Creato da HO.PERSO.LA.DENTIERA il 04/12/2006
Se io non brucio e Tu non ardi, se tutti e due non prenderemo fuoco, chi mai dissiperà le tenebre? (NAZIM HIKMET)

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MANIFESTO DEL BLOG

Questo Blog non è una Segreteria di Partito! Pur avendo delle convinzioni personali, l'autore non disdegna di accogliere chi la pensa diversamente. Non aspettatevi costrutti di chissà quali qualità: qui si scrive per il piacere di farlo, ma, soprattutto, per confrontarsi, discutere e capire.
I contenuti di questo Blog non seguono una rotta predefinita. Navigando nel mare delle idee, veleggio lì, dove mi portano le emozioni: attualità, pensieri sparsi, divagazioni e parentesi infinite, ma, anche,
sproloqui e cazzate intimiste...perchè no?
Il Blog sarà aggiornato senza alcuna periodicità ed attraverserà periodi comatosi: vivo, lavoro, amo, sorrido e piango, ma certo,
non mi sveglio alle cinque per scrivere un post.
Le immagini presenti nel Blog sono state talvolta reperite dalla rete; quelle a firma k.a.j.a.l, sono state da me create utilizzando materiale prelevato dal web.

Potete fumare, ubriacarvi, bivaccare in questo Blog e riprodurne i contenuti, a condizione di citare la fonte ed indicare l'url. Però sia chiara una cosa...questa è casa mia...

quindi non sporcate !!!!

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"Non so dove i gabbiani abbiano il nido,
ove trovino pace.
Io son come loro, in perpetuo volo.
La vita la sfioro,
com'essi l'acqua ad acciuffare il cibo.
E come forse anch'essi amo la quiete,
la gran quiete marina.
ma il mio destino
è vivere balenando in burrasca."

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Tu sei responsabile della tua rosa.
Va a rivedere le rose
ti accorgerai che la tua

è unica al mondo.

 


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Una palabra entonces, una sonrisa bastan.
Y estoy alegre,
alegre de que no sea cierto.

 

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"E adesso so che bisogna alzare le vele e prendere i venti del destino,
ovunque spingano la barca.
Dare un senso alla vita può condurre alla follia,
ma una vita senza senso è la tortura dell'irrequietezza e del vano desiderio"

 


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Vivere
col sole negli occhi.


 

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Dopo un pò comprenderai la sottile differenza fra stringere una mano ed incatenare un'anima, e comprenderai che amore non significa dipendenza e che compagnia non significa sicurezza.


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Incomincerai a comprendere che i baci non sono contratti ed i doni non sono promesse, e incomincerai ad accettare le sconfitte a testa alta e con gli occhi bene aperti, con la compostezza di un adulto e non con il dolore di un bimbo.


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E imparerai a tracciare la strada sull'oggi, perchè il terreno del domani è troppo incerto per essere pianificato.
Dopo un pò comprenderai che persino il sole può bruciare se ne prendi troppo.


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Allora, cura il tuo giardino ed abbellisci la tua anima, senza aspettare che qualcuno ti regali dei fiori.
E imparerai che puoi veramente farcela, che sei veramente forte e che vali veramente molto!

Veronica A. Shoffstall


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Il paradosso del nostro tempo nella storia è che abbiamo edifici sempre più alti, ma moralità più basse, autostrade sempre più larghe, ma orizzonti più ristretti.
Spendiamo di più, ma abbiamo meno, comperiamo di più, ma godiamo meno. Abbiamo più istruzione, ma meno buon senso, più medicine, ma meno benessere.
Beviamo troppo, fumiamo troppo, spendiamo senza ritegno, ridiamo troppo poco, guidiamo troppo veloci, ci arrabbiamo troppo, facciamo le ore piccole, ci alziamo stanchi, vediamo troppa TV e preghiamo di rado.
Abbiamo moltiplicato le nostre proprietà, ma ridotto i nostri valori. Parliamo troppo, amiamo troppo poco e odiamo troppo spesso. Abbiamo imparato come guadagnarci da vivere, ma non come vivere. Abbiamo aggiunto anni alla vita, ma non vita agli anni. Siamo andati e tornati dalla luna, ma non riusciamo ad attraversare il pianerottolo per incontrare un nuovo vicino di casa.
Abbiamo conquistato lo spazio esterno, ma non lo spazio interno. Abbiamo creato case più grandi, ma non migliori. Abbiamo pulito l'aria, ma inquinato l'anima. Abbiamo dominato l'atomo, ma non i pregiudizi. Scriviamo di più, ma impariamo meno. Pianifichiamo di più, ma realizziamo meno.
Abbiamo imparato a sbrigarci, ma non ad aspettare. Costruiamo computers più grandi per contenere più informazioni, per produrre più copie che mai, ma comunichiamo sempre meno.
Questi sono i tempi del fast food e della digestione lenta, grandi uomini e piccoli caratteri, ricchi profitti e povere relazioni. Questi sono i tempi di due redditi e più divorzi, case più belle ma famiglie distrutte.
Questi sono i tempi dei viaggi veloci, dei pannolini usa e getta, della moralità a perdere, delle relazioni di una notte, dei corpi sovrappeso e delle pillole che possono farti fare di tutto, dal rallegrarti, al calmarti, all'ucciderti.
E' un tempo in cui ci sono tante cose in vetrina e niente in magazzino. Un tempo in cui la tecnologia può farti arrivare questa lettera ed in cui puoi scegliere di condividere queste considerazioni con altri, o di cancellarle.
Ricordati di spendere del tempo con i tuoi cari ora, perchè non saranno con te per sempre.
Ricordati di dire una parola gentile a qualcuno che ti guarda dal basso in soggezione, perchè quella piccola persona presto crescerà e lascerà il tuo fianco. Ricordati di dare un caloroso abbraccio alla persona che ti sta a fianco, perchè è l'unico tesoro che puoi dare col cuore e non costa nulla.
Ricordati di dire "vi amo" ai tuoi cari, ma soprattutto pensalo. Un bacio ed un abbraccio possono curare ferite che vengono dal profondo dell'anima.
Ricordati di tenerle le mani e godi di questi momenti, un giorno quella persona non sarà più lì.
Dedica tempo all'amore, dedica tempo alla conversazione e dedica tempo per condividere i pensieri preziosi della tua mente.
E ricorda sempre:
la vita non si misura da quanti respiri facciamo, ma dai momenti che ce li tolgono.

