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Complottisti e Liberi Pensatori Parte 8

Post n°626 pubblicato il 12 Luglio 2024 da carloreomeo0

Sintetizzando quando scritto nel post precedente, Rolex è l’oscuro oggetto del desiderio, il marketing di questa famosa maison dell’orologeria di lusso è stato molto abile a creare il bisogno, la necessità di possedere un Rolex per sentirsi appagati, per sentirsi vincenti. In pratica Rolex ha dato un prezzo alle vostre emozioni, al vostro ego, l’ha commercializzato e ve lo sta vendendo sotto forma di orologi. Se avete bisogno di avere un Rolex, come di qualunque altro oggetto, per sentirvi appagati, realizzati, felici, avete oltrepassato il limite e siete caduti nella trappola, sono gli oggetti che possedete che possedendovi vi fanno sentire sicuri di voi, ed ecco che gli equilibri si ribaltano, che i ruoli si invertono e i possessori divengono i posseduti. Arrivati a questo livello da possessori di oggetti, passiamo ad essere posseduti dagli oggetti, perché sono loro a dire e a dirci ciò che siamo, a determinare come ci sentiamo, abbiamo bisogno di determinati oggetti per sentirci bene con noi stessi e con gli altri, a innescare quel temporaneo senso di appagamento, di momentanea felicità, quello che molti definiscono “effetto Wow” la cui durata spesso è effimera fugace, perché con il tempo va a scemare ed allora abbiamo il bisogno, la necessità, quasi fisica di comprare altri oggetti, spesso sempre più costosi per riacutizzare questo effetto, come un tossicodipendente in crisi di astinenza, che ha bisogno della sua dose per placare, seppur momentaneamente, i sintomi della sua dipendenza. Tutto questo lo viviamo e lo percepiamo come se fosse naturale, fisiologico, mentre in realtà questa necessità ci è stata indotta da fattori esterni determinati dalla società in cui viviamo e dal sistema consumistico che la governa.

 
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Complottisti e Liberi Pensatori Parte 7

Post n°625 pubblicato il 11 Luglio 2024 da carloreomeo0

 

Per convincerci a ipotecare non solo il nostro presente ma anche il nostro futuro, questo sistema consumistico ci ha subdolamente, tramite messaggi pubblicitari espliciti o subliminali, portati ad idolatrare non solo il Denaro, ma anche alcuni oggetti che grazie ad esso riusciamo a possedere, di seguito un emblematico esempio:

Rolex, prestigioso marchio di orologi di lusso, dice chi sei, dichiara al mondo il tuo status sociale, tramite Rolex non si acquista un semplice orologio ma si acquista uno status, si celebra il raggiungimento di un traguardo, la tua realizzazione non solo professionale ma anche sociale, declama il tuo successo, genera emozioni in chi lo possiede, o quanto meno è l’ostentazione di tutto questo, perché in realtà tu puoi essere anche un poveraccio che si è fatto i debiti pur di comprarsi un Rolex da 20000 euro, giusto per far credere di essere ciò che in realtà non è, per ingannare addirittura se stesso, perché mettere al polso un Rolex gli da sicurezza, su di esso costruisce le sue certezze, ed ecco che allora capiamo che noi non siamo sempre ciò che abbiamo, che gli oggetti non sempre ci appartengono, anzi in realtà niente ci appartiene, ma che sempre più spesso siamo noi che apparteniamo ad essi, perché su di essi abbiamo costruito la nostra immagine, l’immagine di ciò che vorremmo essere ma che in realtà non siamo, perché senza determinati oggetti ci sentiamo persi, come se ci mancasse una parte importante di noi, addirittura il nostro equilibrio psicofisico può crollare. Il prezzo di un Rolex è spesso principalmente dato non tanto dal progetto, dall’ingegneria e dalla raffinatezza dei calibri che monta, dal pregio dei materiali utilizzati, ma dall’emozione che è in grado di suscitare e da tutto quanto ho citato sopra. Ma davvero pensate che un Rolex GMT Master II, tanto per citare un modello molto ambito dagli appassionati di orologeria, valga oggettivamente 22000 euro? Cosa ci dovrebbe essere dentro quell’orologio per giustificare quel valore, quel valore infatti non è dato dall’oggetto in se, ma principalmente da ciò che esso evoca, rappresenta a livello sociale ed emozionale. In sintesi abbiamo il bisogno, la necessità di possedere oggetti per sentirci felici, realizzati, appagati, questo è quello che questo sistema consumistico ci ha insegnato e ci insegna, questo è quanto vuole farci credere e attraverso tali credenze vive e si alimenta.   

