito, Belsito. Tutti nomi pieni di suggestione. Il primo è bucolico, profumato, quasi ecosostenibile. Il secondo emana bellezza, come i versi di Baudelaire: "là, tout n'est qu'ordre et beauté, luxe, calme et volupté". Peccato che a vederli, la poesia svanisca e ad ascoltarli, peggio ancora, salga l'incazzo. Così torno al mio mare, alle mie barriere coralline e ai miei pesci coloratissimi.

 
 
 

Tutti per uno...

Post n°36 pubblicato il 07 Luglio 2012 da bal_zac
 

Con la Guascogna non c'entrava nulla, anzi. Il passerotto D'Artagnan era sempre vissuto a Cascina Gobba, tra gli alberi (pochi in verità) immmersi nella nebbia della periferia milanese. Un passero come tanti se non fosse per quel nome altisonante. Ma lui se lo meritava tutto. Generoso, simpatico, spaccone e sempre pronto a sfoderare la sua passione per le sfide impossibili. Chi sentiva pronunciare per la prima volta il suo nome rimaneva stupito dal contrasto tra l'alto lignaggio suggerito e la misera stazza del giovane pennuto. Chiamarsi D'Artagnan ed essere un passero richiede infatti un minimo di portamento. Invece era un passerotto qualunque: mingherlino, quasi sottopeso e con le penne perennemente scaruffate. A vederlo suscitava compassione.

Ma il cuore, quello sì era grande! Un giorno, per dire l'ultima, si librò alla massima velocità a lui consentita per soccorrere un collega. Lo vedeva da lontano, gracilino, male in arnese, davvero misero alla vista. "Arriva D'Artaganan, amico, niente paura". E si fiondò. PAF! Spiaccicato su una lastra di plexiglas dell'autostrada, vicino alla sagoma nera di un rapace. Questa è la triste storia di D'Artagnan, passero noto per il suo coraggio, un po' meno per la sua sagacia. Se non fosse mancargli di rispetto verrebbe da dire: tutti per uno e uno... per nessuno.

 
 
 

Paese che vai, milonga che trovi

Post n°35 pubblicato il 03 Luglio 2012 da bal_zac
 

Un vecchio conduce un carro. E' solo. Ha lo sguardo triste di chi ha vissuto e visto troppo. Il viaggio è lungo e il paesaggio desolato. Solo il cigolio delle ruote del suo mezzo riesce a sovrastare il silenzio che lo circonda. Al vecchio piace quel suono. Lo intrattiene, gli fa compagnia. E solo lui può sapere quanto ne ha bisogno. Molti anni prima durante i suoi spostmenti riusciva a pensare a qualcosa, non dico a sognare, ma qualche cosa gli occupava la mente. Ora non più. Adesso quel suono sgraziato e lamentoso gli rende sopportabile la solitudine di un viaggio in mezzo al niente. Sono le immagini che nascono nella mia mente quando ascolto la canzone "Los ejes de mi carreta" resa nota da un cantautore argentino ormai scomparso, Atahualpa Yupanqui. Il testo narra di una realtà dura, difficile e amara. Come la voce di Atahualpa. Probabilmente anche Vinicio Capossela si è lasciato catturare dalla rude bellezza di quella canzone e ne ha tratto "Abbandonato". Ascoltala, Atahualpa. Non ti rivolterai nella tomba.

 
 
 

Notturno

Post n°34 pubblicato il 24 Giugno 2012 da bal_zac
 

Strana sensazione quella prima di addormentarsi. Si mollano gli ormeggi della coscienza per spiccare una sorta di volo senza sapere se sarà un dolce planare o una precipitosa caduta libera. Forse è per questo che da piccolo non prendevo sonno se prima non avevo messo un paracadute sotto il cuscino.

 
 
 

Gracias a la vida

Sono una decina. Entrano in scena tutti insieme. Non hanno la stessa età, anzi. La più giovane ha una ventina d'anni. Alta. Slanciata. Flessibile. Sembra che abbia fatto solo ginnastica nella sua breve vita. Mi ricorda un fenicottero. Il maggiore avrà da poco superato la trentina. Sono tutti alunni di una scuola di recitazione che si esibiscono per la prima volta in pubblico. C'è tensione in sala. Ad un tratto si animano, si muovono, invadono il palcoscenico. Spettacolo corale questo. Anche se non mancano gli assoli. C'è un disegno in quel caos apparente. In ordine sparso ognuno racconta uno spezzone di vita, della propria vita. Ora tocca e lei. Parla della sua camera. Del mondo che è stato rinchiuso nella sua camera. Dei mobili blu, di legno, che lei stessa aveva scelto a suo tempo, fa sapere al pubblico. Racconta di una scrivania che attraversava tutta la larghezza della stanza. Gli oggetti, si sa, hanno spesso un destino che non è quello per cui sono stati creati. La sua scrivania era diventata un gigantesco piano di appoggio. Attraversava tutta la stanza come attraversava la sua vita. Ogni centimetro segnava un qualche momento del suo recente passato. E quei giocattoli, libri, bambole, quaderni e disegni erano diventati le nervature di un tronco tagliato in due, sulle quali si può leggere l'età e il tempo che passa. Ma quella stanza così satura di passato le occupa il presente. Lei invece vuole vivere. Qui. Ora. Subito.

