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Etimo .. 

Post n°31 pubblicato il 11 Febbraio 2007 da blaze0606


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"L'hanno chiamata ovazione dal latino ovis (pecora)." immagine

Plutarco immagine



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Stupidità umana .. 

Post n°30 pubblicato il 09 Febbraio 2007 da blaze0606


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"Il fatto che un'opinione sia ampiamente condivisa non è affatto una prova che non sia completamente assurda.
Infatti, a causa della stupidità della maggioranza degli uomini, è molto più probabile che un giudizio diffuso
sia sciocco piuttosto che ragionevole."

Bertrand Russell


"La violenza ha le proprie radici nella debolezza."

Seneca


"L'uomo che uccide un animale oggi, è l'uomo che domani
ucciderà la gente che lo disturberà"

Diane Fossey


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Volontà .. 

Post n°29 pubblicato il 08 Febbraio 2007 da blaze0606


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"La volontà è la sostanza intima, il nocciolo di ogni cosa particolare e del tutto; è quella che appare nella forza naturale cieca, e quella che si manifesta nella condotta ragionata dell'uomo."

Arthur Schopenhauer, Il mondo come volontà e rappresentazione


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Risposte .. 

Post n°28 pubblicato il 07 Febbraio 2007 da blaze0606


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Sii paziente verso tutto ciò che è irrisolto nel tuo cuore e
cerca di amare le domande, che sono simili a
stanze chiuse a chiave e a libri scritti in lingua straniera.
Non cercare ora le risposte che non ti possone essere date
poichè non saresti capace di convivere con esse.
E il punto è vivere ogni cosa.
Vivi le domande ora.
Forse ti sarà dato, senza che tu te ne accorga,
di vivere fino al lontano giorno, in cui avrai
la risposta.


Rainer Maria Rilke

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Intento .. 

Post n°27 pubblicato il 04 Febbraio 2007 da blaze0606

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Dove vanno i miei libri

Tutte le parole che raccolgo,
 Tutte le parole che scrivo,
Devono aprire instancabili le ali,
 E non fermarsi mai nel loro volo,
Fino a giungere là dov'è il tuo triste, triste cuore,
 E cantare per te nella notte,
Oltre il luogo ove muovono le acque,
 Oscure di tempesta o lucenti di stelle.

W. B. Yeats
Londra, gennaio 1892

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Studi .. 

Post n°26 pubblicato il 31 Gennaio 2007 da blaze0606

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"Caro Bjorn .. che cosa ti ho insegnato all'università?
Non ti ho insegnato ad unire scetticismo e fantasia?
Comprensione e stupore? Dubbio e apertura mentale?
Devi ascoltare i miti, le saghe, le fiabe, le religioni.
Non perchè ti raccontano la verità, ma perchè rivelano un altro ordine di verità."

(Tom Egeland, Il cerchio si chiude)

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Armonia .. 

Post n°25 pubblicato il 29 Gennaio 2007 da blaze0606

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Gli indiani d’America, vivevano riuniti in tribù lungo i fiumi e i laghi: erano spesso nomadi e dediti alla caccia e
alla pesca.
Ebbero i primi contatti con gli Europei dopo che iniziarono le migrazioni di inglesi nel continente americano.
A poco a poco il numero dei bianchi aumentò sempre più costringendoli a ritirarsi in zone sempre più ristrette, per i
massacri che subivano ad opera degli invasori, fino ad essere confinati nelle riserve. Ma questo non impedì all'uomo
bianco di continuare a sterminarli fino alla quasi estinzione.
Attualmente i Nativi d' America sono circa 500 mila.

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Nel 1845 il Governo degli Stati Uniti fece pressione su Capo Seattle e la sua tribù di nativi americani allo scopo
di acquistare i territori del Puget Sound, dove loro vivevano e cacciavano: due milioni di acri e uno stile di vita
in cambio di 150 mila dollari e di una riserva entro la quale il Governo degli Stati Uniti si impegnava a mantenere
la tribù.
Capo Seattle (Capriolo Zoppo) rispose con un discorso che dipinge con graffiante efficacia la società urbana degli
Stati Uniti nel 1850 e delineava un pauroso ritratto del mondo come lo vediamo oggi.
Il documento, qui integralmente riprodotto, è senz’altro una delle più elevate espressioni di sintonia dell’uomo col
creato ed esprime la ricchezza universale dei “popoli nativi”, dei veri “indigeni” di ogni luogo della terra.
Tanto da essere stato adottato quale Manifesto dei Diritti della Terra.