George Carlin


 
 

 

 
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Per non cadere nel turpiloquio...

Post n°55 pubblicato il 06 Dicembre 2006 da HO.PERSO.LA.DENTIERA
 

post del 30/11/06

stasera sto così...avrei bisogno e voglia di sparar parolacce a destra e a manca...ma siccome non si può fare, onde evitare di  riempire questa pagina di tutto ciò che mi ribolle dentro..riporto una poesia di uno scrittore barese, pressochè sconosciuto..non c'entra na mazza col mio stato d'animo ma almeno evito il turpiloquio!!!

TRATTO DA: "LA SACCA DELLE COMETE" DI ANACLETO CARLUCCI.

Qui non ci sono gradini che salgono, nè gradini che scendono:
sai, che vorrei guardarti nell'umida sacca del tempo, dove la tua,
la mia innocenza, sono foglie senza memoria:
come potrei non riconoscerti?
Il midollo s'apre, s'apre a gradini, ed io trovo, nel bruire di quest'aria verderame,
il lilium
che mi porta a te, per mano, nel fresco distratto delle cose.
Ora che mi sei vicina,
stammi per un attimo, e ascolta:
qualcosa, forse la pioggia, ci scorre sul viso.
Inventami! come un'ultima volta.
Non ti pare d'udire, nel grugare  della foresta, parole nascoste
sotto questa pietra che attende l'eterno
che nasca per la calca chiassosa delle incognite?
Ci sorprendono
nel due dell'incredibile uno, per dirci che è inutile cercarci:
perchè, pur diverso tu sei ciò che io sono:
io, il tuo nome: tu, il mio assurdo.
Anche se t'inganno con un falso scopo, vedo che mi precedi:
non è facile non crederti se, fra le grasse begonie dell'indifferenza,
sono io stesso a guidarti.
Nel lavàcro  di àtone parole, mi fasci con morbide dita sinuose
e occhi opposti al tuo volto: e, nel luna-park, mio malato, dove fingo di non seguirti,
ruoti, imprevedibilmente, ferma. Ma non al mio
sentire.

Per come t'amo quanto vorrei, vederti tanto morire...
E così, chiusa a cerniera, nel volo del tuo paradosso,
mi rotoli come una bilia, su cui io trovo, in ogni punto, un infinito.
E' qui che il conto sale,
sale con te..che t'allontani.
Come neppure il sogno
ti contiene!
Portami là, sulla solita strada, nell'unico verso
in cui, per contrasto, tu m'aspetti
nell'aria che mi vede morire, rosa che vai
luna che vieni...dietro la quercia resinosa,
pronta a mostrarmi, fra le anse, l'azzurro del tuo miele,
curva, mordendo l'erba.
Tu che invagini il mio stupore nervino; o altalena,
altalena, che luna...
E a te
mi combino, impossibile rosa, pellegrino al tuo giuoco,
mentre, alla periferia del nulla, stanca,
mi cresci una morte.
Lungo il margine di questo sentiero,
in un mulinello di polvere, dove la causa prende in giro l'effetto,
vedo che mi porti a guardare in una stazione spenta i fantasmi  che,
sul binario delle combinazioni, attendono il viaggio delle probabilità.
Entro la crosta,
nei profili di cera, mi ricordi che tu già mi preparavi perchè imparassi
a lasciarti improvvisare la mia lingua.
Quant'era remoto, fuori di mano,
il muro della finta finestra!
Non so, ma è l'umore
di male selvatico, lasciato dall'intimo tuo bianco,
cadere sulle tue orme, che m'apre l'uscio sull'appendice del tuo silenzio.
All'inutile tremore della mia istantanea,
fissi la macchia immacolata della tua negativa.
Non è strano se la piazza, antica come il musco, è ferma a mezzanotte,
per ripeterci nuova sempre la stessa eco,
scritta sullo spigolo delle nostre curiosità,
per ricordarci che attende una rondine:
quella che io guarderò per la tua pulita
ingenuità, come fossi tu a guardarla.


Anche se attenderò, io ho te
e tu come un anello mi tieni.
Non c'è santuario che possa tradirti, che possa ingannarmi: non è forse
salendo una croce che si riesce a raccoglierti?
E flesso a ponte, tu mi percorri come in perpetua sosta.
Senza potermi toccare.
Attendi ora che passi il Caso per vestirti di me.
E per parlargli con gesti che non interpreto mai:
ma so che è per dirgli, quanto io ti appartenga.
Con questa tua stagione mi ritorna, amore, il tuo mito:
la mia terra.

Alla pergola che si vena e non respira
accanto al ciliegio impazzito,
maturo,
resta il nostro incontro.

Non so se avete avuto la pazienza di leggerla tutta..io ho avuto la pazienza di digitarla per intero.....eppure...mi scappa ancora un VFC...vado a dormire..è meglio..bestemmierò nel sonno!!!

 
 
 
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