 

 
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Complottisti e Liberi Pensatori Parte 6

Post n°624 pubblicato il 10 Luglio 2024 da carloreomeo0

Per guadagnare soldi investiamo il nostro tempo, le nostre vite, con quei soldi compriamo oggetti, alimenti per poterci sostenere e continuare a vivere per poter lavorare, guadagnare altri soldi e comprare altre cose, tutto questo in un circolo vizioso senza fine, questo è in sintesi il consumismo, questa è la mentalità consumistica in cui siamo incastrati, da cui siamo schiacciati, senza possibilità di fuga e di cui noi siamo il carburante che bruciando lo alimenta. Un sistema vicino al collasso che per sostenersi non ha solo bisogno dei soldi che abbiamo guadagnato ma anche di quelli che guadagneremo, ed ecco che molti affetti dal morbo dello shopping compulsivo, plagiati da campagne pubblicitarie sempre più aggressive, assoggettati all’ideologia consumistica, sono pronti a spendere anche i soldi che non hanno ancora guadagnato, pur di accaparrarsi l’ultimo giocattolo tecnologico o l’automobile più avveniristica, ipotecando di fatto il loro tempo futuro, il loro futuro, attraverso banche e finanziarie.

La moderna economia, infatti, si basa sempre di più su capitali virtuali, su guadagni futuri e sempre più incerti per questo è destinata al collasso.

 
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Complottisti e Liberi Pensatori Parte 5

Post n°623 pubblicato il 09 Luglio 2024 da carloreomeo0

 

Rifletteteci un momento:

Questa società ci porta ad ammirare, invidiare e a tentare di emulare, quegli individui che essa etichetta, in base a criteri che essa stessa ha imposto e promosso, come persone di successo, personaggi che hanno grosse disponibilità economiche, grazie alle quali hanno immobili da sogno e tutti quegli oggetti, che ormai sono divenuti degli status symbol, sinonimi di successo, ma che in realtà sono solo l’esasperazione del loro ego, sintomo della loro stessa frustrazione, mentre, di contro, chi, a causa di problemi economici di vario genere vede ridursi i propri guadagni, perdendo non solo soldi ma anche gli oggetti che da essi derivano, divengono ogni giorno proporzionalmente sempre più trasparenti, meno visibili, se poi perdono tutto, allora diventano praticamente invisibili, un esempio, gli homeless, i senza tetto per dirla all’italiana. Quanti di voi magari li incrociano ogni giorno, li guardano ma senza vederli realmente, perché sono divenuti fantasmi, esseri insignificanti, elementi coreografici marginali di questa società, perché non hanno nulla da ostentare e quindi in pratica cessano di esistere, la società quindi ne nega l’esistenza, ne distoglie lo sguardo, quasi infastidita, perché essi rappresentano il fallimento del sistema che essa stessa promuove. Praticamente la nostra esistenza, il nostro essere visibili agli altri dipende unicamente dal nostro potere economico, da ciò che possediamo e non da ciò che noi siamo, su questo dovremmo fermarci a riflettere.  

 
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Complottisti e Liberi Pensatori Parte 4

Post n°622 pubblicato il 08 Luglio 2024 da carloreomeo0

Il libero pensatore è attivo, anzi è proattivo, mentre chi si lascia trascinare dalla corrente è passivo, indifferente, in quanto assuefatto, dipendente e condizionato da ciò che gli altri pensano, da tutto ciò che passivamente gli viene somministrato a livello intellettivo, inerte a livello cerebrale. A causa di questo, purtroppo sempre più spesso molti accettano certe verità, certi tipi di notizie, solo per fede e non in base ad argomentazioni o fatti concreti. Si accetta ad esempio per fede che quello che dice la televisione e nello specifico i telegiornali e i programmi dedicati all’informazione in genere, dicano la verità, che siano quindi attendibili, credibili sempre, qualunque cosa dicano, qualunque sia il tema della comunicazione, e quindi non si mettono in discussione, non si cercano mai conferme a ciò che tali mezzi dichiarano, non ci si chiede mai se la realtà che loro descrivono sia veramente reale e non artificiosamente costruita, perché tutto viene accettato passivamente, per fede appunto. Il presupposto inderogabile su cui la fede si fonda infatti, è il non aver bisogno di provare nulla, perché tutto ciò che essa promulga e divulga va accettato, senza necessità di prove concrete, perché in caso contrario non si potrebbe parlare di fede. Non dimentichiamoci mai del fatto che un certo tipo di fede inibisce e in alcuni casi preclude il libero arbitrio di chi si assoggetta ad essa, non dimentichiamoci che proprio grazie a questo, in nome della fede, sia stata essa politica, religiosa o artefice di qualsiasi altro indottrinamento, sono state commesse le più inumane atrocità. Come ogni tipo di fede ha bisogno di idoli da venerare a cui sottomettersi, idoli materiali, il Dio indiscusso di questa nostra epoca è sicuramente il denaro e il potere che da esso deriva, idoli inferiori sono gli oggetti che grazie ad esso possiamo acquistare, accumulare, beni materiali di cui amiamo circondarci e ostentare.