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"Il grande Capo che sta a Washington ci manda a dire che vuole comprare la nostra terra.
Il grande Capo ci manda anche espressioni di amicizia e di buona volontà.
Ciò è gentile da parte sua, poiché sappiamo che egli ha bisogno della nostra amicizia in contraccambio.
Ma noi consideriamo questa offerta, perché sappiamo che se non venderemo, l’uomo bianco potrebbe venire con i fucili
a prendere la nostra terra.
Quello che dice il Capo Seattle, il grande Capo di Washington può considerarlo sicuro, come i nostri fratelli
bianchi possono considerare sicuro il ritorno delle stagioni.
Le mie parole sono come le stelle e non tramontano.

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Ma come potete comprare o vendere il cielo, il colore della terra?
Questa idea è strana per noi. Noi non siamo proprietari della freschezza dell’aria o dello scintillio dell’acqua:
come potete comprarli da noi?
Ogni parte di questa terra è sacra al mio popolo.
Ogni ago scintillante di pino, ogni spiaggia sabbiosa, ogni goccia di rugiada nei boschi oscuri, ogni insetto ronzante è sacro nella memoria e nella esperienza del mio popolo.
La linfa che circola negli alberi porta le memorie dell’uomo rosso.

I morti dell’uomo bianco dimenticano il paese della loro nascita quando vanno a camminare tra le stelle.
Noi siamo parte della terra ed essa è parte di noi.
I fiori profumati sono nostri fratelli.
Il cervo, il cavallo e l’aquila sono nostri fratelli.
Le creste rocciose, le essenze dei prati, il calore del corpo dei cavalli e l’uomo, tutti appartengono alla stessa
famiglia.

Perciò, quando il grande Capo che sta a Washington ci manda a dire che vuole comprare la nostra terra, ci chiede molto.
Egli ci manda a dire che ci riserverà un posto dove potremo vivere comodamente per conto nostro.
Egli sarà nostro padre e noi saremo i suoi figli.
Quindi noi considereremo la Vostra offerta di acquisto.
Ma non sarà facile perché questa terra per noi è sacra.

L’acqua scintillante che scorre nei torrenti e nei fiumi non è soltanto acqua ma è il sangue dei nostri antenati.
Se noi vi vendiamo la terra, voi dovete ricordare che essa è sacra e dovete insegnare ai vostri figli che essa è sacra e che ogni tremolante riflesso nell’acqua limpida del lago parla di eventi e di ricordi, nella vita del mio popolo.
Il mormorio dell’acqua è la voce del padre, di mio padre.
I fiumi sono i nostri fratelli ed essi saziano la nostra sete.
I fiumi portano le nostre canoe e nutrono i nostri figli.

Se vi vendiamo la terra, voi dovete ricordare e insegnare ai vostri figli che i fiumi sono i nostri fratelli ed anche i vostri e dovete perciò usare con i fiumi la gentilezza che userete con un fratello.

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L’uomo rosso si è sempre ritirato davanti all’avanzata dell’uomo bianco, come la rugiada sulle montagne si ritira davanti al sole del mattino.
Ma le ceneri dei nostri padri sono sacre.
Le loro tombe sono terreno sacro e così queste colline e questi alberi.
Questa porzione di terra è consacrata, per noi.

Noi sappiamo che l’uomo bianco non capisce i nostri pensieri.
Una porzione della terra è la stessa per lui come un’altra, perché egli è uno straniero che viene nella notte e prende dalla terra qualunque cosa gli serve.
La terra non è suo fratello, ma suo nemico e quando la ha conquistata, egli si sposta, lascia le tombe dei suoi
padri dietro di lui e non se ne cura.
Le tombe dei suoi padri e i diritti dei suoi figli vengono dimenticati.
Egli tratta sua madre, la terra e suo fratello, il cielo, come cose che possono essere comprate, sfruttate e vendute, come fossero pecore o perline colorate.
Il suo appetito divorerà la terra e lascerà dietro solo un deserto.