 

 
 
 

Splendori e miserie

Post n°32 pubblicato il 30 Maggio 2012 da bal_zac
 

karl marx

L'altra mattina al parco ho incrociato Karl Marx in bicicletta. L'ho riconosciuto immediatamente. Non dalla sua barba da patriarca ma per un motivo meno nobile e più prosaico: bestemmiava tutti i santi del paradiso. Una contraddizione se si pensa che è stato l'uomo che ha innalzato l'ateismo a rango di religione. Mi chiedevo quale fosse il motivo di tanta rabbia. La crisi economica? Oppure la classe operaia proletarizzata da una finzanza impazzita? Macché. Non gli funzionava l'iPod!

 
 
 

E' la tv, bellezza!

Post n°31 pubblicato il 16 Aprile 2012 da bal_zac
 

Rosi Mauro

Simpatia, antipatia. Mi piace, non mi piace. Se la tira, non se la tira. Lo spettatore diventa binario quando guarda la televisione mentre il piccolo schermo, che piccolo non è più, semplifica, banalizza, deforma tutto e tutti. In un'intervista sono pochi i registri utilizzati dal pubblico per capire l'intervistato di turno. Si tenta di conoscere la persona. Un po' meno ciò che dice. Moltissimo come lo dice. Per niente ciò che è. Se ha la battuta pronta guadagna punti. Se è simpatico, magari anche telegenico, il credito gli è assicurato. Non importa se chi parla è un imbonitore, un politico navigato, un attore, un pagliaccio o un emerito imbecille. Alcuni intervistati sembrano ondeggiare tra le cinque categorie, altri si specializzano in una soltanto, altri ancora le cavalcano tutte. Ma se strappa un sorriso o un applauso il gioco è fatto. Promosso! Anche se poi quando sei solo, a schermo spento, ti assale un dubbio. Ma cos'ha detto veramente? O peggio: non ha detto niente.

 
 
 

L'Ariosto fa il cameriere

Post n°30 pubblicato il 14 Aprile 2012 da bal_zac
 

Pane e tulipani

"L'apparenza lo penalizza" diceva un cerimonioso Bruno Ganz in una scena del film Pane e tulipani. Fernando, il personaggio interpretato da Ganz, spiegava a una svampita casalinga pescarese, Licia Maglietta alias Rosalba, che il divano che le stava proponendo per la notte, in realtà, era un buon divano. Eppure a guardarlo riuscirebbe solo a garantire sonno leggero, incubi a volontà, oltre a una molla nella schiena e a un torcicollo assicurato al risveglio. Ma, come diceva giustamente l'attore tedesco, quel mobile dall'aspetto ingrato svolgeva egregiamente il suo compito: dare ristoro a un corpo esausto. Mi piaceva la battuta, mi piaceva il curioso modo di esprimersi di Fernando, così come mi piaceva l'atmosfera tra il tenero e il surreale che permeava tutto il film. Ma non voglio lasciare il lettore di passaggio su queste note nostalgiche. Anche in questo post l'apparenza è ingannevole. Meglio dunque scuotere l'atmosfera con un invito (sempre rubato ai dialoghi del film): non vorrei sembrarle precipitoso ma se ci dessimo del tu?

 
 
 

La Lega si slega

Post n°29 pubblicato il 06 Aprile 2012 da bal_zac
 

Belsito, Bossi

Belsito. Parlarne male ora è diventato come per il calcio: un dovere. Per i più arrabbiati anche un piacere. Già il nome è tutto un programma e se solo una decima parte delle accuse rivolte all'ex tesoriere del Carroccio si rivelasse vera ci sarebbe da trafiggerlo con l'indignazione oltre che con una sentenza del giudice. A vederne le foto poi spunta la voglia di rispolverare vecchie teorie lombrosiane: con quella faccia un po' così... Sì, lo so, ho smesso le vesti del giustiziere bon ton per indossare quelle che mi suggerisce la rabbia e la sensazione di essere stato preso per i fondelli. Di questi tempi faccio fatica a reggere il ritmo, perché queste si stanno esaurendo: troppo frequenti le occasioni in cui si devono manifestare. E il fatto che non nutra nessuna simpatia per la Lega, non placa il mio malessere. 
Ho appena sentito alla radio delle dimissioni di Bossi. Non mi stupiscono, anzi me le aspettavo. Non così presto però. Quali ricordi serberò del grande capo della Lega? Fondamentalmente tre: i suoi squisiti francesismi, l'eleganza innata e la raffinatezza di pensiero. In fondo il saldo è positivo. Povera Italia!

