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Post n°222 pubblicato il 30 Aprile 2016 da deteriora_sequor
Quando si riebbe non si rese subito conto di avere ancora fra le dita il messaggio lasciatogli da Elizabeth. Lo scartò rapidamente e si immerse nella breve lettura abbassando il capo. Quando ebbe finito diede in un singulto che assomigliava a una risatina e si portò una mano agli occhi, strizzandoli. Poi appoggiò con cura il biglietto sul comodino e cominciò a pensare. Elizabeth, succintamente, gli faceva sapere di essere stanca del ménage con il padre e di essere pronta ad abbandonarlo se solo lui avesse fatto un cenno o si fosse mostrato interessato. Concludeva con delle rituali formule d'amore e i migliori auguri per la guarigione. Gli lasciava un bacio. Già un bacio. Bobby guardò fuori dalla finestra attraverso i tendaggi carminio e notò che splendeva il sole (come doveva essere) e che la giornata si annunciava formidabile. Possibile che la ragazza avesse notato il nuovo affiatamento tra i suoi genitori e si fosse sentita messa da parte da Mark Everard Fawcett? Possibile che ciò che era vergato su quel misero biglietto non fosse altro che la ripicca della orgogliosa suffragetta? Amava lui veramente o era null'altro che un capriccio quasi infantile, una fisima di quell'età, così instabile? Il giovane uomo guardò la stanza, tentando di mettere a fuoco i dettagli: rifletté su Alice Muir e si chiese come avesse potuto diventare amica intima di Elizabeth. V'era qualcosa in quella clinica che infettava i rapporti. Li rendeva mutualmente scambiabili e frutto più di scaltro cinismo che di reale sentimento. La gente al suo capezzale si ingannava vicendevolmente e creava un girotondo orribile di coppie e passioni. Pensò che dovesse essere l'aria mefitica di un ricovero per tubercolotici a liberare gli ospiti di tutti i freni inibitori e di lasciarli rotolare lungo il pendio come pietre che cozzavano sinistramente l'una contro l'altra. Udì un lieve bussare alla porta ed ebbe un moto di fastidio: s'era detto di lasciarlo in pace a completare la convalescenza dopo il rischio di morte, e invece non si esentavano ancora dal disturbarlo e fiaccavano la sua pazienza. "Avanti" Fece con voce sommessa e rassegnata. Un infermiera mise dentro la testa e, con piglio brillante, annunziò la presenza del Dottor Palubi, passato a salutare Bobby prima della partenza definitiva. Il giovane uomo annuì felicemente e si accinse ad accogliere l'idea della partenza della persona che gli aveva salvato la vita dopo averlo accompagnato alla morte. Palubi transitò per la soglia mentre la porta si chiudeva alle sue spalle. "Finalmente un po' di tranquillità" sorrise, e afferrò una sedia fra quelle sparpagliate per tutto il locale. Si sedette di fianco all'imponente giaciglio e tolse un'impurità dalla costosa giacca di montone che gli induriva i lineamenti. Poi si levò immediatamente il cappello e appoggiò a terra il bastone da passeggio. "è strana la vita: nel momento in cui dovresti biasimare la disgrazia ti arriva incontro una peculiare pace e una grande serenità d'animo. Me ne vado da questo posto con la fiducia nella bontà degli uomini." Bobby represse uno sbocco di commozione e strinse il polso del suo interlocutore. (Continua) |
Post n°221 pubblicato il 26 Aprile 2016 da deteriora_sequor
La mattina successiva arrivò il parroco di R. pensando di fornire l'estrema unzione al malato di polmonite. Quando entrò nella stanza erano tutti presenti: da Mark Everard Fawcett a Louise Jordan, da Alice Muir a Elizabeth Powell, passando per sir Anthony Montague, il dottor Palubi e lo spretato Edoardo Muller. Quando notò quest'ultimo il giovane parroco diede in escandescenze e pretese che fosse lontano dal luogo mentre si svolgeva la cerimonia. Palubi ne assunse le difese e diede di contro a Roland Meier, invitandolo a mostrare più compassione evangelica. "Da quanto ne so il signor Muller è mantenuto in questa clinica dalla sua parrocchia. Perché dunque lasciare esplodere una simile acrimonia? Oppure dobbiamo pensare che vi è qualche ragione oscura dietro tanta generosità?" Il parroco si arrestò nel mezzo del locale e offrì uno sguardo colmo di spregio al dottor Palubi. "Non accetto lezioni da un ex professionista che sta per essere radiato dall'albo dei medici per avere favorito il tentato suicidio di un suo paziente. Si tolga dai piedi, fratello