 
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Complottisti e Liberi Pensatori Parte 3

Post n°620 pubblicato il 07 Luglio 2024 da carloreomeo0

 

 

Io credo che sia ineccepibile il pensare che i più grandi personaggi della storia erano e sono liberi pensatori, che le più grandi scoperte, le grandi innovazioni sono state fatte da chi era in grado di pensare al di fuori degli schemi di pensiero, dai preconcetti dettati dalla mentalità ottusa, chiusa, di vedere non solo la realtà percepibile ma anche la trama da cui essa è composta, di vedere al di là dei propri orizzonti, di non porsi limiti, di oltrepassare confini, abbattendo muri mentali e fisici, di considerare possibile, fattibile ciò che per gli altri era solo pura utopia, trasformando quest’ultima con il tempo e con indomita volontà in tangibile, concreta realtà. Da considerare a questo proposito che tutte le più grandi scoperte che per noi oggi fanno parte della quotidianità, della normalità, prima dell’intervento dei liberi pensatori erano considerate fantasie utopistiche o semplici vaneggiamenti di labili menti e quegli illuminati inventori, scopritori, che osarono mettere in discussione idee precostituite e teorie consolidate, prodigandosi con spirito di abnegazione a dare concretezza alle loro idee, spesso vennero derisi, sbeffeggiati, ostacolati dall’ottusità dei loro contemporanei. Un esempio per tutti: La macchina volante di Leonardo. La verità è che senza i liberi pensatori l’umanità è morta, condannata com’è ad adottare le stesse architetture di pensiero in contesti diversi che la condurrà sempre alle stesse conclusioni, a ripetere gli stessi identici errori, considerandoli coincidenze, scherzi del destino, impantanata in un loop temporale che la porterà inesorabilmente all’autodistruzione.   

 
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Complottisti e Liberi Pensatori Parte 2

Post n°619 pubblicato il 06 Luglio 2024 da carloreomeo0

In ogni epoca, qualsiasi forma di governo, siano state esse regimi o monarchie, ha sempre odiato i liberi pensatori, perché sono imprevedibili, sono mine vaganti, sono elementi destabilizzanti per qualsiasi forma di potere, come per chiunque per interessi personali, tenti di distorcere la realtà, occultare i fatti, negare anche le più evidenti verità. Meglio quindi emarginarli di modo che il loro pensiero non infetti le masse, che il morbo da cui sono affetti non contagi altri spingendoli a pensare con la propria testa, formulando pensieri propri. Meglio additarli, come complottisti, folli o peggio sovversivi, persone di cui diffidare sempre e da cui stare alla larga. I liberi pensatori sono consapevoli che il loro ragionare al di fuori dagli schemi precostituiti ha un costo, a volte elevato ma che sono disposti a pagare. Sono consapevoli che dovranno nuotare sempre controcorrente, che dovranno fare sempre più fatica, che la loro stessa vita sarà più complessa, più problematica, che a volte dovranno affrontare problemi che gli sembreranno insormontabili, montagne invalicabili, per risolvere i quali dovranno essere disposti a fare cambiamenti e scelte drastiche.

 
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Complottisti e Liberi Pensatori Parte 1

Post n°618 pubblicato il 05 Luglio 2024 da carloreomeo0

Spesso, sempre più spesso sento definire complottista semplicemente chi osa mettere in dubbio quello che deve essere il comune modo di pensare, quello che pensano le masse ma che in realtà le masse non hanno affatto pensato perché ciò che pensano di aver pensato in realtà gli è stato loro inculcato dall’alto. Viene definito complottista chi pensa, ragiona al di fuori degli schemi imposti dal sistema, dalla società in cui vive, tutti coloro che si pongono domande ma non accettano risposte preconfezionate o verità a scatola chiusa, soprattutto laddove gli altri, la maggioranza, hanno bisogno di false certezze, perché hanno capito che il fatto che siano in tanti a pensarla in un certo modo non sia sintomo che quel pensiero sia veritiero, genuino e pertanto attendibile, perché la verità non sempre, anzi quasi mai, risiede nella bocca di molti, ma che spesso, troppo spesso, siano in pochi, troppo pochi ad avere il coraggio di dire  e affrontare certe verità. Sì, perché spesso, certe verità una volta verificate o le ignori o ti costringono a dei cambiamenti drastici, cambiamenti che non tutti sono disposti ad accettare, cambiamenti di cui non tutti sono pronti a farsi carico. Cambiamenti non solo nel modo di pensare, ma anche nel modo di vivere, di agire, perché certe verità sono così sconvolgenti da cambiarti la vita, ecco perché le masse cedono così facilmente all’oblio delle false verità, ecco perché le masse anestetizzano il loro cervello riempiendolo di concetti e ideologie che altri hanno studiato appositamente per loro, perché seguire la corrente è maledettamente facile, è facile fare proprie le idee, le ideologie altrui senza preoccuparsi di riflettere. Perché pensare costa non solo fatica ma costringe anche a guardarsi intorno, a vedere con i propri occhi la realtà, la società in cui si vive vedendone limiti e confini, a fare paragoni e confronti, mettendosi continuamente in discussione. Per tutto questo e per tanto altro ancora è importante non confondere mai i complottisti con i liberi pensatori, con chi libero dal pregiudizio e dalle briglie dei condizionamenti sociali è ancora capace e ha ancora il coraggio di guardare dritto in faccia la realtà che lo circonda, di scovare verità che altri vorrebbero celare, coloro che non svendono i loro principi, i loro ideali al miglior offerente, il cui pensiero non è in vendita.

