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L'amore ha il potere di fissare il passato in eterno presente.... Questa frase, annotata su un quaderno all'inizio del romanzo, è il tema conduttore della storia d'amore tra il giovane Kayfa e Miryam, donna matura e d'esperienza, che lo inizierà alle gioie e alle sofferenze dell'amore. Immersi in uno scenario da favola, facendosi scudo di una barriera di bugie e verità che metterà a rischio i loro affetti più cari, i protagonisti vivranno la loro passione senza freni con la complicità del mare e dell'intimità della casa di lei. Fondamentale la figura di Omar, pescatore egiziano con un intenso vissuto alle spalle, che attraverso la propria esperienza aiuterà Kayfa a districarsi nei meandri della mente e del cuore per avviarsi sul proprio cammino esistenziale.
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ALTOFEST: SE LA POLITICA ALZA MURI, LA CULTURA LI ABBATTEMercoledì 19 settembre, nell'ambito della XIII° edizione di Malazè - il festival ArcheoEnoGastronomico che è in corso di svolgimento nei campi flegrei dal 15 al 25 settembre -, presso la corte d'ingresso di Villa Avellino - Residenza Storica, a Pozzuoli, si è tenuto un lab con Anna Gesualdi e Giovanni Trono, rappresentati di Altofest, il festival di arti performative, i quali, durante il dibattito moderato da Fabio Borghese, hanno illustrato a un pubblico ristretto ma interessato, cosa è Altofest e quali sono le sue finalità. Altofest, ci spiega Giovanni Trono, è un progetto che inizia a prendere forma nel 2008, all'epoca della crisi del sistema bancario, per fronteggiare il vuoto di pubblico venutosi a creare nei teatri conseguente al crack finanziario in corso sull'intero pianeta, con l'intento riaccostare le persone al teatro, portando gli artisti tra la gente. Ufficialmente il festival ha inizio nel 2011 con il coinvolgimento diretto dei cittadini del centro storico di Napoli. La peculiarità di Altofest è quella di generare una sinergia tra cittadini e artisti, un vero e proprio scambio culturale, tipo quelli che avvengono tra scuole di diverse nazioni: i cittadini ospitano gli artisti nelle proprie case per una decina di giorni; gli artisti esprimono le proprie perfomance nei luoghi che li ospitano, rielaborando la partitura dello spettacolo in rapporto all'ambiente in cui si trovano, muovendosi tra le mura di casa come se fossero in un vero e proprio teatro. Mentre chi li ospita continua a vivere la propria quotidianità in maniera del tutto normale, per nulla condizionato dalla presenza estranea. In questo modo, chiarisce Anna Gesualdi, si dà esattamente corso al duplice significato del vocabolo ospite che contempla sia chi accoglie che chi viene accolto. Mentre la selezione degli artisti avviene mediante il varo di un bando globale - per la la selezione delle opere si terrà conto del loro alto impatto estetico in quanto, come chiarisce Anna, "Altofest segue una visione estetica definita e questa visione estetica ha di conseguenza una ricaduta sociale generando un nuovo linguaggio"- la scelta del pubblico avviene tramite il passaparola tanto che sono gli stessi cittadini a proporsi agli organizzatori per ospitare gli artisti, permettendo che per una decina di giorni la propria casa si trasformi in un vero e proprio laboratorio teatrale. Per quanto concerne invece gli spettatori che assisteranno alle varie performance artistiche, sarà stesso chi ospita gli artisti a invitare il pubblico presso la propria casa per assistere allo spettacolo, lasciando che le persone entrino ed escano dalle mura domestiche come se si muovessero in un qualsiasi luogo pubblico. Questo scambio sinergico tra cittadini e artisti, dove ognuno sacrifica una piccola parte della propria intimità per lasciare spazio all'altro, è un interessante esperimento sociale. Soprattutto in un contesto socio/politico come è quello attuale dove lo straniero è considerato sempre più alla stregua di un nemico da respingere, se non addirittura da combattere, anziché da accogliere. Un esperimento, Altofest, di notevole interesse sociale e artistico tanto da suscitare l'attenzione della Fondazione La Valletta e l'organizzazione del festival sull'isola di Malta dal 13 aprile al 13 maggio 2018. Evento che costrinse i responsabili di Altofest a trasferirsi sull'isola un paio di mesi prima della data di inizio per integrarsi a loro volta con il nuovo ambiente al fine di preparare il "terreno", così come avviene prima di seminare un campo. Ovvero muoversi tra i quartieri dell'isola per far comprendere ai maltesi, popolo che ha subito due secoli di colonizzazione inglese ed è quindi prevenuto verso lo straniero, cosa esattamente ci si attendeva da loro. Alla fine il festival ha visto il coinvolgimento di ben 11 comunità dell'isola e ha ottenuto un notevole successo a conferma dell'assoluta validità del progetto di matrice napoletana, come ci tengono a precisare con giusto orgoglio Anna e Giovanni. Laddove la politica edifica muri per difendersi dallo straniero, Altofest li abbatte per far spazio allo straniero! |
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