PENSIERI AL VENTOSUL MIO DIARIO VIRTUALE FIGHISSIMO SCRITTO DA ME E DA VOI REGISTRATI ALLA DGL DI LIBERO. |
AVVISO A TUTTI I BLOGGHER
MESSAGGIO IMPORTANTE: Gli operatori delle ambulanze hanno segnalato che molto sovente, in occasione di incidenti stradali, i feriti hanno con loro un telefono portatile. Tuttavia, in occasione di interventi, non si sa chi contattare tra la lista interminabile dei numeri della rubrica. Gli operatori delle ambulanze hanno lanciato l'idea che ciascuno metta, nella lista dei suoi contatti, la persona da contattare in caso d'urgenza sotto uno pseudonimo predefinito. Lo pseudonimo internazionale conosciuto è ICE (=In Case of Emergency). E' sotto questo nome che bisognerebbe segnare il numero della persona da contattare utilizzabile dagli operatori delle ambulanze, dalla polizia, dai pompieri o dai primi soccorritori. In caso vi fossero più persone da contattare si può utilizzare ICE1, ICE2, ICE3, etc. Facile da fare, non costa niente e può essere molto utile. Se pensate che sia una buona idea, fate circolare il messaggio di modo che questo comportamento rientri nei comportamenti abituali.
-*-
"La primavera è sinonimo di vita e di cambiamenti.. e con essa
anch'io cerco e voglio, per quanto sia possibile, apportare
alcuni cambiamenti alla mia vita.. premetto che non rinnego nulla di tutto quello che ho fatto in passato, però ho deciso di voler tagliare con i "rami secchi".
Da oggi voglio essere circondata solamente da persone positive e serene, persone che hanno solo cose belle da offrire e che con la loro presenza, sia virtuale che reale, mi facciano sentire bene...
La vita scorre velocemente, purtroppo, con periodi belli ed altri meno.. Io però vorrei aggiungere che se noi riusciamo avere accanto gente giusta e positiva, in loro compagnia, si possono passare momenti veramente meravigliosi e soprattutto indimenticabili..!!"
Ciotty
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Copyright ©(profilo: settembre 2005/blog: 2 luglio 2006 nuovo blog questo 16 ottobre 2007Ciottolinadgl2 )Questo come ogni altro profilo/blog è tutelato dalla legge75 del 1996 (tutela della privacy), dall'estensione della suddetta avutasi con il Decreto Legislativo N°196 del 30/06/2003 e dalle norme costituzionalmente garantite al Nome, alla persona ed all'immagine ed all'onore.
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Dodici anni insieme poi un giorno Mandarino esce e non torna più a casa. Monica, una musicista di Faenza, cerca il suo gatto ovunque: volantini, giornali, passaparola, social. Ma del suo micio nessuna traccia. Mandarino lo avevo incontrato la prima volta il 25 aprile del 2000, insieme ai suoi fratellini in un casolare di campagna di amici. Era stato subito amore a prima vista. Dopo pochi mesi insieme Monica aveva subito notato l’indole selvatica del suo gatto, la voglia di evadere ed esplorare e, nonostante lei avesse un giardino chiuso da 4 mura, il gattino aveva trovato più di un'occasione per riuscire a scappare in cerca di avventure. Una volta lo aveva persino ritrovato nel bagagliaio di una macchina con due persone a bordo che lo avevano sentito miagolare. Il 7 novembre 2012, però, Mandarino, subito dopo pranzo, mentre Monica sta andando a teatro per una prova generale dell’opera lirica (lei è una cantante lirica) che sta allestendo, è uscito ancora una volta, senza però fare più ritorno. Qualche settimana dopo un vicino di casa di Monica le racconta di averlo visto finire sotto una macchina e le confida che secondo lui probabilmente non ce l’ha fatta. Monica, che conosce Mandarino, un vero guerriero, non si dà per vinta e continua a cercarlo in tutti i modi per più di un anno. Una storia che sembra essere destinata al più triste dei finali, poi un giorno, nel 2018 otto anni, due mesi e 4 giorni dopo la sua scomparsa, una famiglia di Faenza, trova un gatto anziano con gravi problemi di salute in strada. Contatta l’Enpa di Faenza che lo recupera e lo affida alle cure veterinari dell'associazione per accertamenti e terapie. L’anziano gatto è disidratato, molto magro, provato dal freddo e completamente cieco ma risponde bene alle terapie. La famiglia che lo ha trovato ha