Non so, i nostri pensieri sono differenti dai vostri pensieri.
La vista delle vostre città ferisce gli occhi dell’uomo rosso.
Ma forse ciò avviene perché l’uomo rosso è un selvaggio e non capisce.

Non c’è alcun posto quieto nelle città dell’uomo bianco.
Alcun posto in cui sentire lo stormire di foglie in primavera o il ronzio delle ali degli insetti.
Ma forse io sono un selvaggio e non capisco.
Il rumore della città ci sembra soltanto che ferisca gli orecchi.
E che cosa è mai la vita, se un uomo non può ascoltare il grido solitario del succiacapre o discorsi delle rane attorno ad uno stagno di notte?
Ma io sono un uomo rosso e non capisco.

L’indiano preferisce il dolce rumore del vento che soffia sulla superficie del lago o l’odore del vento stesso, pulito dalla pioggia o profumato dagli aghi di pino.
L’aria è preziosa per l’uomo rosso poiché tutte le cose partecipano dello stesso respiro.
L’uomo bianco sembra non accorgersi dell’aria che respira e come un uomo da molti giorni in agonia, egli è insensibile alla puzza.

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Ma se noi vi vendiamo la nostra terra, voi dovete ricordare che l’aria è preziosa per noi e che l’aria ha lo stesso spirito della vita che essa sostiene.
Il vento, che ha dato ai nostri padri il primo respiro, riceve anche il loro ultimo respiro.
E il vento deve dare anche ai vostri figli lo spirito della vita.
E se vi vendiamo la nostra terra, voi dovete tenerla da parte e come sacra, come un posto dove anche l’uomo bianco possa andare a gustare il vento addolcito dai fiori dei prati.

Perciò noi consideriamo l’offerta di comprare la nostra terra, ma se decideremo di accettarla, io porrò una condizione.
L’uomo bianco deve trattare gli animali di questa terra come fratelli.
Io sono un selvaggio e non capisco altri pensieri.

Ho visto migliaia di bisonti che marcivano sulla prateria, lasciati lì dall’uomo bianco che gli aveva sparato dal treno che passava.
Io sono un selvaggio e non posso capire come un cavallo di ferro sbuffante possa essere più importante del bisonte,
che noi uccidiamo solo per sopravvivere.

Che cosa è l’uomo senza gli animali?
Se non ce ne fossero più gli indiani morirebbero di solitudine.
Perché qualunque cosa capiti agli animali presto capiterà all’uomo. Tutte le cose sono collegate.

Voi dovete insegnare ai vostri figli che il terreno sotto i loro piedi è la cenere dei nostri antenati.
Affinché rispettino la terra, dite ai vostri figli che la terra è ricca delle vite del nostro popolo.
Insegnate ai vostri figli quello che noi abbiamo insegnato ai nostri, che la terra è nostra madre.
Qualunque cosa capita alla terra, capita anche ai figli della terra.
Se gli uomini sputano sulla terra, sputano su se stessi.

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Questo noi sappiamo: la terra non appartiene all’uomo, è l’uomo che appartiene alla terra. Questo noi sappiamo.
Tutte le cose sono collegate, come il sangue che unisce una famiglia. Qualunque cosa capita alla terra, capita anche ai figli della terra.
Non è stato l’uomo a tessere la tela della vita, egli ne è soltanto un filo.
Qualunque cosa egli faccia alla tela, lo fa a se stesso.
Ma noi consideriamo la vostra offerta di andare nella
riserva che avete stabilita per il mio popolo.
Noi vivremo per conto nostro e in pace.
Importa dove spenderemo il resto dei nostri giorni.

I nostri figli hanno visto i loro padri umiliati nella sconfitta.
I nostri guerrieri hanno provato la vergogna.
E dopo la sconfitta, essi passano i giorni nell’ozio e contaminano i loro corpi con cibi dolci e bevande forti.
Poco importa dove noi passeremo il resto dei nostri giorni: essi non saranno molti.
Ancora poche ore, ancora pochi inverni, e nessuno dei figli delle grandi tribù, che una volta vivevano sulla terra e che percorrevano in piccole bande i boschi, rimarrà per piangere le tombe di un popolo, una volta potente e pieno di speranze come il vostro.

