LA VOCE DI KAYFA

GRILLO VOLA NEI SONDAGGI (E NEI SEGGI) E LA POLITICA TREMA

Se davvero i politici italiani avessero a cuore le sorti del paese, dopo il fallimento dell'ultimo governo Berlusconi e l'avvento a Palazzo Chigi di Mario Monti, anziché giocare a scaricabarile per un anno - attribuendo reciprocamente all'avversario politico le responsabilità della crisi che sta investendo il paese - unanimemente avrebbero fatto pubblica ammenda assumendosi ognuno le proprie colpe.

Invece niente.

Pur ammettendo, ma a denti stretti, che effettivamente in qualcosa la politica deve aver fallito, altrimenti non si spiegherebbe la situazione disastrata del paese, i nostri politici - tenacemente restii a ridursi gli stipendi in un momento in cui sempre di più sono gli italiani che rasentano la soglia della povertà per via dell'aumento delle tasse e dei tagli alla spesa pubblica imposti da Monti, cui di riflesso consegue la “naturale” diminuzione della domanda con relativa chiusura di migliaia di aziende e aumento esponenziale della disoccupazione – non stanno facendo altro che preoccuparsi di varare una legge elettorale in grado di evitare a Grillo di monopolizzare il prossimo Parlamento per scongiurare il rischio di ritrovarsi, dopo decenni di militanza parlamentare, fuori dal Palazzo.

Questi signori, che fino a qualche mese fa snobbavano Grillo, dopo l'esito del voto siciliano che ha visto il M5S risultare primo partito in Sicilia, se la stanno facendo letteralmente sotto al pensiero che da aprile potrebbero non sedere più al tavolo di comando.

A parte il PD che non dovrebbe avere problemi a vincere le elezioni – semmai i problemi li sta avendo ora in vista delle primarie con la lotta fratricida tra Bersani e Renzi - tutti gli altri partiti stanno letteralmente impazzendo nel tentativo di trovare una soluzione che gli consenta di non perdere un fetta di potere acquisito nel corso di decenni in cui hanno illuso gli italiani di possedere la bacchetta magica in grado di risolverne i problemi al punto che ormai tutti, a parte il PD, non escludono di appoggiare un Monti bis.

Per quanto l'idea che Monti possa proseguire il proprio mandato per un'altra legislatura faccia storcere il naso a molti italiani temendo che il professore, una volta rinominato Premier, imponga ulteriori tasse e tagli alla spesa pubblica impoverendoli ulteriormente, la stessa idea arride a quei partiti dati per perdenti dai sondaggi, come il PDL e l'UDC, in quanto, se fosse vero, come dichiarato da Angela Merkel, che la crisi durerà almeno altri cinque anni, ossia esattamente quanto durerà la prossima legislatura che scatterà dopo le elezioni di primavera, conviene loro appoggiare Monti in qunato eviterebbero di prendere direttamente decisioni drastiche che potrebbero ledere ulteriormente la loro già scarsa credibilità nelle gente.

Per questi partiti, in particolare per il PDL completamente allo sbando dopo gli scandali della Regione Lazio e della Regione Lombardia, sostenere un nuovo governo Monti è l'unica soluzione per cercare di riacquistare nel tempo una fetta di credibilità nel proprio elettorato.

Infatti se Monti nei prossimi cinque anni riuscisse a riassestare le sorti del paese, alla fine del suo mandato quei partiti che lo sostennero potranno presentarsi trionfanti al cospetto degli elettori attribuendosi il merito di aver salvato il paese credendo in Monti.

Facendo dimenticare agli italiani, per loro natura popolo incline alla smemoratezza, che le cause della crisi che determinarono l'avvento di Monti e delle sue tante tasse furono la loro incompetenza, dabbenaggine e, soprattutto, avidità.

Ascoltare il Presidente del Senato Schifani preoccuparsi che si vari una legge elettorale che eviti ai grillini di passare dal 30% all'80%, come accadrebbe se si andasse a votare con l'attuale Porcellum partorito nel 2005 dall'allora Ministro Calderoli, membro della coalizione di centrodestra cui apparteneva lo stesso Schifani, è davvero paradossale per non dire ridicolo.

Dopo avere a lungo denigrato Grillo, ora che i sondaggi e, soprattutto, il voto dicono che gli italiani credono più a un comico che alla politica, i partiti stanno cercando comicamente di correre frettolosamente ai ripari non riuscendo a trovare una soluzione che soddisfi tutti, correndo il rischio di fare harakiri.

Nessuno di loro ha avuto l'intelligenza di considerare un particolare niente affatto secondario: considerando che in Parlamento siedono un centinaio tra indagati, condannati e prescritti, è ovvio che la gente preferisce affidarsi a un comico dalla fedina penale intonsa anziché a una banda di criminali o presunti tali.

Ma da questo orecchio i partiti non ci sentono proprio e Grillo vola!