preso a cuore il suo destino ed è disposta a prendersene cura. All’Enpa di Faenza arriva, però, una telefonata. E’ Monica, ha visto le foto del gatto anziano ritrovato su Facebook e pensa possa essere Mandarino. Invia anche delle foto e descrive delle caratteristiche del suo gatto che non sembrano lasciare molti dubbi. Monica non vede l'ora di riabbracciare Mandarino e si precipita nella sede dell'Enpa per riconoscere e incontrare l'anziano gatto. “Quelle immagini – raccontano le volontarie dell'Enpa di Faenza – non potremo mai dimenticarle. Nonostante le condizioni e l’età Mandarino ha riconosciuto subito Monica. Lei lo ha abbracciato, coccolato con gli occhi pieni di lacrime mentre Mandarino la contraccambiava con delicate testate e fusa. Eravamo tutti senza fiato. Questi sono i momenti in cui capisci l'importanza di non arrendersi mai. E un grazie speciale va a tutte quelle persone sensibili, come la famiglia che ha recuperato Mandarino, che non si girano dall'altra parte quando vedono un animale in difficoltà. Grazie di cuore!”Mandarino e Monica ora sono di nuovo insieme sono di nuovo felici insieme. Il gatto sembra essersi ripreso completamente nonostante gli acciacchi dell’età, 21 anni. “E’ stato come ricominciare tutto da quel lontano giorno di autunno – racconta Monica – sono grata a tutte le persone che hanno reso possibile questo piccolo miracolo”. -*- Una storia a lieto fine sono contenta che Monica abbia ritrovato il suo gatto, così almeno può vivere i suoi ultimi anni di vita felice. , Ciotty |
Post n°1153 pubblicato il 18 Dicembre 2020 da Ciottolinadgl2
Pranzi di Natale e cenoni di Capodanno in tempi di pandemia: per combattere il Covid-19 dovranno avere qualcosa in più. Ovvero un tocco di salute a 360 gradi condito di energia e anche di fortuna benaugurante sotto forma di cibo. Come dire che sulla tavola di queste feste così particolari non dovranno mancare gli alimenti cosidetti "booster" cioè veri e propri caricatori energici con vitamine. minerali e magnesio. E poi gli ingredienti anti ossidanti e tutti quei tesori alimentari che sono preziosi alleati del benessere. Utilissimi ancor di più in questo momento storico di forzata convivenza con il Coronavirus in cui occorre aumentare le difese immunitarie a tutti i livelli psico-fisici. Per far fronte a stress e ansia per incertezze del futuro e ricaricarsi a tavola anche durante l'ultimo scorcio dell'anno. Puntando ad esempio su cibi completi come il miele e la frutta secca, simboli delle feste per eccellenza magari da adoperare non solo come fine pasto ma proponendo veri e propri piatti in tutta salute. Da non dimenticare inoltre un vero e proprio concentrato di energia anche di energia anche simbolica rappresentato dall'aglio che arricchisce l'organismo di allicina, zolfo, vitamine del gruppo B e ha proprietà anti batteriche; ce ne sono di tanti tipi e vari chef stellati gli danno grande importanza a questo alimento che si potrebbe definire quello invisibile del benessere fra i più forti in assoluto. -*- Quindi mangiate cibi energetici durante queste feste restate in famiglia e casa, non fate assembramenti, evitate baci e abbracci così sto Coronavirus prima ne va via e meglio è per tutti. BUON NATALE E BUON 2021 CHE SIA MIGLIORE, PER DAVVERO, PER TUTTI. , Ciotty |
Virginia Di Carlo ha 27 anni, è affetta da tetraparesi spastica sin dalla nascita e secondo i medici non avrebbe mai camminato né avrebbe vissuto oltre i 18 anni. Invece Virginia è ancora qui, si è laureata, è diventata Cavaliere della Repubblica e con la forza che l’ha contraddistinta per tutta la vita è riuscita anche a realizzare il suo sogno: aprire, insieme alla sorella minore Martina, una scuola di danza per disabili e normodotati. Un progetto ambizioso, ma in fondo semplice per chi ha dimostrato coi fatti che nella vita, molte volte, nulla è impossibile. Si chiama Special Angels Dance School, ha appena compiuto un anno e si trova a Druento (Torino), il piccolo centro dove Virginia e Martina vivono. Per realizzare il loro progetto, le sorelle Di Carlo si sono affidate al crowdfunding della piattaforma Eppela e a MSD, un’azienda farmaceutica che ha contribuito alla