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NAPOLI, INCUBO TANGENZIALE

Post n°137 pubblicato il 09 Settembre 2006 da kayfakayfa
Foto di kayfakayfa

Ho la sventura d’essere un “tangenzialista”, ossia uno delle migliaia di napoletani che ogni giorno hanno la sciagura di dover imboccare la tangenziale di Napoli per recarsi a lavoro e ritronarvi.  Sono vent’anni, praticamente da quando ho iniziato a lavorare, che la mia quotidianità è scandita per cinque volte a settimana da quest’atroce, angosciante tormento, cui si aggiunge la beffa di dover anche pagare il pedaggio di 1,30 al giorno per subirlo. Per inciso, come segnala l’enciclopedia on line wikipedia all’ indirizzo web  http://it.wikipedia.org/wiki/Autostrada_A56, la tengenziale di napoli “È l'unico asse urbano interamente a pedaggio (Le tangenziali di Milano si pagano solo per l'attraversamento)”…
Nonostante siamo appena agli inizi di settembre e le scuole devono ancora iniziare, già dalle sette del mattino questo tratto di strada “a scorrimento veloce”, ufficialmente è denominata Autostrada A56 (quale paradossale eufemismo), si trasforma in un inferno di auto incolonnate che a stento si muovono a passo d’uomo in direzione Corso Malta, uscita Centro Direzionale, in entrambi i sensi di marcia. Da quando a Napoli circa venti anni fa fu inaugurato il Centro Direzionale, un’isola di grattacieli di vetro, progettata dall’architetto giapponese Kenzo Tange nel 1982, in cui sono concentrati uffici amministrativi pubblici e privati, la viabilità sull’arteria e diventata davvero un incubo che può evitarsi solo se scendi da casa con le tenebre, correndo il rischio di salire in auto in pigiama se sei ancora assonnato…
Diversamente sei costretto a subirti, se tutto va bene, quaranta minuti di traffico per percorrere un tratto di strada che mediamente ne richiede dieci scarsi, per poi proseguire a tutto gas una volta superato lo svincolo, perché lo snodo è talmente stretto tanto da incidere sul collasso dell’arteria, rendendola intransitabile fino a quel punto.
Vi prego, non rispondete che tutto ciò rientra nella norma per qualunque metropoli, anch’io ne sono consapevole. Il punto è che in questa “normalità” l’anormalità consiste nel fatto che quando fu progettato il Centro Direzionale, intelligentemente chi lo ideò, o quanto meno chi lo amministrò non provvide ad ampliare lo svincolo della tangenziale che immetteva “all’isola”, lasciando attivi i tre caselli originari come se il flusso veicolare, all’atto in cui il Centro sarebbe entrato in funzione, non sarebbe sensibilmente aumentato come era prevedibile e per altro previsto!
Solo alcuni anni fa i responsabili della Tangenziale finalmente si decisero a effettuare lavori d’ampliamento in quel punto senza però ottenere l’effetto sperato visto che tutt’ora l’incubo resta. Ora che sono in atto ulteriori lavori per cercare di decongestionare il traffico in quella zona, con conseguente restringimento delle carreggiate in entrambi i sensi di marcia, la situazione sta diventando davvero insostenibile: la media di quaranta minuti si è innalzata, a volte superandola, a un’ora d’incolonnamento. Figuriamoci quel che accadrà quando a metà settembre riapriranno le scuole…
Ciò agli automobilisti arreca fastidi sia psicologici sia economici, derivanti dallo stress nervoso cui sono sottoposti mentre restano imbottigliati nel traffico, volgendo ripetutamente lo sguardo all’orologio, tremando al pensiero di arrivare nuovamente tardi a lavoro con conseguente decurtamento a fine mese sulla busta paga del tempo perso nel traffico. Alla gente questi tormenti si potevano tranquillamente risparmiare se a monte, durante la progettazione del Centro Direzionale, si fosse pensato anche ad allargare gli svincoli in uscita in entrambi i sensi di marcia, con un notevole risparmio di costi.

Purtroppo chi all’epoca si occupò dei lavori ritenne giusto innalzare prima i palazzi e poi in seguito fare le strade che vi conducevano. Ecco dove sta l’anomalia: in qualunque altra città del mondo, si sarebbero costruite prima le strade e poi i palazzi, o quanto meno si sarebbero adattate quelle preesistenti alle esigenze di sviluppo veicolare del nuovo quartiere. A Napoli no!  A Napoli facciamo prima i palazzi e poi con calma, ma molto con calma, le strade che vi conducono tanto a pagare sono sempre quei fessi degli automobilisti napoletani che ogni hanno versano miliardi nelle casse della Tangenziale perché servirsi delle strade urbane come alternativa equivale a “passare dalla padella alla brace”, considerando i cantieri di costruzione della nuova metropolitana e quelli del tram superveloce, quest’ultimi aperti prima dei mondiali di calcio del 90 e da concludersi alle porte della manifestazione iridata, e solo oggi in dirittura d’arrivo! (sembra…). Nonché i quotidiani cortei di disoccupati e scioperanti, che intasano le vie cittadine rendendo difficile il passaggio finanche ai pedoni. Per non parlare di meditare l’utilizzo dei mezzi pubblici, per spostarsi soprattutto in provincia…
Ma possibile che in questa città la gente si ribella solo se la squadra di calcio del Napoli è retrocessa di categoria mentre nessuno ha le palle per reagire a una “violenza civile”, (lo so che ce ne sono di ben peggiori da sanare, ma nemmeno quelle si provvede a ristabilire…), che incide non solo sul sistema nervoso dell’individuo ma anche sulle sue finanze?      

 
 
 
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