 

 
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Il migliore Amico

Post n°617 pubblicato il 04 Luglio 2024 da carloreomeo0

Amicizia, con i miei quasi 55 anni uso con molta moderazione e cautela questa parola, causa le tante, troppe coltellate alla schiena, le cocenti delusioni, l’indifferenza e il disertare di molte persone, che consideravo amiche, proprio nel momento in cui avrei avuto bisogno del loro supporto, della loro presenza. Per questo, contro quella che sembra essere la tendenza comune, io alla quantità, preferisco la qualità, di quelle poche persone che posso ancora permettermi il lusso di chiamare Amiche, quelle che non ti dicono: “Io ci sarò sempre per te”, ma che quando ne hai più bisogno ti volti e te le ritrovi accanto, magari non fisicamente perché logisticamente distanti, ma presenti con messaggi, telefonate di quelle che fanno bene all’anima. Così ieri, mentre ero preso dai miei pensieri, lo confesso un po' cupi, ecco che dal passato mi arriva una telefonata, un Amico che non vedo da anni, ma con cui messaggio spesso, mi chiama, rispondo e subito la sua voce rasserena il mio cielo. Rivanghiamo un po' i tempi passati, i tanti ricordi non sempre piacevoli, ma nostri, di vita vissuta, perché con i veri amici puoi permetterti di condividere tutto, i momenti belli, come quelli bui, con lo stesso coinvolgimento, rivivendo le stesse emozioni, le stesse sensazioni di allora, quelle mai dimenticate solo gelosamente custodite in un posto speciale del cuore. Ad un certo punto, come se niente fosse mi chiede: “Cosa c’è che non va? Sento che c’è qualcosa che ti turba, lo leggo fra le righe dei tuoi ultimi post, dimmi cosa c’è?” Questa domanda mi spiazza, la sua sensibilità, che ho avuto modo di conoscere e apprezzare negli anni, non finisce mai di stupirmi, ma mi porta anche a riflettere come sia strano a volte che persone che ti vivono accanto non riescano neanche a percepire l’inferno che ti arde dentro, mentre persone che vivono distanti da te e che non vedi da anni, riescano a vederne le fiamme attraverso la nebulosità delle parole. Così mi confido, mi sfogo, ed è benefico l’effetto che tutto questo ha su di me, una fresca brezza che mi accarezza la pelle durante una giornata particolarmente afosa. Nel salutarci poi, lui mi dice e mi ripete: “Ricorda non sei solo”, parole semplici, ma nella cui semplicità racchiudono mille complessi, profondi significati, capaci di darmi quella carica per affrontare qualunque difficoltà, per farmi comprendere che esistono interconnessioni capaci di farci sentire un tutt’uno con le persone che ci vogliono e a cui vogliamo bene e che l’Amicizia, quella vera, esiste ancora…
 