raccolta fondi con una generosa donazione. Il vero punto di forza della Special Angels è l’inclusività, di cui Martina, 23 anni, rivela il segreto: «Grazie alla danza, mia sorella ha trovato equilibrio ed autostima. Non ho mai visto una disabilità in mia sorella, l’ho sempre trattata come una bambina come me, come tutti. Anche oggi non vedo la disabilità, è ovvio che ci siano dei limiti perché alcuni non riescono a camminare bene o ad alzarsi perché costretti in carrozzina. Mia sorella sembrava non poter camminare da piccola, invece ci è riuscita, ha preso la patente, si è diplomata e laureata». Virginia, invece, spiega: «Abbiamo voluto una scuola di danza aperta a tutti, sia disabili che normodotati: il nostro scopo è quello di integrare tutti, perché siamo tutti uguali». Il motto della Special Angels è una frase di Jim Morrison: «Ognuno di noi ha un paio di ali, ma solo chi sogna impara a volare». Una frase, questa, che sembra riassumere la stessa vita di Virginia, capace di andare oltre i limiti imposti dalla disabilità. Grazie alla passione per la danza, infatti, si è laureata in Scienze motorie con una tesi sulle danze paralimpiche ed è stata nominata, a soli 25 anni, Cavaliere dell’Ordine al merito dal presidente della Repubblica, Sergio Mattarella. Come è nata la vostra passione per la danza? Martina: «I nostri genitori ballavano, avevano questa passione da sempre. I primi a fare danza siamo stati io e mio fratello maggiore, Michele. Virginia non c’era, mamma e papà erano un po’ preoccupati per la sua disabilità: lei non riusciva neanche a camminare e loro temevano ci potesse rimanere male. Poi, una volta venne a vedere una lezione di danza e l’insegnante aveva visto che Virginia era presa dalla musica e dal ritmo. Appoggiata al muro, aveva iniziato a fare dei passi e a quel punto l’insegnante le chiese: “Perché non balli?”. Da lì, anche lei ha iniziato a praticare la danza caraibica». Il crowdfunding vi ha permesso di realizzare un sogno, oltre che un progetto ambizioso. Cosa vi ha spinto a tentare questa strada? Virginia e Martina: «Nostra madre aveva contattato un ragazzo che si occupa di crowdfunding e abbiamo iniziato a farci pubblicità con alcuni video sui social. Da qui abbiamo iniziato a realizzare diverse interviste per la tv e per la radio, ma anche volantini e passaparola. In meno di due mesi siamo riuscite a raccogliere circa ventimila euro, di cui cinquemila donati direttamente da MSD». Una cifra notevole, per un tempo così ristretto: ve lo aspettavate? Virginia e Martina: «Non lo avremmo mai immaginato, infatti non smetteremo mai di ringraziare tutti coloro che ci hanno sostenuto e continuano a farlo. Grazie di cuore, ci avete permesso di realizzare un sogno che sembrava impossibile». La vostra scuola è aperta esattamente da un anno anche se è rimasta chiusa per i mesi del lockdown. Qual è la situazione attuale? Virginia e Martina: «Nella nostra scuola, prima dell’emergenza, avevamo 100 iscritti, anche se non tutti sono allievi effettivi, c’è chi si è iscritto semplicemente per fare una donazione e darci una mano. Prima dell’emergenza le persone avevano iniziato a conoscerci e a sostenerci, si erano interessate alle nostre attività, poi il Covid ci ha letteralmente buttato giù, un po’ come è successo a tutte le attività. Ma ora siamo pronte a recuperare tutto, i corsi non sono pienissimi ma piano piano cercheremo di tornare a pieno regime. Abbiamo allievi provenienti un po' da tutta la provincia di Torino». Come funziona la vostra scuola? Virginia e Martina: «Le lezioni durano un’ora: iniziamo con riscaldamento ed esercizi sulla specifica disabilità dei ragazzi. Con la musica montiamo una coreografia, che può essere individuale o di gruppo. Come tutte le scuole di danza, abbiamo tariffe diverse per le lezioni individuali o per quelle in gruppo. In media ci sono tre-quattro lezioni al giorno: noi insegniamo danze caraibiche, per le altre discipline abbiamo altri insegnanti, una dozzina in tutto. Da noi gli allievi possono imparare l’hip-hop, la danza classica, il reggaeton, ma ci sono anche corsi di yoga, pilates e altro: vogliamo che ognuno possa trovare l’attività giusta in base ai