LA VOCE DI KAYFA

ALLARME CLIMA

Dopo una sessione di lavori durata quattro giorni, che ha visto coinvolti 2.500 scienziati e la stesura di un documento di quasi 1.500 pagine, vagliato e approvato dai membri di 124 delegazioni giunte da tutto il mondo, compresi i rappresentanti delle due nazioni più inquinanti del pianeta, USA e Cina, venerdì 7 aprile si concluso a Bruxelles il convegno dell’ONU sullo stato di salute della terra. La diagnosi è di quelle che lasciano ben poco spazio all’ottimismo: se non si interviene tempestivamente sulla drastica immissione di gas serra nell’aria,  da qui al 2100 si prevede un aumento medio delle temperature oscillante tra gli 1,8 e 4 gradi centigradi con punte di 6,4 gradi. Ciò provocherebbe l’inevitabile scioglimento dei ghiacciai, per la verità già in corso, con conseguente innalzamento dei livelli dei mari che in molte parti del mondo segnerebbe la fine delle città costiere. Per quanto concerne l’Italia, in particolare Venezia, secondo il climatologo argentino Osvaldo Canziani, uno dei co-presidenti riuniti a Bruxelles, nonostante gli sforzi per contenere l’innalzamento delle acque, la situazione è sempre più critica. Nei prossimi decenni nel Nord del Mediterraneo le piogge aumenteranno dal 10 al 20% e l’acqua della laguna continuerà inesorabilmente a salire. Per questo, se continua così, Venezia è destinata a scomparire. Oltre a Venezia, altre aree a rischio nel nostro paese sono le Alpi i cui ghiacciai potrebbero scomparire entro il 2050 così come nel resto d’Europa, nonché tutte le fasce costiere. Se il quadro della situazione, fin qui descritto, a molti può apparire mero catastrofismo, per rendersi realmente conto della gravità della situazione basterebbe dare un’occhiata alle foto pubblicate da Greenpeace che ritraggono due punti del ghiacciaio di Blomstrandbreen nell’arcipelago artico norvegese delle Svalbard. rispettivamente nel 1918/1922 e nel 2002.

In quelle passate una gigantesca muraglia di ghiaccio copre completamente la cordigliera, lasciando intravedere solo le cime; in quelle attuali la muraglia di ghiaccio è svanita e il versante della montagna è del tutto  visibile fino alla sua congiunzione col mare!

Leggendo la sintesi proposta dai media sulle considerazioni stilate dagli scienziati a Bruxelles si resta sorpresi dell’allarmismo che traspare dalle loro analisi: miliardi di persone colpite da alluvioni nei delta dei grandi fiumi asiatici; esseri umani a rischio, soprattutto in Africa, per mancanza d’acqua; progressivo scioglimenti dei ghiacciai dell’Himalaya, cui seguiranno inondazioni e valanghe; in Europa, entro il 2050, il ritro dei ghiacciai porterebbe alla scomparsa o alla modificazione di molte specie animali e vegetali; lenta, ma costante desertificazione dell’Europa meridionale; epidemie come la malaria si estenderebbero anche in zone non tropicali.

Davanti a queste nefaste previsioni, tenuto conto di quanto gli scienziati siano cauti nell’esprimere le loro considerazione, non possiamo che rimboccarci tutti le maniche, Governi in testa, per cercare di rimediare a quanto appare sempre più irrimediabile, prendendo sempre più in considerazione fonti di energia alternativa, come invita a fare Paul Wolfowitz, Presidente della Banca Mondiale dal 2005, sempre sul Corriere del 7 aprile.

Il tempo non è solo galantuomo ma inesorabile e, soprattutto, inarrestabile!