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LE DUE FACCE DELL'ECOLOGIA

Post n°616 pubblicato il 03 Luglio 2024 da carloreomeo0

Mentre la Danimarca, per contrastare il cambiamento climatico, tassa le flatulenze (leggi scorregge) delle mucche, in quanto inciderebbero significativamente sulle emissioni di CO2, ecco nella foto la città di Hontan in Cina, una delle città con il più alto tasso d’inquinamento a livello globale. Preciso che quella foschia, che quasi nasconde alla vista l’intera città, non è nebbia ma inquinamento prodotto principalmente dalla forte industrializzazione e urbanizzazione, con relativo aumento del traffico veicolare, il tutto favorito dalla totale assenza di regolamentazioni ambientali rigorose. Alla luce di tutto questo io credo che tra l’ecologismo estremo e la totale mancanza di regole per la tutela ambientale, ci dovrebbe essere una via di mezzo, perché l’atmosfera è un bene comune e tutti dovremmo contribuire alla sua tutela, ma prima di preoccuparci delle scorregge delle mucche, forse sarebbe il caso di intervenire drasticamente su situazioni catastrofiche e allarmanti come quella rappresentata dalla città di Hontan che è solo uno dei tanti esempi possibili. La verità è che esiste un'altra faccia dell'ecologia, quella occidentale, in cui capitalisti senza scrupoli e imprenditori sciacalli giocano a fare gli ecologisti, delocalizzando tutto il lavoro sporco in Cina o in altri Paesi in cui praticamente non esistono regolamentazioni a tutela dell'ambiente. Proprio grazie a questo scenario la Cina, come altri Paesi asiatici sono divenuti la discarica di rifiuti tossici provenienti dalle grosse aziende e dalle multinazionali pluri miliardarie dei Paesi occidentali, in cui causa normative ambientali altamente restringenti, diventerebbe  troppo oneroso e complesso lo smaltimento. La verità è che i magnati dell'industria occidentali, al di là delle finte campagne pubblicitarie, in nome dell'ecologia non sono disposti a rinunciare a una fetta dei loro profitti. Io credo, che a questo punto sia necessario, oltre che doveroso, fare un distinguo tra l'ecologia quella vera e l'ecobusiness speculativo. La contraddizione che da tutto questo si evidenzia è che nonostante siamo nell'era della globalizzazione non riusciamo ad avere delle leggi a tutela dell'ambiente che vengano emesse e rispettate a livello globale. Anche perché se si attuasse davvero quanto sopra, dove smaltirebbero i loro rifiuti tossici le multinazionali occidentali, le stesse dove sposterebbero i loro poli industriali in cui mettere in atto tutte quelle fasi produttive che prevedono processi ad alto tasso d'inquinamento? Io credo che onestamente, sono queste le domande che dovremmo porci.

 
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I VERI NEMICI

Post n°615 pubblicato il 17 Maggio 2024 da carloreomeo0

 

Il dolore che permeava tutto il mio essere, dapprima spiritualmente per poi esondare nel mio corpo, non era semplice dolore, lo capivo solo ora, ma conoscenza, conoscenza di me stesso, delle mie fragilità, non era malattia ma cura, perché instillava in me gli anticorpi per essere più resiliente ad esso, temprandomi ai dolori futuri, per non ripudiarli fuggendo ma per abbracciarli senza alcun timore, per ascoltare ciò che da essi avrei potuto apprendere per crescere e migliorarmi, fortificandomi. Fino a comprendere che il dolore non era il nemico da combattere, ma l’alleato con il quale tentare di sconfiggere la paura e la disperazione che spesso dietro di esso si celavano, perché quelli e solo quelli erano i veri nemici, capaci di avvelenare l’anima e la mente se si permetteva loro di prendere il sopravvento, di soffocarci, se al loro cospetto si chinava il capo per subirli passivamente. Che l’unica efficace arma per sconfiggerli erano i loro opposti, perché se di fronte alla paura non trovi il coraggio di guardarla dritto negli occhi, di affrontarla, scrutandone gli spaventosi e profondi abissi, sprofonderai in essi senza trovare più alcun appiglio per ritornare in superficie, per riemergere alla luce. Così come se non combatti la disperazione con la speranza, con la fiducia in te stesso, nelle tue forze e nelle tue capacità, essa ti avvolgerà nel suo manto scuro, offuscandoti la vista e incupendoti il cuore, impedendoti di vedere i colori del giorno, di vedere le tue potenzialità amplificando i tuoi limiti. Se non prenderai consapevolezza di tutto questo, ti autocondannerai a una vita fatta di paura e di disperazione, di disperazione e di paura, perché l’una si nutre dell’altra e viceversa ed entrambi si nutrono di te, delle tue energie, di quella scintilla di vita che anima il tuo essere.

 
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LA CASA DEI RICORDI

Post n°614 pubblicato il 05 Maggio 2024 da carloreomeo0

 