e mi lasci fare il mio dovere di cristiano." Mark Everard Fawcett tossì rumorosamente e Bobby si levò sui gomiti dal proprio letto. "La prego, pastore, non accendiamo ulteriori discordie e contrapposizioni nel momento in cui comincio a sentirmi meglio. Come vede sono cosciente e non ho bisogno di nessun officio ultimativo, e mi lasci dire che buona parte del merito per la mia guarigione va attribuito proprio a quell'uomo che lei ha trattato con tale disprezzo. Mi è stato vicino senza pretendere nulla in cambio che non fosse la causa della felicità umana. E ritengo, seriamente, e da ateo, che le sue preghiere e le sue invocazioni siano state rivolte nella direzione giusta." Roland Meier si passò perplesso una mano tra i capelli neri e annuì gravemente. "Tanti sono i misteri della Divinità. Essa si può servire anche dell'ultimo fra i mascalzoni e usarlo come canale per risvegliare la sensibilità alla fede in chi l'aveva smarrita. Di fronte a una tale dimostrazione di potenza e fervore faccio un passo indietro e mi inchino alla Santità di Chi regge i cieli e scioglie gli enigmi in terra. Vuole confessarsi, Robert Fawcett?" Bobby si girò a guardare tutte le facce che pendevano dalle sue labbra. "Non ora, pastore. Ho bisogno di solitudine e raccoglimento. Adesso la mia mente è piena di confusione a causa dei tanti interessi, spesso poco puliti, che si stanno giocando sulla mia pelle di Lazzaro, tornato dalla morte. Gradirei solo che questa stanza fosse liberata." Un infermiere, che aveva assistito a tutta la scena concitata, batté rumorosamente le mani e invitò i presenti a togliersi di torno per permettere il riposo al degente e il suo fuoriuscire dallo stato di confusione e di perplessità. Ognuno, con qualche recriminazione, sgomberò il campo. Solo Elizabeth Powell riuscì con un movimento repentino della mano a fare scivolare nel pugno di Bobby un pezzo di carta, con sopra vergato un microscopico messaggio. Il giovane uomo lo accettò e, mentre udiva l'allontanarsi della lenta processione, chiuse gli occhi e sprofondò in un dormiveglia tormentato. (Continua)
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Post n°220 pubblicato il 20 Aprile 2016 da deteriora_sequor
Quest'ultimo si lasciava andare a cupe riflessioni. Con il riavvicinarsi di Louise Jordan a Mark Everard Fawcett il suo destino era segnato. Nemmeno avrebbe, forse, avuto un passaggio per ritornare in Italia e sarebbe rimasto sepolto nella clinica in attesa di tempi migliori. Anche lui restava il più a lungo possibile accanto al giaciglio di Bobby, sentendo uno strano affetto per quel giovane uomo che, per certi versi, gli assomigliava così tanto. Era poi affascinato dalla strana figura di Edoardo Muller che, tollerato dagli infermieri, non la smetteva di fare sentire la sua presenza all'interno dell'ampio locale. Non appena gli addetti avevano terminato il loro lavoro lo spretato implorava e pregava così tanto, da essere lasciato ancora qualche oretta a fianco del malato. Palubi controllò la cartella clinica di Robert Fawcett per un ultimo scrupolo avanti completare i bagagli. La situazione si metteva miracolosamente al meglio e la risposta fisica del malato agli stimoli era pronta e positiva. "Sta guarendo" Biascicò passando a fianco di sir Anthony Montague "Non so come sia potuto accadere, ma sta meglio." Tony lo fissò con le orbite arrossate :"é strano, dottore, ma non riesco a uscire più da questa stanza. Come quello spretato. è come se tanta parte del nostro futuro risiedesse nella guarigione di quell'individuo. Davvero, per me è un mistero!" Palubi lo scrutò attentamente, poi prese a discorrere amabile :"Oh, la capisco. Fawcett non ha avuto una vita fortunata, come una buona fetta di noi che ora gli stiamo vicino. La chiami scaramanzia, ma è come se dal suo miglioramento dipendesse un briciolo di sole anche per chi non lo ha abbandonato. Comunque, se le interessa, ha smesso di nevicare." "Mi sta invitando a togliere le tende? E dove andrei? La mia amante ufficiale si è rimessa con il suo ex marito e filano d'amore e d'accordo. Lei, dottore, avrà sempre qualche influente protettore che le procurerà un posto di prestigio in qualche ospedale. La mia esistenza, al contrario, forse è compromessa per sempre." Palubi si tolse gli occhiali, pulendoli ostentatamente con una pezzuola immacolata :"Non ho protettori, sir Montague. Quello che ho