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L'amore ha il potere di fissare il passato in eterno presente.... Questa frase, annotata su un quaderno all'inizio del romanzo, è il tema conduttore della storia d'amore tra il giovane Kayfa e Miryam, donna matura e d'esperienza, che lo inizierà alle gioie e alle sofferenze dell'amore. Immersi in uno scenario da favola, facendosi scudo di una barriera di bugie e verità che metterà a rischio i loro affetti più cari, i protagonisti vivranno la loro passione senza freni con la complicità del mare e dell'intimità della casa di lei. Fondamentale la figura di Omar, pescatore egiziano con un intenso vissuto alle spalle, che attraverso la propria esperienza aiuterà Kayfa a districarsi nei meandri della mente e del cuore per avviarsi sul proprio cammino esistenziale.
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RAZZISTI NON SI NASCE, LO SI DIVENTAIn undici anni e passa di blog ho affrontato tematiche di ogni genere, senza mai pormi più di tanto il problema se i miei post suscitassero o meno l’approvazione di quanti, anche solo per mero caso, li leggevano. Consapevole come sono che, nel momento in cui si ha il coraggio di rendere pubblico il proprio pensiero- in maniera scritta, orale o altro non fa distinzione – ci si espone al consenso generale o alla pubblica gogna, incorrendo spesso in critiche che travalicano il buon gusto, ho sempre cercato di affrontare in maniera equilibrata qualunque argomento, preoccupandomi soprattutto di non offendere alcuno dei soggetti dei miei scritti. Impegnandomi a non contravvenire mai meno a queste premesse, ho trattato di tutto e di più. L’unico argomento verso cui ho sempre nutrito una sorta di reticenza, tanto che penso di averlo affrontato solo una volta, è quello dell’immigrazione. Tale ritrosia è conseguenza della delicatezza e della complessità della questione. Se è difficile in poche righe cercare di esprimere chiaramente il proprio pensiero riguardo un qualsiasi argomento di attualità, soprattutto politico, parlare di immigrazione risulta ulteriormente problematico in quanto si rischia di essere tacciati di razzismo, senza esserlo, solo perché non si è riusciti a spiegare in maniera esaustiva il proprio pensiero. I fatti di questi ultimi giorni, mi riferisco agli stupri perpetrati molto probabilmente da immigrati clandestini o da immigrati regolari verso cui era stato emesso successivamente un mandato di espulsione per essersi già resi protagonisti di crimini del genere, stanno alimentando una scia di polemiche allargando il fronte che separa chi è pro immigrati e chi è contro. Ma soprattutto ogni giorno che passa si percepisce crescere in una buona fetta di opinione pubblica l’avversione contro gli immigrati. In molti quest’avversione è alimentata da chi politicamente sfrutta gli immigrati per fini politici, facendo credere loro che lo Stato tutela più gli stranieri che i cittadini. Omettendo di parlare dei vari accordi internazionali che impongono alle nazioni di garantire la sicurezza agli immigrati. Il punto è che tale tutela contempla i cosiddetti immigrati regolari, non i tanti “clandestini” che fino a pochi giorni fa sbarcavano a migliaia sulle coste italiane dai barconi provenienti dalla Libia mettendo in crisi i vari centri di raccolta sparsi sul territorio nazionale. La recente vicenda di alcune ONG - secondo la magistratura, facevano la spola nel mediterraneo per caricare sulle proprie navi i profughi lasciati alla deriva sui barconi dai trafficanti di uomini, in combutta con gli stessi i trafficanti, e, proprio per le inchieste in corso, hanno smesso di svolgere questa funzione umanitaria, anche perché contrarie a imbarcare uomini delle forze dell’ordine regolarmente armati -, ha dimostrato una volta di più quanto difficile sia la gestione della vicenda. Puntare il dito contro gli immigrati è come sparare sulla croce rossa. Ma se ciò avviene probabilmente è perché, da come finora ha gestito la questione, lo Stato ha dato impressione di precarietà mista a inefficienza o poco meno, (com’è possibile che un espulso continui a vagare per le strade nazionali giungendo a violentare una donna?)…. In un paese come il nostro con un alto tasso di disoccupazione soprattutto giovanile, è facile che il malessere dei cittadini identifichi nell’immigrato l’origine dei propri mali solo perché vede con quanto interesse le istituzioni si preoccupano di lui. Fa niente che i soldi devoluti per la sua assistenza provengano dalle organizzazioni internazionali preposte alla gestione dell'immigrazione in europa. Altrettanto è difficile per un cittadino comprendere come sia possibile che una comunità di immigrati occupi un intero stabile in un quartiere, aumentandone il degrado sociale, se non addirittura creandolo senza che nessuno intervenga per mettere ordine!? Ecco, forse il malessere di tanti italiani nei confronti degli immigrati, che molti definiscono razzismo, in realtà non èa ltro che la reazione alla volontà repressa di molti italiani di non potersi rivalere contro lo stato per la cattiva gestione dell’immigrazione, della pubblica sicurezza e per la mancata garanzia di un lavoro dignitoso per tutti come prevede la Costituzione. Credo che razzisti non lo si nasca. Bensì lo si diventa nel momento in cui chi dovrebbe garantire l’ordine, il benssere ela sicurezza nella società, si mostra incapace di adempiere al proprio ruolo. A quel punto la paura di vedere i proprio diritti calpestati a favore della salvaguardia di quelli del “diverso” sarebbe conseguenziale, originando l’avversione verso lui. Da lì al razzismo il passo, purtroppo, è breve! |
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