Anch’io ho portato per tanto tempo in tasca una chiave come quella, scomoda sì, ingombrante a volte, ma allo stesso tempo importante, simbolo di casa, di famiglia, di una parvenza d’indipendenza. Ora nelle mie tasche ci sono altre chiavi, diverse, per altre porte, di un’altra casa, di un’altra vita, ma quella chiave a volte mi manca terribilmente, ne sento il peso dell’assenza in tasca. Mi manca ora che la casa dei miei, dei miei ricordi non c’è più, come non ci sono più i miei genitori, mi manca ogni volta che il peso della loro assenza, quel senso di vuoto mi divora dal di dentro. Credevo, mi illudevo forse che, una volta che quella casa non ci fosse più stata, mi sarei liberato da quel silenzio opprimente che mi avvolgeva, come un gelido abbraccio, ogni volta che vi entravo con la consapevolezza che non c’era più nessuno ad aspettarmi, eppure con la remota e assurda speranza, di ritrovarli lì, affaccendati nelle loro faccende, come sospesi in un limbo temporale in cui il passato fosse sempre presente. Pronti ancora a pormi all’infinito le stesse domande: “Come stai?”, “hai mangiato?”, “sbaglio o ti vedo sciupato?” a cui non mi sarei mai stancato di rispondere, rassicurandoli. Invece niente, tutto era insopportabilmente immobile, statico, come in una fotografia in cui anche se scattata con un otturatore lento non ci fosse traccia di movimento, dove il tempo si era sì fermato, ma nel tempo sbagliato, perpetuando la loro assenza e le loro voci, sospese, cristallizzate nell’aria, non producevano alcun suono che il mio orecchio potesse percepire, ma che solo il mio cuore era in grado di sentire, lacerandosi. La casa, nonostante fosse rimasta intatta, così come l’avevano lasciata, come se dovessero rientrare da un momento all’altro, mi appariva vuota, svuotata della loro presenza e allo stesso tempo densa di ricordi, dove ad ogni dettaglio, anche il più insignificante era legato un frammento di vita, un’emozione, una sensazione legata ad un tempo ormai andato. Alcuni particolari poi non mancavano mai di colpirmi dolorosamente, la poltrona su cui mio padre era solito riposare o l’altra poltrona, quella vicino alla finestra, su cui mia madre si sedeva per cucire o rammendare e che ora erano desolatamente vuote, ma così cariche della loro essenza, che giocando con la memoria era facile rivederli ancora seduti lì per un fugace istante.      

Mi ero inutilmente illuso che una volta chiusa per sempre quella porta, mi sarei lasciato alle spalle il dolore dei ricordi, dei rimpianti, il senso di solitudine che a volte mi opprimeva anche quando ero in mezzo alle persone a me più care, per poi comprendere che tutto questo non era rinchiuso fra le mura di quella casa, ma era parte di me, del mio essere e che avrei dovuto iniziare a lavorarci su tutto quel dolore, trasformarlo, plasmarlo, mondarlo di tutta quella sofferenza di cui esso era intriso, iniziando, come si fa quando si scelgono le fotografie da inserire in un album fotografico,  a selezionare i ricordi più belli, allontanando quelli brutti. Sollevando così quel manto grigio di nostalgica amarezza in cui avevo finito per avvolgere tutto ciò che riguardava i miei, ridandogli il colore e il calore che meritavano, iniziando a ricordarli e non solo rimpiangerli, riportando alla luce della memoria tutto quello che di bello e buono mi avevano insegnato, i bei momenti vissuti insieme, la dolcezza di certi loro gesti, che credevo di aver dimenticato. Questo, e solo questo è il giusto modo di commemorare mio padre e mia madre, l’unico modo per continuare a dirgli che gli voglio bene e che non li dimenticherò mai.

 
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POLITICA ECONOMICA A TEMPO

Post n°613 pubblicato il 04 Maggio 2024 da carloreomeo0

 

 

Qualcuno dovrebbe spiegare alla nostra classe politica che l’economia di un Paese, di uno Stato serio e credibile, non si può basare sui bonus o gli incentivi a tempo, di volta in volta dedicati a categorie e settori differenti, per richiedere i quali il più delle volte pur avendo i requisiti l’iter è così complesso e articolato che solo chi ha contatti con la mafia, l’ndrangheta o la camorra riesce indebitamente ad accedervi.

Qualcuno dovrebbe spiegare alla nostra classe politica che un Paese, uno Stato, per essere credibile e affidabile sul mercato internazionale, dovrebbe essere in grado di costruire una politica economica che non navighi a vista, ma che abbia le capacità di varare un piano economico a lungo termine, che non limitandosi al presente guardi al futuro in modo concreto, fattibile.

Tutto questo i vari governi che si sono succeduti, siano stati essi di destra o di sinistra, non sono stati in grado di farlo, per il semplice motivo che la stabilità politica in questo nostro Paese è volutamente precaria, perché il potere politico e decisionale si basa su equilibri instabili, facilmente manovrabili e ricattabili, perché i governi cambiano con troppo facilità e troppo in fretta senza che nulla sostanzialmente cambi. La verità è che siamo governati da una classe politica con delle cariche istituzionali precarie, rappresentate però da personaggi politici con il posto fisso in parlamento e/o in senato, che paghiamo lautamente senza sapere esattamente cosa stiano facendo di concreto per il bene del Paese e noi siamo lì a tifare per l’uno inveendo contro l’altro, come se davvero cambiasse qualcosa.     

 

 
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SONO FIGLIO DI QUEST'ITALIA!

