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« Messaggio #92 »

Post n°93 pubblicato il 27 Dicembre 2005 da Silentvoid
Foto di SilentvoidMINUETTO II … YOUR TRUTH, MY TRUTH, MY BEER, BUDDHA, JESUS AND A LITTLE BIT OF GOLDEN RATIO...

Ehilà…
Dai, facciamo due passi, che ci raccontiamo un po’ di cose.
Ti voglio parlare da animo ad animo. Ora più che mai. Non farti ingannare dal mio aspetto. Non sono quello che sembro. E nemmeno tu.
Vedi, io ti osservo. Tu continui a diventare triste, arrabbiato, ansiosa. Improvvisamente, dal nulla…tutto stava andando bene, quando qualcosa scatta e diventi triste. Poi svanisce, ma magari di sera torni triste, e comunque la cosa continua a ripetersi. Perché accade?
L’esistenza intera sta celebrando questo preciso istante. E tu, dove sei tu? Eh, lo vedo che hai il tuo bel daffare, ma, ehi, quando vuoi, se vuoi, la mia mano è tesa, lo sai…
Trova la tua caratteristica principale…che ne so, avidità, rabbia, sesso, gelosia, curiosità, dolcezza, malinconia, o qualcosa d’altro. Prova a scoprire qual’ è il centro attorno al quale si muove la maggior parte dei tuoi pensieri, dei tuoi stati d’animo. Lì è dove accade.
Essere presenti, ora, qui! Occorre solo e unicamente questo. Non devi cambiare nulla, e anche se ci provassi non ci riusciresti.
Hai provato a cambiare molte cose dentro di te. Beh, quante volte hai avuto veramente successo? Quante volte hai deciso che non ti saresti più arrabbiata? Cosa ne è stato della tua decisione? Il punto è che quando arriva il momento ricadi nella stessa trappola: ti arrabbi (ma è solo un esempio), [ti reinnamori], e poi, quando la rabbia se ne è andata, torni a “pentirti”. E’ diventato un circolo vizioso: fai talvolta quello che non vorresti, che non senti tuo, poi te ne penti, e quindi sei di nuovo pronto a ricaderci.
E’ che nemmeno durante la riflessione sul dove tu abbia sbagliato, sul disagio che hai provato, nemmeno col senno di poi (che, qualcuno disse, è una scienza esatta) sei presente, e dunque ogni “pentimento” non è altro che uno strascico del dolore, del disagio, dell’errore.
Ecco perché non accade nulla. Fai sforzi in continuazione, rinnovi costantemente le tue promesse interiori, ma non accade nulla di sostanziale; sei sempre uguale.
Per carità, io ti trovo meravigliosa, non cambierei nulla, tieni conto che io non chiederò mai a nessuno di cambiare, ma mi sembra che tu non sempre ti percepisca così.
E allora qualche volta vorresti cambiare.
Ma non accade.
Non che tu non ci abbia provato abbastanza, ci hai provato in continuazione, a dire il vero, ma ogni volta hai più o meno fallito.
Perché, “mia” adorata, “mio” adorato, non è una questione di sforzo. Uno sforzo maggiore non servirà.
E’ questione di stare attenti, non di sforzarsi. Il tentare fa parte del non riuscire, il cercare fa parte del non trovare.
Se stai attenta, molte cose cadranno da sé, non devi essere tu ad abbandonarle.
Più ti parlo e più mi accorgo che dovrei dirti davvero tante cose. Quanto mi piacerebbe stare con te un pochino di più.
Ho tanta di quella musica da ascoltare assieme, sapessi. Ecco, cinque minuti fa ascoltavo un album che titola “Music for bondage performance”, di un artista giapponese che non si può ascoltare sempre, ma che ha di certo del genio. Ah, riflettevo sulla sezione aurea. Che numero misterioso. Ne parlai con Pitagora, a suo tempo.
Voglio dire, una proporzione che in natura e nell’arte si ripropone di continuo.
Ma divago.
