Creato da Signorina_Golightly il 23/06/2014

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Applico alla vita i puntini di sospensione...

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Messaggi di Luglio 2019

13,18

Post n°931 pubblicato il 24 Luglio 2019 da Signorina_Golightly
 

Amici, sono felice!
Quando qualcuno mi chiederà quando sono stata felice, queste ore appena trascorse saranno nell'elenco.
Nelle ultime settimane la mia caparbietà a continuare a sognare di poter essere creativa è andata di pari passo con lo scoramento per un mondo, del lavoro in primis, che mi lascia fuori come a dirmi che non posso fare altro che lavorare in una catena di montaggio da ufficio.
E forse è così, forse rimarrò per sempre a fare l'impiegata frustrata, anzi la finta impiegata.
Ma in questo ultimo mese mi sono arrivati tanti segnali per andare avanti con le mie passioni. Forse sono soltanto io che voglio vedere questi segnali, ma che importa in fondo?
A cominciare dalla cartomante che senza che io proferissi verbo mi stese le carte sotto gli occhi, iniziando con "sei creativa. Smetti di inviare cv: fa quello che sai fare!", continuando con la conoscenza di una ragazza che mi ha portato a scrivere il mio primo articolo (testi e fotografie mie!) che spero mi pubblicheranno entro il mese, finendo con ciò che da qualche ora mi ha dipinto un sorriso ebete sul viso...
Per una sequenza incredibile di coincidenze, mi sono trovata a scrivere ad un importante giornalista-scrittore, o almeno importante secondo me. Non gli ho parlato delle mie passioni: si parlava dell'argomento di un suo libro, della sorte lavorativa degli attuali quarantenni. Avevo accennato alla mia insoddisfazione, senza parlare delle mie aspirazioni (non mi sento così importante da occupare il tempo di uno sconosciuto parlandone).
Bene, mi ha risposto. Ok, carino. C'è di più: mi ha risposto dicendomi quel che mai avrei pensato di sentirmi dire, quel che non avevo neppure chiesto. Insomma, mi ha riempito di complimenti per come scrivo.
Mi veniva quasi da piangere. E' una vita che cerco di convincere me e il mondo che in me c'è della creativa, che vorrei potermi esprimere con la fotografia, la scrittura, la musica e il disegno. Ma sembra che nessuno attorno a me lo creda possibile. E in fondo neppure io credo di averne la stoffa. 
E sapere che c'è una persona del settore che lo crede, be', è il più grande incoraggiamento che potessi ricevere.
Felice pappa-time!

 
 
 

13,17

Post n°930 pubblicato il 23 Luglio 2019 da Signorina_Golightly
 

E' uno di quei momenti in cui questo blog per me rappresenta una boccata d'aria pulita.

La parola d'ordine è compressione. In ufficio, per una serie quasi infinita di inefficienze di vari personaggi, mi è scoppiata in mano una bomba di lavoro, secondo me impossibile da smaltire nei tempi richiesti.

Questo significa che sto lavorando tanto come tempo e tanto come intensità. La sera torno a casa che sono uno straccio bagnato e pure demoralizzato perché non importa quel che concludo in giornata; al mattino si riparte con molto più lavoro da smaltire del giorno prima.

Come svuotare l'oceano con un bicchiere.

La cosa che più mi avvilisce è che questo modo di lavorare e di intendere il lavoro da parte di chi mi obbliga a questo è contrario alla mia morale, alla mia filosofia del lavoro e della vita in genere: non organizzarsi, approssimare, fare tanto e male, e soprattutto multitasking come non ci fosse un domani.

Il che è l'esatto contrario di ciò che sto cercando di studiare e fare mio nei testi di meditazione. 

A che serve ritagliarmi dieci minuti ogni giorno per meditare, per centrarmi, per tornare alla tranquillità e all'equilibrio, quando qui dentro, in questo odioso ufficio, niente è equilibrato e sensato? E' tutto e solo un correre per fare i numeri.

Non si lavora per fare bene, ma per fare i numeri.

E allora avrebbero potuto assumere un prestigiatore! Non me di sicuro.

Senza accorgermene, complice forse anche il caldo e lo yoga, ho perso per strada un po' di chili, e se devo dirla tutta non mi fa bene: questa magrezza mi fa apparire più vecchia. E di sicuro a dare questo effetto c'è la stanchezza che non mi permette neppure di guardarmi allo specchio per farmi un tocco di colore, almeno d'estate!, alle unghie, per dire.

Ché poi chiaramente lo smalto alle unghie è una stronzata, lo so. Ma è simbolico di quanto in questo periodo non stia riuscendo a vivere.

