LA VOCE DI KAYFA

Veltroni con l'acqua alla gola

Il 14 ottobre dello scorso anno si sono svolte le primarie per eleggere il segretario del PD, il nuovo soggetto politico del centrosinistra italiano fortemente voluto da Water Veltroni. Con circa il 76% di preferenze, praticamente quasi un plebiscito, l’ex sindaco di Roma ne veniva eletto segretario davanti a Rosy Bindi (13,2%), Enrico Letta (10,9%) e agli sconosciuti, o quasi, Mario Adinolfi e Pier Giorgio Gawronsky allo 0,1% ciascuno.

Malgrado l’affluenza ufficiale alle urne di oltre 3 milioni e 300 mila votanti, sia il modo alquanto all’acqua di rosa con cui si votava, sia, soprattutto, il fatto che l’affermazione di Veltroni fosse data praticamente per scontata (al pari di quella di Prodi alle primarie del 2005 per eleggere il candidato del centrosinistra alle politiche del 2006), tanto che in molti, finanche all’interno del centrosinistra, ritenevano la votazione una farsa il cui scopo reale era quello di racimolare fondi per il  nuovo partito visto che chiunque votasse doveva sborsare 1 euro, la leadership di Veltroni è sempre stata alquanto contraddetta e discussa soprattutto dopo la bruciante sconfitta alle ultime politiche, la speranza di riuscire a impostare un dialogo con Berlusconi, e, soprattutto, la scelta di correre da soli alle elezioni senza l’ausilio della cosiddetta sinistra radicale, per questo motivo scomparsa dal parlamento, alleandosi con l’IDV di Di Pietro inviso a molti finanche all’interno del centrosinistra.

Questa lettura dei fatti, da molti sconfessata probabilmente per amor di patria, pardon di partito, trova oggi conferma nelle parole di Linda Lanzillotta da Frascati durante il convegno di GLOCUS:  le primarie, quando sono vere, producono leader molto competitivi. Come è successo negli USA. Quando invece sono un po’ preconfezionate emergono guide che magari hanno difficoltà a gestire i partiti. (corriere della sera, 23 novembre 2008).

Del resto l’elezione del senatore del PD Riccardo Villari a Presidente della Commissione di Vigilanza RAI da parte della maggioranza, con  il supporto di due franchi tiratori dell’opposizione, per impedire l’elezione di Leoluca Orlando, uomo di Di Pietro, candidato ufficiale del centrosinistra a quel ruolo, (cui è subito seguita la richiesta di Veltroni a Villari di dimettersi, dimissioni prima annunciate e poi smentite malgrado il nome di Sergio Zavoli come sostituto di Villari trovi d’accordo maggioranza e opposizione, inducendo lo stesso segretario del PD a parlare di farsa), unitamente all’ormai famoso pizzino passato da Latorre del PD, uomo di D’Alema, al suo avversario politico Bocchino per aiutarlo a rispondere alle recriminazioni  di Donadi dell’IDV, quindi alleato di Latorre e del Pd, sull’elezione di Villari durante una trasmissione televisiva, è l’ultimo, ma forse il più evidente, segnale da cui traspare che nel PD è in atto una lotta intestina tesa a mettere in discussione, o quanto meno a sminuirla, la leadership di Veltroni visto che a distanza di mesi, malgrado il successo di partecipazione alla manifestazione del 25 ottobre a Roma promossa dal PD, in molti all’interno del partito non hanno digerito la sconfitta elettorale, probabilmente attribuendola a scelte errate del segretario prima e durante la campagna elettorale.

Indipendentemente da quali siano le reali ragioni dei dissensi interni al PD, al momento l’unica cosa certa è che Veltroni è un segretario con l’acqua alla gola.
Vediamo se riuscirà ad emergere dal pantano in cui "mani amiche" inesorabilmente lo stanno sempre più inabissando!