LA VOCE DI KAYFA

È MORTO CASALEGGIO, SI SCATENA L'IPOCRISIA POST MORTEM

All'indomani della scomparsa di un avversario scomodo quale poteva essere politicamente Gianroberto Casaleggio, cofondatore insieme a Beppe Grillo del M5S, è normale che chi fino al giorno prima lo denigrava o criticava per le sue idee ritenute bislacche, lo lodi solennemente riconoscendogli il merito di aver cambiato modo di fare politica.

Fa niente se poi con il proprio agire questi signori mostrino di preferire il vecchio modo di intendere la politica a quello teorizzato da Casaleggio.

Della morte si ha sempre rispetto. Anche perché chi non è più non darà più fastidio!

Si sa, la diplomazia, dolce eufemismo da utilizzarsi quale sinonimo al posto del vocabolo ipocrisia, è una delle qualità indispensabili per un politico. Difficile trovare politici, sia in Italia che all'estero, soprattutto se di vecchio stampo e di mestiere, che nei siano sprovvisti.

Le lodi post mortem che molti politici italiani stanno dispensando alla memoria di Casaleggio ne sono la conferma.

Alcune suscitano addirittura ilarità perché pronunciate da chi in passato aveva etichettato con i peggiori epiteti il guru dei pentastallati giungendo a dargli dell'autistico.

Sarebbe il caso, anziché smanettare come forsennati sulle tastiere degli smartphone o dei pc per esprimere il proprio cordoglio alla famiglia e al movimento, questi signori e signore che dal primo istante che il M5S entrò in Parlamento non hanno fatto altro che attaccarlo unitamente ai suoi leader, tacciano sia con le dita che con la voce per rispetto non solo verso il defunto e i propri cari ma anche verso quegli oltre 8 milioni di elettori che alle politiche del 2013 decretarono il successo del M5S come primo partito di maggioranza relativa.

Ci si è forse dimenticati che quando si trattò di eleggere il Presidente della Repubblica, pur di evitare che, una volta falliti i tentativi di nominare al Quirinale i candidati del PD, Marini e Prodi trombati dagli stessi parlamentari del PD, pur di non far salire al Colle Stefano Rodotà candidato del M5S che piaceva tanti anche agli elettori del PD e degli altri partiti di centrosinistra, i nostri politici di vecchio stampo non si fecero scrupoli di allearsi e salire piagnucolanti al Quirinale implorando in maniera trasversale Napolitano di farsi rieleggere, malgrado più volte il Presidente avesse pubblicato affermato in maniera esplicita che mai avrebbe accettato una nuova candidatura per raggiunti limiti di età. E Napolitano, seppure a malincuore, accettò ponendo dei limiti di tempo al fine di consentire ai partiti di vecchio stampo di riprendersi dallo chock suscitato dal successo del M5S e dalle mazzate in aula scagliate dai franchi tiratori durante l'elezione del Presidente della Repubblica per organizzarsi e fronteggiare lo tsunami grillino.

Oggi che Casaleggio non c'è più, tutti a tesserne le lodi. Dimenticando che egli lascia in eredità alla nazione un movimento politico che, per quanto lo si possa criticare, mostra estrema coerenza, forse troppa, pur di non ledere i principi fondanti tracciati proprio da Casaleggio in comproprietà con Grillo.

Se davvero, come sembra leggendo o ascoltando le lori lodi di cordoglio, questi signori stimavano Casaleggio per le proprie idee innovative, anziché attaccarlo a spada tratta, mostrino rispetto verso il M5S trattandosi dell'eredità lasciata al paese dal defunto che compiangono con mestizia.

Casaleggio sognava una politica al servizio dei cittadini, scevra da ladri, faccendieri e politcanti di mestiere.

È tanto difficile accettare un simile concetto e adoperarsi per realizzarlo?

Oppure è più comodo urlare ai quattro venti promesse da marinaio in campagna elettorale per accattivarsi le preferenze degli elettori. Ma, una volta entrati in Parlamento, percerpire un lauto stipendio adoperandosi per fare i propri interessi e quelli delle lobby anziché quelli dei cittadini, con buona pace del caro estinto che predicava l'esatto contrario?