Sgosh!Se qualcosa può andar male lo farà. |
LE MIGLIORI PAROLE CHIAVE DEL MESE - MAGGIO
TRA LE CALDE CHIAPPE DI MIA NONNA
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Nickname: ausdauer
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Sesso: F Età: 43 Prov: EE |
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Messaggi di Dicembre 2006
Post n°296 pubblicato il 29 Dicembre 2006 da ausdauer
Il mio amichetto K ha ricevuto dalla sua palestra un abbonamento omaggio per un mese da regalare a chi vuole. Dopo la filippica natalizia sul mio fondoschiena non me la sono sentita di rifiutare la proposta, così oggi mi ha accompagnata al mio primo giorno di palestra. Naturalmente ero in gran forma: tre ore di sonno agitato alle spalle, orrendi rimbombi in testa per il pessimo epilogo della nottata, borse sotto gli occhi più grandi di quella con il cambio e le scarpe, una faccia che pareva quella di una tossicomane che "non fa un c**** tutto il giorno, bestemmia e picchia i bambini" (cit.) e il morale in cantina ad inumidirsi. Arrivo lì con la classica verve da spora e l'istruttore comincia a pormi le domande di rito. "Aus, dimmi.. cosa ti ha spinto a venire qui?" Con il dito (non il medio) indico il mio amico che ha sei metri di lingua arrotolati al pedale della cyclette e un principio di infarto al miocardio. "Lui". "Quindi sei qui per provare... e dimmi... quale obiettivo ti sei posta?" Panico. Obiettivo?? Non morire entro i primi cinque minuti direi. "Mah... non saprei... ecco io... boh." L'istruttore mi dà una rapida squadrata e poi facendo cenno con il capo "Io direi che si può dimagrire un po'". Gli rivolgo uno sguardo inceneritore, di quelli che hanno la funzione di sbriciolarti gli organi interni tra atroci dolori. Si ricompone subito con un sorriso. "Sì dai, non tantissimo...". Sarà meglio, stanotte ho già dato il peggio di me e non vorrei essere costretta a ripetermi qui. Mi fa salire sulla cyclette. "Quanto pesi?". "Cinquantasei" sussurro con aria circospetta. Lui scrive OTTANTASEI. "No scusa..." sussulto inorridita "OTTANTASEI???? Mi pare eccessivo...". Lui senza batter ciglio... "Ah sì sì, ho sbagliato... Comunque ora arriva il mio collega, continuerà lui con te.... ah eccolo te lo presento." Mi presenta un omino tozzo con gli occhi iniettati di sangue (e non in senso metaforico, aveva praticamente tutti i capillari degli occhi rotti e non riuscivo a guardarlo in faccia senza pensare al bruciore che si prova in una condizione simile), che mi osserva con uno sguardo a dir poco vacuo. C'è qualcosa di vagamente fantozziano (o ausdaueriano) nel ritrovarsi a fare decine di esercizi a gambe aperte per poi scoprire di avere un buco nelle pantajazz. Inoltre il mio grado di socializzazione è talmente basso che l'unico scambio di battute possibile è stato con il mio vicino di attrezzo. "Quando torno a casa non ho figli ad aspettarmi, ma un cane..." "Beh, è sempre di compagnia..." "Costa anche meno..." "A dire il vero le crocchette costano parecchio...". Ausdauer è innanzitutto una grande conversatrice, nonché abile nella scelta del vestiario e soprattutto domani non sarà in grado di alzarsi dal letto a causa di un surplus di acido lattico. Sarà lieta di donarne a volontà a tutti i bisognosi che gliene richieranno. NB: Passare dalla prima alla terza persona parlando di se stessi, in genere, è sintomo di psicopatologia. Ma non è certo l'unico. |
Post n°295 pubblicato il 27 Dicembre 2006 da ausdauer
A casa dei nonni paterni Il Vater indossa il solito giubbotto anche se è a due metri dal termosifone bollente. Mio zio come sempre ce l'ha con qualcuno, a seconda di chi gli appare davanti in televisione intavola una conversazione in cui compare almeno uno "st***", un "deficiente", un "vaff*****" e qualche bestemmia. Il Bruder1, seduto di fianco a lui, ride come non lo si vede fare da decenni, e annuisce divertito. Il Bruder2 cerca di sistemare per la centesima volta le impostazione del cellulare del Vater, che continua ad incasinarsi il telefono ogni due giorni. Mio nonno è sdraiato di pancia sul letto, e sulla sua schiena lavora un elettrostimolatore che dovrebbe sistemargli la postura. Mia zia mi pone davanti il vassoio dei dolci, tanto sa