 
 
 

15,23

Post n°929 pubblicato il 08 Luglio 2019 da Signorina_Golightly
 

 A volte è facile sopravvalutarsi ed essere convinti che siamo giusti.

In questi anni di leoni da tastiera penso di essermi confusa anche io sul mio conto, credendomi diversa da loro, certa che in una situazione reale e improvvisa io avrei saputo comportarmi nel modo giusto.

Invece ho capito che pure io mi sono fatta prendere da questa tendenza a ruggire dal pc salvo poi essere passiva e vigliacca al momento in cui serve un'azione concreta.

Ieri ero all'altro addio al nubilato, il secondo in meno di un mese.

Uscivo insieme alle altre da un pomeriggio paradisiaco in una spa di lusso dove non avrei mai pensato di mettere piede e dove quasi certamente non lo metterò più per i costi proibitivi (potrò soltanto serbare il ricordo di tanta goduria).

Tutto bene, tutte allegre, le straccione nella beauty spa. Quando uscite, assistiamo ad una scena sconcertante proprio davanti all'ingresso: un bambino (11 anni? Azzardo) credo non italiano e con un apparecchietto per l'udito veniva cacciato a male parole dal custode in livrea della spa. Riesco soltanto a sentire "vattene! ti ho detto che non devi più farti vedere qui!".

Un bambino. Mi sono chiesta perché un bambino di quell'età avrebbe voluto entrare là, e ho cercato di elaborare un quadro della situazione sulla base delle poche informazioni a mia disposizione: è un bimbo che deve aver provato più volte ad entrare; cerca qualcuno? vuole lasciare un foglio? (ne aveva uno in mano) vorrebbe chiedere la carità là dentro? è un piccolo ladro? ha un qualche ritardo cognitivo? cerca sua madre che magari lavora là?

E intanto mi volto a guardare seria il custode: troppo duro. Sta parlando ad un bambino. Qualunque ragione abbia per farlo, si trattasse anche di un ladro, è un bambino, e ad un bambino non si può parlare così. Siamo tutti responsabili di un bambino quando gli unici adulti intorno siamo noi, me e custode compresi.

Cerco di attirare l'attenzione delle altre che sono troppo allegre per badarci più di tanto. 

Per un attimo vorrei voltarmi, tornare indietro di qualche passo e chiedere al custode "che succede? qual è il problema?".

Ma vedo le altre allegre continuare a camminare, penso che non riesco a sopportare di litigare, di sentirmi prendere a male parole (ultimamente dalle persone che conosco me ne sono prese in po') dal custode, e pure io mi sento molto ebbra di piacere e poco propensa ad addossarmi un problema non mio. E colpevolmente me ne vado.

Ecco, è da ieri sera che ci penso. Penso che se il mondo va avanti è per quelli che non sono come me, che si fermano e guardano invece di continuare indifferenti, che si prendono addosso la seccatura.

Ed è da ieri sera che mi vergogno e che penso che sono ancora molto lontana dalla persona che vorrei essere.

La cosa più triste è che soltanto il giorno prima mi ero detta che sarei migliorata. Questo perché, accidenti che eventi vicini nel tempo!, venerdì ho senza volerlo ma purtroppo senza scusanti ferito un mio collega.

La storia delle nostre interazioni è lunga e costellata da frequenti litigi alternati a periodi di indifferenza, questo a causa dei nostro difficili caratteri.

Ci siamo sempre andati giù pesanti l'un l'altro, taglienti e cinici, finanche stronzi.

Ma venerdì durante uno dei nostri velenosi siparietti mi è scappata una cosa che non avrei dovuto dire. Non perché ci fosse l'intenzione, ma perché semplicemente alla mia età dovrei sapere che non si dice, punto, come non si dice ad una persona "ma sei mongola?", perché non è corretto a prescindere nei confronti delle persone con problemi cognitivi e pure perché non posso conoscere la storia dettagliata di tutti.

Insomma, ho avuto la bella idea di dirgli di farsi i fatti suoi e tornare a fare l'autistico al pc.

Frittata fatta.

Si è infuriato. E mi ha detto che sono perfetta nel dire le peggiori le cose scegliendo accuratamente su che dettaglio concentrarmi.

Ho fatto due più due: il collega ha la sindrome di asperger.

A complicare tutto c'è stata la mia reazione: riesco ad accorgermi del dolore che provoco agli altri soltanto quando mi mostrano rabbia; altrimenti non lo vedo. E' come accade agli scienziati con i buchi neri: non riescono a vedere direttamente loro, ma capiscono di trovarsi di fronte a un buco nero a causa del cambiamento del movimento degli oggetti che gli orbitano intorno.

