Se ascolto l’ironia rannicchiata in fondo alle cose, essa si scopre lentamente. Strizzando un occhio piccolo e chiaro, dice: “Vivete come se...”
Nonostante le molte ricerche, tutta la mia scienza è qui.
Camus, Il rovescio e il diritto
Post n°186 pubblicato il 02 Settembre 2010 da jo_march1979
Fare le tre di notte per finire -in colpevole ritardo - un lavoro odioso, forse indispensabile forse inutile, non ha prezzo. |
Post n°185 pubblicato il 01 Settembre 2010 da jo_march1979
Casa March, interno. Mattina, ore 11 circa. Soggiorno assolato, tavolo sommerso dalle scartoffie; Jo che mentre lavora si ricorda di non avere pane. Cambio scena: cucina. Jo ravana per un po’ nel freezer ed estrae trionfante un pezzo di pane congelato. Cambio scena: Jo poggia il pane, ancora avvolto nella plastica, sul muretto del terrazzo ("Con questo bel sole, per una volta evito di usare il microonde per scongelare, che queste onde signoramia che ne sappiamo qual è l’effetto…”) Ore 12: Jo si affaccia sul terrazzo e saggia il pane con un ditino. Per puro scrupolo investigativo, ne stacca un pezzo con le mani, tanto le briciole restano nella busta. Ancora congelato all’interno. Ore 12:40: Sempre per puro scrupolo investigativo, Jo riprova il pane. Deve finire di scongelarsi. Ore 16: Jo si ricorda all’improvviso del pane lasciato sul muretto del terrazzo. Ormai sarà diventato un pezzo di marmo. Cerchiamo di salvare il salvabile. Ore 16:01: Jo è sul terrazzo. Da sola. Nel senso che il pane non è più sul muretto. Con un piccolo moto d’orrore Jo si affaccia: il pane nella sua busta giace nello spiazzo condominiale a piano terra, su cui si affaccia l’appartamento di una dolce vecchina che sembra la mamma di Psycho. (Flashback: molletta caduta. Molletta caduta. Pianta caduta. Molletta caduta. Molletta caduta. Calzino caduto. Molletta caduta. Mutanda marito caduta. Molletta caduta. Molletta caduta. E Jo non è MAI scesa a riprendersi qualcosa, eppure ha lachiave dello spazio recintato, anche se Psycho-mommy lo considera di sua proprietà. Forse è per questo che non c’è mai andata; in effetti le cose scompaiono in una specie di buco nero poche ore dopo averne visto il tuffo dal balcone) Ore 16:02. Jo deve prendere un’importante decisione: lasciare il pane al proprio destino esponendosi a un’ulteriore figura da casalinga sciagurata, o andarselo a prendere, rischiando di essere vista da Psycho-mommy? Ore 16:03. Jo scende come una ladra nello spazio condominiale. Maledice le origini contadine per cui è peccato mortale buttare il cibo. Mentre armeggia con il lucchetto del cancello si guarda intorno: non c’è nessuno. Psycho-mommy starà facendo un riposino sulla sedia a dondolo. Jo arriva a casa con il fiatone – vorrei vedere voi, quattro piani senza ascensore e in più anche il peso della vergogna. Non ha incontrato nessuno in questo condominio dove tutti sembrano vivere per le scale. Giunta al sicuro in casa, si gira per chiudere la porta |
Post n°184 pubblicato il 26 Agosto 2010 da jo_march1979
Un anno fa di questi tempi non credevo che avrei mai superato la compulsione per vestiti, veli, bouquet, segnaposti e quant’altro. Mi pareva di starmi per sposare da una vita, e che né prima né dopo avrei mai fatto altro se non essere a un passo dalle nozze. Dopo il grande evento, la prima settimana i piedi mi portavano da soli al negozio di bomboniere. Per i primi tre mesi mi sono fermata davanti a ogni vetrina di abiti da sposa. Ho da poco smesso di guardare il sito www.sesonrosedesign.com. Pian piano però la sensazione di dovermi sposare ogni settimana prossima si è affievolita, aiutata dal sollievo di fronte alle amiche in procinto a loro volta di sposarsi: fuori dal tunnel del tulle, a differenza loro. Sabato sarà il primo anniversario (da trascorrere nell’amena località di Boscotrecase al matrimonio-fotocopia del nostro, ma questa è un’altra storia) e, anche se il quadro generale si è attenuato, alcuni ricordi restano vividi: - la sposa così devastata dalla tensione da dover essere tirata giù dal letto alle