benissimo che sono l'unica che si abbuffa e chiama mia nonna affinché mi porti qualche tovagliolo. Mia nonna arriva. Mi tasta un braccio amorevolmente. "Bene Aus, come sempre bella grassa!!" Sembra la scena di Hansel e Gretel: quella in cui in la strega va a tastare i bambini per vedere se sono pronti per essere mangiati. Mi sorge il dubbio che si stia aspettando il momento giusto per affettarmi e cibarsi delle mie tenere carni. Mia nonna si siede porgendomi una decina di tovaglioli appallottolati, che mia zia si affretta a stirare bofonchiando. Mi guarda con aria rassegnata: "Aus, il moroso dov'è?". "Non c'è, nonna". "Ma io vorrei tanto conoscerlo prima di morire!". Sgosh. A casa mia Mia zia ha regalato a mia madre il classico "Libro delle risposte". Il parentado comincia a porre ogni genere di quesito. "Riuscirò a fare questo?" "Succederà quest'altro". Arriva il mio turno. "Troverò un moroso?" Risposta: "Ci sono troppe occasioni". Segue disquizione lunga e articolata su quale significato si debba attribuire a questa frase sibillina. Non viene fuori niente di confortante, tanto che decido di cambiare discorso introducendo il problema del "La Aus è bella grassa", tormentone annuale dei parenti paterni. Le mie idee sono sempre talmente geniali che dopo averle partorite dovrei auto-defenestrarmi. A casa dei nonni materni Grazie alla mia idea geniale il tormentone di Vater-Familie diventa anche quello di Mutter-Familie, con ogni partecipante che propone nuovi soprannomi: Grassina, Grassottina, Bella Ciccina, Bella Ciccia, Bella Grassottella. Quando propongo io di gettarmi nel sacco della spazzatura mi sento rispondere "Tanto non ci stai", scatenando l'ìlarità generale. Morale della favola: "Vi è solo una cosa al mondo peggiore del far parlare di sè, ed è il non far parlare di sè" (O. Wilde). |
Chiamiamo questa crisi sindrome premestruale, o estremo bisogno di affetto, o calo di zuccheri, o tutte e tre le cose insieme, fatto sta che capita a volte di trovarsi in mezzo ad un ipermercato con un pacchetto di Mini Ritter assortite nella saccoccia, intenti a trangugiare cioccolata con l'aria colpevole e vergognosa. Uhm... non vi capita? Non importa, a me sì, regolarmente. Qualche giorno fa mi aggiravo per l'Ipermercato con l'aria sospetta, trafficando senza ritegno nella sportina piena di cioccolata ed estraendo furtivamente una piccola Ritter allo yoghurt, una piccola Ritter al marzapane, una piccola Ritter alla nocciola e via dicendo, quando ad un certo punto ho cominciato a sentirmi osservata. Cercando di fingere innocenza e indifferenza, mentre accartocciavo istericamente dentro le tasche del giubbotto le cartine che provavano la mia ingordigia, ho messo a fuoco i due individui che mi indicavano con aria interrogativa. "Sarà lei?". I genitori del mio ex. Questo ex. Era un secolo che non li vedevo. Per un certo periodo ho fatto loro visita regolarmente, andando a salutare il figliolo, perché sono due persone adorabili, ma da quando lui ha portato in casa la nuova ragazza mi è sembrato più sensato scomparire (con mio estremo rammarico, sono una coppia così carina). Mi sarebbe piaciuto tanto incontrarli in condizioni migliori: magari senza il naso rosso da alcolista (ho il raffreddore da tre settimane) e soprattutto senza residui cioccolatosi evidenti un po' ovunque sul mio vasto corpo. "Aus!!" ha gridato il padre, correndomi incontro, stritolandomi e baciandomi in mezzo alla folla. La sottoscritta, con il viso in fiamme, si è sentita risalire con rapidità i quintali di cioccolata ingurgitata e le endorfine vanificarsi alla prima domanda:"Ti sei laureata finalmente, vero?". Tentando di tergiversare con disabilità, il discorso è finito inesorabilmente sul mio stato civile. "E dicci Aus... il moroso?". La madre, incupita dalla mia risposta negativa, mi ha guardata piena di compassione, come si guarda una figlia mentre si lascia morire di tossicodipendenza con l'ago nel braccio. "Dai Aus..." mi ha detto con tono supplichevole "prova a mettere un annuncio da qualche parte...". E' inutile. Sono condannata a deludere sistematicamente le aspettative di chiunque mi ami.. Le Ritter sono servite tutte... |
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