 
 
 

Ma tu chi sei?

Post n°28 pubblicato il 08 Marzo 2012 da bal_zac
 

Escher, gli amanti

Fantastici, stralunati, singolari o spassosi: sono i nick dei blogger. Alla sterminata prateria del web non manca proprio nulla. Men che meno l'estro personale. In fondo c'è spazio per tutti lungo questa nuova frontiera, versione 2.0. Ma se i nomi sono di fantasia le persone che scrivono sono ben reali e quindi perfettibili, come me. Nonostante io sia soltanto un blogger adolescente, mi sono accorto che alcuni lettori non fanno distinzione tra realtà, virtualità e realtà trasfigurata per un utilizzo pubblico. Se non si è un maledetto esibizionista, narcisista o un individuo in terapia psicoanalitica costretto a tenere un diario liberatorio e introspettivo, e si è invece una persona più o meno normale (nel senso statistico), ci si guarda ben bene dal raccontare i fatti propri o, se lo si fa, lo si fa in modo indiretto, mettendoci un po' di distanza e d'ironia. Un lettore un giorno mi ha scritto in messaggeria: ma tu chi sei? Gli ho risposto: che importanza ha se ti dico un nome piuttosto che un altro? Leggimi, se ne hai voglia. La mia immagine si mette a fuoco leggendo i vari post ed è molto più nitida di una semplice foto, di un profilo di facciata o di un nick fantasioso. 

 
 
 

Come stai?

Post n°27 pubblicato il 01 Marzo 2012 da bal_zac
 


Mi sento come Giovanna D'Arco che fugge terrorizzata perché le si avvicina uno zingaro chiedendole: hai da accendere?

Mi sento come il figlio di Guglielmo Tell che sente il padre bofonchiare mentre prende la mira con la balestra: ma dove cazzo avrò messo gli occhiali?  

Mi sento come il vecchio cameriere di un ristorante a cui Dracula fa l'ordinazione. Mi raccomando - si lascia sfuggire il conte, sadico e sornione, scandendo bene le parole - il filet mignon lo voglio al sangue.

Beh, abbastanza bene, direi. Grazie.

 
 
 

Lost in translation

Post n°26 pubblicato il 17 Febbraio 2012 da bal_zac
 

formaggio, forma

Esiste un bestiario amoroso fatto di nomignoli e vezzeggiativi liberamente ispirati al mondo animale. Esiste anche uno stupidario umano, altrettanto fantasioso ma decisamente più fornito e spesso divertente. Quando lo si lascia a briglia sciolta e questo raggiunge una sua massa critica, allora lo stato dell'arte si tocca con un dito. E' il caso del MIUR, sigla astrusa che sta per Ministero dell'Istruzione, dell'Università e della Ricerca che, con una gaffe da Guinness, ha inondato il web di buon umore. E non è poco.

Conscio probabilmente del suo provincialismo il MIUR ha pensato bene di tradurre in inglese un documento tecnico dal titolo un po' noiosetto "Dalle pecore al pecorino, tracciabilità e rintracciabilità di filiera nel settore lattiera caseario toscano", in un ben più divertente e goliardico "From sheep to doggy style", letteralmente, "dalla pecora alla pecorina". In un batter d'occhio si è passati dal formaggio a una posizione sessuale. Lapsus? Reflusso ormonale? O semplicemente traduttore google? E se l'espressione in questione suscita in voi brividi di indignazione, sappiate che i siti a luci rosse sono la fortuna della rete proprio perché il loro pubblico è numeroso. Quanto il bestiario amoroso. Ma molto meno dello stupidario umano.

 
 
 

Il bello, il brutto e il cattivo

Post n°25 pubblicato il 12 Febbraio 2012 da bal_zac
 

calzini

E' blu! No, è nero. Macché, quello è grigio scuro! A ogni bucato scatta la battaglia contro i calzini. Altro che guerra fredda, quella è caldissima, a sessanta gradi e senza esclusione di colpi. Non a caso il giorno di bucato il mio sguardo si fa implacabile. Come nei duelli tra protagonisti di spaghetti western. Certo, quelli di Sergio Leone si svolgono sotto un sole omonimo mentre i miei, molto più domestici, sono meno luminosi. Ma non per questo meno temibili. Ne sa qualcosa la mia amica Giovanna che indovina sempre dalla mia espressione facciale i giorni di bucato.

