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Messaggi di Marzo 2020
Post n°2669 pubblicato il 30 Marzo 2020 da blogtecaolivelli
Fonte: articolo riportato dall'Internet Orrore di AuschwitzA Firenze (ri)nasce il Memoriale 8 maggio 2019 di Giulia Pruneti - "Archeologia Viva" Monito per la memoria, simbolo tragico di una storia ancora attuale, luogo di riflessione per tutti. In occasione della data convenzionale della fine della seconda guerra mondiale in Europa (8 maggio 1945) è stato inaugurato a Firenze il Memoriale italiano di Auschwitz. Allestito nel campo di sterminio polacco nel 1979, esattamente quarant'anni dopo viene presentato nel capoluogo toscano al termine di una lunga vicenda che in Polonia ne ha portato prima alla chiusura al pubblico e poi alla minaccia di smantellamento da parte della direzione del museo perché l'allestimento era ritenuto "non in linea con le finalità pedagogiche-illustrative richieste". Una delle prime installazioni multimediali al mondo Il Memoriale fu progettato e collocato nel Blocco 21 del campo di Auschwitz dall'Aned (Associazione nazionale ex deportati nei campi nazisti) grazie alla collaborazione di un gruppo di intellettuali tra i quali spiccavano i nomi degli architetti Lodovico e Alberico Belgiojoso, dello scrittore Primo Levi, del regista Nelo Risi, del pittore Pupino Samonà e del compositore Luigi Nono, che produssero una delle prime installazioni multimediali al mondo. L'opera è costituita da una passerella lignea circondata da una spirale a elica all'interno della quale il visitatore cammina come in un tunnel accompagnato dalla musica di Ricorda cosa ti hanno fatto in Auschwitz, di Luigi Nono.
Restauro lungo e difficile Quella sul Memoriale rappresenta un'operazione di restauro eccezionale su un'opera d'arte contemporanea, considerate le grandi dimensioni, le sue caratteristiche multimediali intrinseche e le innovative tecniche di conservazione rese necessarie dal cattivo stato di conservazione in cui è arrivata. L'opera "rinasce" dunque grazie a un complesso progetto che ha visto lavorare fianco a fianco Comune di Firenze, Regione Toscana, MiBACT e la stessa Aned, proprietaria dell'opera.
Perché nessuno dimentichi mai... «Questo memoriale - ha detto il sindaco di Firenze Dario Nardella - serve perché i giovani che non hanno, per fortuna, vissuto la guerra sappiano però che cosa porta con sé un conflitto: sterminio, distruzione violenza. Soprattutto quando la guerra parte da un concetto atroce che è quello della pulizia etnica (ex Jugoslavia docet - ndr) e dell'annientamento delle altre culture e delle diversità». Per questo motivo nel complesso in cui sorge il memoriale (nel quartiere fiorentino di Gavinana) è stata realizzata una mostra permanente sulla storia della memoria della deportazione italiana attraverso i decenni. Il Memoriale è visitabile gratuitamente (su prenotazione e con accessi guidati) ogni sabato, domenica e lunedì. Info: info@muse.comune.fi.it 055.2768224 (Foto apertura: Enrico Ramerini / CGE Fotogiornalismo) |
Post n°2668 pubblicato il 30 Marzo 2020 da blogtecaolivelli
Fonte: articolo riportato da Archeonews. La più antica fornace di Roma?È sotto l'Accademia dei Lincei 22 maggio 2019 La più antica fornace di Roma? «Il più antico laboratorio produttivo nel centro di Roma, una fornace, si trova sotto il giardino di Palazzo Corsini, sede dell'Accademia del Lincei, quartiere Trastevere». A dare la (straordinaria) notizia è la Soprintendenza Speciale di Roma che ha diretto gli scavi e che parla di un'anteprima assoluta: una testimonianza della vita lavorativa nell'Urbe, della sua economia basata sull'alto artigianato e della capacità di trasformazione di materie prime provenienti dai quattro angoli dell'impero. Ceramica di buona