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Messaggi del 06/07/2006

Perchè è importante il voto sull'Afghanistan?

Post n°216 pubblicato il 06 Luglio 2006 da Boycott
 

   E siamo alle solite: l'Unione è divisa. Ma no?! Il problema è se rinnovare il finanziamento delle truppe in Afghanistan o meno. Perchè è così importante rimanere lì?
   Per lo stesso motivo per cui uno ti butta un sasso che ti spacca il finestra e poi si offre per riparartela a patto che tu paghi. L'uomo occidentale si è inventato un'altra macchina diabolica per far soldi senza migliorare la situazione. La ricostruzione post-bellica dell’Afghanistan, un business da 15 miliardi di dollari. Soldi nostri, soldi dei contribuenti occidentali, soldi che escono dalle casse degli Stati "donatori" per finire in appalti a multinazionali occidentali "ammanicate" con il potere politico, le quali, invece di spenderli per ricostruire e aiutare l'Afghanistan, se li intascano. Non è un caso che gli Stati Uniti, tramite USAID, siano il più grande donatore, con 3,5 miliardi di dollari. «La priorità non è il progresso dell’Afghanistan, ma l’apparenza di questo progresso», ammette Peggy O’Ban in maniera sfacciata e vergognosa, portavoce di USAID. «Non importano i risultati, importa ad esempio dimostrare che il governo Karzai è un buon governo»
   L’appalto era per 533 scuole e cliniche. Ne sono state consegnate solo 138, perché molte erano progettate sulla carta in zone impossibili: cimiteri, acquitrini, dirupi e zone sotto controllo talebano. In media queste strutture sono costate l’esorbitante cifra media di 250 mila dollari l'una. Ma lo scandalo è che, nonostante questi costi esorbitanti, le strutture cadono a pezzi perché costruite con materiali scadenti, su terreni instabili, senza fondamenta. Tutto in barba alle regole, aggirate con il pagamento di mazzette alle società (sempre straniere) incaricate di certificare che i progetti siano a norma (realtà testimoniata in un video in cui viene pagata una tangente di 50 mila dollari ai controllori della CHF Inetrnational). Ecco alcuni esempi raccolti da inchieste giornalistiche e rapporti di agenzie indipendenti, riferiti in maggior parte al Louis Berger Group: 
   - La scuola di Moqor è chiusa per il crollo del tetto che ha ceduto sotto il peso della neve: era un modello di tetto utilizzato solitamente per le costruzioni in California, dove nevica un po’ meno che sulle cime dell’Hundu Kush. Altre 22 scuole e 67 cliniche hanno avuto lo stesso problema.
   - La clinica di Larkhabi è finita ma è chiusa perché verrà abbattuta per pericolo di crollo, essendo stata costruita su una frana in una regione altamente sismica.
   - Stessa sorte toccherà alla clinica di Kabul (324 mila dollari) ma costruita in barba alle norme antisismiche. 
   - La strada Sar-e-Pol– Shebergan (costata 15 milioni di dollari), dove gli operai afgani prendevano 90 dollari al mese per lavorare 10 ore al giorno 7 giorni su 7 e gli ingegneri occidentali prendevano invece 5 mila dollari al mese, ha il manto asfaltato è completamente distrutto e nessuno provvede alla manutenzione. Ma quel che è peggio è che la strada ha interrotto i canali di scolo e di irrigazione in questa zona piovosa, provocando allagamenti e crolli delle abitazioni di argilla costruite nelle vicinanze e distruggendo l’agricoltura locale

   Il programma di sradicamento delle piantagioni di papaveri da oppio era stato appaltato per 290 milioni di dollari alla compagnia texana, DynCorp. L’obiettivo era distruggere 15 mila ettari di coltivazioni, ma i soldi sono finiti negli stipendi ai dipendenti stranieri della DynCorp, nei loro lussuosi fuoristrada (da 120 mila dollari l’uno) e nei loro principeschi alloggi a Kabul, con tanto di catering diretto dagli Stati Uniti. 
   La ricostruzione del settore agricolo è invece stato affidato alla Chemonics International Inc.(273 milioni di dollari). I risultati sono questi: grandi serre all’americana crollate sotto il peso della neve, silos vuoti, mercati agricoli deserti perché i contadini che dovevano usarli sono andati in rovina per colpa della stessa Chemonics. Ma la chicca sono i canali d’irrigazione costruiti nella provincia di Helmand, dove il 90% dei campi sono coltivati a papavero da oppio: dopo l’intervento della Chemonics, la produzione d’oppio in Helmand è sensibilmente migliorata
   Dulcis in fundo, i 56 milioni di dollari di "aiuti" americani all'Afghanistan andati al Rendon Group incaricata di «promuovere l'immagine del governo Karzai e degli Stati Uniti sulla stampa afgana», attraverso bustarelle pagate ai giornalisti locali perché pubblichino notizie positive e tralascino quelle negative e critiche.
   Ma i soldi spesi meglio rimangono senza dubbio gli 8,3 milioni di dollari che USAID ha dato per finanziare la distribuzione nei villaggi afgani di 65.800 lettori mp3 da 50 dollari l’uno, contenenti messaggi volti a “promuovere la democrazia” e il sostegno al governo Karzai. 
   Ma gli afgani, che all’inizio si sono mostrati pazienti e fiduciosi, oramai hanno capito che degli stranieri non c’è da fidarsi perché dicono bugie, perché pensano solo al proprio tornaconto. E hanno cominciato quindi a guardare con occhi diversi chi, da tempo, diceva queste cose: la resistenza armata talebana, che non a caso si dimostra di giorno in giorno più forte. 

Evidentemente, parte dei nostri politici non vogliono perdersi questo business...e noi cittadini vogliamo far i soldi così?

 
 
 
 
 

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Un blog di: Boycott
Data di creazione: 14/11/2005
 

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