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L'Albero Cosmico .. 

Post n°16 pubblicato il 23 Dicembre 2006 da blaze0606

 Ogni anno, nelle dodici notti sante successive al solstizio d'inverno, si riaccendono le luci di un simbolo fra i più antichi
dell'umanità: l'albero di Natale.
Pare sia stata l'Alsazia a diffondere nell'Europa centrale questa tradizione natalizia.
Narrano infatti le cronache di Strasburgo che nel 1605 gli alsaziani, nonostante l'opposizione dei predicatori protestanti,
solevano collocare, per Natale, nelle varie stanze della casa piccoli abeti addobbati con fiori di carta, oggetti fatti
con zucchero e frutta.
La tradizione dell'albero risale però ancora più indietro.
L'albero di Natale rievoca l'idea dell'immortalità espressa miticamente dall'Albero della Vita, ma - più inconsapevolmente
- rievoca un archetipo sognato dalla fantasia religiosa di molti popoli: l'Albero Cosmico.

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In quanto Asse del mondo che collega Cielo, Terra e regione sotterranea, l'Albero cosmico è l'immagine della vita che si
rigenera, il simbolo della "via" di ascesa al Divino.
Questa è l'idea che spiega la sacralità dell'Albero cosmico presso civiltà assai remote e lontane fra loro.
Secondo una tradizione cinese l'albero Chien-mu (Legno diritto) è al centro del mondo e lungo di esso ascendono i
sovrani per accordare fra loro Cielo e Terra; nell'antico Egitto l'Albero sacro per eccellenza è Nehet, il sicomoro,
"sui cui rami abitano gli dèi".
In America l'immagine dell'Albero cosmico ritorna nell'uso sioux di piantare un albero al centro dello spazio riservato
alla danza del Sole, oppure, nella civiltà azteca, come emblema di Quetzalcòatl, il "Serpente piumato", dio supremo ed
eroe capostipite degli Aztechi, nonché simbolo solare della divinizzazione dell'uomo.
Nell'Eurasia il simbolo dell'Albero cosmico riaffora nella betulla, sacra allo sciamanesimo siberiano, nell'Asvattha,
l'"albero capovolto" degli antichi Indiani, nel frassino Yggdrasill, sacro al dio germanico Odino.

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"Io so che esiste un frassino chiamato Yggdrasill, un alto albero, bagnato di bianca brina; di là derivano le rugiade
che cadono nelle valli, e sempre verde sta presso la fonte di Urdhr".
(Volüspa, 19)

Così recita nel poema nordico Edda l'indovina interrogata da Odino sul destino del mondo.
Yggdrasill è il simbolo dell'Universo: si leva al centro di esso, la sua cima tocca la dimora degli dèi (Asgardh), mentre
i suoi rami abbracciano il mondo terrestre (Midhgardh). Alle sue radici, che affondano nel mondo divino, nel regno dei
giganti e nell'aldilà, si trovano alcune fonti.
Presso la fonte di Urdhr, che è la fonte del destino, della purezza delle origini e della giovinezza, si trovano le Norne,
le quali hanno il compito di aspergere d'acqua il frassino e di filare il destino degli umani e degli eroi.
Più oltre si trova la fonte del saggio gigante Mimir, la cui acqua (in realtà, idromele) concede a chi ne beve la memoria
spirituale e la scienza di tutte le cose.
Ultima è la fonte della dimora dei morti, da cui si dipartono tutti i fiumi che fecondano la terra.

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La leggenda racconta che Odino, amante delle dispute con creature antiche e sapienti e desideroso di apprendere ogni
forma di saggezza, accettò di passare 9 giorni e 9 notti appeso per i piedi all'Yggdrasill senza mangiare né bere, con
il costato trafitto da una lancia.

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 Durante questo periodo, due corvi, Huginn e Muninn (che in seguito diverranno i suoi due consiglieri speciali, in
quanto incarnano i ruoli di conoscenza del passato e di capacità di leggere il futuro), si cibarono dei suoi occhi,
togliendogli così il dono della vista.
Ma fu proprio grazie a questa privazione fisica che Odino poté ricevere dall'Universo il dono della vista profetica,
quella del terzo occhio.

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E questa nuova capacità, alla fine dei 9 giorni, gli consentì di ricevere, nell'estasi mistica, e a premio del massimo
atto sacrificale, l'immolazione del dio in sacrificio a se stesso, la visione, delle 24 Rune (letteralmente "segreto
da sussurrare"), che si disegnarono come per Magia sotto ai suoi occhi.
Egli le offrì in dono all'umanità in modo che questa le potesse usare come strumento divinatorio, comunicare con gli dei.

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« Lo so io, fui appeso

al tronco sferzato dal vento
per nove intere notti,
ferito di lancia
e consegnato a Odino,
io stesso a me stesso,
su quell'albero
che nessuno sa
dove dalle radici s'innalzi.»

« Rune tu troverai
lettere chiare,
lettere grandi,
lettere possenti,
che dipinse il terribile vate,
che crearono i supremi numi,
che incise Hroptr degli dèi.»

Edda Poetica, Il Discorso di Hár

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La presenza del simbolo dell'Albero cosmico nelle più diverse tradizioni ci fa pensare che esso abbia un'origine molto
antica: da allora questo simbolo ha resistito al mutare dei tempi "reincarnandosi" in insospettate metamorfosi.
Forse perché è da sempre connaturato all'anima umana, o forse perché in fondo è il simbolo della nostalgia delle origini.
Questa nostalgia che è il naturale bisogno umano di smarrirsi - per un po', nel cuore dell'inverno - entro la bontà
naturale che è all'origine del mondo e che non può che essere il bene cui siamo destinati.
Questi pensieri ci rammentano l'albero di Natale.


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Buon Natale e Buona Ricerca a tutti!!! immagine

 
 
 
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