sette, dalle quattro donne che dalle cinque e mezza volteggiano per la casa spandendo fiori e spazzando pavimenti immacolati; - la parrucchiera che pettina meravigliosamente la sposa, fa finta di pettinare sorelle e testimone e pensa bene di restare chiusa in bagno cinque minuti prima di uscire per andare in chiesa; - la sposa che a cento metri dalla chiesa si rende conto di cosa sta andando a fare e si emoziona come una quindicenne al primo appuntamento; - sorelle e testimone che singhiozzano a cappella in un angolino della chiesa, avendo almeno il buongusto di vergognarsene un po’; - la sposa che, sotto il velo a 40 gradi all’ombra, scopre nuovi significati della parola ‘sudario’; - lo sposo che guarda sopraffatto dalla paura la sposa giunta accanto a lui e, invece di baciarla su una tempia e donarle il bouquet come d’accordo quasi glielo tira appresso; - lo sposo che, nonostante i 40 gradi all’ombra, tiene la mano della sposa per tutta la cerimonia; - gli invitati che si avventano sul buffet (si saprà più avanti che una zia si è tolta la panciera per tuffarsi meglio nella mischia); - gli sposi che prima del ricevimento fuggono nella loro stanza per dieci minuti. Di rovente passione? Più o meno. - sorrisi e baci a profusione, poi i novelli sposi si guardano e si chiedono: - la nonna che punta il ragazzo di sorella1, palesatosi per la prima volta a tutta la famiglia, e gli chiede a bruciapelo: - il lancio del bouquet più feroce a memoria di donna. Si potrebbe andare avanti a lungo, meglio terminare qui con il ricordo più smagliante, che ancora risuona nelle orecchie della webmater, quasi profetico nella sua tentata sovrapposizione di ruoli:
- h 12, interno della chiesa ormai vuota. Ci sono solo gli sposi, che hanno salutato e abbracciato amici e parenti, ora in attesa della coppia felice fuori sul sagrato. Anzi no, non sono soli: con loro c’è la madre dello sposo, che ha aspettato di restare con loro senza tutta la folla. Si avvicina al figlio, lo bacia; si avvicina alla di lui moglie, sua nuora da non più di venti minuti, le sorride e le dice solo e soltanto: “Jo… TI PIACE IL MIO VESTITO?” Jo sospira. C’è qualcuno che ancora non ha capito chi è la sposa. |
Post n°183 pubblicato il 24 Agosto 2010 da jo_march1979
Quindici minuti di ritardo del tuo ciclo mestruale e già ti chiedi se manderai la bambina al catechismo e a quanti anni vuoi insegnarle l’inglese. Primina sì o no? vestitini rosa o tute? Ci sarà un asilo Montessori in Campania? liceo scientifico o linguistico? A questo punto interviene la parte di te che si vanta di essere razionale e ti elenca i motivi per cui non puoi essere incinta: Venti minuti di ritardo, ti ricordi che tua nonna paterna aveva due fratelli gemelli omozigoti e il cuore ti salta un battito: quanti gemelli ci vogliono per creare una familiarità e la conseguente possibilità di averne anche tu? Un'ora e ti convinci che è tutto frutto della sindrome premestruale: ormoni rissosi che risalgono le tue arterie fino al cervello e gli sussurrano fantasie. Hai il seno dolorante, è senz’altro PMS. O forse no? Intanto, tu che hai scordato anche le tabelline riprendi nozioni di genetica apprese in un’altra vita al liceo: dunque, se il marito ha gli occhi scuri, tu li hai tra il verde e il castano (o, come ti ha detto gentilmente il tuo alterego Fayaway, 'gialli come quelli dei vampiri di Twilight') quindi un mezzo cromosoma di occhi chiari, visto che tua madre ha gli occhi azzurri come il mare di giugno, ce li hai, e già ti vedi una bimba con due laghi alpini al posto degli occhi. Due ore di ritardo: sarà il caso di iscriverla alle liste di prenotazione dell’asilo nido. Ma con quale nome? Non basterebbero nove mesi per deciderne uno. Se poi sono gemelle come i prozii addio, le chiameremo Bimba1 e Bimba2, poi quando diventano maggiorenni scelgono loro il nome che preferiscono. Il giorno dopo ti svegli: ancora niente sangue. Ti disponi a una lunga giornata di attesa e ti imponi di non pensarci ogni cinque minuti. Fai finta di riuscirci. E SE FOSSE MASCHIO?
