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MEGLIO I GUASTAFESTE O I BRONTOSAURI?
Post n°1161 pubblicato il 30 Ottobre 2011 da kayfakayfa
Qualcuno li ha definiti, non certo simpaticamente, i guastafeste per via del fatto che con la loro improvvisa apparizione nel panorama politico italiano avrebbero sconquassato le ambizioni governative, sia nazionali che locali, del PD sottraendogli voti. Stiamo parlando di Beppe Grillo e del sindaco di Firenze Matteo Renzi, quest’ultimo membro del PD con aspirazioni rottamatorie, nel senso che vorrebbe che la vecchia guardia del partito, quella reduce dal PCI per intenderci, lasciasse spazio ai giovani. Per quanto riguarda Grillo, il Movimento a 5 Stelle da lui fondato sta sempre più acquistando consensi nell’elettorato nazionale tant’è che alle prossime politiche i suoi voti potrebbero risultare determinanti al centrosinistra per vincere le elezioni così come oggi lo sono quelli della Lega per Berlusconi. Del resto un chiaro esempio di quanto Grillo e le sue idee “antipolitiche” trovassero consenso nella gente lo si ebbe all’epoca del V-Day (vaffanculo day) Parlamento Pulito, quando il comico genovese, con il solo ausilio del passaparola in rete, riuscì a convogliare in decine di piazze italiane e estere centinaia di migliaia di persone, raccogliendo oltre trecentomila firma per una mozione da presentare al Parlamento in cui si chiedeva l’interdizione e l’ineleggibilità dalle cariche pubbliche per quanti fossero condannati anche solo in primo grado; massimo due mandati parlamentari per ogni onorevole e senatore in maniera da evitare i politici di professione; l’elezione diretta dei parlamentari da parte dei cittadini e non dalle segreterie come previsto dall’attuale legge elettorale nota come porcellum. Se già nel 2007 Grillo mostrò di suscitare interesse nella gente, al punto che un illustre rappresentante del PD, Massimo D’Alema, definì ingiustamente violenti i pacifici manifestanti accorsi nelle piazze alla sua chiamata. Contrariamente alle speranza di tanti soloni della destra e della sinistra, per una volta concordi nel condannare senza appello il comico genovese, le sue idee populiste e demagogiche, e il linguaggio colorito con cui si esprime; che per screditarlo non lesinarono a fargli i conti in tasca rendendone pubblici i guadagni nella speranza che la gente si indignasse; o di tirare in ballo l’incidente d’auto che il comico fece con il suo fuoristrada e in cui perse la vita una sua amica, nel corso degli anni Grillo e il suo movimento si stanno ritagliando in maniera crescente uno spazio della politica italiana a dimostrazione che sempre persone non hanno più fiducia nei cosiddetti politici di professione i quali da decenni scaldano con i loro onorevoli deretani gli scranni di Montecitorio e di Palazzo Madama passando senza alcun ritegno da uno schieramento all’altro solo per tutelare la poltrona e i tanti privilegi che ne derivano. Diversamente da Grillo che, pur fondando un movimento politico, non s’è mai candidato mostrandosi coerente con quanto aveva più volte ripetuto, Matteo Renzi nasce in una famiglia dove si respira politica. suo padre Tiziano tra il 1985 e il 1990 fu consigliere comunale a Rignano sull’Arno per la DC. Evidentemente fu questo il motivo che lo avvicinò a Prodi, quindi a iscriversi nel Partito Popolare Italiano e poi ne La Margherita fiorentina divenendone segretario provinciale nel 2003. Dunque, analizzando la carriera politica del sindaco di Firenze si evince quanto la matrice moderata presente nel dna familiare abbia influito sulle sue scelte politiche tanto da indurlo a recarsi a Arcore da Berlusconi nel 2010 per chiedere fondi per Firenze attirandosi addosso gli improperi del centrosinistra, chissà perché sempre compatto nel criticare… Seppure il comico genovese e il sindaco abbiano vite e storie politiche completamente diverse, a renderli simpatici a una parte dell’elettorato di centrosinistra – ma anche a una parte del centrodestra - vi è la schiettezza e la sfacciataggine con cui affrontano senza alcuna riverenza quelli che Renzi definisce i “brontosauri” della politica. Senza farsi alcuno scrupolo di criticare le segreterie pur nella piena consapevolezza che così facendo possono nuocere in particolare al PD, soprattutto Renzi che tra l’altro nel partito di Bersani ricopre un importante incarico. Contrariamente a quanto insinuato da qualcuno, né Grillo né Renzi sono dei guastafeste. La bellezza della democrazia sta nel fatto che chiunque può dire e fare quello che vuole, attenendosi ovviamente alle regole, giungendo a fondare un partito proponendosi all’esame dell’elettorato per ricavare consensi e far sentire la propria voce in Parlamento. Se alcune settimane fa il PD ha perso di un punto le regionali in Molise vinte dal centrodestra, non ha senso scagliarsi contro Grillo solo perché il suo candidato ha ottenuto oltre 10 mila voti, il 5,5 di preferenze. La colpa della sconfitta non è del Movimento a 5 Stelle il quale candidandosi da solo si sarebbe posto come un ostacolo sulla strada del Pd, ma dello stesso Pd che non ha saputo convincere quella fascia di elettorato che, a suo dire, sarebbe trasmigrata dal Pd verso il movimento grillino. Trovare il capro espiatorio è uno degli sport più praticati dai politici italiani, senza alcuna distinzione di schieramento. Difficilmente sentiamo qualcuno di loro ammettere le proprie colpe. Chissà perché le sconfitte sono sempre causa di terzi. Nel caso del Pd, di Grillo in Molise e, eventualmente, di Renzi a livello nazionale se si andasse a votare ora. Eppure basterebbe che nel partito di Bersani qualcuno avesse il buon senso di proporre agli elettore delle ricette convincenti, non stantie, facendo apparire avvizzite quelle proposte da Grillo e da Renzi. In tal caso, seppure si fondassero una decina di movimenti come quello di Grillo e, presumibilmente, di Renzi, il Pd anziché perdere elettori li guadagnerebbe. Evidentemente il cambiamento terrorizza i brontosauri!
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