Ma perché dovrei piangere la scomparsa del mio popolo?
Le tribù sono fatte di uomini, niente di più.
Gli uomini vanno e vengono come le onde del mare.
Anche l’uomo bianco, il cui Dio cammina e parla con lui da amico a amico, non può sfuggire al destino comune.
Può darsi che siamo fratelli, dopo tutto.
Vedremo.

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Noi sappiamo una cosa che l’uomo bianco forse un giorno scoprirà: il nostro Dio è lo stesso Dio.
Può darsi che voi ora pensiate di possederlo, come desiderate possedere la nostra terra.
Ma voi non potete possederlo.
Egli è il Dio dell’uomo e la sua compassione è uguale per l’uomo rosso come per l’uomo bianco.
Questa terra è preziosa anche per lui. E far male alla terra è disprezzare il suo creatore.
Anche gli uomini bianchi passeranno, forse prima di altre tribù.
Continuate a contaminare il vostro letto e una notte soffocherete nei vostri stessi rifiuti.

Ma nel vostro sparire brillerete vividamente, bruciati dalla forza del Dio che vi portò su questa terra e per qualche scopo speciale vi diede il dominio su questa terra dell’uomo rosso.
Questo destino è un mistero per noi, poiché non capiamo perché i bisonti saranno massacrati, i cavalli selvatici tutti domati, gli angoli segreti della foresta pieni dell’odore di molti uomini, la vista delle colline rovinate dai fili del telegrafo.

Dov’è la boscaglia? Sparita. Dov’è l’aquila? Sparita. E che cos’è dire addio al cavallo e alla caccia?
La fine della vita e l’inizio della sopravvivenza.
Noi potremmo capire se conoscessimo che cos’è che l’uomo bianco sogna, quali speranze egli descriva ai suoi figli nelle
lunghe notti invernali, quali visioni egli accenda nelle loro menti, affinché essi desiderino il futuro.
Ma noi siamo dei selvaggi.

I sogni dell’uomo bianco ci sono nascosti. E poiché ci sono nascosti noi seguiremo i nostri pensieri.

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Perciò noi considereremo l’offerta di acquistare la nostra terra. Se accetteremo sarà per assicurarci la riserva che avete promesso.
Lì forse potremo vivere gli ultimi nostri giorni come desideriamo.

Quando l’ultimo uomo rosso sarà scomparso dalla terra ed il suo ricordo sarà l’ombra di una nuvola che si muove sulla prateria, queste spiagge e queste foreste conserveranno ancora gli spiriti del mio popolo.
Poiché essi amano questa terra come il neonato ama il battito del cuore di sua madre.
Così, se noi vi vendiamo la nostra terra, amatela come l’abbiamo amata noi. Conservate in voi la memoria della terra com’essa era quando l’avete presa e con tutta la vostra forza, con tutta la vostra capacità e con tutto il vostro cuore
conservatela per i vostri figli ed amatela come Dio ci ama tutti.

Noi sappiamo una cosa, che il nostro Dio è lo stesso Dio. Questa terra è preziosa per Lui.
Anche l’uomo bianco non fuggirà al destino comune. Può darsi che siamo fratelli, dopo tutto.
Vedremo!"

Capriolo Zoppo, 1854

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Shoah .. 

Post n°24 pubblicato il 27 Gennaio 2007 da blaze0606

E' il 27 gennaio 1945.
Le avanguardie delle truppe sovietiche arrivano ai cancelli
del lager nazista di Auschwitz, in Polonia.
Ad accogliere i soldati di Stalin, pochi sopravvissuti all'orrore:
uomini, donne e bambini, che solo per un caso sono riusciti a
evitare la «marcia della morte», ovvero il trasferimento forzato
di tutti i prigionieri verso i campi di concentramento situati
entro i confini del Reich.
Molti di loro non riusciranno ad assaporare la libertà:
moriranno nei giorni seguenti di malattie e stenti.





"Le leggi razziali furono provvidenziali per me, ma anche per gli altri: costituirono la dimostrazione per assurdo della stupidità del fascismo.
Si era ormai dimenticato il volto criminale del fascismo (quello del delitto Matteotti per intenderci); rimaneva da vederne quello sciocco."

