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26 aprile: a vent'anni dal disastro di Cernobyl

Post n°155 pubblicato il 26 Aprile 2006 da Boycott
 

   La notte del 26 aprile 1986 due esplosioni, una dietro l’altra, al reattore della quarta unità di Cernobyl causarono il rilascio di 11 miliardi di miliardi di Baquerel di radioattività, un valore 30 miliardi di volte superiore alla dose massima utilizzata per terapie radiologiche di tumori: 6 pompieri, 24 dipendenti e 31 liquidatori morirono per effetto delle radiazioni. Ci vollero10 i giorni per spegnere gli incendi, e 130.000 abitanti dei 76 villaggi furono evacuati nel raggio di 30 km dalla centrale. La centrale di Cernobyl ha cessato la sua attività il 15 dicembre del 2000, ma ancora oggi le conseguenze sono gravissime. Il fall-out radioattivo, infatti, ha interessato oltre 1500 chilometri quadrati di territorio tra Bielorussia, Ucraina e Russia, coinvolgendo più di 3 milioni di persone.

A ottobre 2005 nel continente europeo erano presenti 204 reattori nucleari, con una potenza netta elettrica installata di 171.997 MWe, mentre 8 nuove unità erano in costruzione, per potenza netta elettrica installata di 7.930 MWe. Nei Paesi dell’Unione Europea, nel 2004, il 35% dell’elettricità era generato dall’energia nucleare: Francia in testa con il 78%, seguita da Belgio (55%), Svezia (52%), Germania (31%). La produzione di elettricità dall’energia nucleare ammontava al 72% in Lituania, al 55% nella Repubblica Slovacca e al 38% in Slovenia, che si accingevano a entrare nella Ue.

La produzione di energia nucleare, così come anche la fabbricazione di armi atomiche e la loro dismissione, comporta un accumulo di materiale fissile altamente radioattivo. I processi che vanno dall’estrazione dell’uranio, alla sua trasformazione e al cosiddetto decommissioning, cioè lo smantellamento degli impianti nucleari, rappresentano operazioni che implicano tutte problemi di sicurezza poiché prevedono passaggi delicati che possono rilasciare notevoli quantità di residui radioattivi e che rappresentano l’eredità non certo gradita dell’utilizzo del nucleare. Soprattutto se, come spesso accade, questi materiali non sono nemmeno adeguatamente custoditi. Tutto il processo, dall’estrazione alla produzione di uranio per le centrali atomiche fino alla dismissione degli stessi impianti, è scandito dunque dalla “generazione” di materiale radioattivo, e cioè dalla produzione di rifiuti. A seconda della concentrazione di radioattività e del tempo di decadimento si parla di rifiuti a bassa (decadimento nell’ordine di alcuni mesi o al massimo qualche anno), media (decadimento nell’ordine di centinaia di anni) e alta (decadimento in migliaia di anni) attività.

Riguardo alle quantità prodotte, si calcola che attualmente nel mondo ci siano più di 250.000 tonnellate di rifiuti altamente radioattivi in attesa di essere sistemati in siti di stoccaggio. Nel 2015 secondo i dati Aiea saranno prodotte 400.000 tonnellate, mentre intorno al 2050 l’accumulo, considerando una debole attività legata all’utilizzo del nucleare, ammonterà a un milione di tonnellate. Al di là di questo problema legato alla sistemazione, esiste anche la necessità di rendere inutilizzabile il materiale fissile di scarto per la possibile costruzione di bombe. Questa operazione non sempre è praticabile e necessita di ulteriori trattamenti. Sono circa 80 (ma destinati ad aumentare) i depositi di scorie nel mondo. La maggior parte di questi, per non dire quasi tutti, sono depositi superficiali in grado di ospitare rifiuti radioattivi a bassa (Dss) o a media (Dsi) attività. In sintesi si può tranquillamente affermare che non esistono ad oggi soluzioni concrete al problema dello smaltimento dei rifiuti radioattivi derivanti dall’attività delle centrali o del loro decomissioning. Lo stesso si può dire del problema del terrorismo globale che ha fatto diventare gli impianti nucleari degli obiettivi sensibili e che fa aumentare sempre di più il rischio di trafugazione di materiali radioattivi e della proliferazione di armi a testata nucleare.

Il 5 maggio alla Sala Lucchi in zona Stadio di Verona ripeterò l'incontro sulla "Spesa intelligente".

Sostengo anch'io in maniera aperta la candidatura di Rita Borsellino alla presidenza della Regione Sicilia...una donna che da fastidio sia alla destra che alla sinistra...quindi è la persona giusta.

"Questo Mondo alla rovescia ci insegna a subire la realtà invece di cambiarla, a dimenticare il passato invece di ascoltarlo e ad accettare il futuro invece di immaginarlo. Vediamo di vivere e lavorare per un mondo 'altro' ".

 
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