LA VOCE DI KAYFA

Sabato 23 settembre alla Festa della Margherita svoltasi a Pontecagnano, durante un dibattito mediato da Marco De Marco, direttore del Corriere del Mezzogiorno, il sindaco di Napoli, Rosa Russo Iervolino ha ribadito la propria indignazione per la puntata di ANNO ZERO, il nuovo programma di Michele Santoro, di giovedì 21 settembre incentrata sull’emergenza criminalità a Napoli. Ipotizzando “un’azione di risarcimento perché c’è stato un pesante danno all’immagine di Napoli”, dopo che da avvocato qual è avrà visionato la registrazione per valutare se ci sono gli estremi per chiedere i danni a Santoro & c.. Aggiungendo che quanto eventualmente il comune percepirà come indennizzo sarà utilizzato per costruire asili nido. È normale che il sindaco difenda a spada tratta la propria città anche quando i fatti sembrano dargli torto, perché stigmatizzarne i mali significa tacitamente sottolineare l’incapacità amministrativa di chi la governa. Difendendo la città, il sindaco altro non fa che difendere se stessa e i propri collaboratori dall’accusa di inefficienza che da più parti le stanno piovendo addosso oramai da tempo, soprattutto da ambienti intellettuali. Purtroppo l’ennesima arringa difensiva dell’Avvocato Iervolino viene vanificata da due episodi che una volta ancora mettono in risalto se non l’incapacità, quanto meno l’inadeguatezza di chi governa Napoli e di quanta libertà gode la criminalità. Il primo episodio è citato in un articolo riportato su L’Espresso nr. 38 del 28 settembre, nella rubrica Riservato curata da Paolo Forcellini, intitolato In nome della Rosa dove, riferendosi ai 3 milioni di euro “stanziati nel 2004 dall’Unione europea attraverso il governo italiano per contrastare chi assolda intere schiere di ragazzini tra i vicoli del centro e le degradate zone periferiche”, si riferisce che “alla formazione dei ragazzini in realtà sono andati solo pochi spiccioli, 300 mila euro. Ben 2 milioni e 700 mila sono invece serviti a ristrutturare una villa che figurava nel patrimonio del clan Botta e che dovrebbe diventare sede per iniziative anti-camorra”. L’altro è l’incendio appiccato alla scuola media Bordiga, in Via Argine a Ponticelli, domenica 24 settembre scorso. Dopo essere stata più volte oggetto di atti vandalici da parte di sconosciuti che l’hanno depredata di tutto il materiale informatico e tecnologico per uso didattico e d’ufficio questa volta è stata addirittura bruciata, resa praticamente inagibile, totalmente da rifare! La cosa che più sconcerta, come fa notare il Preside Malandrino in un’intervista all’edizione napoletana de La Repubblica in edicola il 25 settembre, è che la scuola, pur avendo un custode, da tempo era incustodita. Il custode << viene pagato ma non lavora, la casa che gli è stata assegnata all’interno dell’istituto è inagibile. Quindi, è come se non ci fosse. Non è la prima volta che chiediamo l’intervento dell’amministrazione comunale. Ma da parte loro solo silenzio>>
Non sarebbe il caso che il sindaco anziché indignarsi per una trasmissione televisiva in cui si mostra la triste realtà in cui versa Napoli, meditando di denunciarla per ricavarne un risarcimento in soldi, spiegasse invece perché di quei 3 milioni di euro investiti per il recupero dei minori solo un’esigua cifra fu utilizzata per fare ciò, coinvolgendo solo cento tra le migliaia di ragazzi residenti nelle aree a rischio criminalità,  mentre i restanti 2 milioni e passa furono spesi per ripristinare un parco pubblico? Non sarebbe il caso che il sindaco anziché indignarsi con Santoro spiegasse perché le denunce dei responsabili della scuola Bordiga che reclamavano un intervento del comune affinché rendesse agibile la casa del custode per evitare  che la scuola restasse incustodita, esposta alla furia dei vandali non furono prese in esame?  Non sarebbe il caso che il sindaco valutasse di attuare il suggerimento che le impartì il Guardasigilli Clemente Mastella all’indomani dei funerali del giornalaio ucciso all’Arenalla  dove, presenziandovi in veste ufficiale, a una donna che le chiedeva il perché dell’indulto la Iervolino rispose di rivolgersi a Mastella che controbatté dalle colonne dei giornali dicendo, “se non sa fare il sindaco, perché non si dimette?”