qualità L'indagine, iniziata con un sondaggio di archeologia preventiva nell'aprile del 2018 e proseguita da febbraio scorso con uno scavo stratigrafico, ha messo in luce una fornace per la produzione di ceramica, di ceramica invetriata e forse di vetro. Poco distante è riemersa invece una gran quantità di anfore per il trasporto dell'olio, probabilmente riutilizzate per il drenaggio dell'acqua. Al muro in laterizio della fornace si addossa infatti un canale formato da due muri paralleli e con salti di quota: probabilmente un sistema di raccolta, canalizzazione e decantazione delle acque che scendevano dal Gianicolo verso il fiume. Prima e media età imperiale La complessità stratigrafica sia della fornace che del resto dell'area scavata, indica un'occupazione articolata nel tempo. A un primo esame dei materiali è possibile solo una schematica datazione, che copre dal I all'inizio del III sec. d.C., ma parte delle strutture ritrovate, tra uso e riusi, arrivano ai secoli successivi. Dall'accertamento del calore raggiunto durante le lavorazioni si potrà risalire, ad esempio, al tipo di materiale prodotto; mentre, nonostante la presenza di numerosi resti di lucerne è da confermare che vi fosse una produzione "stabile" di questo tipo di lampade.
Chi si rivede... Cincinnato! Palazzo Corsini, con il giardino dove sono avvenuti i ritrovamenti, è situato nella piana che si estende tra le pendici orientali del Gianicolo e la riva destra del Tevere, nella XIV Regio augustea trans Tyberim. La zona era caratterizzata da forti diversità urbanistiche legate alla morfologia del territorio. Nella prima età repubblicana è prevalente il carattere rurale, per cui l'occupazione del territorio da parte dei privati è ridotta all'utilizzo dei fondi rustici. Tra questi, i Prata Quinctia, appartenuti al celebre Lucius Quinctius Cincinnatus, che si estendevano nei pressi dell'attuale Porta Settimiana. Al di fuori della Porta, lungo la strada diretta al Vaticano, nella prima età imperiale vi erano estesi horti e impianti di stoccaggio. Più all'interno sorgevano invece modeste abitazioni, attività commerciali e artigianali anch'esse da collegare al ruolo commerciale e più in generale all'uso dell'acqua e a funzioni di periferia urbana. Per conoscere meglio Trastevere I ritrovamenti del Giardino Corsini saranno coperti con materiale protettivo e subito dopo nuovamente interrati per metterli al riparo dagli agenti atmosferici. Tuttavia è già in programma una nuova serie di indagini, intorno all'area già scavata, per ampliare il quadro dei ritrovamenti e contestualizzarli nel modo migliore. I reperti trovati verranno inoltre esposti al pubblico nella sede stessa dei Lincei e saranno oggetto di una serie di incontri dedicati a tutti coloro che vorranno conoscere meglio la storia della città e di un quartiere storico come Trastevere. |
Post n°2667 pubblicato il 30 Marzo 2020 da blogtecaolivelli
Fonte: articolo riportato dall'Internet. Torna a splendere l'Edicola dei FantiscrittiRestauro 22 luglio 2019 Il monumento proviene da una cava storica delle Alpi Apuane Dopo mesi di paziente lavoro è ritornata al suo posto, nel cortile rinascimentale di palazzo Cybo-Malaspina sede dell'Accademia di Belle Arti di Carrara, l'Edicola dei Fantiscritti. Si tratta di un manufatto scultoreo del III sec. d.C. raffigurante Giove con Ercole e Bacco, che fino a metà Ottocento si trovata in una cava delle Apuane (che ha preso nome dallo stesso bassorilievo). Collocata nel 1863 nel cortile dell'Accademia di Belle Arti di Carrara, l'edicola costituisce una testimonianza di arte romana, oltre che essere un documento prezioso su quanti visitarono la cava apponendovi le proprie firme a ricordo imperituro. Tra gli altri: Canova, Michelangelo, Gianbologna, oltre