avuto me lo sono guadagnato da solo senza padrini o anfitrioni. Non ho mai rubato né spacciato morfina o contraffatto ricette. La mia sola colpa è stata di avere accompagnato un uomo che, a mia insaputa, desiderava morire." "Questo le fa onore". "Ma non mi procurerà un nuovo lavoro: il mondo non è adatto alle anime belle, ciò che conta sono attestati, appoggi e piaggeria. Il resto sono bubbole". "Perché non resta e attende i miglioramenti di Bobby? Avviarsi adesso sarebbe un'ammissione di sconfitta." "Anche farlo dopo. Non creda che cambi qualcosa a rinviare gli appuntamenti con il destino. Prima ci si chiarisce il futuro meglio è. Inoltre, cosa si attende dal risavimento del signor Fawcett? mi permetta di essere spietato, Montague, ma se crede di attaccarsi a un altro carro sulla strada per gioia, denaro e onori sta sbagliando decisamente indirizzo. Bobby è quasi spiantato se si eccettua un lascito da parte dei suoi nonni su cui stavano battagliando i genitori. Non si attenda di essere ricoperto d'oro." sir Anthony Montague sorrise pallido :"mi attendo solo che mi riconosca, poi potrò dire di essere un uomo felice e andarmene sulle mie gambe, a testa alta." (Continua) |
Post n°219 pubblicato il 15 Aprile 2016 da deteriora_sequor
Negli ultimi tempi un omuncolo, un prete spretato alto un soldo di cacio, aveva preso a sgattaiolare nella camera di Robert Fawcett senza essere notato in modo particolare da nessuno. Indossava una tonaca impolverata ed era uno dei degenti della Clinica a più basso livello. Risiedeva in una sorta di sottoscala e le sue spese di mantenimento erano pagate (chissà per quale ragione) dal parroco di R. Edoardo Muller (così si chiamava) si fermava dietro il muro di infermieri, medici, consanguinei e conoscenti e si mordeva le unghie, attendendo il suo turno di parlare con il malato e discutere di situazioni varie. Egli aveva costituito una sorta di sodalizio con il rovinato dottor Palubi, che lo accoglieva nel suo ufficio per spargere calde lacrime sulla sua carriera compromessa e sul suo destino amaro. Edoardo Muller lo ascoltava, scacciando talvolta delle mosche immaginarie davanti al suo viso, e gli suggeriva brani delle Sacre scritture da leggere e meditare. Palubi lo aveva ringraziato facendolo accedere alla camera di Bobby più di quanto fosse consentito e dignitoso. I presenti, vedendolo in tonaca, lo consideravano una specie di sacerdote e anche il rettore della clinica non aveva nulla da dire sulle sue intrusioni. Anzi, era convinto che un pizzico di dialogo con l'Aldilà non potesse che giovare al degente e, magari, creare le basi per qualche inatteso miracolo. Una sera, che tutti avevano levato le tende e la povera vittima giaceva indifesa tra le coltri del letto, Edoardo Muller s'era fermato con un rosario nella mano sinistra e una grande croce nella destra. Poi aveva sussurrato nell'orecchio di Bobby parole di contrizione e pentimento sulla sua vita passata, invitando il suo obbiettivo a fare lo stesso. Il giovane uomo aveva allungato il braccio per tenerlo lontano, ma alla fine s'era ritrovato a ripetere le formule suggeritegli nel delirio. Edoardo era scoppiato a piangere e aveva abbracciato la scarna figura del suo interlocutore. In realtà in Bobby, avviato verso la fine terrena, cercava la figura di un confessore, oppure di qualcuno che assolvesse i suoi peccati in punto di morte. E quest'ultimo, nei rari momenti di lucidità stava imparando a tollerare la figura del piccolo ex sacerdote e ad esserne persino affezionato. Negli ultimi, scarni scampoli di esistenza terrena lo cercava per la stanza con lo sguardo, e quando approdava davanti a lui il sorriso gli si allargava dalle labbra sino al cuore. Fu in questo periodo che Bobby non si decise a morire. Il dottor Palubi stava allestendo il suo bagaglio per allontanarsi dalla clinica, quando pensò di porgere il suo ultimo saluto a chi era stato causa della sua disgrazia lavorativa. Si recò nel santuario del giovane uomo e, invero, lo trovò molto migliorato: il rosso acceso delle guance s'era smorzato e la tosse feroce s'era placata. Rifletté che, forse, il funerale di Robert Fawcett era stato allestito con eccessivo, largo anticipo. Decise di fermarsi anche lui al capezzale del malato, e attendere gli sviluppi. Nessuno glielo impedì, anche per umana pietà. Fu così che mentre, sorprendente mente Bobby aveva preso una curvatura