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e, ogni giorno navigano in Internet
25 milioni di bambini e si prevede
che nel 2005 diverranno 44 milioni.
1 bambino su 4 ha almeno una volta
visitato un sito pornografico,
1 bambino su 5 ha avuto proposte sessuali.
La preoccupazione del 75% dei genitori
e' giustificata se si pensa che 2 milioni
di bambini nel mondo vivono in stato
di schiavitu' sessuale
(il giro d'affari legato allo sfruttamento
 sessuale dei bambini nei paesi
extra-europei si aggira
intorno agli 11.000 miliardi di lire).
Ma ricordiamoci che Internet non e’ un orco:
nessun filtro o accorgimento vale in ogni caso
l’attenzione di genitori e adulti responsabili,
vigili e presenti che sappiano indirizzare
i bambini ad essere in grado di selezionare,
di capire dove c’e’ pericolo e in cosa consiste.
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2° e 3° Articolo

Post n°59 pubblicato il 28 Marzo 2005 da carol042004
 
Foto di carol042004

Mobbing: quando il lavoro diventa persecuzione [2]

Nella prima parte dell'articolo ho descritto le caratteristiche del Mobbing. In questo, descriverò quali e quanto gravi possano risultare i danni che la Sindrome provoca allo stato di salute psico/fisica e le conseguenze che ne derivano a carico della persona soggetta. Più le aggressioni si prolungano nel tempo, più gravi sono questi effetti. In genere essi compaiono in varie fasi consecutive: nella prima il mobbizzato comincia a presentare malesseri di diverso tipo. Insorgono così l'insonnia, la nausea, la mancanza d'appetito. Nella seconda fase subentrano nella vittima ansia cronica e depressione.

Il soggetto mobbizzato matura vere e proprie fobie, comincia ad affidarsi ad ansiolitici e, conseguentemente, si assenta dal lavoro dandosi malato, perché si sente - ma è proprio così - dequalificato, emarginato, prevaricato, controllato ossessivamente, perseguitato disciplinarmente, isolato, offeso nella dignità, calunniato: perde conseguentemente la stima in se stesso. Tutto questo oltre a menomare la capacità lavorativa, provoca disastri emotivi, depressione e talvolta persino il suicidio. "Anna" lavorava da anni per un'amministrazione pubblica, nell'ambito della quale aveva saputo conquistarsi una posizione di primo piano. Nel corso degli anni le furono affidati compiti delicati e di responsabilità, tanto che si guadagnò la stima dei superiori diretti ed anche dei vertici amministrativi, sempre però osteggiata dai colleghi e dalle colleghe invidiosi del suo ruolo. Approfittando di una sua malattia grave e grazie anche ad un cambio di management, le furono progressivamente sottratti i compiti che le erano stati assegnati e che vennero affidati ad un altro collaboratore.

Ciò venne ottenuto circondandola di un ossessivo silenzio che assunse la forma di un muro invalicabile. "Anna" subì un "pressing psicologico" fatto di calunnie e diffamazioni, le furono negate deliberatamente informazioni relative al suo compito, venne sabotata deliberatamente l'esecuzione del suo lavoro anche con azioni illegali. Fu esclusa, boicottata, disprezzata, intimorita e minacciata, fu sottoposta ad uno stillicidio di violenze grossolane e volgari, od anche sottili e raffinate. Le fu negato il diritto di chiedere spiegazioni verbali o scritte: più ella ne chiedeva, più si manifestava una reazione decisamente ostile nei suoi confronti. Questa terribile situazione l'accerchiò man mano fino a farla vacillare, a farla sentire incapace di reagire. Cominciarono così i malesseri psicologici provocati dalle azioni negative(calunnie e doppiogioco)dei colleghi, unite alle prepotenze dei capi subite quotidianamente sul lavoro secondo un disegno complessivo assai ben costruito. Lo stato di difficoltà in progressivo aumento portò ad una "sindrome post-traumatica da stress" con conseguenze non solo percepibili sul piano personale bensì anche a livello familiare. Si produsse così una drammatica situazione di incomprensione reciproca, cui conseguirono una separazione coniugale e dei rapporti difficoltosi con i figli. "Anna" si è momentaneamente allontanata dal lavoro, distrutta psicologicamente.

