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Messaggi di Settembre 2020

Ragazza torinese doveva morire per la tetraparesi, oggi ha realizzato il suo sogno: Ha una scuola di danza inclusiva.

Post n°1152 pubblicato il 18 Settembre 2020 da Ciottolinadgl2
 

Virginia Di Carlo ha 27 anni, è affetta da tetraparesi spastica sin dalla nascita e secondo i medici non avrebbe mai camminato né avrebbe vissuto oltre i 18 anni. Invece Virginia è ancora qui, si è laureata, è diventata Cavaliere della Repubblica e con la forza che l’ha contraddistinta per tutta la vita è riuscita anche a realizzare il suo sogno: aprire, insieme alla sorella minore Martina, una scuola di danza per disabili e normodotati. Un progetto ambizioso, ma in fondo semplice per chi ha dimostrato coi fatti che nella vita, molte volte, nulla è impossibile.

Si chiama Special Angels Dance School, ha appena compiuto un anno e si trova a Druento (Torino), il piccolo centro dove Virginia e Martina vivono. Per realizzare il loro progetto, le sorelle Di Carlo si sono affidate al crowdfunding della piattaforma Eppela e a MSD, un’azienda farmaceutica che ha contribuito alla raccolta fondi con una generosa donazione. Il vero punto di forza della Special Angels è l’inclusività, di cui Martina, 23 anni, rivela il segreto: «Grazie alla danza, mia sorella ha trovato equilibrio ed autostima. Non ho mai visto una disabilità in mia sorella, l’ho sempre trattata come una bambina come me, come tutti. Anche oggi non vedo la disabilità, è ovvio che ci siano dei limiti perché alcuni non riescono a camminare bene o ad alzarsi perché costretti in carrozzina. Mia sorella sembrava non poter camminare da piccola, invece ci è riuscita, ha preso la patente, si è diplomata e laureata». Virginia, invece, spiega: «Abbiamo voluto una scuola di danza aperta a tutti, sia disabili che normodotati: il nostro scopo è quello di integrare tutti, perché siamo tutti uguali».
Il motto della Special Angels è una frase di Jim Morrison: «Ognuno di noi ha un paio di ali, ma solo chi sogna impara a volare». Una frase, questa, che sembra riassumere la stessa vita di Virginia, capace di andare oltre i limiti imposti dalla disabilità. Grazie alla passione per la danza, infatti, si è laureata in Scienze motorie con una tesi sulle danze paralimpiche ed è stata nominata, a soli 25 anni, Cavaliere dell’Ordine al merito dal presidente della Repubblica, Sergio Mattarella.