positiva, le persone che gli gravitavano intorno s'erano strette fra loro in maniera inattesa: Mark Everard Fawcett e Louise Jordan avevano riallacciato una sorta di rapporto e, spesso, li si poteva trovare al bar dell'edificio a tracannare grappe aromatizzate. Elizabeth Powell e Alice Muir erano diventate amiche per la pelle e non si lasciavano mai, condividendo interminabili partite a carte ed estenuanti escursioni. Parevano attendere con un sorriso condiscendente lo strano mutamento nella salute del giovane uomo e nel frattempo condividevano centinaia di passioni comuni. Solo una persona restava sulla soglia della camera di Bobby a fissare tutto e tutti con aria persa e malinconica. Era sir Anthony Montague. (Continua) |
Post n°218 pubblicato il 11 Aprile 2016 da deteriora_sequor
Bobby fu spogliato e messo a letto. E immediatamente la febbre gli crebbe fino a sfiorare temperature preoccupanti mentre nella clinica era scoppiato il finimondo: ben presto si era sparsa la voce che Fawcett, l'ereditiere si fosse gettato nei laghetti di Flossen tentando di suicidarsi. Il delicatissimo equilibrio su cui si reggeva quella eterogenea comunità di malati ne fu sconvolto. Nei corridoi, nelle stanze e nelle sale non si parlava d'altro e i medici si trovarono di fronte casi improvvisi di depressione e turbamento cerebrale. Si temettero per un lungo periodo gesti imitativi e la sorveglianza sui degenti venne resa più severa. Bobby, nel frattempo, boccheggiava nella sua stanza circondato dalle stesse persone che se l'erano conteso nella manciata di ore precedenti. V'erano tutti: Da Louise Jordan ad Anthony Montague, da Mark Everard Fawcett a Elizabeth Powell, fino ad Alice Muir. Tutti costituivano un muro umano per cui era difficile passare, anche solo per recare assistenza medica al giovane uomo. Alla fine, sotto la pressione del direttore generale, furono tutti sbattuti nel corridoio e costretti a visionare il loro capitale umano ed economico in tempi contingentati e ristretti. Mark Everard Fawcett e Louise Jordan si ritrovarono a parlare di nuovo per discutere del testamento di Bobby e sulla sua validità. "Certo" sosteneva il padre "Sarebbe meglio una carta scritta di suo pugno durante un momento di lucidità. Per quanto ne so non ha lasciato nulla riguardo le ultime volontà e questo complicherebbe le cose sul lascito." Louise Jordan annuiva pesantemente e, nel frattempo, pensava quanto non fosse male il decisionismo di quell'individuo solido e quadrato, la prorompente vitalità che emanava da ogni suo gesto :"Perché mai l'avrò abbandonato?" Rifletteva. "Per quel zerbinotto di Tony, poi? Cosa ho acquistato in questi anni lontano da lui se non noia, stordimento, indecisione, miseria e scarsa soddisfazione sessuale. Decisamente, ho fatto la mossa sbagliata. Ma non è detto che non si possa rimediare." Questo pensava la madre di Bobby, che giaceva con un inizio di polmonite nella sua grande stanza e già cominciava a sproloquiare. Sir Anthony Montague stava rabbrividendo quasi come il malato, e sentiva il terreno franargli sotto i piedi. Con l'intuito acutissimo del mantenuto di professione si rendeva perfettamente conto che i suoi giorni sbandati e felici stavano giungendo al capolinea e un malessere diffuso gli prendeva gli arti e il cervello annebbiato :"Dove finirò adesso?" Si ripeteva meccanicamente "Il mio destino sembra segnato." Elizabeth Powell e Alice Muir, nel frattempo, avevano stretto amicizia e passeggiavano tenendosi per mano lungo l'ampio corridoio, discutendo su Bobby, i suoi difetti e i suoi pregi, le sue indecisioni, il suo splendore e i suoi abusi. "Una persona fragile, tanto fragile." Ripeteva scotendo la testa Alice. "Ma un individuo sensibile e capace di preoccuparsi veramente per te." rispondeva Elizabeth mentre con il ricordo andava alle parole profonde e disinteressate che lui le aveva rivolto per metterla in guardia verso Mark Everard Fawcett. E, in questa maniera, con rapporti vecchi e nuovi che si facevano e disfacevano, trascorrevano i giorni, e le condizioni di Bobby viravano al peggio. Ormai stava sfiorando il completo deliquio. (Continua) |
Post n°217 pubblicato il 06 Aprile 2016 da deteriora_sequor