Ma cos'hanno di così terribile i calzini? Tutto! Si assomigliano, si perdono, non si accoppiano mai al momento di stenderli, si nascondono, si ribellano, si attorcigliano e altri cento difetti ancora. Ho provato a comperare calzini dello stesso colore ma chissà per quale fenomeno le 10 paia diventano dispari. E poi c'è sempre quello che sfoggia un bordino più grande o le cannette di diversa larghezza. Ho anche tentato di rimediare allo stress da calzino, comperando un manipolo di pinzette colorate che dovrebbero - così sostiene il dépliant pubblicitario - tenerli appaiati in un matrimonio perfetto, almeno per tutta la durata di un ciclo di lavaggio. Niente da fare: il calzino ha l'anima ribelle e ce n'è sempre uno che vuole fare l'eroe e lo ritrovo, quando lo ritrovo, stecchito ma pulito, appiccicato alla parete di quel tunnel della morte ché è il tamburo della lavatrice. E quando ne scorgo l'esile ma profumata presenza una punta di sadismo si fa strada sul mio sorriso: hehehe, ti ho beccato!

 
 
 

Un bel silenzio...

Post n°24 pubblicato il 01 Febbraio 2012 da bal_zac
 

Adriano Celentano

Il Molleggiato cigola un po'. Il personaggio che per anni ha tenuto il pubblico con il fiato sospeso con i suoi interminabili silenzi questa volta fa rumore. Anzi, fa un baccano infernale. Non tanto con la sua voce, ma con i retroscena della sua prossima comparsata a Sanremo. E' iniziato immediatamente il balletto delle cifre riguardanti l'ammontare dei compensi e il numero delle apparizioni. Si parla di un contratto con varie opzioni. Celentano si presenterà all'Ariston una, due o tre volte, magari canterà anche oppure si lancerà in uno di quei monologhi soporiferi capaci di stendere un nervosetto come Alex Britti nonostante i suoi 7 mila caffè. Insomma è tutto ancora in alto mare (e con molti scogli). Anche sul compenso si favoleggia: le cifre oscillano dai 350 mila ai 700 mila euro o giù di lì.

Non voglio ora lanciarmi nella classica filippica contro i compensi stratosferici tipici del mondo dello showbiz, che stridono con le difficoltà in cui versano molti italiani, e di altre amenità buoniste da far schizzare in alto glicemie troppo politicamente corrette. In questo bailamme di non-decisioni, di incontri, di mezze notizie apparse sui giornali, ne spunta una che, se confermata, suscita perplessità. Pare che Adriano Celentano sia una persona generosa, una di quelle che mia nonna avrebbe descritto come "uno-con-un-cuore-grande-così". Il cantante avrebbe deciso di devolvere il suo cachet in beneficenza. Ancora una volta mia nonna interverrebbe: la beneficenza si fa in silenzio, non la si annuncia in conferenza stampa. E soprattutto: non si discutono i compensi per poi, vedendo che l'accordo non è possibile, ripiegare sulla beneficenza, come se fosse una seconda scelta. La generosità non fa mai parte di un piano B. Per favore, Adriano, sii meno Lento e un po' più Rock. Come ci avevi insegnato a fare tu.

 
 
 

Zac_pensiero

Post n°23 pubblicato il 31 Gennaio 2012 da bal_zac
 

A volte mi piace stare da solo perché non serve parlare, mi capisco sempre al volo.

 
 
 

Amistad

Post n°22 pubblicato il 19 Gennaio 2012 da bal_zac
 

Ci sono persone che vedo spessissimo mentre con altre parlo solo poche volte l'anno. Sarebbe inesatto pensare che le prime appartengano alla mia cerchia di amici e le seconde alla mia periferia sociale. Nei rapporti umani non esiste il sistema metrico come non esistono automatismi. Questo per dire che l'amicizia è spesso frutto di una bizzarra  alchimia che rifugge da leggi matematiche.
Tre anni fa ho conosciuto una persona ed è nata un'amicizia. Niente mi spingeva a fare la sua conoscenza, nemmeno l'humus professionale comune. Ora sono come il Piccolo Principe che aspetta la visita della volpe. E puntuale arriva una mail, una telefonata, un sms surreale. Di cosa parliamo? Di tutto e di niente. Con leggerezza. Intravedo già un sorriso malizioso sulle labbra del lettore e anticipo la sua domanda. No, non c'è niente di tenero. Deluso, forse? Io no. Perché, come il Piccolo Principe, ora ho la mia volpe.

 
 
 

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