Post n°612 pubblicato il 30 Aprile 2024 da carloreomeo0

Non ho alcuna sorta di fratellanza o di simpatia, empatia nel panorama politico italiano, non tifo per nessun partito, i miei fratelli italiani sono quelli che ogni mattina si alzano e lavorano duramente per 8 o più ore al giorno, per uno stipendio da fame che a stento gli permette di vivere dignitosamente al netto delle tasse e del carovita imposto da una casta di potenti che emana leggi e decreti con l’unico obiettivo di trarre i maggiori profitti per il proprio partito e per se stessi. Una casta che legiferando a proprio vantaggio ha reso le loro ingiustizie, i loro misfatti giusti, legalizzandoli, svilendo in questo modo il concetto stesso di giustizia e di legalità. Io sono figlio di questa Italia, che si lamenta, borbotta e si indigna, quando vede il prezzo della benzina salire alle stelle, quando va a fare la spesa e il suo carrello è sempre più vuoto anche se ha speso molto di più. Quando gli dicono che l’auto elettrica è il futuro ma lui deve razionare l’utilizzo degli elettrodomestici in casa perché le bollette sono sempre più care, ed è costretto a muoversi utilizzando una vecchia auto euro 4 perché non può permettersi il lusso di giocare a fare l'ecologista. Quando per scaldarsi d’inverno brucia sempre più soldi ma patisce sempre più il freddo e se si ammala seriamente se non vuole morire si deve affidare alla sanità privata pur essendo costretto a sovvenzionare lautamente quella pubblica. Io sono figlio di quell’Italia che dopo più di 40 anni di duro lavoro vede i propri padri e nonni percepire una pensione da fame e che ciò nonostante devono aiutare i propri figli o nipoti sfruttati, sottopagati, legalmente schiavizzati, spesso ricattati, umiliati dal precariato, in un mondo del lavoro alienato dal concetto di massimizzazione del profitto ottenuto riducendo all’osso i costi, in cui il dipendente è sempre più bistrattato, in quanto concepito come una spesa, un numero e non come una risorsa quale egli è. Sono figlio di quest’Italia in cui nonostante tutto questo l’unico momento in cui si riempiono le piazze è quando vince lo scudetto la propria squadra del cuore.

 
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L'UNO E L'INFINITO

Post n°611 pubblicato il 30 Marzo 2024 da carloreomeo0

 

Io sono una storia senza lieto fine,
un enigma senza risoluzione alcuna.
Io sono quella domanda che non riceverà risposta,
quel segreto che non verrà mai svelato,
quel mistero che non conoscerà mai fine,
l’alba a cui seguirà il tramonto,
il fiore che verrà reciso,
quel desiderio che non verrà esaudito.
Il mio ricordo senza tempo,
verrà rinchiuso in parole
che si dissolveranno al vento
o che magari resteranno incise
nel cuore di chi le avrà sentite,
perché io sono il tutto e il niente,
l’uno e l’infinito.

 
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LA FOLLA SCEGLIEREBBE ANCORA BARABBA

Post n°610 pubblicato il 29 Marzo 2024 da carloreomeo0

 

Oggi si celebra il venerdì Santo, oggi i cristiani di tutto il mondo ricordano con partecipazione il calvario e la morte di quell'Uomo chiamato Gesù. Tutto questo mi colpisce sempre nel profondo, spingendomi a pensare, a riflettere, ma alla fine di tutte queste mie elucubrazioni arrivo sempre alla stessa identica conclusione:
Sono passati più di duemila anni ma nulla è veramente cambiato, la folla sceglierebbe ancora Barabba. Lo sceglierebbe ancora perché la verità che l'Uomo Gesù professava è una croce troppo pesante da portare oggi come allora per il genere umano.
Sceglierebbe ancora Barabba, perché sarebbe la scelta più facile, quella che non li costringerebbe a cambiamenti drastici, quella che gli permetterebbe di continuare ad ignorare realtà scomode, di perseverare nella loro ipocrisia.
Sceglierebbe ancora Barabba, perché l'essere umano ha reso virtù il suo essere fallace e imperfetto e si è autoproclamato Dio, credendo di poter piegare al proprio volere la natura, distruggendo di fatto un ecosistema perfetto e condannando a morte il pianeta che da esso era governato e in cui egli e la sua progenie vive e dovrebbe continuare a vivere.
Sceglierebbe ancora Barabba, perché l’uomo moderno è immerso nella materialità, totalmente incapace di venerare altro Dio all’infuori del Dio denaro, completamente assoggettato al potere che da esso deriva, costantemente obnubilato dal sistema consumistico che quel Dio governa e su cui regna incontrastato.
Sceglierebbe ancora Barabba per potersi ammantare di pietà all’ombra di quella croce che egli stesso ha contribuito a costruire, per vestire i panni di quel figliol prodigo che però torna a casa dal padre non per redimersi, ma solo per sedersi alla sua tavola e divorare avidamente il vitello grasso.