Bobby si staccò dal suo accompagnatore e avvicinò i due laghetti smeraldini. Le basse temperature avevano già creato una crosticina di ghiaccio sopra la loro superficie e i robusti fiocchi di neve andavano a sbattervi sopra, sviluppando una lievissima cordigliera bianca che ingannava sulla consistenza della lastra. Il dottor Palubi fissava incuriosito il suo paziente percorrere le sponde degli specchi d'acqua, inspirando rumorosamente, senza staccare lo sguardo dalla meravigliosa e toccante scena. Rimasero così per diversi minuti, l'uno distante dall'altro mentre la nevicata si faceva sempre più fitta. Poi capitò uno di quei momenti che il medico avrebbe ricordato per tutta la vita: il giovane uomo con un urlo lacerante si era gettato dentro uno dei due laghetti a peso morto, bucando la sottile lastra di ghiaccio e sprofondando sino a metà della vita nell'acqua gelata. Palubi ebbe uno scatto violento, come se gli avessero improvvisamente torto il collo, scartò bruscamente e si lanciò senza riflettere verso Bobby. Entrò anche lui in acqua per tutta la lunghezza delle gambe e lo afferrò con violenza cercando di trascinarlo a riva. Ma il giovane uomo si dibatteva, schiumava rabbia, pareva intenzionato a raggiungere, costasse quel che costasse, il centro della polla. Fu solo dopo una lotta accanita che il dottore riuscì a trarre sulle sponde quella furia esaltata, approfittando della sua debolezza congenita e del suo stato di salute precaria. Quando si furono tratti dall'acqua Palubi non si trattenne e allungò un ceffone al volto quasi congestionato dell'altro escursionista. Tutta la rabbia repressa per quell'improvviso tradimento affiorò a galla e lo fece urlare di delusione :"Perché mi ha fatto questo?" Bobby cominciava già a tremare e il medico pensò bene di rimettersi in marcia verso la clinica, sperando di incontrare qualcuno lungo il cammino. Qualcuno che lo potesse aiutare. Procedettero per un quarto d'ora sentendo i pantaloni mutarsi in una sottile foglia di ghiaccio. Dall'alto scendevano fiocchi sempre più spessi e fitti. E fu solo dopo mezzora, intirizziti e stravolti dal freddo che giunsero in vista dell'edificio imponente. E Palubi prese a chiamare aiuto. Accorsero gli addetti, che issarono Bobby mentre tutti gli ospiti s'affacciavano alle finestre. Il dottore corse nello spogliatoio per cambiarsi rapidamente e detergersi con degli asciugamani. Nel frattempo non riusciva a fare a meno di riflettere sulla sua carriera rovinata e sull'ignominia che lo attendeva: aveva scortato un degente, visibilmente instabile, sino ai laghetti d Flossen, senza un infermiere e sotto una fitta nevicata. Si era fidato di Robert Fawcett e quest'ultimo lo aveva tradito, gettandolo nella disperazione più cupa. Come, come aveva fatto a non intuire i secondi fini di quel pazzo? Come aveva fatto a non afferrare le pulsioni suicide del paziente? La sua indole autodistruttrice, che affiorava come bolle d'aria dal centro delle polle? Era stato terribilmente ingenuo e fiducioso nei "nuovi metodi" di cura. E ora ne avrebbe pagato le conseguenze. (Continua) |
Post n°216 pubblicato il 02 Aprile 2016 da deteriora_sequor
"Allora si prepari. Indossi qualcosa di decente per una camminata nella neve e non mi faccia attendere troppo. Io sarò pronto fra dieci minuti." Bobby trattenne a stento l'entusiasmo che gli traspirava da tutti i pori e fece dietro front immediatamente, per rifugiarsi nella sua ampia stanza. Questa volta mise l'orecchio sulla porta prima di entrare, poi girò la chiave. Non voleva sorprese o trovare inquilini per quanto improbabili ma, pur sempre, molesti. Fece il suo ingresso cercando di temperare la gioia che gli attraversava tutto il corpo come una scarica galvanica. Prese a vestirsi pesante in maniera rapida ed efficace. In pochi minuti era già pronto per l'uscita indossando persino un colbacco regalatogli da suo padre tanti anni prima. Ai piedi aveva dei valenki sempre russi recuperati a un mercatino delle pulci, e, a fasciargli tutto il corpo, un bel cappotto di montone con dei risvolti di pelliccia di martora. Indossò finalmente dei guanti di capretto ed era pronto ad avviarsi incontro al suo accompagnatore. Uscì con il cuore in gola e il dottor Palubi gli stava venendo incontro attraverso il l'ampio corridoio. "Allora? La vedo prontissimo per l'escursione!" "Anche lei, dottore." "Le confesso che anch'Io amo girovagare sotto la neve. Non è una cosa che faccio abitualmente e che ,tantomeno, consigli ai miei pazienti... ma assomiglia a un'esperienza mistica, l'immersione completa e senza mediazioni nella