"Auschwitz è fuori di noi, ma è intorno a noi, è nell'aria.
La peste si è spenta, ma l'infezione serpeggia: sarebbe sciocco negarlo.
In questo libro se ne descrivono i segni: il disconoscimento della solidarietà umana, l'indifferenza ottusa o cinica
per il dolore altrui, l'abdicazione dell'intelletto o del senso morale davanti al principio d'autorità, e principalmente, alla radice di tutto, una marea di viltà, una viltà abissale, in maschera di virtù guerriera, di amor patrio e di fedeltà a un'idea."
(Dalla prefazione a L. Poliakov, Auschwitz, Ventro, Roma 1968).

"Tutti coloro che dimenticano il loro passato, sono condannati a riviverlo."

Primo Levi

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Viaggio .. 

Post n°23 pubblicato il 24 Gennaio 2007 da blaze0606

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Sono andato
alla fine della terra,
sono andato
alla fine delle acque,
sono andato
alla fine del cielo,
sono andato
alla fine delle montagne:

Non ho trovato nessuno
che non fosse mio amico.

(Saggezza Navajo)


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Ironic .. 

Post n°22 pubblicato il 22 Gennaio 2007 da blaze0606


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(by la Settimana Enigmistica)


immagine E secondo voi io quale candela so quando me sveglio??? immagineimmagine




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Illusioni .. 

Post n°21 pubblicato il 18 Gennaio 2007 da blaze0606

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Dragon Ball .. 

Post n°20 pubblicato il 17 Gennaio 2007 da blaze0606




Shigeo Matsueda
SON GOKU
LO SCIMMIOTTO DI PIETRA
Editore: Kappa Edizioni
Data di Pubblicazione: 2005

immagine Finalmente anche in lingua italiana la versione giapponese della leggenda cinese dello scrittore Wu Ch'eng En!
Sun Wukong è forse il più famoso e amato personaggio della letteratura classica cinese.
Mago, monaco, re, saggio e guerriero dall'aspetto di scimmia, è il malizioso protagonista di Viaggio in Occidente, basato
su racconti popolari risalenti alla dinastia Tang.
La novella racconta le sue avventure dalla nascita fino al suo viaggio insieme almonaco Tangseng, per recuperare i testi
sacri del Buddhismo conservati in India.

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Sulla cima di una montagna sacra, un magico uovo di pietra si schiude e dà alla luce uno scimmiotto astuto, veloce,
indicibilmente forte e del tutto irrispettoso delle gerarchie.
Armato di un potente un bastone che può cambiare dimensioni a suo piacimento e in sella a una Nuvola d'Oro volante,
il protagonista viene sfidato in duello da spiriti e divinità di tutto il creato, ma nessuno riesce a domarlo.
Deve perciò intervenire il Grande Budda in persona, che solo grazie alla sua infinita saggezza riesce a rinchiuderlo in una
grotta perché mediti sul suo comportamento.
I lamenti di Son Goku devono attendere 500 anni prima di essere uditi dal monaco Sanzo Hoshi, che libera lo scimmiotto a patto che lo accompagni in un viaggio verso Occidente.
Perché Son Goku non possa tentare la fuga, il monaco gli cinge il capo con una cerchietto d'oro capace di inibirgli i
poteri fino a renderlo docile e servile.
Il viaggio è appassionante e avventuroso, e lungo la strada i due incontrano bizzarri personaggi, come il maiale
trasformista Cho Hakkai e il kappa Sa Gojo, che via via si uniscono al bizzarro gruppo di avventurieri.
Sanzo e i suoi nuovi compagni dovranno arrivare fino alla terra di Tenjiku, dove dovranno raccogliere i Testi Sacri.
Il viaggio narrato in questo leggendario romanzo pare essere ispirato al pellegrinaggio del monaco Tsuang Hsuan, che nel settimo secolo andò dalla Cina all'India per recuperare i testi delle scritture buddiste.
Ma ciò che è certo è che questa storia ha ispirato alcuni dei più celebri anime giapponesi:


il DRAGON BALL di Akira Toriyama

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il più recente SAIYUKI di Kazuya Minekura

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la versione fantascientifica STARZINGER di Leiji Matsumoto

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il divertentissimo THE MONKEY di Osamu Tezuka e decine di altri ancora.

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Un Mito .. 

