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Ode alle amiche

Alle amiche, e non oggi perché è la festa della donna, l'ho in mente da venerdi notte questo post ma il tempo è stato tiranno e solo adesso accendo il pc.

Alle amiche che non vedranno mai quello che sto scrivendo ora perché non sono qui dentro, non ci sono mai state e non ci verranno mai, nemmeno per leggere me.

A quelle con le quali ho riso fino a star male venerdi sera, dopo una cena condita da prosecco, vino e cognac, conclusa con un selfie che abbiamo ripetuto almeno dieci volte perché ridevamo e non riuscivamo ad inquadraci tutte, nello schermo del cellulare (ed eravamo solo in tre). E che poi ci siamo appoggiate al muro in riva all'Arno a guardare il panorama di questa città che incanta, sferzate da un vento pazzesco, nella speranza che l'aria fredda ci facesse passare almeno un po' la sbornia, perché in qualche modo dovevamo pur tornare a casa e a piedi non potevamo farlo. La "vita da pecora" non fa per noi, l'abbiamo capito, e certo il fiume ci vedrà ancora, appoggiate alle sue sponde come tre matte di nuovo adolescenti.

A una che vedo raramente, ma che c'è, c'è stata e ci sarà in ogni momento della mia vita, bello o brutto che sia. Alle nostre cene a due, con tanto di lume di candela e musica in sottofondo, a piangere di gioia e di tristezza, a raccontarci dei libri, degli uomini, a dirci che siamo fortunate, perché sono 40 anni che le nostre strade sono diverse e nonostante ciò non ci siamo mai separate. 

A chi ha attraversato tutti i miei momenti neri; si, a te che ho tenuto al telefono per ore, ogni giorno, quando ancora il cellulare serviva solo per telefonare, a te che mi guardi e con un'occhiata mi chiedi "come va" e capisci e non giudichi e ascolti. Sei una di quelle che si è appoggiata con me sul muro in riva all'Arno, ma meritavi due righe tutte per te, perché sono trent'anni che siamo amiche e insieme ne abbiamo combinate tante.

A te, l'ultima arrivata in ordine cronologico, a te che hai il mio stesso sentire e l'unica che leggerà questo post perché qui dentro ci sei (anche troppo), "colpevole" di avermi fatto conoscere questo mondo, di avermi aperto il profilo e successivamente creato il blog dove avrei dovuto pubblicare un racconto che qui non vedrà mai la luce, ma che è servito e  sta servendo per me stessa, davvero un processo di "terapia" di cui probabilmente solo io sto notando gli sviluppi. Guarda cos'hai combinato, l'avresti detto, tutti questi post? Ora hai visto che succede, se mi si dà l'occasione di dare via libera ai miei pensieri. A te che ti sorbisci tutte le mie menate, alle nostre chat kilometriche su whatsapp, ai tuoi incoraggiamenti, al tuo sostegno, al lavoro che facciamo insieme, al destino che, quel giorno, mi ha fatto sedere per caso accanto a te e così ti ho conosciuta. Siamo insieme, e insieme resteremo per attraversare tutte quelle porte che la vita ci sta aprendo, e sono davvero curiosa di vedere dove ci porteranno tutti questi corridoi. Insieme. 

E all'unico uomo che merita una menzione fra le amiche, perché è un amico davvero, è una persona speciale che mi fa ridere, mi sgrida, mi coccola, lo coccolo, lo sgrido. Sei una ragazzo fantastico, molto più di quanto tu creda; grazie per il tuo buongiorno e la tua buonanotte, grazie perché leggi tutto quello che ti mando rubando ore al sonno, grazie per le tue correzioni sempre eccellenti e imparziali, grazie perché leggi quello che scrivo e perché so che questi scritti zuccherosi li sopporti solo perché vengono da me. Ma adesso lascia perdere i doppi spazi, le ripetizioni, le virgole: goditi questo elogio alla nostra amicizia, sappi che ti voglio un mondo di bene.

E, dopo una lacrimuccia che mi è rotolata giù dagli occhi, concludo questa cosa che è venuta più sdolcinata di quello che le mie intenzioni avessero previsto; forse, se avessi avuto il tempo di scrivere venerdi, l'atmosfera sarebbe stata più allegra.

Sono felice di essere una donna, e rinascendo lo vorrei essere ogni volta. 

-Neimieipassi-

xx