Natura: come spingere la mano attraverso una barriera invisibile." Bobby annuì serafico e, prendendosi a braccetto, i due s'avviarono da una delle uscite secondarie verso il sentiero che conduceva ai laghetti di Flossen. Percorsero in scioltezza le prima centinaia di metri in notevole pendenza fino a quando il terreno battuto spianò e la neve cominciò a scendere sempre più consistente, attaccando con grossi fiocchi al suolo. "Cosa l'ha spinta a questa bravata, Fawcett?" Chiese Palubi. L'uomo si pizzicò il naso con due dita guantate e lanciò un'occhiata colma di serenità al suo interlocutore. "Voglia di pulizia, credo. Quando scende la neve ho sempre l'impressione che si deterga l'orizzonte e che anche i miei pensieri diventino più lucidi. Ho un bisogno disperato di mettere ordine nella mia vita e di sciacquarmi i pensieri dentro i laghetti di Flossen." "Detto così suona più tragico di quanto appaia. Lei, signor Fawcett ha solo bisogno che la lascino in pace con le sue meditazioni. Deve depurarsi. Mondarsi della sozzura che ha incrostato la sua vita fino adesso. La tubercolosi è un dettaglio." Bobby lo squadrò perplesso. Eppure sapeva delle visioni poco ortodosse di Palubi riguardo la tisi. "Intende dire che una migliore condotta di vita potrebbe influire sulle mie condizioni di salute?" "Non lo dico. Ne sono sicuro." Robert Fawcett crollò lievemente la testa e si azzittì per immergersi nei pensieri tersi suggeriti da quella fitta nevicata. Nel frattempo avanzavano con qualche difficoltà ma furono rapidamente in vista dei laghetti di Flossen. Codesti erano due minuscole polle d'acqua affiancate, all'interno di un catino naturale formato dalle Alpi circostanti. Pur nella loro essenzialità monastica trattenevano qualcosa di grandioso e suggestivo e rimandavano alla purezza di esperienze primigenie lontane da mondanità e corruzione. Era quello che necessitava per ricomporre e restaurare un quadro sfregiato all'interno di una composizione composta e antichissima. E così si sentivano i due uomini giunti sino a quell'altezza: minuscoli granelli di polvere sopra una specchio assolutamente limpido. (Continua) |
Post n°215 pubblicato il 29 Marzo 2016 da deteriora_sequor
La giornata che volgeva al peggio portava serenità nel cuore di Bobby. Si mise a camminare sull'ampio terrazzo dove, fino al giorno prima stavano le sdraio dei malati, distesi a ricevere i benefici raggi dell'astro. La fitta nevicata aveva già ricoperto con alcuni centimetri di manto bianco la vasta superficie spoglia. Discese le scale che portavano alla strada principale e rifletté: dopo mesi di assoluta solitudine tutti si stavano affollando intorno al suo letto di agonia. Di alcuni, come suo padre e sua madre, ne capiva perfettamente, e tristemente, le ragioni. Di altri come Alice Muir ed Elizabeth Powell gli sfuggiva il nesso e si rinfocolava il mistero. Perché Alice si era mossa dalla sua comoda città, magari da un nuovo amore, per venirlo a recuperare tra le mura di un sanatorio? Era pietà? Interesse? Senso di colpa? Ed Elizabeth? in pochi minuti di conversazione si era stabilito fra loro una complicità e una comprensione reciproca che aveva dello stupefacente...ma non era forse anche la suffragetta manovrata da quel lestofante di Mark Everard Fawcett? Non v'era forse il rischio che Lui, anima (malgrado tutto) candida, si facesse ammaliare e intrappolare in una vicenda più grande delle sue intenzioni? Sentì un brivido di freddo e capì che se il Dottor Manziger lo avesse visto all'aperto sotto la neve gli avrebbe fatto una robusta lavata di capo. Tanto più che teneva ancora indosso gli abiti eleganti e leggeri indossati per la colazione mancata. Fece dietrofront e rientrò all'interno della clinica crollando la neve dalle maniche della giacca. Si guardò intorno e trovò la desolazione e il deserto più assoluto. Elizabeth e suo padre erano spariti chissà dove, e non v'era traccia degli ospiti della residenza. Tutti stavano, probabilmente, rinchiusi nelle proprie stanze a fissare i fiocchi di neve che scendevano lentamente dal cielo. Oppure avevano preso in mano un buon libro e si davano alla lettura. O forse erano in delle sale comuni a giocare a whist? Nessuna di queste opzioni lo entusiasmava, né aveva voglia di espletarne qualcuna. Ciò che avrebbe voluto veramente sarebbe stato indossare il suo completo pesante e uscire da quella prigione dorata per