LA VOCE DI KAYFA

PETTORALE 2232

Domenica 22 aprile, in una splendida giornata di sole, si è svolta la 9° edizione della Maratona Internazionale Città di Napoli. La manifestazione prevedeva tre eventi podistici: la maratona classica di km. 42,195; la mezza maratona di km. 21,097; la stracittadina, una passeggiata di km 5 nel centro della città. In gara, tra la maratona e la mezza erano oltre duemila persone, ben poca cosa verrebbe da dire facendo il confronto con altre maratone ben più famose come quelle di New York, Londra (che si disputava in concomitanza con quella di Napoli), Roma e altre città del mondo. Eppure per chi come me ha avuto la fortuna di trovarsi immerso in quel fiume di gente che, allo sparo dello starter, lentamente ha iniziato a defluire da Piazza del Plebiscito verso Santa Lucia, per poi sboccare sul lungomare di Napoli percorrendolo in entrambe le direzioni per ben due volte, prolungandosi nel tratto finale fin giù il Porto per poi risalire Via Duomo fino al Museo, scendendo Via Toledo verso il traguardo, è stata un’emozione indescrivibile. Pur essendo napoletano, e conoscendo abbastanza la mia città, ammetto che sono rimasto letteralmente rapito dallo scenario che il golfo di Napoli offriva ai miei occhi mentre correvo. E come me altri napoletani in gara, mentre di corsa ci passavamo le bottigliette d’acqua e le spugne che ritiravamo ai punti di spugnaggio e di ristoro predisposti lungo il percorso, per dissetarci e rinfrescarci, non potevano fare a meno di manifestare estasiati la loro ammirazione per la scenografia naturale che si offriva ai nostri sguardi.

Con tutto il rispetto per le altre maratone che si disputano nel mondo, credo che ben poche possano offrire allo sguardo di chi corre un simile incanto come quello offerto dal lungomare di Napoli. Purtroppo anche nello sport la poesia ha valore relativo rapportata al montepremi in gara, per cui, almeno per il momento, seppure scenograficamente non è seconda a nussun’altra maratona al mondo, quella di Napoli resterà relegata in sordina fino a che nelle sue casse non inizieranno a fluire quattrini a palate da parte degli sponsor tanto da permettere agli organizzatori di ingaggiare nomi grossi della disciplina in modo da renderla tra le più importanti e ricche al mondo non solo in termini paesaggistici ma soprattutto economici e sportivi.     

La partenza era prevista per le 8,30, per cui la sveglia è suonata poco dopo le 5:  toiletta, colazione a base di the e gallette di riso spalmate con  miele, sacco in spalla e alle 6,30 ero già in strada per recarmi alla metropolitana dove ad attendermi c’era un gruppo di amici di Pozzuoli con cui solitamente corro. Siamo giunti al Villaggio Maratona poco prima delle 8. Svestita la tuta, ho appuntato sulla maglietta il pettorale numero 2232; ho consegnato lo zaino al deposito borse e ho raggiunto l’area riscaldamento allestito tra piazza del Plebiscito e Palazzo Reale per sciogliere i muscoli in vista della fatica.

Mentre corricchiavo, ascoltando lo speaker annunciare con enfasi che eravamo oltre duemila partecipanti, ho provato una certa emozione: spesso mi capita di essere etichettato come fanatico o addirittura folle da chi, non correndo, ascoltando i sacrifici che faccio per soddisfare la mia passione per la corsa, non lesina sfottò. Vedendomi immerso in quella fiumana colorata di uomini e donne in maglietta, pantaloncini e scarpette cui mi lega la passione per la corsa mi sono reso conto che molto probabilmente il folle non sono io che amo correre, o quanto meno, se lo fossi davvero, sono in ottima compagnia!

Una bordata di fischi si è levata tra la folla poco prima della partenza quando è stato annunciato che alla mezza maratona avrebbe partecipato anche il governatore della Campania Antonio Bassolino. Pur non nutrendo particolare simpatia per i politici in generale, quei fischi mi hanno un tantino infastidito perché in quel momento di aggregazione umana Bassolino non era un politico ma uno come tanti che amano correre che erano lì presenti per dare un senso alla propria passione sportiva, regalandosi un’emozione il cui pensiero renderà meno triste la propria quotidianità.

Per quanto mi riguarda ho preso parte alla mezza maratona. I ventuno chilometri ce li ho sia nelle gambe sia nella testa per cui quel che mi premeva era fare un tempo dignitoso. Mi ero prefissato di chiuderla in 1 ora e 45 minuti. L’ho finita in 1:48:16 classificandomi 556° su 1.327. Stanco, sudato ma felice!

L’entusiasmo mi ha giocato un brutto tiro. Insieme a Rosario, un amico di Pozzuoli conosciuto in treno, avevamo deciso di correre fianco a fianco  visto che avevamo all’incirca gli stessi tempi. Per i primi 14 km abbiamo viaggiato a una media di 4 e 50 a chilometro, un passo per me alquanto veloce rapportato alla distanza. A casa avevo concordato con Gennaro, l’amico con cui solitamente corro, che avrei corso i primi dieci sui 5 minuti e passa a chilometro per spararmi poi tutto negli ultimi cinque chilometri. Se avessi tenuto fede a quanto stabilito a tavolino molto probabilmente avrei recuperato diverse posizioni, chiudendo la gara molto al disotto del tempo registrato all’arrivo. Ma poco importa, quel che davvero ha valore è l’aver trascorso una magnifica mattinata di sport e allegria in quella da tutti etichettata come tra le città più pericolose e sporche al mondo la quale per incanto, per una domenica, ha mostrato una faccia diversa: pulita, sorridente, serena. Esibendo un fascino tale che solo le città più belle al mondo possono vantare.

Per la cronaca la maratona è stata vinta dal keniano Michael Nujroge Kimani in 2:17:59, mentre la mezza da Marco Calderone della A.S.D. ANTONIANA RUNNERS CLUB in 1:09:27.

Tutti di corsa al prossimo anno!