Sa che la sua vita ed il suo mondo sono irrimediabilmente cambiati. Dopo un lungo periodo di forte abbattimento ha però deciso di reagire alla persecuzione. Si è rivolta, così, ad una Associazione Anti-Mobbing(ne esistono diverse), che la sostiene e la segue. Fra qualche tempo, assunte tutte le prove possibili a suo favore, presenterà una dettagliata denuncia alla Magistratura del Lavoro. Nel frattempo Anna è stata sottoposta ad indagini approfondite estese all'intera sua vita lavorativa, ed a colloqui clinici di tipo specificamente psicologico per analizzare le eventuali modificazioni delle sue caratteristiche di personalità e la natura attuale dei suoi approcci relazionali. Ha effettuato visite neurologiche con esami strumentali e accertamenti psicodiagnostici mirati sia a valutare il suo stato psichico ed i danni subiti, sia a raccogliere elementi per una diagnosi differenziale. Oltre a questi esami ha compilato questionari ad hoc che riguardano i disturbi avvertiti, le condizioni di lavoro, le caratteristiche dei rapporti all'interno del mondo dell'Organizzazione, i carichi di responsabilità, il carico mentale e fisico, i livelli di stress. Utilizzerà successivamente la documentazione acquisita per citare in giudizio l'amministrazione da cui dipende ed alla quale ella richiederà un adeguato risarcimento economico comprensivo anche delle spese sostenute, oltre al ripristino a pieno titolo nelle mansioni ricoperte prima dell'inizio della vicenda.

In termini di interesse per la Collettività Nazionale va rilevato che nel caso di degenerazione verso malattie professionali esse rappresentano un sensibile carico per la spesa della sanità pubblica. Inoltre, è stato rilevato che un lavoratore costretto alla pensione a soli 40 anni costa mediamente alla Società ben 1 miliardo e 200 milioni di lire in più di uno pensionato all'età prevista. Ma i rimedi accennati più sopra non risolvono del tutto le gravissime conseguenze che il mobbing può determinare. Il lavoratore che ne viene investito resta soggetto ad uno stress cronico che, secondo gli studiosi presenta una significativa relazione fra il suo aspetto distruttivo, consistente in una aggressività notevole che non viene espressa nè scaricata all'esterno, ed il cancro. Ed infatti gli scienziati Pauli e Renneker, attraverso una lunga ricerca sono giunti a dimostrare uno stretto rapporto tra stress e carcinoma mammario: in effetti, nel nostro organismo, quando esso è sottoposto a uno stress intollerabile e cronico, avviene un vero e proprio sconvolgimento biochimico e muscolare dalle conseguenze imprevedibili.

Un consiglio importante ai mobbizzati: tenete sempre conto che vi ti sta perseguitando è una persona disperata, insicura del suo ruolo, e di intelligenza spesso inferiore alla vostra, che quindi può essere pericolosa perché più furba di voi. E nella scelta del vostro ruolo nella vita, ricordate che ai fini della vostra salute globale, è meglio essere una piccola cosa autentica che un autentico grande bluff.

____________________________________________

Mobbing: quando il lavoro diventa persecuzione [3]

Nella prima e seconda parte ho trattato di "Mobbing", ovvero "l'assalto di gentaglia o plebaglia", dal latino "mobile vulgus", che significa appunto: "il movimento della gentaglia". Ho descritto le conseguenze psicofisiche del mobbizzato, portando l'esempio di Anna, vittima che ha subito aggressioni pressoché giornaliere che l'hanno fortemente danneggiata. Questi attacchi determinati hanno avuto la funzione di renderle impossibile la disponibilità di un'adeguata e soddisfacente area d'impiego a causa a dell'assegnazione di incarichi lavorativi insignificanti e umilianti; le è stata impedita ogni forma di comunicazione, non rendendole più possibile esprimere le proprie capacità, in modo tale da escluderla dal flusso delle informazioni ed isolandola socialmente; è stata pregiudicata la sua reputazione con calunnie, maldicenze, voci di spregio, disprezzo ed esponendola al ridicolo. Anna è stata minacciata ed intimidita anche riguardo alla sfera privata: le si è "raccomandato" quali persone frequentare, quali amicizie poteva o non poteva permettersi, è stata anche beffeggiata e presa in giro.