recarsi fino ai laghetti di Flossen per rimirare il meraviglioso picchiettare della neve sulla superfice semighiacciata e lo scurirsi progressivo delle sue azzurre acque. Decise, in un istante, di chiedere al dottor Palubi, un italiano che conosceva come grande appassionato di natura di accompagnarlo nella sua escursione. Era un colpo di testa e, di certo, avrebbe ricevuto in risposta un bonario rifiuto ma valeva la pena di tentare. Inforcò la scalinata ignorando l'ascensore e giunse presso gli studi dei medici. Chiese alla segretaria di Palubi se il dottore fosse libero e fu fatto passare. Quando entrò nell'ampio locale Palubi (come le decine di degenti della clinica) stava osservando dall'ampia finestra la fitta nevicata. Il medico parve riconoscere il suo paziente addirittura dal passo e, senza voltarsi, chiese con affabile cortesia: "Arrivato lo spleen, Mr. Fawcett? Non mi chieda perché ma lo immaginavo appena ho notato la giornata mettersi al peggio. E so anche cosa sta per chiedermi, ma la risposta, purtroppo, è No." Bobby si sedette esaurito in una delle poltrone "Perché no, dottore? Non mi farà più male che restare qui dentro a macerare. Spiritualmente per me sarebbe una gran cura." "Ma il suo fisico debilitato? Non sa come potrebbe reagire?" "Bene. Si rinfrancherebbe. Sono sicuro che una bella passeggiata sotto zero mi temprerebbe nel corpo. E poi...ne ho bisogno." "Intende dire che vi andrebbe comunque? Anche senza la mia compagnia?" "La risposta è affermativa. Nessuno me lo può impedire con la forza. Noi siamo qui per curarci, non per restare dietro le sbarre." Il dottor Palubi, finalmente, si girò e prese a squadrarlo con un interesse e una curiosità che nemmeno nei momenti più stretti del rapporto medico paziente aveva mai mostrato. Si sedette dietro la scrivania e sorrise. (Continua) |
Post n°214 pubblicato il 23 Marzo 2016 da deteriora_sequor
"Fu così che, con quell'ultimo bicchiere al Wakefield, conobbi suo padre, Robert. Le potrà sembrare strano, forse persino scandaloso che una ragazza di ventidue anni dia confidenza a un uomo tanto maturo ma, vede, ho imparato dalla vita a non attribuire soverchia importanza alle apparenze e a fidarmi delle mie impressioni più di quanto mi fidi delle voci di corridoio o delle chiacchiere da lavandaia. Quello che ha fatto suo padre è stato un gesto immensamente coraggioso per i tempi che corrono e la sua classe ed eleganza mi hanno fatto comprendere che tipo di uomo sia." "Lui era ubriaco e Lei è una persona troppo ingenua. Mi permetta di conoscere mio padre meglio di quanto possa capitare a lei." "Ne è davvero così sicuro? Anche lei parla per stereotipi. Sembra di sentire discorrere sua moglie. Sicuro di non essersi fatto influenzare troppo da Louise Jordan?" Bobby la scrutò attentamente per alcuni secondi, poi diede un'occhiata al tavolo dove stava seduto, ad osservarli, Mark Everard Fawcett. "Senta, mio padre non ama nessuno tranne sé stesso e la sua capacità di stupire. è un saltimbanco, un intrattenitore, un individuo profondamente annoiato e insensibile. Per ogni incontro ha una maschera adatta, come un attore consumato. L'ho visto dialogare facilmente con vescovi, puttane, ministri e medici radiati dall'albo. Di tutti conosce tutto, e per tutti ha una parola buttata lì, in apparente casualità, capace di farti restare a bocca aperta. è un camaleonte. Un uomo che si adatta e si mimetizza con l'ambiente che lo circonda." Elizabeth Powell ascoltava attentamente ma, nel frattempo, sotto le notazioni di Bobby la sua maschera di combattente pareva sgretolarsi per lasciare spazio a una profonda emotività e a una temperie interiore che urlava per affiorare in superficie. "Creda a me: non farà la sua felicità. Lo lasci, lo abbandoni. Lui ci farà sopra un piccolo pianto e subito partirà in caccia della prossima preda senza fare una piega ulteriore. Mio papà è assolutamente incapace di innamorarsi o di provare un sentimento che non sia l'ammirazione estatica per sé stesso e le sue qualità di guitto. Si salvi, Elizabeth, si metta in salvo e lo abbandoni." Fu a quel punto che, mentre la giovane si accingeva a replicare con il volto in fiamme, Mark Everard Fawcett fece la sua comparsa silenziosa alle loro spalle sfoderando una delle sue risate da manuale :"Ebbene? Vi state appartando da venti minuti. La colazione è abbondantemente finita e stanno sparecchiando tutto. Cos'hanno i miei piccioncini da raccontarsi di tanto importante e decisivo? Potrei pensare, Bobby, che tu stia provando a rapirmi la deliziosa amica, o no?" Il giovane uomo sollevò il labbro inferiore e si girò di scatto per non subire ulteriormente la vista del padre. Poi girò i tacchi e uscì in terrazzo sotto i fiocchi di neve. (Continua) |