Post n°19 pubblicato il 15 Gennaio 2007 da blaze0606


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"Diffido di tutti i bastardi che non bevono" immagine immagine

Humphrey Bogart




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La Tenebra .. 

Post n°18 pubblicato il 11 Gennaio 2007 da blaze0606

"Maggiore è l'intensità della Luce, più scura sarà l'Ombra .. L'Ombra è una creatura della Luce, non un'avversaria.
Finchè c'è luce, c'è ombra .. E' solo quando si spegne anche l'ultima fiammella che pervade la Tenebra, quindi il Male .."

(Anonimo dal web)

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immagine Beh fisicamente parlando è vero che esiste l'ombra solo in presenza di luce .. io però direi che il punto, se parliamo
di consapevolezza di sé o del mondo, non è tanto l'ombra quanto il corpo .. l'oggetto .. l'ostacolo che arresta la
diffusione della luce creando l'ombra .. immagine

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Quanto alla tenebra .. no, direi di no .. se è vero che l'ombra è una funzione della luce .. in assenza di luce resterà
soltanto il vuoto .. un vuoto neutro e simile forse a quello interstellare .. almeno finchè da piccole scintille di materia
non venga accesa una fiamma tutta nuova .. immagine

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ANNO NUOVO .. 

Post n°17 pubblicato il 02 Gennaio 2007 da blaze0606

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L'Albero Cosmico .. 

Post n°16 pubblicato il 23 Dicembre 2006 da blaze0606

 Ogni anno, nelle dodici notti sante successive al solstizio d'inverno, si riaccendono le luci di un simbolo fra i più antichi
dell'umanità: l'albero di Natale.
Pare sia stata l'Alsazia a diffondere nell'Europa centrale questa tradizione natalizia.
Narrano infatti le cronache di Strasburgo che nel 1605 gli alsaziani, nonostante l'opposizione dei predicatori protestanti,
solevano collocare, per Natale, nelle varie stanze della casa piccoli abeti addobbati con fiori di carta, oggetti fatti
con zucchero e frutta.
La tradizione dell'albero risale però ancora più indietro.
L'albero di Natale rievoca l'idea dell'immortalità espressa miticamente dall'Albero della Vita, ma - più inconsapevolmente
- rievoca un archetipo sognato dalla fantasia religiosa di molti popoli: l'Albero Cosmico.

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In quanto Asse del mondo che collega Cielo, Terra e regione sotterranea, l'Albero cosmico è l'immagine della vita che si
rigenera, il simbolo della "via" di ascesa al Divino.
Questa è l'idea che spiega la sacralità dell'Albero cosmico presso civiltà assai remote e lontane fra loro.
Secondo una tradizione cinese l'albero Chien-mu (Legno diritto) è al centro del mondo e lungo di esso ascendono i
sovrani per accordare fra loro Cielo e Terra; nell'antico Egitto l'Albero sacro per eccellenza è Nehet, il sicomoro,
"sui cui rami abitano gli dèi".
In America l'immagine dell'Albero cosmico ritorna nell'uso sioux di piantare un albero al centro dello spazio riservato
alla danza del Sole, oppure, nella civiltà azteca, come emblema di Quetzalcòatl, il "Serpente piumato", dio supremo ed
eroe capostipite degli Aztechi, nonché simbolo solare della divinizzazione dell'uomo.
Nell'Eurasia il simbolo dell'Albero cosmico riaffora nella betulla, sacra allo sciamanesimo siberiano, nell'Asvattha,
l'"albero capovolto" degli antichi Indiani, nel frassino Yggdrasill, sacro al dio germanico Odino.

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"Io so che esiste un frassino chiamato Yggdrasill, un alto albero, bagnato di bianca brina; di là derivano le rugiade
che cadono nelle valli, e sempre verde sta presso la fonte di Urdhr".
(Volüspa, 19)

Così recita nel poema nordico Edda l'indovina interrogata da Odino sul destino del mondo.
Yggdrasill è il simbolo dell'Universo: si leva al centro di esso, la sua cima tocca la dimora degli dèi (Asgardh), mentre
i suoi rami abbracciano il mondo terrestre (Midhgardh). Alle sue radici, che affondano nel mondo divino, nel regno dei
giganti e nell'aldilà, si trovano alcune fonti.
Presso la fonte di Urdhr, che è la fonte del destino, della purezza delle origini e della giovinezza, si trovano le Norne,
le quali hanno il compito di aspergere d'acqua il frassino e di filare il destino degli umani e degli eroi.
Più oltre si trova la fonte del saggio gigante Mimir, la cui acqua (in realtà, idromele) concede a chi ne beve la memoria
spirituale e la scienza di tutte le cose.
Ultima è la fonte della dimora dei morti, da cui si dipartono tutti i fiumi che fecondano la terra.