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Post n°182 pubblicato il 16 Agosto 2010 da jo_march1979
Care lettrici, cari -pochi- lettori, data la virata di questo blog verso la casalinghitudine e la deriva della webmater verso Bree van der Camp, ho deciso di inaugurare la rubrica delle ricette, che non manca mai sulle nostre riviste preferite come DipiùTV. Queste ricette hanno il vantaggio di poter essere impastocchiate anche al computer, e infornate in Mondadori. Oggi cominciamo con un dolce tipicamente siciliano, Il conto delle minne, elaborato da Giuseppina torregrossa in un capace forno Mondadori. INGREDIENTI Per la glassa: Per guarnire: PROCEDIMENTO Infornare in due fasi, prima in hard cover e poi in economica. Riporre in libreria e aspettare che una gonza appassionata di romanzi corali femminili capiti tra gli scaffali e si faccia fregare dalla quarta di copertina. Servire in spiaggia.
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E così, l'ultima frontiera delle pubblicità per donne scritte da uomini sono gli spot per i prodotti di igiene intima. Pensavo che il peggio si fosse toccato con lo sdoganamento del prurito lì-dove-non-batte-il sole, e invece. Invece non avevo fatto una piccola semplice equazione: diseducazione sessuale + improvviso bombardamento di spot legati all'igiene intima = impennata di lavande gastriche. Vorrei tanto essermi inventata questa notizia, ma, a meno di un pesce d'aprile fuori stagione, pare essere drammaticamente vera.
Così i pubblicitari decidono che è ora che sulla lista delle priorità delle italiane ci siano non l'asilo nido e un trattamento lavorativo paritario, ma il prurito intimo. Parte una raffica di spot sul prodotto in questione. Una delle pubblicità mostra con un brevissima animazione il prodotto in bustina che si scioglie in acqua. Peccato che nessuno dei pubblicitari (tutti maschi in quella riunione, ne sono sicura) abbia pensato che quella marca, Tantum, oltre alla linea rosa che stanno pubblicizzando, produca anche una linea verde, molto più nota, che guarda un po' produce COLLUTTORIO. E che quindi era forse il caso di insistere un po' sulle modalità d'uso. Ma c'è di meglio: secondo alcuni 'alcuni addetti ai lavori' c'è il sospetto che il Tantum rosa venga usato in alcuni casi per "sballarsi", magari associato all'alcol. La benzidamina avrebbe infatti anche un effetto euforizzante. Speriamo che sia vero, sarebbe meraviglioso.
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Da ricordare: l'Etna di fronte atterrando a Catania Da dimenticare: Marito fermato al metal dector dell'aeroporto perchè se ne andava allegramente in giro con un coltello da cucina nella tracolla. Da ricordare: pesce spada grigliato buono da far piangere Da dimenticare: Marito che conversando amabilmente a tavola ingoia una mosca e la deglutisce con nonchalance. Da ricordare: il mare biancazzurro e la sabbia così sottile da sembrare cipria. Da dimenticare: 87 (lottantasette) euro. Da ricordare: il profumo di gelsomino sotto la luna piena Da dimenticare: la webmater sotto la luna piena che suda da ferma e sfoggia un gran sorriso mentre tenta di staccarsi il vestito incollato addosso Da ricordare: sole, mare e vento e silenzio. Da dimenticare: il silenzio squarciato dalle mie maleparole rientrata a casa, scoprendo i danni fatti dal vento sul balcone. E alla fine della storia, la protagonista si ritrova con una splendida abbronzatura e trecento euro di tenda da sole distrutta. E un marito con un costume nuovo che terrà per il resto della sua vita. Come minimo.
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Post n°179 pubblicato il 23 Luglio 2010 da jo_march1979
Andare al supermercato. Incrociare al banco affettati una signora rubizza in difficoltà tra carrello, bimbo piccolissimo in passeggino e bimba decenne dispersa tra gli scaffali. Sentirsi politically correct daventi alla scena. Cedere il proprio turno alla signora, dandole del lei. Ascoltare distrattamente la conversazione tra la signora e il salumiere. Sentire all'improvviso che la grossa signora con due figli ha un anno meno di te. Nonostante la canicola, sentire un brivido freddo lungo la schiena. |
Gli anni '80 sono tornati di moda, è ufficiale. |
Post n°177 pubblicato il 06 Luglio 2010 da jo_march1979
Ultimamente passo più tempo con Brandon Walsh che con mio marito. E ogni tanto tradisco la televisione con la lavatrice, più spesso con la lavastoviglie, benedetto il giorno in cui apparve in cucina come Madonna dei Piatti Puliti.
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