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Musica da respirare
Post n°125 pubblicato il 05 Dicembre 2006 da arimatec
Se non fosse per la chitarra, lo scambieresti facilmente per un impiegato qualsiasi, che chissà come e chissà perché ha smarrito la via del suo ufficio ed è finito sopra un ponte o in un sottovia. Né elegante né trasandato, si accomoda su uno sgabello e inizia a far scivolare con delicatezza le dita sulle corde del suo strumento. Non bisogna essere degli esperti per capire che ha alle spalle anni di studio e una predilezione per un repertorio allo stesso tempo raffinato e popolare, ma comunque poco eseguito. Come sconosciuta, almeno per me, è quella musica ascoltata per caso alla radio e che, per incanto, si ripresenta a distanza di pochi giorni, con la sua malinconia avvolgente e un po’ esotica. Mi avvicino al chitarrista e gli chiedo informazioni al riguardo e lui, timido, ma disponibile, mi racconta che il brano che ha appena eseguito si intitola “Sons de carrilhões” (Suoni di campane) ed è stato composto da João Pernambuco, uno dei più grandi musicisti brasiliani del secolo scorso, nonostante fosse di umilissime origini e, per di più, analfabeta e autodidatta. Riprendo a camminare, però con la testa sono altrove, forse persino in un altro tempo, dove è musica l’aria che respiro. Cliccare qui per ascoltare "Sons de carrilhões" |
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il 28/04/2010 alle 10:51
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