propri gusti e alle proprie predisposizioni». Oltre alle danze caraibiche, di cui siete insegnanti esperte, avete delle passioni per altre discipline che avete coltivato nel tempo? Martina: «Noi abbiamo sempre ballato esclusivamente le danze caraibiche, da quando eravamo piccole, e per questo insegniamo questa disciplina. Io poi ho fatto altri studi, ad esempio ho preso l’attestato da insegnante di kangoo power, una disciplina abbastanza nuova, simile alla zumba, che fa lavorare tutto il corpo e si fa con delle speciali scarpe con le molle». Virginia: «Io mi sono specializzata proprio sulle danze caraibiche, come dimostra anche la mia tesi di laurea. Quel titolo di studio è molto importante per me, mi ha dato coraggio e consapevolezza nell’affrontare questa avventura». Come si insegna la danza ai ragazzi disabili? Ci sono delle difficoltà particolari? Martina: «Con i ragazzi disabili ho una marcia in più, sono positiva e cerco sempre di ottenere miglioramenti. Loro lo avvertono e per questo si affidano a noi». Virginia: «A volte mi trovo un po’ in difficoltà con alcuni ragazzi che hanno una disabilità intellettiva, perché magari fanno fatica a relazionarsi con me e a vedermi come la loro insegnante». L’esempio di quello che è riuscita a fare Virginia in tutta la sua vita, però, dovrebbe essere uno stimolo per tutti. Virginia: «Io cerco di dare il meglio di me come insegnante. Non è colpa di questi ragazzi, semplicemente non riescono a percepire tutto questo. Comunque si tratta di pochi casi, la maggior parte dei miei allievi mi segue e si lascia incoraggiare. A volte gli allievi dicono: “Ma quello è impossibile per me”. Io rispondo sempre: “La parola impossibile non esiste, non la conosco”». Martina: «A volte anche gli stessi genitori dei nostri allievi trattano diversamente Virginia, forse perché la disabilità non è ancora vista da tutti come una cosa normale. Siamo tutti uguali, ma c’è ancora chi non lo capisce». Virginia: «La disabilità spesso viene vista in modo approssimativo, molte persone pensano: “Sei disabile, punto”. In realtà esistono tanti tipi di disabilità ma per comprenderlo forse serve un’apertura mentale diversa». Molti ragazzi disabili sono allievi della vostra scuola dall’apertura: è questa la maggiore soddisfazione? Virginia e Martina: «Molti genitori non avrebbero mai immaginato che i figli disabili potessero fare progressi e realizzare una coreografia dall’inizio alla fine. Ne abbiamo visti tanti felici e soddisfatti, perché grazie a noi i loro figli sono riusciti a sfruttare le loro potenzialità, spesso nascoste e difficili da intravedere». Avete qualche appello da fare pubblicamente? Virginia e Martina: «Sì, abbiamo un obiettivo che ci sta molto a cuore: permettere ai ragazzi disabili che non hanno possibilità economiche di poter frequentare corsi di danza. Invitiamo chi volesse aiutarci ad aderire al progetto ‘Adotta un ballerino’: con le donazioni si possono finanziare iscrizioni e borse di studio per consentire ai ragazzi che non possono permetterselo di frequentare le lezioni gratuitamente». La Special Angels Dance School si trova in via Dante Alighieri 7/A, a Druento (Torino). Per informazioni è possibile contattare i numeri di telefono 335243018 e 0113323559 o visitare il sito. Per aderire al progetto ‘Adotta un ballerino’ è possibile effettuare una donazione tramite Iban (IT78G0306909606100000140989). -*- Un'altra ragazza come Giulia da ammirare per quello che ha fatto nonostante la sua disabilità... bravissima anche la sorella e la famiglia che l'hanno sostenuta in questo suo sogno poter ballare e aprire una scuola di danza tutta sua. , Ciotty |
