Creato da carpediem56maestral0 il 23/09/2006

come le nuvole

le guardi e credi di poter parlare di loro, di aver catturato la loro essenza ed ecco che sono altro e ancora altro e non le puoi incasellare, descrivere e neppure toccare...

 

 

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Post N° 373

Post n°373 pubblicato il 23 Agosto 2008 da carpediem56maestral0
 

“Chi si regge sulla punta dei piedi non ha un equilibrio stabile” (Cin Ciu Huè)

 

I cinesi, soprattutto quelli dei secoli precedenti all’attuale, hanno fama di profondi pensatori, capaci di sintetizzare mirabilmente intense e poetiche verità filosofiche sul mondo e sui suoi accadimenti.

A loro appartiene il detto: “Ciò che per il bruco è la fine del mondo, il mondo chiama farfalla”.

O l’altra riflessione, che tanto mi è di conforto nei momenti di ira: “Siediti sul bordo del fiume e aspetta. Vedrai passare il cadavere del tuo nemico”.

O ancora quella che pur venendomi in mente in perfetto dialetto siculo, sono sicura provenga dritta dritta dal lontano Oriente: “Calati iunco che passa la china”  (Abbassati come un flessuoso giunco allorquando passa il fiume in piena. Così, poi, potrai rialzarti, elasticamente integro, finita la “buriana”. Mentre, invece, se ti irrigidisci, track….).

Recentemente mi è capitato di leggere quest’altra perla di saggezza, incentrata sul valore relativo che ha (o dovrebbe avere) la vil pecunia:

 

Il denaro può comprare una casa, ma non un focolare.

Un letto, ma non il sonno.

Un orologio, ma non il tempo.

Un libro, ma non la conoscenza.

Una posizione sociale, ma non il rispetto.

Il sesso, ma non l'amore.

 

Bella, eh?

Però, chissà perchè continuo a pensare che faccia il paio con il nostrano detto: “Sposa bagnata, sposa fortunata!” su cui medito ogni qual volta vedo una poveretta zampettare, tra una pozzanghera e l'altra, con indosso un lungo, candido, vestito il cui orlo va, via via, colorandosi di una assai poco virginale sfumatura di marrone “fango d’autunno”.  Solitamente la meschina è impicciata dal bouchet, resa cieca da uno svolazzante velo e appesantita dal braccio dell’anziano padre che, come può, regge di sghimbescio un grosso ombrello nero gocciolante. La sposa, come da copione, sorride. Eppure gli occhi, sgranati dalla disperazione, e una qual certa rigidità mandibolare, fanno percepire come sia consapevole che il servizio fotografico (per cui ha acceso un decennale mutuo), conserverà for ever and ever, sfumature nuvolose e colori grigi e tristi, maggiormente adeguati e connaturati al giorno della commemorazione dei defunti…

                                    

 
 
 
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