Creato da sparus_rm il 14/08/2005
La mia personale giungla cambogiana
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"They who can give up essential liberty to obtain a little temporary safety, deserve neither liberty nor safety. "
Benjamin Franklin, 1755
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« Ghiaccio | Mattinale » |
E’ molto difficile descrivere le sensazioni di questi giorni. A furia di risentirlo, ho consumato lo struggente Songs from the Labyrinth di Sting. Ormai è quasi una settimana che siamo entrambi arroccati sulle nostre posizioni. E mi sento sotto scacco. Con una sensazione di tristezza mista a rabbia, un peso indicibile sullo stomaco. In poche, brevi parole, questa storia non sta andando affatto bene. Lei sostiene che io abbia riposto troppe aspettative in questo incontro e che le stia chiedendo una chiarezza che le non può avere. Io credo che lei rifugga a priori ogni progettualità, qualsiasi sguardo al futuro. Che poi in realtà sarebbe un futuro “semplice”, vale a dire da qui ai prossimi giorni o giù di lì. E in mezzo, l’asprezza inutile e gratuita delle parole, la durezza insopportabile del silenzio, l’essere cercato ancora, quasi a scusarsi per la mia delusione divenuta sempre più evidente. Ma allora cos’erano quei baci appassionati, cercati sugli autobus, davanti alle vetrine, nell’ascensore? Cos’erano quegli abbracci quasi come a stringere la vita stessa nell’altro? Cos’erano quelle carezze così dolci e delicate? Cos’erano quegli sguardi pieni di sentimento rimasti nelle foto che ci siamo fatti insieme?
Ormai non ha più senso chiederselo, forse. Mi sento un po’ stupido, come un liceale un po’ piagnone che s’innamora della compagna di banco, come se dovessi quasi scusarmi di non dare troppo disturbo per ciò che provo e per come lo esprimo, come quando si sale su un autobus affollato con un voluminoso attaccapanni. Ho avuto anche storie di letto, questa sembrava qualcosa di diverso e probabilmente non lo è. Sarà paura, sarà che le nostre concezioni della vita non sono uguali, che abbiamo storie diverse, ma ho capito che comunque sia non posso accettare tutti questi paletti, non potrei essere libero né spontaneo, dovrei nascondere il mio senso di frustrazione, fingere, mostrare sorrisi finti. E allora, meglio lasciar perdere.
Can she excuse my wrongs (sir John Dowland, in “Songs from the Labyrinth”, Sting
Can she excuse my wrongs with Virtue's cloak?
Shall I call her good when she proves unkind?
Are those clear fires which vanish into smoke?
Must I praise the leaves where no fruit I find?
No, no, where shadows do for bodies stand
Thou may'st be abus'd if thy sight be dimmed
Cold love is like to words written on sand
Or to bubbles which on the water swim
Wilt thou be thus abused still
Seeing that she will right thee never?
If thou cans't not o'ercome her will
Thy love will be thus fruitless ever
Wilt thou be thus abused still
Seeing that she will right thee never?
If thou cans't not o'ercome her will
Thy love will be thus fruitless ever
Was I so base, that I might not aspire
Unto those high joys which she holds from me?
As they are high, so high is my desire
If she this deny, what can granted be?
If she will yield to that which Reason is
It is Reason's will that Love should be just
Dear, make me happy still by granting this
Or cut off delays if that I die must
Better a thousand times to die
Than for to live thus still tormented
Dear, but remember it was I
Who for thy sake did die contented
Better a thousand times to die
Than for to live thus still tormented
Dear, but remember it was I
Who for thy sake did die contented
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