a viaggiatori del Grand Tour, come il conte Aleksandr Osterman - Tolstoi, emissario dello Zar per l'acquisto di opere d'arte, che lasciò la sua firma in caratteri cirillici. Dalla stessa cava venne estratto il marmo per la Colonna Traiana. Pulitura con la tecnica dell'impacco Rimasta per secoli alle intemperie all'interno della cava, l'edicola era già in cattive condizioni nel XIX secolo, quando venne asportata. Il restauro, effettuato da Luana Brocani, docente di Restauro dei materiali lapidei, con gli studenti del suo corso, ha restituito nuova leggibilità al manufatto: «L'opera si presentava interamente ricoperta da una patina scura formata da uno strato superficiale di polvere, di discreto spessore, e, al di sotto, da uno strato più radicato di natura grassa, che rendevano illeggibili molti nomi e date che testimoniano l'avvicendarsi di visitatori illustri fino al suo distacco dalla cava dei Fantiscritti e successiva collocazione all'interno dell'Accademia di Belle Arti di Carrara. La pulitura è stata effettuata con la tecnica dell'impacco, consistente in un impasto formato da polpa di cellulosa in ammonio carbonato che è stato applicato e lasciato agire per il tempo necessario; in seguito è stato rimosso con spatole e la superficie marmorea è stata risciacquata con acqua e spazzole. Inoltre, è stata rimossa una stuccatura che rendeva illeggibili le iscrizioni». Oggi, ricollocata al proprio posto, l'edicola ha riacquistato un nuovo splendore e le iscrizioni sono pronte per raccontare una storia che attende di essere narrata. |
Post n°2666 pubblicato il 30 Marzo 2020 da blogtecaolivelli
Fonte: articolo riportato dall'Internet. Piroga e giogo preistoriciImportante scoperta in Lombardia 26 luglio 2019 Importante scoperta in Lombardia Un giogo e una piroga scavata nel tronco di una grande quercia, risalenti a circa 4.000 anni fa: sono questi gli ultimi reperti in legno rinvenuti nella campagna di scavo dell'Università degli Studi di Milano presso la palafitta preistorica di Lavagnone (Desenzano del Garda-Lonato, Bs). Il sito palafitticolo dell'età del Bronzo (2200-1200 a.C.), dal 2011 incluso nel patrimonio Unesco, non è nuovo alle grandi scoperte: famoso il ritrovamento degli scorsi anni Settanta di uno degli aratri più antichi al mondo, ora esposto presso il Museo Civico Archeologico "G. Rambotti" di Desenzano del Garda. Le ricerche dirette da Marta Rapi I reperti dei recenti scavi dell'Università degli Studi di Milano sono davvero eccezionali, come sottolinea Marta Rapi, docente di Preistoria e Protostoria presso il Dipartimento di Beni culturali e ambientali che dirige il progetto di ricerca con la partecipazione degli studenti del corso di laurea in Archeologia e della Scuola di specializzazione in Beni archeologici: «Per quanto riguarda la piroga, sono stati trovati due segmenti di monossile; forse formavano lo stesso natante che è stato intenzionalmente tagliato a metà e deposto in verticale tra i pali di fondazione delle abitazioni palafitticole. All'interno di uno scafo abbiamo trovato un'altra sorpresa: un lungo bastone, l'ipotesi è che possa essere un remo. Il giogo invece era a poca distanza, deposto sul fondo dell'antico lago intero e mai utilizzato, forse un'offerta alle acque». Per garantirne la conservazione, i reperti sono stati immersi in una vasca con acqua appositamente allestita a Milano presso il Laboratorio di restauro del legno bagnato della Soprintendenza Archeologia Belle Arti e Paesaggio di Como, Lecco, Sondrio e Varese e a breve inizierà il restauro. Si tratta di un lungo percorso: il primo passo è il consolidamento per impregnazione con una resina a base di glicole di polietilene (P.E.G.), che impiega molti mesi, poi l'essicca zione e infine il restauro vero e proprio.