Come è nata la vostra passione per la danza?
Martina: «I nostri genitori ballavano, avevano questa passione da sempre. I primi a fare danza siamo stati io e mio fratello maggiore, Michele. Virginia non c’era, mamma e papà erano un po’ preoccupati per la sua disabilità: lei non riusciva neanche a camminare e loro temevano ci potesse rimanere male. Poi, una volta venne a vedere una lezione di danza e l’insegnante aveva visto che Virginia era presa dalla musica e dal ritmo. Appoggiata al muro, aveva iniziato a fare dei passi e a quel punto l’insegnante le chiese: “Perché non balli?”. Da lì, anche lei ha iniziato a praticare la danza caraibica».
Il crowdfunding vi ha permesso di realizzare un sogno, oltre che un progetto ambizioso. Cosa vi ha spinto a tentare questa strada?
Virginia e Martina: «Nostra madre aveva contattato un ragazzo che si occupa di crowdfunding e abbiamo iniziato a farci pubblicità con alcuni video sui social. Da qui abbiamo iniziato a realizzare diverse interviste per la tv e per la radio, ma anche volantini e passaparola. In meno di due mesi siamo riuscite a raccogliere circa ventimila euro, di cui cinquemila donati direttamente da MSD».
Una cifra notevole, per un tempo così ristretto: ve lo aspettavate?
Virginia e Martina: «Non lo avremmo mai immaginato, infatti non smetteremo mai di ringraziare tutti coloro che ci hanno sostenuto e continuano a farlo. Grazie di cuore, ci avete permesso di realizzare un sogno che sembrava impossibile».
La vostra scuola è aperta esattamente da un anno anche se è rimasta chiusa per i mesi del lockdown. Qual è la situazione attuale?
Virginia e Martina: «Nella nostra scuola, prima dell’emergenza, avevamo 100 iscritti, anche se non tutti sono allievi effettivi, c’è chi si è iscritto semplicemente per fare una donazione e darci una mano. Prima dell’emergenza le persone avevano iniziato a conoscerci e a sostenerci, si erano interessate alle nostre attività, poi il Covid ci ha letteralmente buttato giù, un po’ come è successo a tutte le attività. Ma ora siamo pronte a recuperare tutto, i corsi non sono pienissimi ma piano piano cercheremo di tornare a pieno regime. Abbiamo allievi provenienti un po' da tutta la provincia di Torino».
Come funziona la vostra scuola?
Virginia e Martina: «Le lezioni durano un’ora: iniziamo con riscaldamento ed esercizi sulla specifica disabilità dei ragazzi. Con la musica montiamo una coreografia, che può essere individuale o di gruppo. Come tutte le scuole di danza, abbiamo tariffe diverse per le lezioni individuali o per quelle in gruppo. In media ci sono tre-quattro lezioni al giorno: noi insegniamo danze caraibiche, per le altre discipline abbiamo altri insegnanti, una dozzina in tutto. Da noi gli allievi possono imparare l’hip-hop, la danza classica, il reggaeton, ma ci sono anche corsi di yoga, pilates e altro: vogliamo che ognuno possa trovare l’attività giusta in base ai propri gusti e alle proprie predisposizioni».
Oltre alle danze caraibiche, di cui siete insegnanti esperte, avete delle passioni per altre discipline che avete coltivato nel tempo?
Martina: «Noi abbiamo sempre ballato esclusivamente le danze caraibiche, da quando eravamo piccole, e per questo insegniamo questa disciplina. Io poi ho fatto altri studi, ad esempio ho preso l’attestato da insegnante di kangoo power, una disciplina abbastanza nuova, simile alla zumba, che fa lavorare tutto il corpo e si fa con delle speciali scarpe con le molle».
Virginia: «Io mi sono specializzata proprio sulle danze caraibiche, come dimostra anche la mia tesi di laurea. Quel titolo di studio è molto importante per me, mi ha dato coraggio e consapevolezza nell’affrontare questa avventura».
Come si insegna la danza ai ragazzi disabili? Ci sono delle difficoltà particolari?
Martina: «Con i ragazzi disabili ho una marcia in più, sono positiva e cerco sempre di ottenere miglioramenti. Loro lo avvertono e per questo si affidano a noi».
Virginia: «A volte mi trovo un po’ in difficoltà con alcuni ragazzi che hanno una disabilità intellettiva, perché magari fanno fatica a relazionarsi con me e a vedermi come la loro insegnante».
L’esempio di quello che è riuscita a fare Virginia in tutta la sua vita, però, dovrebbe essere uno stimolo per tutti.
Virginia: «Io cerco di dare il meglio di me come insegnante. Non è colpa di questi ragazzi, semplicemente non riescono a percepire tutto questo. Comunque si tratta di pochi casi, la maggior parte dei miei allievi mi segue e si lascia incoraggiare. A volte gli allievi dicono: “Ma quello è impossibile per me”. Io rispondo sempre: “La parola impossibile non esiste, non la conosco”».
Martina: «A volte anche gli stessi genitori dei nostri allievi trattano diversamente Virginia, forse perché la disabilità non è ancora vista da tutti come una cosa normale. Siamo tutti uguali, ma c’è ancora chi non lo capisce».
Virginia: «La disabilità spesso viene vista in modo approssimativo, molte persone pensano: “Sei disabile, punto”. In realtà esistono tanti tipi di disabilità ma per comprenderlo forse serve un’apertura mentale diversa».
Molti ragazzi disabili sono allievi della vostra scuola dall’apertura: è questa la maggiore soddisfazione?
Virginia e Martina: «Molti genitori non avrebbero mai immaginato che i figli disabili potessero fare progressi e realizzare una coreografia dall’inizio alla fine. Ne abbiamo visti tanti felici e soddisfatti, perché grazie a noi i loro figli sono riusciti a sfruttare le loro potenzialità, spesso nascoste e difficili da intravedere».
Avete qualche appello da fare pubblicamente?
Virginia e Martina: «Sì, abbiamo un obiettivo che ci sta molto a cuore: permettere ai ragazzi disabili che non hanno possibilità economiche di poter frequentare corsi di danza. Invitiamo chi volesse aiutarci ad aderire al progetto ‘Adotta un ballerino’: con le donazioni si possono finanziare iscrizioni e borse di studio per consentire ai ragazzi che non possono permetterselo di frequentare le lezioni gratuitamente».
La Special Angels Dance School si trova in via Dante Alighieri 7/A, a Druento (Torino). Per informazioni è possibile contattare i numeri di telefono 335243018 e 0113323559 o visitare il sito. Per aderire al progetto ‘Adotta un ballerino’ è possibile effettuare una donazione tramite Iban (IT78G0306909606100000140989).













