La differenza sostanziale tra i verbi ser (essere) e estar (stare), è che il primo indica una condizione permanente, come essere umani per esempio, mentre il secondo determina una condizione in qualche modo transitoria, come l’essere belli. E gli spagnoli sono molto rigidi nel fare questa distinzione. Un madrileno, per esempio, non dirà mai soy enamorado (sono innamorato), come invece direbbe un giovane spasimante italiano, piuttosto affermerà estoy enamorado (sto innamorato), perché considerano l’amore una condizione temporanea, a priori. Il verbo estar, naturalmente si usa con tutti gli altri sentimenti, ma anche nella condizione della morte.
Tutto ciò, normalmente, provoca nello studente italiano un certo sconquasso filosofico perché, forse per la prima volta in vita sua, si trova a dover chiaramente catalogare le cose che passano da quelle che, al contrario, restano. La nostra lingua in questo un po’ ci coccola, nascondendoci la verità prima che lei giunga contundente per conto proprio.
Non vi allarmate dunque se, dopo aver letto queste righe, vi scoprirete a pensare: “sto con te?” o “sono con te?”, “sto male?” o “sono male?”, “sto vivo?” o “sono vivo?”.
Passa subito.
Messaggi di Aprile 2015
Post n°1400 pubblicato il 29 Aprile 2015 da non.sono.io
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Post n°1399 pubblicato il 22 Aprile 2015 da non.sono.io
E’ tardi. Nel vagone ci sei solo tu. Così stendi le gambe, ti afferri la nuca e rilassi il collo. Chiudi gli occhi, tiri un lungo sospiro poi, nello stesso modo in cui scatti incontrollato un attimo prima di addormentarti, ti tasti nervoso le tasche per verificare ci sia tutto. E c’è tutto. Ti rilassi. Mancano appena due fermate poi ti ritrovi a casa, sotto le coperte, al caldo, al sicuro, alla monotonia che protegge. E non desideri altro che rallentare il tempo. Per questo dormi poco: per ritardare l’arrivo del domani. Il tuo sguardo annoiato perlustra gli angoli sudici del vagone, sorvola i pezzi di giornale abbandonati sui sedili e prova a decifrare gli scarabocchi inutili sulle pareti. Poi le porte si aprono, ma non entra nessuno. Guardi fuori pigramente appena attratto dal nuovo spettacolo, però c’è solo la mancanza ad attendere la metro questa sera. |
Post n°1398 pubblicato il 13 Aprile 2015 da non.sono.io
Poi, guardando la televisione, ho scoperto l’amore. Che bello l’amore. Lei gli fa: “Patrick ti amo come non ho mai amato nessuno”, e Patrick: “Baciami, stupida”. E lei lo bacia. E si amano. Chiudono gli occhi, sembrano concentrati su qualcosa che gli altri non possono vedere, e stanno bene. Per lo meno Jennifer e Patrick. |
Post n°1397 pubblicato il 09 Aprile 2015 da non.sono.io
Come l’ultima volta che vedi l’angolo della strada della vecchia casa, e su quel muretto c’era una scritta con la vernice, ma non ricordi cosa. L’ultima volta che osservi le scaglie di matita cadere da un temperamatite, dopo la ricreazione. L’ultima volta che vedi quel tizio che passava sempre lì a quell’ora, o quella modella sul cartellone tutte le mattine per la strada del ritorno. L’ultima volta che poi da quella volta in quel locale non ci sei andato più, come l’ultima volta che poi da quel giorno non l’hai pensata più. E l’ultima volta che le hai visto la schiena nuda, l’ultima prima dell’ultima sigaretta insieme. Pure l’ultima volta che hai composto quel numero, e l’ultima volta che ti sei ricordato del suo compleanno. L’ultima volta prima che le melanzane non le digerisci più, che l’ultimo sorso tanto non lo reggi più. L’ultimo ci vediamo prima di un addio, l’ultima battuta di una sera che è stata l’ultima che hai passato così. L’ultima volta che sei sceso a quella fermata, l’ultima volta che hai spento l’ultima sigaretta. Come l’ultima volta che ci hai provato e chissà sia stata proprio l’ultima. Come l’ultima parola prima di un nuovo anno. |
Post n°1396 pubblicato il 08 Aprile 2015 da non.sono.io
Ci sono dei puntini sul soffitto e una linea scura, che posso vedere solo io, li unisce. La Voce che Parla alla mia Destra mi intima di alzarmi, quella che Parla alla Mia Sinistra dice che è inutile alzarsi se non ti aspetta nemmeno un abbraccio. Allora faccio proseguire la linea oltre la finestra, lascio che superi il giardino, poi i palazzi fino a quando arriva in un posto mai visto. La Voce che Parla alla Mia Sinistra dice che è qui che devo aspettare. C’è un tavolino di formica e una sedia vuota. Sul tavolo un piatto di pasta burro e alici, davanti una parete piena di puntini da unire. |
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