Ha ricevuto varie provocazioni atte a farle perdere l'autocontrollo per poter sostenere, a suo danno, "vedi come si comporta"; è stata minacciata di provvedimenti disciplinari immotivati che le avrebbero compromesso l'avanzamento nella carriera; qualsiasi cosa lei faceva le si faceva pesare una presunta inadeguatezza; non si perdeva occasione per rimproverarla ed umiliarla. Il suo lavoro è stato deprezzato, ignorato e sabotato. Ma di tutto ciò ha poche prove e pochi testimoni, perché hanno parte, in questo "quadro", anche i Side-Mobbers, colleghi di lavoro non attivi nella pratica del mobbing, ma interessati ed intimiditi spettatori, in una sorta di omertà che rende difficoltosa la prova dell'attacco. L'art. 2697 del c.c.stabilisce: Chi vuol far valere un diritto in giudizio deve provare i fatti che ne costituiscono il fondamento. Se ne deduce che le prove sono importantissime, fondamentali: solo con queste il giudice formerà il suo giudizio circa la veridicità o non la veridicità dei fatti.

E' opportuno in primo luogo rifarsi a prove documentali precise ovvero, in ipotesi subordinata, a prove raccolte a mezzo di registrazioni e fotografiche. Queste ultime, ai sensi dell'art. 2712 c.c., farebbero piena prova, fino a querela di falso, dell'autenticità del loro contenuto (ossia dei fatti e delle cose rappresentate) al pari di una scrittura privata, "se colui contro il quale sono prodotte non ne disconosce la conformità ai fatti o alle cose medesime". La pratica del Mobbing, quindi, anche in assenza di una Legge specifica, può consentire di configurare ai sensi dell'art. 2087 c.c. il danno alla personalità morale del lavoratore; per l' ex art. 2103, quello alla sua professionalità; il danno ingiusto (art. 2043); l'ex art. c.p. 56 evidenzia il delitto tentato; l'art. c.p.323 l'abuso d'ufficio; l'art. c.p.582 la lesione personale e l'art. c.p. 610 la violenza privata. Può inoltre essere invocata la legge n. 66/1966 che sanziona le molestie sessuali, quando esse si associno agli altri comportamenti persecutori.

La legge quindi già tutela il mobbizzato anche su reati di rilevanza civile e penale. Ma se esistono prove, secondo la giurisprudenza, avendo esse il valore di atti ricognitivi, in caso di disconoscimento, le stesse non potrebbero essere sottoposte ad alcun accertamento tecnico, nemmeno ai fini della difesa dalla querela di falso. Ne ha Anna, di prove, ma deve quindi stare molto attenta. Tuttavia, l'instancabile voglia di andare avanti ed un incoercibile senso della giustizia fanno di lei una persona bellicosa, disposta a non arrendersi mai, che incita chiunque a reagire alle sopraffazioni sul luogo di lavoro, perché ella crede fermamente che si può e si deve opporre il petto ai nemici e combatterli, parafrasando una canzone: "A muso duro".

Le conseguenze economiche di questo spietato fenomeno sono da considerarsi notevoli: consistono in lunghi periodi di assenza dal lavoro per malattia, ciò che comporta, per il mobbizzato, costi rilevanti causati dalla perdita di produttività e da investimenti destinati al recupero della formazione, oltre che dal protrarsi dell'assenza dal lavoro per malattia. Tutto ciò provoca perdita di professionalità e deterioramento della qualità della vita. L'intera collettività subisce danni in termini di costi sociali. In qualche caso, c'è grave rischio per la conservazione dello stesso posto di lavoro. Sono pure consistenti i possibili danni di natura medico e sociale, in quanto l'attacco comporta il ricorso sempre più frequente del mobbizzato a cure, psicoterapie e farmaci.

La diagnosi clinica di mobbing può avvenire in Day Hospital, nelle maggiori Cliniche del Lavoro. Essa consiste in un protocollo diagnostico che prevede:

  • un colloquio clinico al fine di precisamente inquadrare la personalità e i disturbi riferiti dal paziente
  • l'esperimento di test psicologici mirati all'accertamento dei disturbi lamentati
  • una visita neurologica per escludere patologie organiche
  • la compilazione di specifici questionari finalizzati a meglio valutare i fattori lavorativi pericolosi per l'insorgenza di stress, oltre alle problematiche del lavoratore sia personali che correlate al mondo del lavoro.

Un consiglio che è facile trovare anche in rete: Ricordate che il vero significato di "successo nella vita" è legato ai seguenti parametri di base che sono sempre svincolati dal giudizio altrui:

  • scoprire la propria "vocazione"
  • acquisire la capacità di saper cogliere ed esprimere le nostre idee e attitudini personali
  • saper utilizzare efficacemente le nostre risorse personali in qualsiasi contesto sociale
  • individuarsi in mezzo agli altri e sapere interagire con tutti
  • nella scelta del tuo ruolo nella vita, ricorda che ai fini della tua salute globale, è meglio essere una piccola cosa autentica che un autentico grande bluff.



Clo

 
 
 
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