scavi a Lavagnone. |
Post n°2665 pubblicato il 30 Marzo 2020 da blogtecaolivelli
Fonte: articolo riportato da Archeonews Signora di Vix. Ritorno sulla tomba della principessa celtica Archeonews 23 settembre 2019 La scoperta risale a quasi settant'anni fa, ma le sorprese non sono ancora finite. Siamo nei pressi del villaggio di Vix, sul Mont Lassois vicino a Châtillon-sur-Seine, nel cuore della regione francese della Borgogna. È il lontano inverno del 1953 quando a tornare alla luce è niente- meno che la tomba di una principessa celtica (VI sec. a. C.) praticamente intatta. I primi scavi Le prime segnalazioni di uno strano dosso nel terreno e un'insolita concentrazione di ghiaia erano giunte da alcuni operai della zona. La conferma che si trattasse di qualcosa di eccezionale arrivata grazie all'archeologo autodidatta René Joffroy che aveva dato ufficialmente inizio agli scavi. Sotto il terreno c'era una camera sepolcrale di legno circondata da quattro ruote di carro. Al centro, sui resti della carrozza, giaceva una donna sui quarant'anni riccamente decorata con un bracciale in oro, fibule di bronzo e oro, corallo e ambra. In un angolo della tomba gli archeologi scoprirono un gigantesco cratere greco di bronzo (540-530 a.C.) abbellito con opliti, cavalli e carri. Le anse decorate con gorgoni e leoni rampanti. Dello straordinario corredo facevano parte anche una patera d'argento, un ainochoe (vaso simile una brocca) e un bacile di bronzo. Ritorno sul sito Dagli anni Sessanta a oggi molto si è detto e scritto sul sito di Vix. Fino alla recente decisione di tornare a scavare: le ricerche, appena partite, sono condotte dal CNRS/Université de Bourgogne -Franche-Comté, sotto la direzione dell'Inrap e la collaborazione del laboratorio archeologico ARTEHIS. Luogo di potere e di élites La tomba in questione fu edificata a valle, ai piedi del Mont Lassois, un promontorio fortificato con bastioni affacciato sulla Senna. Sulla sua sommità gli archeologi hanno portato alla luce un insediamento probabile sede della locale aristocrazia e composto da edifici absidati e granai. Il tumulo tombale di grandi dimensioni e ricoperto di pietre fu progettato per essere ben visibile anche da lontano e celebrare così per sempre la memoria della Signora. Ritorno a... Vix Oggi si torna sullo scavo utilizzando le più moderne tecnologie tra cui i droni, gli studi fotogrammetrici e l'elaborazione di modelli tridimensionali. Tra le molte domande rimaste in sospeso, una su tutte: è possibile che esista una seconda camera sepolcrale? Nel frattempo alcune novità arrivano dai sondaggi che si stanno effettuando su ciò che resta del tumulo funerario. Analisi sul monumento funebre Poco si sapeva fino a oggi riguardo alla struttura funeraria in sé . Recenti indagini geofisiche hanno ipotizzato che tipo di aspetto dovesse avere in origine: il tumulo, di quaranta metri di diametro, era composto da un mix di terra e pietre di vario genere. Alcuni blocchi particolarmente grandi e ben visibili lungo il perimetro della struttura non provenivano da montagne vicine; erano dunque stati scelti e trasportati per l'occasione. Il monumento, pensato per l'eternità, fu distrutto in realtà poco tempo dopo la sua costruzione. Il tumulo, volutamente spianato, fu reso invisibile agli occhi dei più permettendo alla sepoltura di arrivare intatta fino ai giorni nostri. Nuovi reperti e ... indizi In cima a quello che resta del tumulo, una sorta di cappello di ghiaia delimitava l'ubicazione della camera sepolcrale. Sulla sua superficie gli archeologi hanno rinvenuto dei piccoli chiodi di bronzo probabilmente facenti parte degli ornamenti del carro. Al di là del valore intrinseco rappresentano i primi indizi sul fatto che tanto ancora rimane da scoprire. |
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