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Messaggi del 07/04/2019
Post n°4198 pubblicato il 07 Aprile 2019 da g1b9
L'inverno è ormai alle spalle , uno tra gli inverni più anomali che io ricordi, eppure non è neppure primavera,poichè l'alternarsi di caldo e freddo, di sole e rare piogge non ci porta ancora la promessa di temperature buone nei prossimi giorni. Nonostante questo mi cresce la voglia di rinfrescare la casa ;un tempo si chiamavano pulizie di primavera , abitudine che si è persa, credo almeno di non essere l'unica che non le fa più. Le comodità della vita moderna ci permettono di mantenere la nostra casa in perfetto ordine tutto l'anno, ma non è stato sempre così facile provvedere al menage di casa. Ricordo la mia infanzia, poter fare il bucato in casa era già un enorme lusso ed io ricordo il trambusto in bagno di quei giorni. Tuttavia se chiudo gli occhi ecco mi compare dinnanzi, come un dipinto dell'ottocento , la casa di campagna, là dove ho trascorso le più belle vacanze di bambina ed il periodo di sfollamento durante la guerra. Una grande casa padronale la casa di papà che, da quando era volata in cielo, giovanissima la mia nonna, era passata sotto la conduzione della mia prozia . Ninin, questo il suo nome, era una donna energica , girava con le chiavi degli armadi di casa, legate alla cinta e le domestiche, figlie del fattore, scattavano come lepri al suo passare. Tutto il giorno era un saliscendi , per tenere accesi i camini, per rifornire le brocche di acqua fresca in ogni camera da letto. Quelli erano tempi di scarsa elettricità, le pompe difficilmente funzionavano, l 'uso di quella vasca da bagno , da riempire a mano,era diventato il nostro lusso. Si disponeva di molta biancheria, cosa impensabile ai nostri giorni, c'era una camera di soli armadi destinata a questo uso. Per questo motivo il bucato veniva fatto soltanto due volte l'anno, in primavera e prima che iniziasse l'inverno. Erano giornate frenetiche, oltre alle donne di casa , venivano altre ragazze che si trattenevano una quindicina di giorni, tanto era il tempo necessario a rimettere la biancheria pulita, stirata e profumata di cenere , negli armadi. Vedo ancora quella fila di mastelli, le ragazze che insaponavano e sciorinavano la biancheria per almeno due giorni. A questo seguiva la colatura, passando acqua bollente su cenere che filtrava sulla biancheria attraverso un panno, lavoro ripetuto per un'intera giornata e serviva a smacchiare a fondo. A tutto questo armeggiare seguiva il risciacquo, che di solito veniva fatto in un canale che scorreva dietro il giardino. Il lavoro era veramente pasante, ricordo le schiene doloranti di queste lavandaie la sera,quando non vedevano l'ora di andare a letto.Eppure risate, scherzi e canti accompagnavano il loro lavoro. Per me, per i miei cuginetti erano giornate di grande divertimento, ma il momento che amavo di più era quando si stendevano i panni, su metri e metri di fili tesi tra gli alberi del frutteto. Quelle file di lenzuola, tovaglie .ecc diventava il nostro labirinto,attraverso il quale ci rincorrevamo nelle ore fresche del tardo pomeriggio. Un tappeto di camomilla in riflessi rossastri del tramonto, il cuore felice, gli occhi attenti di mamma ,bellissima nella sua giovinezza ,il bianco svolazzare del bucato, questo vedevo stamattina , mentre infilavo nella lavatrice alcune tende che avevano bisogno di essere rinfrescate... |
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