Giulia Lamarca ha camminato sulle sue gambe fino a vent'anni. «Non sono nata in carrozzina, e ricordo benissimo come mi guardavano le persone prima», dice. È per questo che attraverso Instagram ha cominciato a raccontare la sua storia e condividere i suoi viaggi: per provare a cambiare quegli sguardi che si posano non solo sulle sue gambe, ma su ogni persona con disabilità. Come si è ritrovata in sedia a rotelle? «Incidente in scooter da passeggera, otto anni fa. Siamo scivolati, sono finita per terra. Pensavo di essermi rotta un piede, poi dopo l'intervento me l'hanno detto. Non sentivo più niente dall'ombelico in giù». Cosa ha pensato? «Nulla sarà più come prima. Inizialmente sono andata nel panico. La vita che fino a poche ore prima conoscevo era finita. Poi è arrivata la consapevolezza: ero destinata a rinascere in altro modo». Cioè? «Ho guardato al lato positivo. Rimettere in discussione tutto e ricominciare. Sotto alcuni aspetti è stata una liberazione». Quali? «Prima dell'incidente facevo tanto sport. Il mio obiettivo era diventare insegnante di tennis. Ma sono molto competitiva, e lo vivevo con poca serenità. Rinunciavo a molte cose. Solo dopo ho scoperto di essere anche altro. Mi sono iscritta all'università e ho capito di essere brava. È emerso un talento che non conoscevo». Parliamo delle difficoltà. Quali sono le prime che ha affrontato? «È difficile vedersi in carrozzina. Ma Instagram mi ha aiutato tanto nel percorso di accettazione della mia nuova immagine». In che modo? «Le mie foto piacevano alla gente. Più ne pubblicavo, più capivo che piacevo di più anche a me stessa. E ho continuato, stufa di immagini di bellezze perfette in cui non mi identificavo». Così ha cominciato anche a raccontarsi? «Ho tanto da dire. Un anno fa sono stata a Machu Picchu, sono quasi sicura di essere stata la prima italiana in carrozzina a farlo». La passione per i viaggi c'è sempre stata? «No. È nata dopo i nove mesi chiusa in ospedale. Quando sono tornata a vivere fuori avevo sete di vedere il mondo. Mio marito (che ho conosciuto durante il ricovero, è un fisioterapista) mi ha proposto un viaggio in Australia. Mi ha detto: capirai che non hai niente di sbagliato ma è il mondo a non essere adatto alle tue necessità. Da allora vivo per assaporare quel senso di libertà». Non senza ostacoli? «Le difficoltà cominciano dalla prenotazione del biglietto aereo, passando per l'assistenza disabili che a volte non c'è. Spesso le carrozzine vengono rotte nel trasporto in stiva. Per questo ho lanciato un hashtag, #dirittoalvolo, che grazie a Instagram è diventato virale e mi ha consentito di lanciare una petizione sulla piattaforma Change.org per difendere i diritti di tutti i disabili che in tre mesi ha raccolto oltre 87mila firme». Qual è il suo obiettivo? «Cambiare le regole del marketing. Abbiamo degli idoli per tutto, ma la disabilità non è ancora paritaria. La mia sfida è far capire anche alle aziende che sono molto più di una ragazza in carrozzina. Vorrei venisse trasmesso il valore dell'inclusione». Con il marito Vestita da sposa Mentre legge un libro -*- Io l'ho "conosciuta" durante un servizio a lei dedicato sul Tg regionale Piemonte. il giornalista l'aveva intervistata dopo aver raccontato la sua storia ha detto in diretta il suo profilo instagram e ho cominciato a seguirla e la sento mia amica guardo sempre le sue bellissime foto e parole, ovviamente durante il lockdown come tutti è rimasta a casa e quest'anno è andata a fare le vacanze in Italia.... Spero di conoscerla presto dal vero perchè oltre a trovarla simpatica la trovo una grandissima donna una che ha saputo rialzarsi nonostante quello che le è successo e ama fortissimamente la vita , Ciotty |
Il 15 giugno si è spenta una celebrità del mondo felino. Il gatto Bob è morto a 14 anni. La sua storia e quella del suo amico umano James Bowen aveva fatto il giro del mondo ed è stata raccontata anche dal bestseller A Street Cat Named Bob e dall’omonimo film su Netflix (A spasso con Bob nella versione italiana). Bowen era un tossicodipendente in via di disintossicazione quando nel 2007 fece un incontro che gli avrebbe cambiato la vita. Per strada, abbandonato e ferito notò un gatto. Lo prese con sè, lo curò e da allora non se ne separò mai più. Era Bob, suo fedele compagno di vita che dal lontano 2007 ha dato a James un motivo in più per alzarsi ogni mattina. I due sono diventati rapidamente inseparabili, trafficando e vendendo il giornale di strada The Big Issue per le vie di Londra. Nel 2012 Hodder & Stoughton hanno pubblicato il primo libro di Bowen, A Street Cat Named Bob , raccontando la sua storia e quella di Bob. Il libro divenne un bestseller, insieme ai suoi sequel Il mondo