Che sei bella.
E allora faccio confusione, scemo io.
La verità non può essere né vecchia né nuova, è sempre la stessa. Il tempo, you see, non fa alcuna differenza.
La verità che il Buddha ha raggiunto è la stessa che io ho raggiunto. E’ la stessa che tu raggiungerai. E’ una sola.
Ma il linguaggio del buon Siddharta Gautama non è più adeguato. Il mio lo è un pochino di più. E’ perché egli parlava nel V secolo a.C. a un diverso tipo di persone, di società, di menti. Naturalmente doveva usare un linguaggio che quelle persone dovessero capire.
Io parlo a un altro tipo di mondo, un altro tipo di persone, a un’altra epoca; devo parlare un linguaggio diverso.
Il vino è lo stesso, solo la botte è diversa.
Se insisti con l’antico, insisti con qualcosa di morto. Se ti ci aggrappi, ti aggrappi al passato. Ogni tempo ed ogni epoca devono scoprire da soli la verità.
Devono trovare il modo di esprimerla, danzarla, celebrarla.
Ogni epoca deve riscoprire la verità: è sempre la stessa, ma deve essere continuamente riscoperta.
E, lasciatemelo dire, povero Gesù. Quando ho conosciuto lui e la sua ragazza, era un ragazzo meraviglioso. Conosceva la stessa verità.
Beh, che discorsi, certo che faceva sesso, mica era scemo. Talvolta mi spronava persino, insomma, che dessi un pochino da fare anche io…ma questo è un altro discorso. Fatto è, che ad un certo punto spunta questa chiesa che proprio con lui centra poco o nulla. Lui era consapevole, e persone inconsapevoli hanno trasformato i suoi sorrisi in morta pietra. Ma anche questo è tutt’altro affare, e so che più di qualcuno di lì e di qui non gradisce che io parli di cose così.
Per non parlare del demonio. Abbiamo un tacito accordo di non interferenza. Anche se so che alcune cose che ho fatto lui non le gradisce affatto.
Mica mi credo, quando dico queste cose, eh?
E’ che credere, ma lo sai, proprio non mi serve a nulla.
Davvero vorrei parlarti, per farti vedere che non ho raggiunto nulla di nulla. Insomma, se avessi raggiunto qualcosa potrei fermarmi, e invece no. Mi diverto troppo.
Come dici, che dicevo poco fa di aver raggiunto la verità? Lo vedi? Non legarti alle mie parole, che quando leggi divengono le tue parole. Io non comunico con le parole, ma attraverso di esse, e mi devo contraddire, altrimenti mi accorgo che ti allontani da me, che ascolti le parole, e non quello che dico. E invece, prima o poi, capirai che non devi dar troppo conto alle forme che uso per parlare con te. Perché sto parlando con te, e tu vi sei poco abituata, perché quasi nessuno parla più con TE, con TE davvero, tutti parlano con altri tu, con le tue maschere, con i tuoi abiti, con la tua posizione o con quello che da te vorrebbero. Ma chi parla più con TE? Oramai quasi nemmeno tu ci parli più.
Io sì. E spero che potremo parlare a lungo.
Ah, sto lavorando a delle nuove canzoni, verranno proprio bene, da come promettono.
Sto ascoltando il nuovo Korn, non facile, e appena sentito i Diary of Dreams.
Ora devo accompagnare un mio amico dottore in filosofia a caccia di soggetti da intervistare per uno studio che sta facendo.
Lo porto in un locale dove credo che troverà i suoi target.
Dove nel frattempo mi ubriacherò.
E poi devo pure andare a suonare.
A proposito, e la cena?
mmm…
sì, tu, ragazzo “mio” che leggi, sei una bella persona…

Ma, tu, sì, tu, quanto bella sei tu?
Lo vedi che non me lo sai nemmeno dire, se ci pensi davvero?

(faccio linguaccia)
 
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