FOSCOPerché tu mi dici "Poeta"...Io non sono un poeta, io amo la vita semplice delle cose... |
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L'ho chiamata micronovella... è un raccontino senza nessuna pretesa, piccola prova incolore di un 18 enne, scritto intorno al lontano 1968. Ma ho voluto postarlo per sorridere insieme a voi di come eravamo tanti anni fa, quando la TV aveva solo due canali, in bianco e nero, ed un orrendo schermo bombato sul quale venivano proiettate spesso brutte pellicole vetuste che la mancanza del colore rendeva ancora meno gradevoli (almeno per i mie gusti di allora).
Poichè è un post un po' lungo, per non annoiarsi consiglio di leggerne un pezzetto al giorno (visto che è appunto diviso in giornate).
Buona lettura e buon tuffo nel passato remoto insieme a me ....
TV SETTETE (Micronovella)
LUNEDI’, ore 21:
Era una normale serata autunnale. Le foglie ingiallite cadevano al lieve soffio del vento ammucchiandosi disordinatamente all’intorno. Che tristezza veder morire così la bella stagione! Staccai lentamente il naso dal vetro della finestra che mi divideva dal grigiore che mi opprimeva e, tra l’annoiato e l’indifferente, girai la manopola del televisore sul primo canale. Ben presto la musichetta incalzante di un settimanale d’attualità riempi la sala, ed io, sprofondato in una poltrona, mi accinsi a gustare un prezioso servizio sui retroscena del mondo della canzone.
Un improvviso quanto furioso rumore di passi accelerati che percorse la sala mi fece sussultare i timpani.
- Il Film, il Film – urlarono i miei famigliari precipitandosi all’apparecchio e incespicando con le dita sui bottoni dei comandi un centinaio di volte, prima di trovare il verso giusto per cambiare canale. Fu così che dovetti sorbirmi una noiosissima pellicola di 40 anni fà. Come se non bastasse a metà proiezione i mie cari fratellini si misero a frignare perché volevano vedere il film poliziesco sull’altro canale (anche se a dir la verità la TV lo chiamava con un certo vezzo “Racconto Sceneggiato”).
La volontà dei genitori alla fine prevalse (anche grazie ad una manciata di sonori ceffoni).
Io mi addormentai nella poltrona....
MARTEDI – ore 21:
Si ruppe il televisore… fu la catastrofe! La casa venne inondata dalle lacrime dei più piccoli…i vetri delle finestre non ressero alle urla di rammarico dei miei genitori…la domestica svenne.
Quella sera non si poté vedere un “eccezionale” western di poco più di 30 anni fa....In quel frangente poco mancò che morissi dal ridere....
MERCOLEDI’ – ore 21:
Poco prima era giunto il tanto sospirato tecnico, accompagnato dalle grida fastidiose dei miei congiunti. Aveva così riparato l’apparecchio giusto in tempo per darci modo di vedere, indovinate cosa? Un film dite? No, amici miei, non un film, bensì un fantastico, mirabolante, superlativo “originale televisivo”.
Che cosa avesse di originale io lo devo ancora sapere!
GIOVEDI’ – ore 21:
Per una strana circostanza mi trovavo ancora solo nella saletta della TV. Guardavo trasognato lo schermo televisivo senza avere il coraggio di alzarmi per dare vita a quella pallida superficie. Finalmente, con uno scatto d’orgoglio, mossi la mano rigida verso le nere manopole e attesi impaziente: la sigla musicale di un delizioso spettacolo di varietà addolcì lentamente l’aria. Mi tuffai felice nella poltrona, contento di poter finalmente vedere qualcosa di divertente.
Purtroppo avevo fatto i conti senza l’oste, che, diabolicamente impersonato dai mie “adorabili” parenti, invase come un tifone la piccola sala….e finì la pace, perché cominciarono subito a brontolare: - Possibile che in Tv non sappiano fare altro che questi stupidi spettacoli! –
- Fortuna che poi c’è il film – disse languida la domestica.
- Io non capisco perché lo debbano fare alle 22, – esclamò mia cugina Genoveffa con quella bocca da balena – ho paura che quelli della televisione siano proprio dei grandi imbecilli… - (In effetti lo erano ma per tutt’altri motivi).
VENERDI’ – ore 21:
Per tutto il giorno, come un’ossessione, mi era giunto all’orecchio lo stesso ritornello: che quella sera c’era la COMMEDIA, una commedia meravigliosa, fantastica, che gli attori erano insuperabili, per non parlare delle attrici, che sarebbe stato un peccato perderla perché traboccava di sentimento, ecc. ecc.
