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RACCONTI STONATI: LA GUERRA DI PIERO
Premessa: questo è un post un po' diverso dai soliti di questo blog. E' un esperimento di breve racconto. "Stonato" perchè nasce dall'ascolto di una canzone rielaborata in storia, ma dalle mani di uno che scrittore non è. Ci può stare, quindi, qualche "stecca". In fondo al post c'è la canzone da cui ha origine il tutto. Buona lettura.
La voce dall' altoparlante che annunciava che il treno fosse giunto al capolinea lo ridestò dai suoi pensieri. Piero fece le scale ed uscì dalla stazione pensando che d' inverno le 6 di pomeriggio sembran notte fonda, dirigendosi verso il piazzale dove stazionavano gli autobus: nelle orecchie le cuffie con De Andrè che cantava, in faccia e dentro sè il vento gelido di Gennaio.
"fermati Piero, fermati adesso
lascia che il vento ti passi un po' addosso..."
Ma non era il momento di fermarsi. Salì nell'R5, che di lì a poco lo avrebbe portato a destinazione. L' R5, il pullman dei drogati: l'80% delle persone che vi salgono vanno a rifornirsi di roba alla più grande piazza di spaccio d' Europa. Piero guardava gli occhi delle persone sedute: tutti spenti. La speranza non era salita a bordo, ma rimasta al capolinea. Pensò a quello che stava per fare, pensò a come era iniziato tutto questo. Pensò a quando mesi fa era su quel pullman ad accompagnare Franco, il suo amico fraterno. Lo stronzo voleva provare qualcosa di nuovo. Aveva tentato in 1000 modi di fargli togliere quell'idea dalla testa ma nulla. Però lo accompagnò a comprare quella merda, perchè anche se un amico fa una cazzata non lo lasci mai solo. E perchè in cuor suo pensava di riuscire a distoglierlo all'ultimo momento dal fare quella cazzata, ma nulla. Tempo 3 mesi e Franco era morto. Che stronzo.
Arrivato a destinazione Piero non ebbe problemi a passare: il "palo" seduto sul motorino aveva riconosciuto la faccia e non gli disse nulla. Si diresse verso il suo obiettivo, che lo attendeva sotto una statua di Padre Pio. Sacro e profano si mischiano qui, si spaccia sotto la statua di un santo come se fosse la cosa più normale del mondo. Piero aveva in un orecchio l'auricolare e con l'altro ascoltava il suo interlocutore, che gli disse:
"chi non muore si rivede! tutto a posto? come sta l'amico tuo?"
"è morto..."
"ah, mi dispiace..."
"cazzate...comunque non sono qui per questo, mi serve qualcosa"
"e ti pare che non lo so. Quanto?"
"una basta"
"aspè, la prendo"
Il ragazzo si girò a prendere la roba in una nicchia sotto la statua. Era giovane, poca esperienza. "Meglio" pensò Piero, che con un gesto fulmineo estrasse dalla tasca del giaccone la pistola col silenziatore del padre e gliela puntò alle spalle. Dalla cuffietta sempre la canzone:
"sparagli Piero , sparagli ora
e dopo un colpo sparagli ancora
fino a che tu non lo vedrai esangue
cadere in terra a coprire il suo sangue"
Di colpo ne bastò uno, preciso. E tutto finì li, perchè per precauzione non c'era nessun altro intorno. Nessuno aveva sentito nulla. Piero si allontanò di qualche metro. Aveva avuto ciò che voleva: vendicare il suo amico. Ma non gli bastava, sentiva il vuoto dentro crescergli, quando sperava che si fosse colmato. Chiuse gli occhi e si puntò la pistola alla tempia. E De Andrè continuava a cantare.
"cadesti in terra senza un lamento
e ti accorgesti in un solo momento
che la tua vita finiva quel giorno
e non ci sarebbe stato un ritorno..."
(Fabrizio De Andrè - La guerra di Piero)
Altri racconti stonati:
P.S. Presto un post adatto agli standard demenziali del blog, promesso
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