E poi? E poi la mia prima reazione, prima che di senso di colpa per il male arrecato, è stizza per l'aggressività che mi piove addosso di riflesso. E anche questo non aiuta.

Tutto questo per dire che cosa?

Per dire che mi sveglio ogni mattina desiderando fare del bene, mentre chiudo le mie giornate non solo senza averlo fatto ma anche avendo spesso e volentieri ferito gratuitamente qualcuno in modo profondo.

Ripasso nella mente la mia storia, e riconosco amaramente che la mia lingua tagliente ha più volte fatto del male, mentre le mie mani si sono raramente prodigate per gli altri.

Dicono che la consapevolezza è la prima cosa, il primo passo per cambiare.

Ma non lo so davvero se basti.

 

 
 
 

13,20

Post n°928 pubblicato il 03 Luglio 2019 da Signorina_Golightly
 

Sono secoli che non scrivo.

Perché?

(Ci sto pensando).

Ok.

Perché sono stata presa da nuovi progetti, perché con la bella stagione sono aumentati i miei impegni mondani e perché mi sto dedicando con molto piacere allo yoga. Non mi era mai capitato prima di provare tanto gusto in un'attività fisica.

Prima mi ci dedicavo di malavoglia, segnando quasi col pennarello -1 ogni volta che raggiungevo il minimo della frequenza settimanale. 

Ora ogni volta che posso lo faccio, anche ogni giorno se mi riesce, perché mi piace, mi ci diverto, mi ci sento bene. Forse perché all'attività fisica in sé posso associare una filosofia, qualcosa che parli anche al mio spirito.

Ma parlavo di progetti...

Ebbene, ho scritto il mio primo articolo (corredato di mie fotografie) per una rivista.

Non so se verrà pubblicato: è un esperimento. La redazione vuol vedere come scrivo e fotografo. Io ci ho messo tutto l'impegno e la cura che potevo. Per l'occasione, in attesa di sostituire il mio pc portatile a manovella, ho acquistato un piccolo netbook, giusto per scrivere articoli e cercare notizie.

Mi auguro davvero sia un inizio.

Quel che posso dire è che sono stata felice di lavorarci. Vi rendete conto? Felice di lavorare. Ma quando mai mi era accaduto prima?

Così oggi sono tesa, un po' perché ieri sera ho inviato l'articolo e nessuno mi ha ancora risposto, un po' perché il periodo si è fatto di nuovo teso col maschile e le persone in generale.

Sbagliando mi sono un po' riavvicinata al fiorentino. Niente di che, però quel tanto che mi fa girare le palle nell'accorgermi che lui mi sta trattando con una vaga amica per cui non ha più interesse. Avrei davvero preferito l'oblio. Ma ora come faccio? Sparisco? Cioè, sì, è quel che voglio fare per le magre soddisfazioni che mi dà. Ma allora sarebbe stato meglio lasciare le cose come stavano tre mesi fa, cavolo.

E poi e poi...mi sono lanciata con tinder: dopo più di un anno mi sono decisa a scrivere a qualcuno, e la sera stessa (meglio così) avevamo già appuntamento. Mi ha fatto tristezza: ma come possono nascere amori in quel modo? Era peggio di un colloquio di lavoro. Quel tipo, carismatico a dire il vero, mi trattava in un modo che  me arrivava come un "dai, ti dò un'oretta di tempo per dimostrarmi che sei interessante". Mi pareva un esame!

In tutto questo lui era sgarbato, sarcasticamente sgarbato; mi ha messo profondamente a disagio scagliando giudizi impietosi sulle mie scelte e i miei gusti. Mi riempiva di domande e interrompeva puntualmente la mia risposta, insoddisfatto perché convinto di non aver bisogno di ascoltare altro, perché troppo prevedibile. Mentre lui non si è degnato nemmeno di rispondere alla mia domanda sull'età (a me però facevo il terzo grado). Dopo un paio d'ore ha voluto tagliar corto, annoiato, ed io sono andata via con l'odiosa sensazione di essere sbagliata (ecco perché oggi il tipo fiorentino ha contribuito a farmi perdere le staffe).

Ma io una cosa vorrei capire: quando Paolo Fox dice che per gli incontri è il momento sbagliato ci prende, mentre quando dice che è un buon periodo per nuove conoscenze, non succede una mazza. Io quando si è firmato questo contratto non sono stata interpellata, eh!

Vado a sfogarmi col pranzo, e stasera a teatro con le amiche.

E intanto prego che arrivi una bella risposta dalla mail...

 
 
 

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