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FIABE MODERNE: PINOCCHIO NEL PAESE DEI BALORDI

Post n°171 pubblicato il 05 Aprile 2011 da sanguemisto84
 

Era una notte buia e tempestosa del 1936 quando a Milano un uomo e una donna dettero alla luce un burattino e decisero di chiamarlo Silviocchio: capirono però da subito che il piccolo sarebe stato un tipino tutt'altro che facile in quanto, appena uscito dalla pancia della madre, si rivolse verso il pozzo dei desideri da cui tutto ha origine dicendo "ci rivedremo presto".

Crescendo Silviocchio divenne una vera peste: non aveva voglia di studiare e diceva sempre bugie. Cominciò da subito a frequentare gente poco raccomandabile come il gatto Gelli e la volpe Confalonieri, con i quali tesseva losche trame volte a riciclare il denaro sporco proveniente dal campo dei miracoli, un fondo d'investimento in cui un gruppo di bambini chiamato mafia depositava i soldi derivanti dall'estorsione delle paghette che i genitori elargivano agli altri fanciulli per l'acquisto delle merendine.

Questa perfetta organizzazione era però messa in serio pericolo dal Grillo Parlante, Antonio di Pietro,che con il suo "che c'azzecca" e la mania d'indagare su tutto e tutti, minacciava di mandarlo gambe all'aria. Silviocchio, per salvarsi dalla galera, decise di buttarsi in politica per fare leggi ad personam che servisssero a parargli il sedere. Il suo piano era tuttavia ancora più diabolico: visto che possedeva anche televisioni e mezzi d'informazione di ogni genere, cominciò ad attuare una campagna di rincoglionimento dei suoi concittadini per convincerli che ogni comportamento, anche il più spregevole, fosse un gioco: era o no il paese dei balocchi (
anche un pò ferlocchi)?. In tv mandava il mago Emilio Mangiafuoco che, durante il suo spettacolo (che si chiamava tg4), si esibiva nel suo numero preferito: leccare pedissequamente il didietro del padrone, convincendo gli spettatori a fare altrettanto grazie a delle fette di prosciutto rovagnati spesse 18 cm sugli occhi.

Passavano gli anni e Silviocchio continuava a comportarsi male nonostante gli ammonimenti della fata Veronichina, che gli diceva che se non avesse cominciato a fare il bravo si sarebbe trasformato in un maiale. Ma al burattino non importava nulla di tutto questo, anzi: continuava a raccontare bugie su bugie a coloro che l'avevano votato, promettendo di creare un milione di posti di lavoro ed amenità varie. Non credeva nemmeno lui in quanto prometteva, lo diceva soltanto  nella speranza che la particolarità che il naso si allungasse a ogni menzogna potesse estendersi anche ad altre parti del suo corpo. Ma gli anni passano per tutti e la natura fa il suo corso, e nonostante le balle stratosferiche rifilate agli italioti le cose non andavano più tanto tanto bene sotto quel profilo.

Iniziò allora a frequentare Lucignolo Gheddafi, che gli insegnò a giocare al bunga bunga, gioco di società grazie al quale Silviocchio riuscì ad incrementare la sua collezione di avvisi di garanzia: ne aveva cosi tanti che poteva giocarci a mignolino come con le figurine, dicendo "ce l'ho, mi manca..", decise tuttavia di non presentarsi mai in tribunale per giocare, visto che i bambini del palazzo di giustizia vestivano di rosso e a lui il rosso non piaceva .

Pian piano tuttavia i suoi innumerevoli guai giudiziari cominciarono ad entrare nella balena Italia, appesantendola oltremodo fino a farla stagnare nelle acque della crisi sociale: si spera solo che, come da legge della natura, la balena si decida ad espellere questi fastidiosi escrementi, prima di andare del tutto a fondo. Ma questa, cari amici lettori, è un'altra storia..

(Caparezza - Nel paese dei balordi)

 
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caputl
caputl il 06/04/11 alle 19:35 via WEB
Ci sarebbe di che ridere se non fosse la triste ed amara realtà. Ciao paesà.
 
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