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L'amore ha il potere di fissare il passato in eterno presente.... Questa frase, annotata su un quaderno all'inizio del romanzo, è il tema conduttore della storia d'amore tra il giovane Kayfa e Miryam, donna matura e d'esperienza, che lo inizierà alle gioie e alle sofferenze dell'amore. Immersi in uno scenario da favola, facendosi scudo di una barriera di bugie e verità che metterà a rischio i loro affetti più cari, i protagonisti vivranno la loro passione senza freni con la complicità del mare e dell'intimità della casa di lei. Fondamentale la figura di Omar, pescatore egiziano con un intenso vissuto alle spalle, che attraverso la propria esperienza aiuterà Kayfa a districarsi nei meandri della mente e del cuore per avviarsi sul proprio cammino esistenziale.
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Prologo (il seguito forse lo leggerete un giorno, in un libro)
Post n°413 pubblicato il 20 Marzo 2008 da kayfakayfa
Quella mattina la nebbia fitta rendeva praticamente impossibile distinguere la strada che dai monti scendeva a valle. Avvolto in un mantello ricavato da un sacco di iuta, il locandiere, uomo alto e grosso, il viso rubicondo dai radi capelli neri e le folte sopraciglia che gli conferivano un aspetto severo, con un forte cigolio aprì la porta e apparve sulla soglia della locanda. Sconsolato volse lo sguardo intorno nel tentativo di penetrare la spessa foschia per individuare la strada. - Se gli uomini comprendessero quanto importante sia la filosofia, non deriderebbero coloro che per acquisirla sacrificano l’intera esistenza alla ricerca del sapere - Signore, la sua insalata – L’oste poggiò davanti a Ermete un vassoio di rame colmo di verdure d’ogni genere – Per condirla gradisce il limone o l’aceto? - L’aceto va benissimo, grazie. L’oste si allontanò, ritornando poco dopo con una boccetta nella mano che poggiò sul tavolo. Fece per allontanarsi ma la voce stentorea di Socrate lo bloccò: - Si accomodi con noi A quell’invito, l’oste titubò. Un povero uomo come lui non aveva nulla da spartire con due signori come quelli. Che senso aveva sedersi con loro? - Non abbia timore, si segga! – insistette Ermete L’oste si fece coraggio, scostò una sedia dal tavolo e si accomodò, lo sguardo basso. - Di cosa si vergogna? – domandò Socrate Anziché rispondere, l’oste abbassò ancora di più gli occhi sul tavolo. - Buon uomo, perché è così timoroso nei nostri confronti? – domandò Socrate – Ha qualche peccato di cui vergognarsi o forse è colto da un complesso d’inferiorità? - Voi siete dei gentiluomini, io solo un oste! – mormorò – In che modo la mia presenza può favorirvi? - Prima d’essere dei gentiluomini e un oste, siamo uomini. I titoli appartengono all’apparenza, quel che conta è l’interiorità. Se lei non ha commesso alcun reato, non ha nulla da temere o di cui vergognarsi. Noi sappiamo distinguere una persona onesta, meritevole di stima e fiducia, da un losco figuro, anche se veste ricchi panni! A quelle parole, il viso dell’oste si rasserenò. Lentamente levò lo sguardo dal tavolo e, alternativamente, fissò i due uomini. - Io sono povero e ignorante. Non ho argomenti che possano interessarvi, né sono in grado di seguire i vostri discorsi. La mia cultura si limita alla conoscenza della natura e basta! - E le sembra poco? – s’infervorò Ermete. – La conoscenza naturale è il principio da cui partire per comprendere il mistero della creazione! Ma tale concessione non è data né da Dio né dai caratteri atavici trasmessici dai genitori bensì dall’attenta osservazione della Natura! Tutto ciò che appartiene alla Natura è fonte di verità, anche l’istinto innato di un uomo è verità! Se imparassimo ad interpretare il nostro istinto, la cui espressione comunicativa è data dalle sensazioni, nella vita difficilmente commetteremmo errori - Ascoltando quelle parole in netto contrasto con quelle precedentemente pronunciate da Socrate, l’oste posò lo sguardo su Socrate che, come se nulla fosse, continuava a mangiare con gusto. - La natura non tradisce mai, ma va governata perché la sua forza è tale che, se non fosse controllata, allorché si manifestasse in tutta la sua potenza, sarebbe in grado di distruggere ogni cosa, ripercuotendosi contro noi stessi. La natura in sé è neutrale, non è né buona né cattiva, sta all’uomo, mediante l’appropriato uso della ragione, convogliarla nella giusta direzione! - Dunque, pensò l’oste, anche se si decidesse di vivere in virtù delle sensazioni, l’utilizzo della ragione è comunque indispensabile per evitare una brutta fine! Ora capiva perché, ascoltando Ermete, Socrate non aveva battuto ciglio. Rispetto alle sue, le parole del compagno erano solo un’apparente contraddizione. La verità consisteva nel fatto che, in qualunque modo l’uomo avesse deciso di vivere, la giusta ragione doveva prevalere su tutto se si fosse voluto vivere in maniera serena! Ripensando a ciò, l’oste riandò con la mente a quand’era ragazzo... |
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