-*-
Un'altra ragazza come Giulia da ammirare per quello che ha fatto nonostante la sua disabilità... bravissima anche la sorella e la famiglia che l'hanno sostenuta in questo suo sogno poter ballare e aprire una scuola di danza tutta sua. 
, Ciotty

 
 
 

Giulia Lamarca, travel blogger in carrozzina: «Ma quanti ostacoli per prendere un aereo»

Post n°1151 pubblicato il 01 Settembre 2020 da Ciottolinadgl2
 

Giulia Lamarca ha camminato sulle sue gambe fino a vent'anni. «Non sono nata in carrozzina, e ricordo benissimo come mi guardavano le persone prima», dice. È per questo che attraverso Instagram ha cominciato a raccontare la sua storia e condividere i suoi viaggi: per provare a cambiare quegli sguardi che si posano non solo sulle sue gambe, ma su ogni persona con disabilità.

Come si è ritrovata in sedia a rotelle?
«Incidente in scooter da passeggera, otto anni fa. Siamo scivolati, sono finita per terra. Pensavo di essermi rotta un piede, poi dopo l'intervento me l'hanno detto. Non sentivo più niente dall'ombelico in giù».
Cosa ha pensato?
«Nulla sarà più come prima. Inizialmente sono andata nel panico. La vita che fino a poche ore prima conoscevo era finita. Poi è arrivata la consapevolezza: ero destinata a rinascere in altro modo».
Cioè?
«Ho guardato al lato positivo. Rimettere in discussione tutto e ricominciare. Sotto alcuni aspetti è stata una liberazione».
Quali?
«Prima dell'incidente facevo tanto sport. Il mio obiettivo era diventare insegnante di tennis. Ma sono molto competitiva, e lo vivevo con poca serenità. Rinunciavo a molte cose. Solo dopo ho scoperto di essere anche altro. Mi sono iscritta all'università e ho capito di essere brava. È emerso un talento che non conoscevo».
Parliamo delle difficoltà. Quali sono le prime che ha affrontato?
«È difficile vedersi in carrozzina. Ma Instagram mi ha aiutato tanto nel percorso di accettazione della mia nuova immagine».
In che modo?
«Le mie foto piacevano alla gente. Più ne pubblicavo, più capivo che piacevo di più anche a me stessa. E ho continuato, stufa di immagini di bellezze perfette in cui non mi identificavo».
Così ha cominciato anche a raccontarsi?
«Ho tanto da dire. Un anno fa sono stata a Machu Picchu, sono quasi sicura di essere stata la prima italiana in carrozzina a farlo».
La passione per i viaggi c'è sempre stata?
«No. È nata dopo i nove mesi chiusa in ospedale. Quando sono tornata a vivere fuori avevo sete di vedere il mondo. Mio marito (che ho conosciuto durante il ricovero, è un fisioterapista) mi ha proposto un viaggio in Australia. Mi ha detto: capirai che non hai niente di sbagliato ma è il mondo a non essere adatto alle tue necessità. Da allora vivo per assaporare quel senso di libertà».
Non senza ostacoli?
«Le difficoltà cominciano dalla prenotazione del biglietto aereo, passando per l'assistenza disabili che a volte non c'è. Spesso le carrozzine vengono rotte nel trasporto in stiva. Per questo ho lanciato un hashtag, #dirittoalvolo, che grazie a Instagram è diventato virale e mi ha consentito di lanciare una petizione sulla piattaforma Change.org per difendere i diritti di tutti i disabili che in tre mesi ha raccolto oltre 87mila firme».
Qual è il suo obiettivo?
«Cambiare le regole del marketing. Abbiamo degli idoli per tutto, ma la disabilità non è ancora paritaria. La mia sfida è far capire anche alle aziende che sono molto più di una ragazza in carrozzina. Vorrei venisse trasmesso il valore dell'inclusione».







Con il marito


Vestita da sposa 




Mentre legge un libro 


-*-
Io l'ho "conosciuta" durante un servizio a lei dedicato sul Tg regionale Piemonte. il giornalista l'aveva intervistata dopo aver raccontato la sua storia ha detto in diretta il suo profilo instagram e ho cominciato a seguirla e la sento mia amica guardo sempre le sue bellissime foto e parole, ovviamente durante il lockdown come tutti è rimasta a casa e quest'anno è andata a fare le vacanze in Italia.... Spero di conoscerla presto dal vero perchè oltre a trovarla simpatica la trovo una grandissima donna una che ha saputo rialzarsi nonostante quello che le è successo e ama fortissimamente la vita
, Ciotty

 
 
 
 
 

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MESSAGGIO PER R.

Tu sei invidiosa di me e sai cos'è un invidioso? No? Te lo dico subito: L'INVIDIOSO E' UN DEFICIENTE CHE NON RIESCE A RASSEGNARSI. E tu mi odi (io non ti odio anche se mi hai fatto del "male" e continui a farmelo)perchè sai cosa scriveva Hermann Hesse: SE ODIAMO UNA PERSONA E' XCHE' E' UGUALE A NOI.

La calma è la virtù dei forti e se aspetti con pazienza sulla riva del fiume, vedrai presto passare galleggiando, il corpo del tuo nemico!

 

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