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La leggenda racconta che Odino, amante delle dispute con creature antiche e sapienti e desideroso di apprendere ogni
forma di saggezza, accettò di passare 9 giorni e 9 notti appeso per i piedi all'Yggdrasill senza mangiare né bere, con
il costato trafitto da una lancia.

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 Durante questo periodo, due corvi, Huginn e Muninn (che in seguito diverranno i suoi due consiglieri speciali, in
quanto incarnano i ruoli di conoscenza del passato e di capacità di leggere il futuro), si cibarono dei suoi occhi,
togliendogli così il dono della vista.
Ma fu proprio grazie a questa privazione fisica che Odino poté ricevere dall'Universo il dono della vista profetica,
quella del terzo occhio.

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E questa nuova capacità, alla fine dei 9 giorni, gli consentì di ricevere, nell'estasi mistica, e a premio del massimo
atto sacrificale, l'immolazione del dio in sacrificio a se stesso, la visione, delle 24 Rune (letteralmente "segreto
da sussurrare"), che si disegnarono come per Magia sotto ai suoi occhi.
Egli le offrì in dono all'umanità in modo che questa le potesse usare come strumento divinatorio, comunicare con gli dei.

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« Lo so io, fui appeso

al tronco sferzato dal vento
per nove intere notti,
ferito di lancia
e consegnato a Odino,
io stesso a me stesso,
su quell'albero
che nessuno sa
dove dalle radici s'innalzi.»

« Rune tu troverai
lettere chiare,
lettere grandi,
lettere possenti,
che dipinse il terribile vate,
che crearono i supremi numi,
che incise Hroptr degli dèi.»

Edda Poetica, Il Discorso di Hár

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La presenza del simbolo dell'Albero cosmico nelle più diverse tradizioni ci fa pensare che esso abbia un'origine molto
antica: da allora questo simbolo ha resistito al mutare dei tempi "reincarnandosi" in insospettate metamorfosi.
Forse perché è da sempre connaturato all'anima umana, o forse perché in fondo è il simbolo della nostalgia delle origini.
Questa nostalgia che è il naturale bisogno umano di smarrirsi - per un po', nel cuore dell'inverno - entro la bontà
naturale che è all'origine del mondo e che non può che essere il bene cui siamo destinati.
Questi pensieri ci rammentano l'albero di Natale.


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Buon Natale e Buona Ricerca a tutti!!! immagine

 
 
 

Dentro .. 

Post n°15 pubblicato il 20 Dicembre 2006 da blaze0606


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Diomede sguainò la spada: "E' questo il destino! E' questo dunque il futuro, uguale al passato!" gridò, e si avventò contro l'avversario ma la spada trafisse una forma vana, un'immagine vuota. Si volse ancora gridando: "Dove sei? Combatti e che sia finita per sempre! O me o te, figlio di Anchise! Quante volte ti ho messo in fuga sui campi di Ilio? Mostrati! Non ho paura di te!".
Sferrò colpi su colpi finchè si lasciò andare sfinito in ginocchio sull'erba umida.

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Le luci nel cielo si erano spente, la superficie dell'acquitrinio era di nuovo immobile. Una mano si posò sulla sua spalla: "Andiamo, wanax, questa terra genera incubi. Torniamo alle navi."
Camminarono in silenzio giudati da fuoco di bivacco che ardeva lontano nella notte.
"Che cosa hai visto in quel luogo, wanax? I compagni sono tornati pieni di spavento. Mi hanno detto di averti visto gridare e combattere, tranciare canne palusti, cespugli di salice e virgulti di pioppo. Hanno udito suoni e grida e rantoli, ma non sapevano come aiutarti".
"Ho visto solo quello che mi porto dentro" disse il re.