secondo Bob, Un regalo di nome Bob e Il piccolo libro di Bob. In tutto, i libri hanno venduto 8 milioni di copie in oltre 40 lingue. La storia originale è stata anche trasformata in un film uscito nel 2016 con Luke Treadaway nel ruolo di Bowen. Bob è apparso nel film interpretando se stesso e apparirà in un sequel, “A Gift from Bob”, entro la fine dell’anno. "Bob mi ha salvato la vita. È così semplice. Mi ha dato molto più della compagnia. Con lui al mio fianco, ho trovato una direzione e uno scopo che mi mancavano. Il successo che abbiamo raggiunto insieme attraverso il nostro libri e film sono stati miracolosi, ha incontrato migliaia di persone, ha toccato milioni di vite, non c’è mai stato un gatto come lui e non lo farà mai più” è stato il messaggio commosso di James. “Sento che la luce si è spenta nella mia vita. Non lo dimenticherò mai.” -*- Oh nooo mi spiace tantissimo che sia morto ho visto il film e ho letto tutti i libri dedicati a lui, mi sono appassionata alla sua vita. Anche perchè io amo moltissimo i gatti e vorrei che anche il mio gatto salisse sulle mie spalle e venisse in giro con me come faceva Bob con il suo padrone James. Buon Ponte Bob riposa in pace, |
Post n°1148 pubblicato il 08 Maggio 2020 da Ciottolinadgl2
Fra alcuni anni, tanti o pochi, toccherà a noi il compito di raccontare il Covid 19, detto coronavirus venuto dalla Cina, alle future generazioni. I nostri figli e i nipoti che verranno al mondo potranno vivere attraverso i nostri occhi, attraverso le nostre parole, un racconto di cui avranno sentito parlare a scuola o dagli amici, esattamente come noi abbiamo vissuto con la voce dei nostri nonni gli orrori della guerra, o magari per i più giovani, lo sbarco dell’uomo sulla luna. Ciascuno di noi racconterà un pezzettino di vita, il “suo” pezzettino. E la cosa straordinaria è che in questa pandemia, un evento capace di accomunare quasi tutti gli abitanti del pianeta, ogni abitante racconterà il “suo” vissuto, il mondo visto con i suoi occhi, diverso da tutti gli altri. Le difficoltà economiche, gli amori lontani, la perdita di un parente, i sacrifici di un medico o di un infermiere, la solitudine, la farina e il lievito sia di birra che per dolci che scarseggiavano o non c'erano proprio nei supermercati perché tutte le italiane anche quelle che prima non avevano mai cucinato in vita loro hanno dovuto fare torte e pizze, poi l'alcool e l'amucchina (gel tascabile) per lavarsi le mani e lavare le superfici anche quelli introvabili, stessa cosa per le mascherine e i guanti di lattice per i primi tempi del virus, cosìchè molte donne italiane sono diventate pure "sarte" per cucirsele da sole e regalarle alle amiche parenti (spedendogliele rigorosamente per posta perché non si poteva incontrare nessuno), facendo una taschina per dentro un pezzetto carta da forno per evitare il contagio. Gli adulti che hanno iniziato a lavorare tramite computer o tablet con lo smart-working e degli studenti di ogni scuola di ordine e grado che hanno sperimentato per la prima volta le lezioni on line con il tablet o il computer da casa, quelli che si sono laureati e hanno dato gli esami universitari con questo metodo. Ciascun nonno o genitore racconterà il ricordo che gli è rimasto addosso, e sarà sicuramente un ricordo fatto di emozioni, di gioia o di paura. "Il mio ricordo immediato di questi due mesi, ne sono certo, sarà la vista su un albero, un tiglio ben più alto dei palazzi intorno e che si erge davanti alla finestra. Quando è iniziata la quarantena il tiglio era ancora spoglio e grigio. Oggi è rigoglioso, pieno di foglie, pieno di voglia di vivere. Sui rami e sugli alberi vicini osservo e fotografo gli animali che non conoscono il coronavirus, i merli e le cornacchie, i piccioni in amore ed i passeri. E li fotografo come se mi trovassi dentro un capanno di osservazione sul bordo di un lago, uno di quei capanni di legno e paglia, che ti permettono nel silenzio totale di nasconderti alla vista del mondo. Forse, se i ricordi non si saranno diluiti nel tempo, racconterò ai miei nipoti che lavoravo da casa, che stavo in fila per fare la spesa, che le giornate talvolta sembravano lunghe infinite.