 
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FELICITA'

Post n°609 pubblicato il 28 Marzo 2024 da carloreomeo0

Sono così felice che se mi si fermasse il cuore ora,
non me ne accorgerei e continuerei a vivere,
nutrendomi della mia stessa felicità.
Xavier Wheel
In effetti credo che momenti di felicità così intensi da potersi riconoscere in questa frase siano capitati a tutti nel corso della propria vita. Certo il più delle volte si sarà trattato di attimi fugaci, però quanto è bella quella sensazione! Pensate a quanto sarebbe bello metterla da parte, riporla in un cassetto, conservarla come un bene prezioso, quella felicità, per tirarla fuori e riviverla, portando un po' di chiarore nei nostri momenti più bui.
Perché la felicità non è racchiusa solo in un fugace attimo, circoscritto al presente, ma il ricordo d'essa può travalicare il tempo, riproponendosi in un futuro di cui oggi non abbiamo sentore alcuno.

 
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SOCIAL MA NON SOCIEVOLE

Post n°608 pubblicato il 27 Marzo 2024 da carloreomeo0

 

 

Viviamo in una società sempre più social e sempre meno socievole, apparentemente altruista ma essenzialmente individualista, incentrata sull’ego dei singoli piuttosto che sul bene della collettività, che da più valore all’apparire che all’essere, alla superbia piuttosto che all’umiltà, che idolatra i furbi e disprezza i giusti mentre ipocritamente inneggia alla giustizia, contraddittoria professandosi pacifista pur non disprezzando la guerra. che è più portata a giudicare che a comprendere, che guarda senza vedere ciò che tutto questo sta generando e genererà, perché sente ma non ascolta la voce, fastidiosa, di chi cerca di farle prendere coscienza della realtà.

 
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LA PATRIA CHE IO AMO!

Post n°607 pubblicato il 26 Marzo 2024 da carloreomeo0

LA PATRIA CHE IO AMO!
La Patria per come io la intendo
non è quella che se ne sta all’ombra di una sventolante bandiera,
in nome della quale non ucciderei, ne torturerei mai nessuno.
Per amore d’essa non odierei mai alcun essere umano.
Per orgoglio patriottico non umilierei mai chi viene da lontano.
Semplicemente perché la Patria che io Amo
non mi chiederebbe mai di farlo.
La Patria che io amo, 
ripudia la Guerra e predilige la Pace
e non lo fa solo con altisonanti parole,
perché la mia Patria è fatta di persone
e non di governanti o di burocrati,
che ne usano, ne abusano e ne distorcono l’essenza per giustificare
ciò che non può in alcun modo essere giustificato
e che con l’amor patrio nulla ha a che fare.
Questa e solo questa è la Patria che io Amo!

 
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ALEXEY NAVALNY - GONZALO LIRA DUE FACCE DELLA STESSA MEDAGLIA

Post n°606 pubblicato il 02 Marzo 2024 da carloreomeo0

 

L’uomo nella foto è Gonzalo Lira dissidente politico come Alexey Navalny, come Navalny anche lui detenuto in carcere per motivi politici ma senza aver avuto neanche il “privilegio” di un processo farsa. Entrambi sono stati lasciati morire (leggi uccisi) in carcere. La sostanziale differenza che vi è fra questi due uomini, che ne ha determinato anche la differente narrazione e relativa esposizione mediatica, è che Gonzalo Lira era un dissidente politico anti Ucraino, quindi anti Zelensky e per tale motivo lasciato morire in un carcere Ucraino. Per Gonzalo nessuno ha manifestato, la morte di Gonzalo è stata una morte silenziosa perché ignorata dai principali media, la sua morte non è stata usata ipocritamente come quella di Alexey Navalny che è divenuta l'ennesimo pretesto per ribadire al mondo intero che è impossibile trattare con Putin e strumentalmente per continuare a giustificare l’ingiustificabile invio di armi all’Ucraina e la strategia fallimentare delle sanzioni alla Russia.
Dopo queste affermazioni gli etichettatori seriali mi etichetteranno come filo-ucraino, ma sinceramente della loro opinione non me ne importa nulla, perché io mi rivolgo agli esseri pensanti per dire e ribadire che non sono né filo-ucraino, né filo-russo, che sono contro ogni tipo di guerra, contro l’utilizzo strumentale della stessa. Sono contro l’ipocrisia di chi tenta di giustificare la guerra dicendo che essa serve per difendere la pace o per scopi umanitari e non per semplici fini economici/politici.
Quanto scritto sopra, è un altro eclatante esempio di quanto possa essere dannosa la disinformazione informata, di quanto essa sia efficace nel deformare e distorcere la percezione della realtà, di quanto essa contribuisca ad atrofizzare il cervello di chi la accetta passivamente, perché talmente pigro, talmente ad essa assuefatto da non porsi più domande cercando ad esse delle concrete risposte.

 
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