Post n°212 pubblicato il 19 Marzo 2016 da deteriora_sequor
"Non posso vantarmi, purtroppo, di una vita facile e serena. Mia madre era quella che chiamano donna di vita ed era solita portarsi a casa i clienti malgrado la mia presenza. Ebbene, nonostante ciò, grazie all'interessamento di una mia parente venni avviata a studiare in un collegio religioso, gestito con mano ferrea dalle suore, e lì trovai quello che era inscritto nel mio destino." "Chi? Forse mio padre?" "No. La piena coscienza di me stessa. Mi diplomai in tutta tranquillità e, uscita dal collegio, trovai un lavoro come insegnante presso un altro istituto religioso. Vi trascorsi due anni, senza mai transigere al mio codice personale di dignità, decoro e lavoro, finché pensai che la Donna era stata tenuta per troppo tempo con la testa sotto le suole maschili. Sono diventata suffragetta e, per questa ragione, allontanata dalla scuola. Sono stata considerata una pericolosa terrorista. Incarcerata più volte e sempre assolta. Poi nella mia vita è entrato suo padre." "Transitava per caso a un convegno di suffragette?" La ragazza smise di stirarsi i lunghi capelli rossi, abbassò il sopracciglio e fissò intensamente Bobby :"La diverte irridermi, vero Robert? Scommetto che lei pensa di essersi trovato improvvisamente di fronte a una di quelle fanatiche che interrompono i derby d'ippica sventolando cartelli e urlando slogan. Ebbene, avrebbe ragione. Mi è capitato di trovarmi in quel genere di situazioni e non me ne pento. Ma, per quanto riguarda suo padre mi dispiace deluderla: nessun convegno di militanti. Si trattava di una cena con un'amica all'Astor e suo padre era seduto da solo e pensoso al tavolo fianco al nostro. Probabilmente deve avere buttato l'orecchio a un nostro discorso, dal momento che si è alzato in piedi con il calice colmo e ha urlato: brindo al coraggio delle suffragette!" "Doveva essere ubriaco." "Fa differenza? Una buona bottiglia di vino scioglie le inibizioni ed estrae il nostro vero essere. In quel momento fui veramente sconvolta dal coraggio di Mark Everard Fawcett e sollevai il calice alla sua salute. Maggie, la mia amica rimase seduta e un po' confusa. Arrivò il caposala per calmare le acque e minacciando di buttarci fuori. Tutti e tre. Qualcosa di assolutamente inedito e imprevedibile per un posto come l'Astor. Suo papà accennò a calmarsi, ma dopo qualche minuto vidi che mi strizzava l'occhio e prendeva nuovamente a sollevarsi. Da lì a un altro grido in onore delle suffragette fu questione di un attimo, sempre con il calice pieno di vino rosso. Ma stavolta i camerieri lo tenevano d'occhio e lo placcarono in un attimo, lo bloccarono e lo portarono all'esterno tenendolo come un sacco per le braccia e le gambe, fino a scaraventarlo sul marciapiede. Io e Maggie lo avevamo seguito, preoccupate che gli dessero una razione di botte, ma si limitarono a lasciarlo tutto ammaccato e sgualcito di fronte al ristorante. Noi lo tirammo in piedi e cercammo di rimetterlo in sesto. Indubbiamente era brillo ma non ubriaco fradicio e gli porgemmo il bastone e la bombetta. Lui si scosse la polvere dai vestiti e, come se nulla fosse successo prese ad avviarsi in direzione di una carrozza ringraziandoci con clamore. Proprio mentre stava incamminandosi s'arrestò di botto e ritornò sui suoi passi presentandosi cerimoniosa mente. Io e Maggie ricambiammo e Lui propose di bere un bicchiere della staffa al bar dell'hotel dove risiedeva, il Wakefield. Per non sembrare scortesi Io e la mia compagna accettammo, ma potevo vedere il dubbio farsi strada nella testolina di Maggie. Per quanto mi riguardava ero assolutamente tranquilla: ne avevo viste talmente tante con mia madre che realizzavo immediatamente quando un uomo poteva diventare pericoloso o improvvisamente innocuo." (Continua) |
Inviato da: Word_User
il 07/05/2021 alle 00:00
Inviato da: cassetta2
il 02/09/2020 alle 09:18
Inviato da: angi2010
il 18/04/2017 alle 23:29
Inviato da: deteriora_sequor
il 14/02/2017 alle 09:28
Inviato da: angi2010
il 13/02/2017 alle 23:30