Così le ore 21 mi videro per l’ennesima volta davanti al televisore, munito di tanta pazienza ma anche di tanto sonno. Puntualissima la commedia cominciò, ma in quanto a finire non ne voleva sapere. Allora adiratissimo balzai in piedi e come un predicatore folle dall’alto del suo pulpito, lanciai un fiume di improperi agli organizzatori, al personale, a tutti gli stramaledetti film e a tutte le commedie fatte e da fare…
Indi, pieno di giusto sdegno me ne andai a letto.
Nessuno fiatò, si udì solo il lungo miagolio di Arcibaldo, ma non vi badai, dopotutto Arcibaldo era solo un gatto!
SABATO – ore 21:
Quando entrai in sala TV, tutti gli occhi si puntarono su di me in un muto solidale rancore. Quegli idioti non avevano ancora digerito la scenata del Venerdì. Compreso di quella ostilità, mi sedetti serio e compassato sull’ultima sedia, in un angolo della stanza. Non volevo perdere lo spettacolo della serata, altrimenti avrei fatto a meno di entrare in quel covo di maniaci. Ma in televisione c’era una specie di festival della canzoni più popolari con un’appropriata mistura di scenette dei miei comici preferiti, così pensando che gli altri non mi avrebbero rotto le scatole (m’era parso di capire che piacesse anche a loro), con gli occhi rivolti allo schermo luminoso, incollato sulla punta di quella seggiola seminascosta, attesi l’inizio del programma, masticando nervosamente un malloppo di gomme americane.
La calda voce della bionda annunciatrice cominciò : - Gentili signore e signori, buonasera. Questa sera, per motivi che non dipendono dalla nostra volontà, il varietà non potrà essere trasmesso. Pertanto ci scusiamo con tutto il gentile pubblico e informiamoche al suo posto verrà proiettato il film “Amore nella nebbia”, una della prime pellicole del cinema italiano. Vi auguriamo buon divertimento. –
Il mormorio iniziale dei miei congiunti si trasformò dapprima in attesa impaziente infine in una calda manifestazione di comprensione, tanto più che un film così inatteso giungeva quanto mai gradito. Alla fine dell’annuncio tutti erano commossi: si abbracciavano, si baciavano…insomma, un bel filmetto strappacuore di mezzo secolo fa era come il cosiddetto ”cacio sui maccheroni”.
Io ebbi la fortuna di non assistere alle loro stomachevoli effusioni…già prima che la presentatrice avesse completato il suo annuncio crudele avevo tagliato la corda e con passo sofferente mi ero ritirato, mugolando frasi irripetibili, nella mia cameretta. Per la testa mi passavano tristi filosofie….
Dopo aver sbattuto violentemente la porta mi buttai sul letto e , gesticolando come un ossesso, sfogai la mia rabbia repressa sull’innocente cuscino che si mise a piangere piume da tutte le parti. Per tutta la notte continuai a voltolarmi sotto le coperte in preda agli incubi più spaventosi…i nervi mi dilaniavano l’anima. Poco prima dell’alba, quando i bollori si furono un poco chetati, analizzai con freddezza la mia triste condizione. Fu allora che con diabolica lucidità mi apparve la soluzione: era necessario un assassinio!
DOMENICA – ore 21:
Era giunto il momento di portare a compimento il mio piano criminale..... Silenziosamente mi inoltrai in sala: non c’era nessuno. Armato di un cacciavite mi avvicinai a passi felpati alle spalle della vittima. Fu un attimo. Infilzai la mia arma nel suo corpo. Non fece in tempo nemmeno a lanciare un grido. Le valvole cominciarono a sgorgare dal suo ventre......Era fatta!
Col cuore in tumulto me ne andai in camera mia e irrigidito alla parete attesi gli eventi...............
I lettori devono sapere che quella era una serata speciale. Gli animi di casa erano tutti in agitazione perché attendevano impazienti la 23^ puntata di un “meraviglioso” romanzo.
Durante tutta la giornata non avevano parlato che di questo, confidandomi le loro impressioni e le loro ansie. Tremavano per la sorte di quei personaggi immaginari come per una loro creatura. Ormai la televisione li aveva invasati. Non erano più esseri umani, ma automi in balia di quella piccola crudele cassetta di legno.
Un grido inumano che proveniva dal piano di sotto mi fece capire che avevano scoperto il misfatto. Nell’ombra il mio viso era un ghigno beffardo di soddisfazione. Alle prime grida si mescolarono i lunghi pianti di tutta la famiglia.
Per una settimana la casa fu in lutto.
Fu legato un nastro nero anche al collo di Arcibaldo.
Io provai la gioia del Collegio…….............
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