(Le Paludi di Hesperia, V.M.Manfredi)

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Memoria .. 

Post n°14 pubblicato il 12 Dicembre 2006 da blaze0606

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Se questo è un uomo

Voi che vivete sicuri
Nelle vostre tiepide case,
Voi che trovate tornando a sera
Il cibo caldo e visi amici:
Considerate se questo è un uomo
Che lavora nel fango
Che non conosce pace
Che lotta per mezzo pane
Che muore per un sì o per un no.
Considerate se questa è una donna,
Senza capelli e senza nome
Senza più forza di ricordare
Vuoti gli occhi e freddo il grembo
Come una rana d'inverno.
Meditate che questo è stato:
Vi comando queste parole.
Scolpitele nel vostro cuore
Stando in casa andando per via,
Coricandovi alzandovi;
Ripetetele ai vostri figli.
0 vi si sfaccia la casa,
La malattia vi impedisca,
I vostri nati torcano il viso da voi.

(Primo Levi, Se questo è un uomo, Einaudi, Torino, 1976, p.1)

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“Ci sono cose che tutti vogliono dimenticare. Ma io no. Io della mia vita voglio ricordare tutto, anche quella terribile esperienza che si chiama Auschwitz. [..]
Tutto questo è parte della mia vita e soprattutto è parte della vita di tanti altri che dai Lager non sono usciti. E a queste persone io devo il ricordo: devo ricordare per raccontare anche la loro storia. L’ho giurato quando sono tornata a casa; e questo mio proposito si è rafforzato in tutti questi anni, specialmente ogni volta che qualcuno osa dire che tutto ciò non è mai accaduto, che non è vero.”

(Settimia Spizzichino, Gli anni rubati)

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“L’annullamento della personalità, il degrado dell’essere umano alla condizione di animale, la privazione della dignità: che cos’è tutto questo se non una morte anticipata, una morte ancora più grave, non fisica, bensì spirituale?”

(Primo Levi)

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Jewish men await death in a gas van.
[Photo credits: Main Commission for the Investigation of Nazi War Crimes]

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Children subjected to medical experiments in Auschwitz.
[from The Pictorial History of the Holocaust, ed. Yitzhak Arad. New York: Macmillan, 1990]

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Ogni tempo ha il suo fascismo: se ne notano i segni premonitori dovunque la concentrazione di potere nega al cittadino la possibilità e la capacità di esprimere ed attuare la sua volontà. A questo si arriva in molti modi, non necessariamente col timore dell'intimidazione poliziesca, ma anche negando o distorcendo l'informazione, inquinando la giustizia, paralizzando la scuola, diffondendo in molti modi sottili la nostalgia per un mondo in cui regnava sovrano l'ordine, ed in cui la sicurezza dei pochi privilegiati riposava sul lavoro forzato e sul silenzio forzato dei molti.

(Primo Levi, Corriere della sera dell'8 maggio 1974)

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Non c’è futuro senza memoria. Coloro che non hanno memoria del passato sono destinati a ripeterlo.


 

 
 
 

Ragione .. 

Post n°12 pubblicato il 21 Novembre 2006 da blaze0606

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La ragione "sa" cosa dice mentre le fede "crede" in quel che dice. E siccome non "credo" che due più due faccia quattro perchè lo "so", tra fede e ragione non c'è parentela, nè subordinazione gerarchica, come pretendono gli uomini di fede che collocano il loro credere al di sopra del loro sapere. Infatti non posso "credere" in ciò che "so", e non posso sapere se è vero ciò in cui "credo".


Umberto Galimberti


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Confronto .. 

Post n°11 pubblicato il 17 Novembre 2006 da blaze0606

"Si ha paura di mille cose, dei dolori, dei giudizi, del proprio cuore, del risveglio, della solitudine, del freddo, della pazzia, della morte. Ma tutto ciò è maschera e travestimento. In realtà c'è una cosa sola della quale si ha paura: del lasciarsi cadere, del passo incerto, del breve passo sopra tutte le assicurazioni esistenti."

Hermann Hesse


immagine Ehm .. sono anche d'accordissimo con questa frase .. ma secondo me manca qualcosa .. qualcosa che forse era al di fuori delle esperienze umane e del cammino di Hesse .. immagine


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