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POZZUOLI TRA GRANDI SOGNI E TRISTI REALTA'

Post n°1045 pubblicato il 21 Aprile 2011 da kayfakayfa
 

Ogni volta che passeggio per Pozzuoli e mi guardo intorno, mi domando quante altre città al mondo possono vantare lo stesso patrimonio archeologico che possiede il capoluogo flegreo. Non c’è angolo di strada e di piazza, principale o secondaria,  dove non capita di imbattersi in resti d’epoca romana. Così come non è insolito sorbire un caffè, mangiare un buon piatto di pesce, acquistare un capo d’abbigliamento o fermarsi a parlare col vicino di casa in locali e palazzi dove i pavimenti e le pareti sono ricoperti da spesse lastre di vetro a protezione di resti d'antichità risalenti all’epoca dei Cesari. Del resto, fino a quando non fu costruito il porto di Ostia, Pozzuoli era il principale porto commerciale dell’impero: sulla sua banchina sbarcavano merci e genti provenienti da ogni parte del mondo conosciuto, compreso San Paolo la cui opera di evangelizzazione partì proprio da Pozzuoli. Ulteriore testimonianza di quanto importante fosse in passato Pozzuoli è data dalla presenza nella cittadina flegrea dell’anfiteatro Flavio, secondo come grandezza solo al Colosseo. Senza dimenticare il Tempio di Serapide le cui colonne fungono da misuratore di quel fenomeno tipico della terra ardente denominato bradisismo, caratterizzato dal periodico innalzamento e abbassamento del sottosuolo. Fenomeno che agli inizi degli anni settanta costrinse le autorità a evacuare il Rione Terra, l’anima storica di Pozzuoli, un quartiere costruito nel corso dei secoli su una rocca a picco sul mare da cui si domina l’incanto del golfo di Pozzuoli con Ischia e Procida all’orizzonte. Qui sorge il duomo il cui incendio del 1964 rivelò i resti di un tempio del V secolo d.c.. A distanza di oltre quarant’anni i lavori di restauro della cattedrale prima e dell’intero Rione Terra poi avanzano a singhiozzo per svariati motivi politici e beghe burocratiche.
Durante i lavori di ripristino della parte bassa del Rione Terra furono rinvenuti i resti di una vera e propria città sotterranea, l’originaria Dicearchia, l’antica Puteoli, e per un certo periodo gli scavi furono visitabili con visite guidate a prenotazione che attiravano turisti da ogni parte del mondo per la loro bellezza e suggestività. Oggi tutto è nuovamente fermo, sia i lavori che l’accesso agli scavi... E che dire degli scavi a cielo aperto sottostanti il “ponte azzurro” in totale abbandono tra le erbacce?
In possesso di così tante antichità, qualunque altra città al mondo avrebbe campato di rendita, sfruttando al massimo il patrimonio archeologico ereditato dalla storia; incentivando il turismo, non avendo assolutamente nulla da invidiare a Pompei e tante altre città altrettanto ricche di vestigia antiche. Non solo Pozzuoli non sa sfruttare produttivamente i tesori archeologici che possiede ma, in alcuni casi, addirittura li riadatta come discarica abusiva: è di ieri la notizia del rinvenimento di una discarica abusiva sovrastante un mausoleo del II secolo in località Arcofelice Vecchio nei pressi dello spazio archeologico denominato Torre Poerio!
Per le imminenti elezioni amministrative i partiti politici e le liste civiche che concorrono alla kermesse elettorale hanno stipulato programmi di tutto rispetto che, se venissero attuati solo per un terzo, potrebbero ridare davvero smalto a Pozzuoli. Ma il condizionale è d’obbligo visto la degradante realtà puteolana: mentre la via domiziana - la principale arteria che da Napoli conduce a Pozzuoli - , e le strade che convergono al porto sono sgombre da rifiuti, molte vie secondarie, (quelle per interdici che difficilmente saranno percorse dai turisti come ad esempio Via Vigna e Via Vecchia San Gennaro) sono ormai diventate delle vere e proprie discariche a cielo aperto.
Che vi sia una discriminazione nella raccolta dei rifiuti è stato segnalato anche dal Corriere Flegreo attualmente in edicola. Tutto questo contraddittorio civico, probabilmente teso a gettare fumo negli occhi ai turisti e ai cittadini più sprovveduti, non fa certo bene a Pozzuoli.
Oltre al Waterfront, un progetto avveniristico che dovrebbe trasformare la ex area industriale di Pozzuoli in una sorta di Montecarlo con grandi alberghi, centri commerciali, migliaia di posti barche, collegata a Napoli da una “bretella” che dalla tangenziale immetterà direttamente nell’area della ex SOFER, Pozzuoli avrebbe un’altra grande risorsa da sfruttare per riprendere quota: il turismo archeologico.
Purtroppo i quasi cinquanta anni trascorsi per il restauro, tuttora incompleto, del duomo e i quasi quaranta per il recupero, anch’esso di là da venire, del Rione Terra testimoniano l’incapacità, o forse dovremmo dire strafottenza?, delle varie amministrazioni puteolane succedutesi nel tempo (al momento Pozzuoli è nuovamente commissariata!), nei confronti della cultura tanto da indurci a pensare che per “molti” i resti archeologici non sono altro che pietre per le quali non vale la pena investire energie, tempo e soldi tanto non produrranno alcuna ricchezza.
Se pensiamo che, mentre tante altre città povere di storia e monumenti sanno valorizzare come attrattiva turistica perfino la locanda dove si fermò a pranzare o a dormire un personaggio famoso, strutturandovi attorno tutta una serie di eventi in grado di attrarre turisti rimpinguando l’economia locale, Pozzuoli, escluso l’impegno di qualche tenace privato cittadino, stenta a organizzare eventi di spessore che attirino turisti, la rabbia che ti rode il fegato è davvero tanta!   
Fino a quando in molti puteolani vigerà la cultura della non cultura, non basteranno cento Waterfront per il rilancio di Pozzuoli!

 

 

 

 
 
 
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