-*- Ecco quello che racconteremo ai nostri nipoti, ai nostri figli o alle persone che sono nate tra gli anni 2018/2020 e dopo. , Ciotty
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Post n°1147 pubblicato il 17 Febbraio 2020 da Ciottolinadgl2
Era il 1973 quando perse il suo anello a Portland (Oregon, Stati Uniti). E ora, 47 anni dopo, è stato incredibilmente ritrovato in una foresta finlandese. Per Debra McKenna, proprietaria dell'anello, il viaggio dagli Usa al Nord Europa è un mistero, iniziato durante il giorno di San Valentino di quasi mezzo secolo fa. «Ricordo che lasciai il mio nome e il mio numero nel ristorante dov'eravamo state con le mie amiche, ma nessuno mi richiamò». Aveva paura di dirlo al fidanzato, ma lui non se la prese. «Mi disse "è solo un anello". Era tranquillo». Di certo la la perdita non ha impedito loro di passare una felice vita insieme. Lei ha lavorato come parrucchiera, lui come professore. E per tre volte son diventati mamma e papà. «Mi sento fortunata. Era una persona straordinaria». E col passare degli anni, Debra si era scordata dell'anello. Fino a poche settimane fa, quando un uomo in Finlandia lo ha trovato con il metal detector in una foresta e ha deciso di contattare la Morse High School per risalire al proprietario. Quando Shawn è morto, Debra si è sentita perduta, senza bussola. Ma il ritrovamento insperato dell'anello le ha ridato gioia e grinta: «è come se lui mi stesse dicendo di reagire, di continuare con la mia vita». E sull'uomo che ha ritrovato il prezioso anello, Debra McKenna ha detto: «Ci sono persone buone in questo mondo spesso pieno di negatività. Abbiamo bisogno di più persone così».-*- Che fortuna questa donna che ha ritrovato il suo anello, il primo ricordo di suo marito. , Ciotty |
Post n°1145 pubblicato il 27 Gennaio 2020 da Ciottolinadgl2
Giorgio lavora in Finlandia da qualche anno. E' un italiano che lavora in un’agenzia di marketing digitale e si è integrato alla perfezione nel paese scandinavo. Così tanto da essersi integrato nella capitale Helsinki. Oggi un tweet del suo amico Simone sta facendo discutere, con sorridenti emoticon, i social. Cosa è successo? -*- Questa è l'onestà degli stranieri, fosse successo in Italia se mai li avesse trovati qualcuno e fosse stato onesto come questa signora, e se chi li ha persi gli avrebbe scritto prendili sono tuoi se li sarebbe presi. , Ciotty |
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QUESTO E' IL MIO ANGELO CUSTODE STRA BELLO
SI CHIAMA UMABEL CHE VUOL DIRE DIO IMMENSO HA LA CAPACITA' DI SUSCITARE E MANTENERE L'AMICIZIA. APPRENDIMENTO RAPIDO E GRANDE INTELLIGENZA. INTERESSE VERSO L'ASTROLOGIA E LE SCIENZE NATURALI. FACILITA' DI PAROLA. ASPETTO GRADEVOLE. DI MESTIERE FA IL VIGILE DEL FUOCO, MI PROTEGGE DA TUTTE LE PERSONE CATTIVE E PROTEGGE IL MIO BLOG. LO SO E' DAVVERO BELLO UN VERO FIGO!!!!
MESSAGGIO PER R.
Tu sei invidiosa di me e sai cos'è un invidioso? No? Te lo dico subito: L'INVIDIOSO E' UN DEFICIENTE CHE NON RIESCE A RASSEGNARSI. E tu mi odi (io non ti odio anche se mi hai fatto del "male" e continui a farmelo)perchè sai cosa scriveva Hermann Hesse: SE ODIAMO UNA PERSONA E' XCHE' E' UGUALE A NOI.
La calma è la virtù dei forti e se aspetti con pazienza sulla riva del fiume, vedrai presto passare galleggiando, il corpo del tuo nemico!
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il 02/07/2020 alle 11:17