LA VOCE DI KAYFA

NAPOLI, MINORENNI STUPRANO PER GIOCO

A settembre, ma la notizia è trapelata solo ieri, un gruppo di minorenni napoletani ha violentato in uno storico quartiere di Napoli una tredicenne, filmando lo stupro col telefonino allo scopo di mostrarlo agli amici come se avessero commesso chissà quale atto eroico anziché un crimine di cui vergognarsi!
Dopo aver commentato alcuni giorni fa la violenza perpetrata su un down da un gruppo di studenti milanesi, (anche questa filmata col telefonino, scaricata sul pc e messa in rete su Google tra i video divertenti), non potevo esimermi dal raccontare quest’episodio perché avrei corso il rischio che qualcuno dei tanti che commentarono il precedente post mi avrebbe a giusta ragione tacciato di misero campanilismo. Come scrissi allora, anche stavolta affermo che, per quanto mi riguarda, la violenza non è localizzabile né in particolari aree geografiche del paese o del mondo, né in particolari abbienti sociali. La violenza è cosmopolita, “abita” dappertutto, a Napoli come a Milano, in Italia come in Australia. La violenza è unicamente  figlia di quella subcultura animale che riconosce nel più forte chi è capace d’ottenere qualcosa imponendosi con la prepotenza anziché con la calma e la ragione. Non voglio dilungarmi in equilibrismi cerebrali perché correrei il rischio di dire banalità. Ma credo che in tutto questo meriti un'approfondita riflessione l’esigenza da parte degli appartenenti al branco di filmarsi mentre delinquono, quasi stessero partecipando a uno dei tanti  reality show che assediano la televisione mattina e sera o dovessero inviare il filmato a Paperissima. L’impressione è che il comune denominatore dell'auto-riprendersi in flagranza di reato allo scopo di pubblicizzare l’orrore commesso, andandone orgogliosi, rispecchi l’attuale società in cui è sempre più all'ordine del giorno che qualunque cosa si faccia, anche la più banale, se è trasmessa pubblicamente in video, televisione o internet non fa differenza, assume valore eclatante, rendendo comunque notorietà a chi l'ha compiuta. L’illusione di scoprirsi a loro volta protagonisti di uno di quei tanti programmi dove giovani palestrati e ragazze col fisico da schianto, palesemente privi di cultura (?), se ne dicono e danno a più non posso, assumendo importanza agli occhi della gente solo perché tutto ciò che dicono e fanno viene compiuto e avallato attraverso la sacralità del video, capace di fare di un idiota qualsiasi un modello sociale in cui riflettersi, alimenta l'innato spirito emulativo albergante nei nostri figli.  Inducendoli a commettere e a riprendere col telefonino gesti violenti e plateali per sentirsi a loro volta protagonisti di un reality, il loro reality! Realizzando dei veri e propri cortometraggi. Filmando dal vero la violenza che commettono, mentre la penosa sofferenza delle vittime è anestetizzata dalla presenza della macchina da presa, vera e propria Pietra Filosofale capace di trasmutare la realtà in finzione facendoli sentire finalmente protagonisti nella vita al pari dei loro beneamini televisi. Imprigionare la realtà nella scatola per poi mostrarla a proprio piacimento agli amici quando e quante volte si vuole, significa alterare la realtà facendola diventare il personale palcoscenico su cui recitare un ruolo primario nella vita se pur negativo. La violenza estrema è l'elemento necessario per scoprirsi finalmente vincitori, allo stesso modo dei partecipanti a uno dei tanti tanto reality show in cui i concorrenti vengono osannati dal pubblico e dai media, pur non sapendo fare praticamente nulla se non inveire impietosamente  l’uno contro l’altro; fare monologhi filosofici davanti alla telecamera privi di senso, sprecando solo fiato e rimbambendo la gente con le loro immani cazzate esistenziali; implorando, piangendo a singhiozzi, la compagna dall'altre parte del mondo di non tradirli mentre loro sono in lotta per ricucirsi un ruolo nella vita; vere e proprie piaggerie per fare breccia nei sentimenti degli spettatori per assicurarsene unicamente i voti per la vittoria finale!
Con questo non voglio criminalizzare i reality, forse qualcuno intelligente ne esiste davvero, (ma se sì, qual è?...) Tuttavia l’assonanza tra gli atti di violenza in esame e quanto accade dentro e fuori questi programmi assurti a veri e propri trampolini di lancio per avere successo nella vita  mi sembra francamente così evidente che penso non si possa non tenerne conto, agendo di conseguenza. Ideando magari un reality in cui i protagonisti sono studenti modello, non etichettati col termine denigratorio di secchioni!, che si sfidano a chi ne sa di più. Vincendo alla fine chi tra di loro è davvero il più intelligente e bravo di tutti, o almeno così si spera...